LA TRAGEDIA DELLE BACCANTI: IL TEATRO GRECO: LA VOCE

LA TRAGEDIA DELLE BACCANTI
OVVERO LA COSCIENZA INQUIETA DI EURIPIDE

Quando un uomo è abile nel parlare, su qualunque argomento può sostenere una lotta di parole

Euripide


IL TEATRO GRECO: LA VOCE
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Gli attori parlavano il dialetto attico, che lasciava però spazio, durante lunghi racconti, a degli ionismi e nei contrasti serrati e veementi, a sticomitie.

La voce, molto più importante del movimento e del gesto, doveva essere in grado di raggiungere, senza gridare, tutto il teatro, sino alle file più distanti dell'enorme auditorio. Probabilmente la maschera contribuiva ad amplificarla.

La dizione doveva essere perfetta, con una particolare finezza di timbro e con una grande capacità di adeguamento ai diversi stati d'animo dei protagonisti: peraltro l'attore doveva essere in grado di cambiare voce con la stessa facilità con cui cambiava la maschera, trasformandosi da giovane in vecchio, da uomo in donna.

In particolare la voce doveva eccellere nell'interpretare gli elementi della disputa e della narrazione, le due funzioni vocali principali della rappresentazione.

Occorreva anche la conoscenza della musica e del canto, poiché spesso si faceva sentire l'uso del flauto e occorreva alternarsi con il coro, la cui importanza andò scemando solo verso l'inizio del IV secolo.

Lo strumento preferito nelle rappresentazioni dionisiache era l'aulos, il conturbante oboe (antitetico alla riposante lira di Apollo).


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 25/04/2015