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CONSIDERAZIONI 1-2-3-4-5-6-7-8-9EDITORI A TITOLO DIVERSO Giorgio Assumma, presidente della Siae, ha scritto sul Sole24ore dell’8 febbraio scorso che Kant “sentiva già l’esigenza di un diritto d’autore nei confronti del proprio editore”. È vero, ma non avrebbe mai considerato i propri studenti, che si fossero passati gratuitamente gli appunti delle sue lezioni, alla stregua di “editori” da perseguire civilmente. Nessuno mette in dubbio che un autore debba tutelarsi nei confronti di editori che si appropriano del suo ingegno creativo e intellettuale, senza riconoscergli alcunché. Ma non saper distinguere tra un editore senza scrupoli, che fa del business la propria ragione di vita, e un editore amatoriale, che da semplice webmaster di un sito didattico-culturale, pubblica gratuitamente in rete ipertesti multimediali, è grave. Il web non è solo un “mercato” e i webmaster non sono tutti “editori” paragonabili a quelli del mondo cartaceo, filmico o musicale. Non ha senso trasporre meccanicamente in rete una situazione tipica della società reale. L’averlo fatto – come nel caso del mio sito homolaicus.com- lascia pensare che si voglia in realtà “colpire” il web non commerciale, cercando di estorcergli quanto più possibile. Se la Siae sta perdendo introiti dalla pirateria informatica, non può prendersela con chi dalla rete, mettendo in chiaro ipertesti culturali, ricava solo immagine, visibilità, ma nulla di commerciale. Considerare poi le immagini usate in rete, in quel formato jpeg che è quanto di più precario si possa pensare ai fini della riproduzione fedele di un originale, attesta eloquentemente in quali difficoltà interpretative oggi si muova la dirigenza Siae. I DIRITTI DELLA CULTURA E I ROVESCI DELLA SIAE A che titolo la Siae è in grado di dire che un docente, un operatore culturale, un webmaster viola, con le proprie realizzazioni ipertestuali o multimediali, il diritto e persino la dignità morale di un artista? Chi sono i critici d’arte che lavorano per la Siae e che possono sostenere che un ipertesto del genere (sottratto dal luogo originario e collocato qui provvisoriamente): www.homolaicus.it/picasso/ è un’opera volgare, triviale, offensiva del grande cubista? Eppure la raccomandata che l’Ufficio Arti Figurative mi ha spedito parla chiaro. E se quest’opera non lede la dignità morale dell’artista, ma anzi la esalta, mettendone in rilievo la forza creativa, l’ingegno intellettuale, a che titolo la Siae sostiene ch’essa viola i diritti patrimoniali dell’artista e dei suoi eredi? Chiunque è in grado di capire che quando si apprezza il lato morale e intellettuale di un artista e soprattutto il suo genio creativo, s’incrementa, indirettamente, anche il valore economico delle sue opere. Quanto maggiori e importanti sono gli ipertesti didattici e culturali che esaminano determinate opere, tanto maggiori saranno le loro quotazioni in aste, gallerie, cataloghi, mostre, musei… Dunque perché prendersela con chi dà lustro, in tutto il mondo, al web artistico? Perché attaccare chi fa a titolo gratuito un’operazione del genere, che in definitiva favorisce i diritti non solo degli artisti e dei loro eredi ma persino quelli della Siae. Dove sono gli eredi di Picasso, di Kandinsky, di Klee e dei Futuristi italiani che desiderano “penalizzare” chi mette in risalto il genio estetico, creativo dell’umanità. Comportandosi così, la Siae procura un danno incalcolabile alla libera fruizione della cultura, mortifica il valore artistico del nostro paese e del mondo intero (“web” infatti vuol dire “pianeta”), danneggia persino gli interessi degli eredi. Quando arrivano certe “raccomandate” la coscienza impone a noi docenti il dovere morale e civile di non considerarle una mera “questione personale”. Attaccando un singolo docente si minaccia tutta la categoria, si scuote il web nazionale dalle fondamenta, essendo stati infatti i docenti i primi a crearlo e a svilupparlo. È da un decennio che siamo in rete e una cosa così grave non s’era mai vista. Chiediamo dunque ai dirigenti Siae di ritornare sui loro passi, di dare il tempo ai docenti di controllare il loro enorme patrimonio digitale, conformemente alle esigenze di questa Società privata (la moratoria dev’essere