IL TEATRO GRECO: IL CORO
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Il coro, composto inizialmente da 12, poi, nella seconda metà del V secolo, da 15 coreuti, era sempre legato
all'azione, tranne che in Euripide, il quale lo adoperò come semplice
intermezzo. Col suo capo-coro aveva la funzione di esprimere le sensazioni
suscitate dal dramma e di darne un giudizio.
Il coro veniva chiesto dagli autori delle rappresentazioni all'arconte, un
cittadino qualunque, scelto a sorte, che dirigeva le feste e le competizioni
teatrali.
L'arconte doveva anche trovare per ogni drammaturgo un corego, cioè un
finanziatore facoltoso in grado di pagare il coro.
Il coro aveva una funzione centrale, in quanto non c'era illuminazione, lo
scenario era primitivo e scarse le attrezzature. Il poeta non solo doveva
produrre i testi, ma svolgere anche le funzioni del regista, del compositore
musicale, del coreografo, dell'istruttore del coro ecc.
Nel coro potevano anche esserci le donne. Costumi e maschere erano uguali per
tutti i componenti, generalmente preceduti dall'unica figura che si presentava
senza maschera davanti al pubblico: il flautista, che si fermava al centro dell'orchestra.
Il coro doveva essere bene addestrato a parlare, cantare e danzare in un
gruppo unico. Nelle Supplici di Eschilo il coro è addirittura al centro
della trama e il suo destino è la questione principale in gioco.
Al tempo dell'attore unico (lo stesso poeta) non vi era altro dialogo che tra
l'attore e il coro. L'importanza del coro diminuì all'aumentare del numero degli
attori.
Durante le scene dialogate il coro si comportava come una folla, cioè
guardava l'attore (dall'orchestra sottostante), volgendo le spalle agli
spettatori, verso cui si girava solo per recitare determinate parti poetiche.
Il coro non era che un attore collettivo, l'anima della città.
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