




















| |
cap. 6 - SOCIALISMO LIBERALE
Il manoscritto
Come “Appendice” al testo “Socialismo liberale” è pubblicato il breve
scritto “I miei conti col marxismo in tredici punti”.
I conti col marxismo, chiarisce Rosselli, <<li vado facendo da parecchi anni
sotto la scorta di molti nemici, in compagnia di pochi eretici amici.Voglio
renderne conto qui prima di tutti a me stesso, poi a quei compagni di destino
che non credono terminate alle Alpi le frontiere del mondo. Sarò chiaro,
semplice, sincero>>.
|
 |
Questo breve testo articolato in “XIII tesi”, con grafia che si può datare
inizio 1929, è inserito nel fascicolo I del manoscritto italiano “Socialismo
liberale”.
Dette “XIII tesi” possono aiutarci a seguire l’elaborazione iniziale del
libro di Carlo Rosselli.
La tematica proposta è molto ampia, ma probabilmente segue un altro ordine
d’idee, più deduttivo. Questo nuovo ordine d’idee si può ricavare dall’indice di
“Socialismo liberale”, concepito in dodici saggi: Il sistema marxista, La
religione marxista, Il movimento operaio, Il revisionismo; Marxismo e
revisionismo in Italia, La crisi intellettuale; Superamento del revisionismo,
Superamento del marxismo, Socialismo liberale, Lotta per la libertà, L’ideologia
per un nuovo socialismo, La pratica per un nuovo socialismo. Nella stesura
definitiva, che avvenne a Parigi, alcuni fascicoli furono accorpati, così il
testo fu ridotto ad otto capitoli.
La “Cassetta numero 1” del Fondo Rosselli, con il manoscritto di “Socialismo
liberale”, contiene nove fascicoli, uno in più rispetto agli otto capitoli del
libro “Socialismo liberale” pubblicato da John Rosselli. La prima stesura del
capitolo VI, inserita nel fascicolo VI, che si pubblica nel “Appendice”, tra i
manoscritti inediti, termina così: <<Prima di chiudere questo breve saggio sul
socialismo liberale io vorrei indicare sommariamente quelli che mi paiono gli
estremi dell’abito mentale dello stato d’animo del socialista liberale. Il
socialista liberale non crede alla dimostrazione scientifica, razionale, della
soluzione sociale, e neppure alla storica necessità del suo avvento. Egli non
s’illude di possedere il segreto dell’avvenire, non crede di possedere la verità
assoluta, ultima, definitiva, non china la fronte a dogmi di nessuna specie>>.
Questo fascicolo VI ha dato il titolo alla stesura definitiva del libro scritto
da Carlo a Lipari nella prima metà del 1929, e rielaborato a Parigi dopo la
fuga.
Lo scritto di Carlo Rosselli, “Socialismo liberale”, per l’appunto, uscì in
francese a Parigi nel 1930 e la traduzione in italiano a Firenze nel 1945;
soltanto nel 1973 è stato pubblicato, nel volume “Opere scelte di Carlo
Rosselli”, il manoscritto italiano “Socialismo liberale”. Questo testo è stato
inserito nella Nuova Universale Einaudi con un’introduzione di Norberto Bobbio,
il quale ha affermato: <<Socialismo liberale, scritto al confino di Lipari, fra
il 1928 ed il 1929, è, non diversamente dalle note del carcere di Gramsci, una
riflessione dopo la sconfitta, tanto da apparire, oltre che un abbozzo di
teoria, un coraggioso esame di coscienza>>.
Questo libro, formato dai fascicoli scritti a Lipari, e rivisti in Francia,
non è da leggere con lo stesso occhio degli articoli scritti per giornali e
riviste. Carlo a Lipari parla soprattutto con se stesso, perché non ha la
certezza di pubblicare i suoi foglietti, e nemmeno la possibilità di rivolgersi
ad una struttura dei partiti, perciò formula una proposta politica senza sapere
a chi inoltrarla.
Giunto in Francia, Rosselli, invia una lettera al Ministro francese degli
affari esteri, per chiedere il permesso di recarsi in Inghilterra ad
accompagnare la moglie inglese. Dietro la minuta di questa lettera getta giù una
prima bozza di prefazione alle sue note scritte a Lipari.