almeno di un anno). Chiediamo altresì al nostro Parlamento di rivedere la legge n. 633/1941 sul diritto d’autore, precisando in maniera inequivoca la differenza tra sito didattico-culturale senza fine di lucro, e sito commerciale. Chiederemo infine alla stessa Siae, una volta approvate le modifiche della legge, una liberatoria a titolo gratuito per tutte le nostre opere telematiche che possono contenere oggetti sotto tutela, in modo che nessuno possa rivendicare alcunché. Quello che si offre a titolo gratuito deve restare patrimonio libero dell’umanità: quindi non solo non va penalizzato, ma va anche difeso. Lettere inviate al Sole24ore 9 e 10 febbraio 2007 L’ARTE E L’ARTE DI FAR SOLDI La prima raccomandata dell'Ufficio Arti Figurative della Siae in sostanza m’accusava d’aver violato coi miei ipertesti didattico-culturali il diritto morale degli artisti e soprattutto i diritti patrimoniali degli eredi. E mi si minacciava di una causa sia penale che civile. Non si specificavano né le immagini in questione né la metodologia adottata per conteggiare gli importi. Si faceva soltanto riferimento, in modo generico, alle tabelle 7.2 e C-1 che non riguardavano gli intestatari "fisici" ma "giuridici" dei domini (tabelle che peraltro non coincidevano con quelle ufficiali presenti nel loro sito, ferme al giugno 2004). Ora, poiché migliaia i docenti erano nelle mie stesse condizioni, mi sono sentito in dovere di lanciare un allarme in rete, evitando di considerare quella raccomandata una mera faccenda personale. Il mondo della scuola sa bene che gli ipertesti didattici e culturali offrono un valore aggiunto alla rete. Con un ipertesto critico, motivato, offerto a titolo gratuito, non solo non si violano i diritti patrimoniali degli eredi ma al contrario li si incrementano. Più un dipinto viene commentato, esaminato da intellettuali ed esperti e più esso nei musei, nelle aste, nelle gallerie aumenta di valore. Dovrebbero essere i docenti a fruire di royalties da parte degli eredi degli artisti. Quanto paga un artista per essere presente in un catalogo, in una mostra, per avere una recensione da parte di un critico d'arte? Con noi invece non paga nulla, anzi beneficia di pubblicità e sponsorizzazione praticamente a tempo illimitato in uno spazio illimitato per un pubblico illimitato. Perché dobbiamo essere noi a pagargli i diritti d'autore quando non glieli pagherebbe neppure un giornalista che usasse le stesse immagini? I nostri stessi ipertesti sono opere di ingegno creativo, eppure noi li mettiamo a disposizione di tutti. E in questo momento non siamo neppure protetti giuridicamente da chi volesse farne un uso commerciale senza chiedercene il permesso. Dunque perché questo accanimento contro degli operatori che si vogliono muovere semplicemente per il bene della cultura e della formazione libera e pubblica? Ha forse piacere un artista essere presente solo in un sito commerciale di arte in cui accanto al suo dipinto vi è una didascalia di poche righe e l'icona del carrello? Vi sono alcuni che vorrebbero arrivare alla conclusione che nel nostro caso dovrebbe essere il Ministero della P.I. a pagare i diritti d'autore, magari in maniera forfettaria. Io invece sostengo che i docenti dovrebbero fruire gratuitamente di una sorta di bollino Siae, che li tuteli dalla pirateria o da un uso improprio o lucrativo dei loro materiali, e anche dalla eventualità di denunce da parte di terzi, ivi incluse le Siae di altri paesi. E' assurdo sostenere che i diritti vanno pagati da chi non trae alcun beneficio economico. A meno che qualcuno non voglia sostenere che gli ad-sense di Google trasformano un sito da didattico a commerciale, ma allora dovremmo chiarirci sul significato della parola. In rete i siti commerciali sono quelli che "vendono" beni (materiali o immateriali) e servizi, sono quelli che fanno B2C o B2B, sono quelli che hanno carrello e partita iva, sono quelli che hanno circuiti banner a pagamento, sono quelli intestati a persone giuridiche. Da me non c'è nulla di tutto questo. E comunque la Siae non fa differenza, se non negli importi dovuti, tra sito didattico e sito commerciale. Le loro tariffe parlano chiaro. Per cui è evidente ch'essa sta interpretando in maniera forzata la legge 633/1941 sul diritto d'autore. |