MARX e l'accumulazione originaria 8

MARX-ENGELS
per un socialismo democratico


L'ACCUMULAZIONE ORIGINARIA

(K. Marx, L'accumulazione originaria, Ed. Riuniti, Roma 1991)

7. Tendenza storica dell'accumulazione capitalistica

L'ultimo paragrafo è un piccolo gioiello di letteratura economica. Sarebbe da citare integralmente, ma qui vogliamo riportare solo alcune sintetiche affermazioni di Marx: "l'accumulazione originaria del capitale significa soltanto l'espropriazione dei produttori immediati, cioè la dissoluzione della proprietà privata fondata sul lavoro personale"(p. 57). Marx è chiarissimo nel sostenere che la base della democrazia sociale pre-capitalistica stava nella proprietà privata fondata sul lavoro personale.

L'esproprio di questa proprietà individuale ha determinato la realizzazione di una produzione sociale del lavoro: quella capitalistica, la cui proprietà dei mezzi produttivi è rimasta però individuale. Il socialismo non deve fare altro che rendere sociale anche la proprietà di tali mezzi. "La centralizzazione dei mezzi di produzione e la socializzazione del lavoro raggiungono un punto in cui diventano incompatibili col loro involucro capitalistico"(p. 60).

Marx non è favorevole alla "piccola azienda", cioè non è favorevole al lavoro individuale e alla piccola proprietà. Lo dice a chiare lettere: il modo di produzione pre-capitalistico "presuppone uno sminuzzamento del suolo e degli altri mezzi di produzione; ed esclude, oltre alla concentrazione dei mezzi di produzione, anche la cooperazione, la divisione del lavoro all'interno degli stessi processi di produzione, la dominazione e la disciplina della natura da parte della società, il libero sviluppo delle forze produttive sociali. Esso è compatibile solo con dei limiti ristretti, spontanei e naturali, della produzione e della società"(p. 58).

Per Marx la "necessità storica" del capitalismo è dipesa dal fatto che nel modo di produzione feudale esisteva unicamente la proprietà privata dei mezzi produttivi per un uso personale, mentre quella collettiva per un uso sociale era di scarsissimo rilievo (terre comuni, demaniali ecc.). La minuta ripartizione del suolo e degli altri mezzi di riproduzione per Marx significa "dispersione, ristrettezza, egoismo sociale, povertà di mezzi..."; per Marx non esiste alcuna forma di "cooperazione" nell'ambito della famiglia patriarcale o tra famiglie patriarcali nell'affronto dei problemi comuni; la divisione del lavoro viene considerata come un metro sicuro dello sviluppo di una formazione sociale; e che dire del soggiogamento e della regolarizzazione della natura da parte della società? Oggi un socialismo che dicesse questo apparirebbe ancora democratico? L'equiparazione che Marx pone tra "spontaneismo" e "sviluppo secondo ritmi naturali" va davvero considerata negativamente?

La concezione della storia di Marx, per quanto concerne l'idea della "necessità storica", è tutta di derivazione hegeliana: vi è stata nella sua analisi soltanto una sostituzione di categorie, che da filosofiche son divenute economiche.

Marx plaude al superamento della formazione feudale in nome del fatto che è preferibile una produzione sociale, di operai collettivizzati, in mano a singoli capitalisti, piuttosto che una produzione individuale (il servaggio viene considerato tale) in mano a singoli contadini tra loro separati e dipendenti da un signore analfabeta sul piano economico, e quando critica che tale transizione sia avvenuta con "metodi violenti", in ultima istanza la giustifica in nome della "necessità storica". Questo perché dolori e sofferenze inenarrabili saranno redenti dalla stessa storia, che si preoccuperà di espropriare i capitalisti, dando origine, per la prima volta nella storia del genere umano, a una produzione davvero sociale e consapevole, scientificamente organizzata.

Tutti i protagonisti delle vicende storico-sociali, non essendo consapevoli delle cause di fondo che generano i mutamenti dei processi storici, non sono considerati in alcun modo "responsabili"; o meglio, si può esser consapevoli delle dinamiche di un processo ma non responsabili della sua nascita, in quanto le generazioni ereditano sempre delle condizioni già date.

"Questa terribile e difficile espropriazione della massa della popolazione costituisce la preistoria del capitale"(p. 59) ed è in un certo paradossale che per Marx la transizione dal capitalismo al socialismo non possa avvenire prima che tutta la formazione sociale pre-capitalistica sia stata distrutta dal capitale (sono noti i suoi ripensamenti negli anni in cui prese contatti col populismo russo).

Ad un certo punto infatti diminuiranno i capitalisti medi e piccoli (espropriati dai più grandi) e aumenteranno a dismisura gli sfruttati, rendendo così evidente alla società il contrasto insanabile tra rapporti e forze produttive, tra socializzazione della produzione e privatizzazione dei profitti. Alla stragrande maggioranza della popolazione apparirà un controsenso continuare a sviluppare il capitalismo in mezzo a una crescente miseria.

Il passaggio dal capitalismo al socialismo sarà molto meno doloroso di quello dal feudalesimo al capitalismo, poiché ieri si dovettero espropriare milioni di lavoratori, domani invece basterà espropriare pochi capitalisti (p. 61). Oggi però dovremmo aggiungere che questi "pochi capitalisti" detengono un potere enorme, in grado di distruggere decine di volte l'intero pianeta, un potere che è aumentato a dismisura proprio perché, invece di reagire subito, si è preferito assumere, nei loro confronti, posizioni attendiste e concilianti o comunque non sufficientemente risolute.

Insomma Marx ha sempre pensato di sfruttare le "conquiste" del capitalismo a vantaggio del socialismo, senza alcuna possibilità di tornare a forme pre-capitalistiche di gestione della proprietà e del lavoro. E su questo bisogna aggiungere, molto chiaramente, ch'egli non ha mai parlato di "proprietà sociale o pubblica" come di una "proprietà statale". Questa deformazione del "socialismo reale" non gli può essere imputata.

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 26/04/2015