Questa bozza, stilata con l’orgoglio della fuga da Lipari, ha un tono
piuttosto presuntuoso. Il suo discorso verte su il socialismo italiano e si
articola in sede teorica ed in sede pratica. In sede teorica Rosselli è d’avviso
che il marxismo, quale dottrina, non sia più necessario al socialismo; in sede
pratica prevede per il socialismo aprirsi nel futuro nuove prospettive di
responsabilità governative; in tal senso le esperienze negative del socialismo
italiano dovrebbero essere tenute in considerazione dopo la caduta del fascismo.
Egli si augura che il suo libro possa inserirsi nella più vasta compagnia
d’opere sulla crisi del socialismo europeo.
Carlo in Francia rivede le note scritte nella prima metà del 1929 per
adeguarle all’ambizioso proposito di recare un contributo alla crisi del
socialismo europeo, deve perciò ampliare, correggere le prime parti del suo
libro. In questa seconda stesura egli utilizza meglio gli appunti delle letture
fatte durante il periodo 1927-28. Carlo si rende conto che deve limitare il
raggio delle proprie intenzioni.
Scrive, pertanto, una seconda bozza di prefazione, dove dichiara: <<Questo
libro è dovuto ad uno dei rappresentanti della giovane generazione socialista,
ma nasce dalla tragica esperienza del moto operaio italiano>>. Secondo il
giovane autore, uno dei massimi fattori dell’impotenza socialista di fronte alla
violenza del fascismo è stata la crisi del marxismo, ancorato al concetto
integralista della lotta di classe. Nella seconda bozza si accenna ad un’ipotesi
ricostruttiva che prevede il superamento del marxismo per porre il movimento
operaio in armonia con la reale pratica politica.
Quando ha quasi terminato la seconda stesura del manoscritto, Carlo stila la
terza bozza di prefazione, ma tiene a dichiarare che il suo <<libro affronta da
un punto ricostruttivo la crisi ideologica e pratica del socialismo
contemporaneo>>. In questa terza bozza di prefazione <<ne sorte fuori una
posizione socialista nuova e rinnovata che riassume in sé, integrandoli e
correggendoli vicendevolmente, i valori essenziali dell’ideologia liberale e
dell’ideologia sociale>>.
Sottolinea così la formula dottrinale di un “socialismo liberale”. Il
discorso ha ormai un’estensione storica ed una consapevolezza dottrinale:
<<L’Autore traccia di scorcio la storia del marxismo dalle prime dogmatiche e
messianiche formulazioni fino agli estremi adattamenti revisionistici, tuttavia
l’intento è un’attestarsi a quella che è la realtà attuale del mondo operaio,
per poi fissare alcune direttive essenziali della socialdemocrazia al momento
delle nuove responsabilità di governo>>.
Carlo vede, quindi, nel futuro la vittoria della socialdemocrazia, quale
forma di governo. Egli non si ferma alla critica e tenta la ricostruzione, anzi,
precisa, demolisce solo per ricostruire.
Il giovane socialista italiano è convinto che il suo libro <<costringerà a
pensare ed a rivedere vecchi problemi con animo nuovo sgombro da pregiudizi, da
dogmi>>. Rileggendo la stesura dei capitoli Rosselli è consapevole di lanciare
un libro di discussioni e di battaglia; è forse questa la definizione più
significativa del suo libro.
Questo libro, scrive nella definitiva “Prefazione”, è stato <<scritto
nascostamente a Lipari, isola di deportazione fascista, pochi mesi prima
dell’evasione; opera, quindi, di un deportato, sottoposto a frequenti
perquisizioni. Senza dubbio questa formula (socialismo liberale) sembra
racchiudere una contraddizione, poiché il socialismo sorse come reazione al
liberalismo soprattutto economico, ma, osserva Carlo, dall’Ottocento ad oggi, le
due posizioni antagoniste sono andate lentamente avvicinandosi. Il liberalismo
si è progressivamente investito del problema sociale, ed il socialismo è venuto
acquistando una sensibilità nuova per i problemi di libertà>>.
Dal manoscritto della Prefazione a “Socialismo liberale” Rosselli ha
cancellato alcune righe.
Il testo politico “Socialismo liberale” di Carlo Rosselli è una riflessione
approfondita fatta tra il carcere e l’esilio. Questo testo politico nasce dopo
attente letture e con riferimenti precisi ad autori ed a problemi.
Carlo Rosselli nella prefazione a “Socialismo liberale” replica che il suo
libro è la <<confessione esplicita di una crisi intellettuale, fatta con
franchezza assoluta>>.
