IL TEATRO GRECO: IL PUBBLICO
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La grande maggioranza degli spettatori erano uomini, ma vi erano anche donne,
meteci e schiavi. Per il pubblico, che veniva diviso per tribù anche
nell'assegnazione dei posti, lo spettacolo diventò la
forma educativa per eccellenza e non solo quindi un diletto (anche se il dramma
satiresco, la farsa satiresca, il mimo e il pantomimo erano rivolti a soddisfare
un diletto di breve durata).
Infatti la
tragedia costituisce il prodotto di maggior valore della ricca letteratura
greca, grazie alla fusione di elementi lirici ed epici, di realismo e di
immaginazione, di arte e di morale. Anche se Platone nelle Leggi sostiene
che in uno Stato ben costruito non è proprio il caso di permettere ai
tragediografi di arringare a teatro i giovani, le donne e tutta la turba del
popolo.
Il pubblico partecipava con viva emozione agli spettacoli. Quando fu dato il
Cresfonte di Euripide, nel momento in cui la madre Merope sta per
uccidere Cresfonte, ignorando che sia suo figlio, nella cavea si scatenò il
finimondo.
Si poteva bloccare la rappresentazione senza alcuno scrupolo: Euripide p.es.
dovette dare chiarimenti sul seguito di un suo pezzo delle Danae in cui
vi era stato un elogio sperticato del denaro.
La gente esprimeva la sua antipatia anche contro chi entrava a teatro e non
era gradito, e poteva anche tirare proiettili di ogni tipo: fichi, olive,
verdure, sassi.
Gli stessi poeti comici amavano di tanto in tanto rivolgersi direttamente al
pubblico, sfruttando gli effetti a sorpresa.
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