Nel dicembre del 1930 uscì a Parigi, edito dalla libraire Valois,
“Socialisme liberal” di Carlo Rosselli. La pubblicazione in francese di Rosselli
non piacque agli esponenti dell’antifascismo italiano, e, in particolare, ai
socialisti ed ai comunisti.
Claudio Treves sul numero del 15 gennaio 1931 di “La libertà”, organo della
Concentrazione antifascista, con lo pseudonimo di Rabano Mauro, respinse senza
esitazione le tesi di Rosselli, accusandolo d’essere né un liberale, né un
socialista: per Treves bisognava sempre rifarsi al nocciolo economico. Rosselli,
aggiungeva Treves, non si contenta della revisione del marxismo, chiede il
ripudio totale: <<Ora come potrebbe avvenire cotale ripudio del marxismo di
fronte al fascismo, se la lotta presente si qualifica storicamente tra marxismo
e fascismo?>>.
Aldo Agosti ha ricordato, in un saggio, che Togliatti, avverso ai
socialdemocratici da lui chiamati socialfascisti, su “Stato operaio” del
settembre 1931, sotto lo pseudonimo d’Ercoli liquidò Carlo Rosselli, quale
dilettante da poco, privo d’ogni formazione teorica seria.
Ha scritto l’Agosti che, per confutare ogni pretesa originalità, Togliatti
dà mano ad una stroncatura feroce di “Socialisme liberal”, giudicato <<magro
libello antisocialista, e niente più; non solamente ha la superficialità della
derivazione dalla filosofia neo-idealistica, ma ha la pretesa di essere una
traduzione di questa filosofia in termini di dottrina sociale, di catechismo
politico>>. E’ una critica demolitoria.
Nel 1945, dopo la caduta del fascismo, nella “Collezione Giustizia e
Libertà”, diretta da Aldo Garosci, usciva la traduzione italiana del testo
francese. Il volume di 168 pagine era preceduto da una lettera della moglie,
Marion Rosselli, datata novembre 1944, nella quale si precisava che, durante il
confino a Lipari, prima della fuga all’estero, Carlo <<si volse ad un lavoro di
pensiero, intuendo vagamente che l’occasione difficilmente si sarebbe
ripresentata. Fu così che egli annotò le idee che lo avevano sempre accompagnato
nell’iscriversi e più tardi nel lasciare il partito socialista>>.
Ed aggiungeva: <<I regolamenti del confino non permettevano di scrivere su
argomenti politici.Il solito ripostiglio del manoscritto era l’interno di un
pianoforte molto malandato e stonato che Carlo aveva avuto la fortuna di
noleggiare. Era l’unico strumento nell’isola. Quando una preoccupazione maggiore
del solito s’impossessava di noi, il manoscritto migrava per un certo periodo
nelle conigliere del giardino. Quando il libro fu finito, ed il titolo trovato,
fui io a trasfugarlo fuori di Lipari e poi fuori d’Italia>>.
In appendice al volume “Socialismo liberale”, seguiva una nota dell’Editore,
ossia di Aldo Garosci: <<Socialismo liberale è un libro polemico, che non
s’intende nella sua struttura se si stacca totalmente dalla biografia di Carlo
Rosselli, e specialmente da quella fase della sua vita nella quale egli esercitò
la sua azione e la sua critica nei confronti della corrente moderata del
socialismo tradizionale. Prima della crisi Matteotti, prima del confino, i temi
che formano la trama italiana del “Socialismo liberale” di Rosselli erano stati
già da lui ampiamente spiegati e sostenuti>>.
Il 9 agosto 1945 su “Italia libera” Guido Calogero pubblicava la recensione
alla traduzione italiana di “Socialisme liberal”. Calogero gli rimproverava di
non aver criticato a fondo il liberalismo di Croce e di aver concepito la
sintesi di liberalismo e di socialismo senza riuscire a giungere ad una logica
integrazione dottrinale.
Il testo di Rosselli del 1930, tradotto quindici anni dopo, non piacque a
Benedetto Croce. Nei quaderni della critica dichiarò che Rosselli si era
lasciato prendere dalle soluzioni facili, non valutando i programmi del
socialismo e del liberalismo, ma soltanto accostandoli.
Nel 1944 erano usciti a Napoli “Scritti politici ed autobiografici di Carlo
Rosselli”, con un’affettuosa prefazione di Gaetano Salvemini. Salvemini non
inserì brani di “Socialisme liberal”, perché gli sembrava un testo troppo
teorico.
Nella “Vita di Carlo Rosselli” pubblicata da Aldo Garosci nel 1945, il
capitolo V era dedicato a “Lipari ed il socialismo liberale”. Nel gennaio 1928
Carlo Rosselli lottò nel confino di Lipari contro la cristallizzazione mentale,
scrivendo Socialismo liberale, il suo solo libro organico, ordinato da lui
stesso. “Socialismo liberale”, secondo Garosci, non risente quasi in nulla delle
condizioni particolari del confino: <<E’ un libro di teoria, di revisione,
d’azione, che potrebbe essere stato scritto completamente da ogni contatto con
il mondo umano del confino. Protagonisti sono le grandi forze e passioni che
sconvolgono la società moderna e l’uomo d’azione. Nel complesso “Socialismo
liberale” è il libro solitario di un solitario; una discussione con se stesso in
cui sì da fondo ad un mondo. “Socialismo liberale” riprende e si annoda ai temi
svolti da Rosselli al tempo della sua laurea, condotti a convergere in una
profezia profonda: la congiunzione necessaria delle esigenze socialiste e della
pratica liberale; un riscatto del paese italiano attraverso l’opera di un
socialismo liberale, liberato a sua volta da ogni ipoteca marxista>>.
Nicola Tranfaglia nella Rassegna di storia contemporanea del gennaio-marzo
1972,ha pubblicato un lungo articolo, “Carlo Rosselli dal processo di Savona
alla fondazione di GL”, ed il terzo paragrafo è dedicato al testo manoscritto di
“Socialismo liberale”: <<A livello ideologico generale, la critica che muove
Rosselli al pensiero di Marx non contiene elementi di novità, né rispetto a
quanto il revisionismo europeo aveva messo in luce, né rispetto a quel che lo
stesso Rosselli aveva scritto negli articoli del 1923-24>>. Con tono molto
critico aggiunge: <<”Il superamento del marxismo” s’intitola il V capitolo del
libro di Rosselli, l’inizio della parte costruttiva nel pamphlet di Lipari.
L’unica maniera di trarre correttamente tutte le conclusioni della battaglia
revisionistica, secondo l’autore, è il rifiuto del marxismo come bussola del
movimento operaio, lo sbocco del revisionismo verso un liberalismo moderno che
dia un peso preponderante al problema sociale. Confluiscono in una sintesi, vaga
certo e generica, tutti i motivi fondamentali dell’ideologia giovanile di
Rosselli, come delle letture o riletture in carcere o al confino>>.
Diciotto anni dopo la traduzione in italiano di “Socialisme Liberal”, è
uscito, nel 1973, il primo volume delle “Opere scelte di Carlo Rosselli”, a cura
del figlio John Rosselli con prefazione di Aldo Garosci che raccoglie, oltre gli
scritti più importanti, anche il manoscritto italiano di “Socialismo liberale”.
Questo manoscritto, lasciato in Francia insieme con le altre carte al momento
dell’invasione tedesca del 1940, era stato recuperato dalla famiglia Rosselli
dopo la fine della guerra.
John Rosselli, che ha curato il testo italiano, ha premesso una nota
editoriale: <<Il manoscritto italiano sembra rappresentare una seconda stesura
fatta probabilmente a Parigi sul manoscritto originale scritto a Lipari>>.
“Socialismo liberale”, come abbiamo già accennato, è stato ripubblicato nel
1979, come testo autonomo, sempre a cura di John Rosselli, con introduzione di
Norberto Bobbio, nella Nuova Universale Einaudi. Con la sua abituale chiarezza,
Bobbio, nella lunga introduzione ha osservato che “Socialismo liberale” consiste
di una parte critica – critica del marxismo e delle varie forme di revisionismo
– e di una parte costruttiva, la proposta di un socialismo non marxista e, al
contrario, liberale, anzi antimarxista perché liberale. In quanto tale è un
libro di teoria e di proposta politica, di una proposta politica che nasce da
un’elaborazione teorica. Per marxismo Rosselli intende una vera e propria
concezione del mondo esposta soprattutto nel primo capitolo, intitolato “Il
sistema marxista”.
La concezione che Marx ha della storia è una concezione deterministica che
non lascia alcun posto alla volontà umana, sia degli individui sia dei gruppi
organizzati. Il liberalismo è invece per Rosselli principalmente un metodo che
garantisce l’allargamento della libertà umana in tutte le sue forme; il
socialismo è un ideale.
Dopo la pubblicazione di “Socialismo liberale”, con l’introduzione di
Norberto Bobbio, il dibattito sulla struttura e sul contenuto di questo scritto
politico italiano si è un poco spento.
|