|
SIAE CONTRO HOMOLAICUS 1-2-3-4-5-6-7-8-9
Per una cultura libera, gratuita e pubblica
Fair Use, No Copyright per il no profit
Dopo più di due mesi di battaglia, con tanto di interrogazioni parlamentari,
petizioni popolari, mozioni nei Consigli comunali, raccomandate da parte
dell’avvocato, numerosi articoli, videoclip e videoblog, nonché interviste
apparse sui giornali nazionali e nel web, la Siae continua a pretendere i
diritti d’autore per le 74 immagini jpeg relative a dipinti di artisti come
Picasso, Kandinsky, Klee, Matisse, Braque e vari Futuristi, utilizzate in
ipertesti didattico-culturali nel sito homolaicus.com
1. La Siae si ostina a non rivelare i nomi dei files "incriminati",
obbligando il docente a tenere rimossi o gravemente alterati i quattro ipertesti
contenenti 70 mega di materiali, patrimonio culturale del web artistico
mondiale.
2. La Siae si rifiuta di chiarire la metodologia dei calcoli con cui ha
determinato i compensi. Ha fatto, molto presumibilmente, risalire tutti i files
alla data di quelli meno recenti (agosto 2002).
Ha compiuto i calcoli non sulla base delle tabelle ufficiali messe a
disposizione nel proprio sito, ferme al giugno 2004, ma sulla base di tabelle
ufficiose spedite in allegato alla prima raccomandata.
Ha scritto testualmente di fare riferimento alla tabella n. 7.2 riferita a siti
intestati a persona giuridica, quando in realtà homolaicus.com è intestato a
persona fisica.
3. La Siae considera Homolaicus.com un sito che fa business con l'arte,
quando in realtà Homolaicus non ha rapporti diretti con alcun inserzionista a
pagamento, o comunque nessun inserzionista paga Homolaicus solo per il fatto di
essere presente in questo sito (e il circuito banner di cui dispone è a titolo
gratuito, per la reciproca visibilità dei rispettivi loghi). L'unico che paga
qualcosa è Google, ma solo a condizione che l'utente compia una precisa
operazione, cioè clicchi sull'inserzione. Nella fattispecie io ricevo un euro
ogni 12 clic (in media) di 12 utenti diversi, con 12 ip diversi. Se qui avessimo
a che fare con gente che del web sa le cose fondamentali, non ci sarebbe bisogno
di spiegare che con un marchingegno del genere un webmaster non si paga neanche
minimamente le spese che sostiene per mandare avanti il proprio sito. Peraltro
Homolaicus non ha mai vincolato la fruizione integrale e il download dei propri
ipertesti ad alcuna azione commerciale, e non ha mai accostato alcun ipertesto
artistico a forme di pubblicità che potessero denigrarne i contenuti.
4. La Siae considera qualunque webmaster, e quindi anche il docente, come
"editore" a tutti gli effetti e vuole imporre ai docenti, se vogliono restare
"docenti", di fare didattica in area riservata, sotto password: solo così
potranno non pagare i diritti d'autore. La Siae considera "pubblico", e quindi
soggetto a compensi, qualunque luogo in cui si faccia "arte", a prescindere
dalle finalità.
5. La Siae vuole togliere ai docenti l’uso del diritto di citazione di
un’opera d’arte, chiaramente espresso nell’art. 70 della legge n. 633/1941 sul
diritto d’autore.
6. La Siae non riconosce ai docenti il diritto di cronaca che invece
riconosce ai giornalisti, e che permette a quest’ultimi di utilizzare
liberamente determinate immagini protette.
7. La Siae non ha mai stipulato alcuna convenzione col Ministero della
Pubblica Istruzione, con cui si potesse tutelare il lavoro degli insegnanti che
nella stragrande maggioranza dei casi viene svolto a titolo gratuito.
8. La Siae considera il diritto d'autore un diritto al lavoro, quando per il
periodo dei 70 anni previsti a favore degli eredi degli artisti, e quindi a
favore della stessa Siae, tale diritto si configura chiaramente come un diritto
alla rendita, che viene fatto valere anche nei confronti di chi non fa business.
9. La Siae sta proditoriamente usando il diritto d’autore contro il diritto
alla cultura libera, gratuita e pubblica.
10. La Siae sta minacciando la chiusura del web didattico e culturale
nazionale, dedicato all’arte degli ultimi 70 anni.
11. La Siae non ha mai emesso alcun comunicato stampa nel proprio sito, in
cui dichiarava di pretendere compensi per l'uso di immagini jpeg poste in siti
didattici e culturali.
12. La Siae considera, senza alcuna giustificazione tecnica, un'immagine
jpeg, notoriamente di bassa risoluzione e quindi povera di contenuto digitale,
come una “copia fedele dell'originale”, a prescindere persino dalla sua
grandezza. E nella fattispecie l'originale è addirittura un dipinto.
13. La Siae nega espressamente che dell'immagine di un dipinto si possa
utilizzare anche solo una parte per poterla liberamente commentare.
14. La Siae non si è mai dotata di un database o di un motore interno che
agevolasse la ricerca dei nominativi degli 80.000 artisti ch'essa tutela. Se si
digita PICASSO nella sua form di ricerca si ottiene questo risultato: "La
ricerca non ha prodotto alcun risultato. Riprova con altre parole.”
15. La Siae non ha mai messo i due fondamentali file pdf (degli artisti e dei
compensi) in un luogo del sito facilmente accessibile, e cioè nella home page.
16. La Siae non ha mai concesso una moratoria ai docenti e ai webmaster
culturali al fine di poter controllare i loro archivi sulla base degli autori
sotto tutela.
17. Ma la cosa più grave di tutte è che la Siae sta violando almeno quattro
articoli della Costituzione:
Art. 4: Se la Repubblica riconosce a ogni cittadino il diritto al lavoro per
concorrere al progresso materiale o spirituale della società, dando per scontato
che tale diritto debba essere remunerato, a maggior ragione deve riconoscerlo
quando tale diritto non viene remunerato. Perché dunque imporre il pagamento di
royalties a chi svolge un lavoro a titolo gratuito?
Sostenere inoltre che il diritto d’autore è un diritto al lavoro anche per gli
eredi degli artisti, significa soltanto sostenere un diritto alla rendita. E un
diritto del genere non può risultare più importante del diritto al lavoro
esercitato in maniera gratuita per il progresso “materiale” e, nella
fattispecie, soprattutto “spirituale” della società.
Art. 9: La Siae si pone contro la Repubblica che promuove lo sviluppo della
cultura e della ricerca scientifica e tecnica imponendo compensi per lo sviluppo
gratuito di detta cultura.
E considerando che Internet è una rete mondiale, essa impedisce tale sviluppo
oltre i confini nazionali.
Art. 21: La Siae è palesemente contro il diritto di ogni cittadino di
manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni
altro mezzo di diffusione.
L’unica eccezione al principio espresso nell’art. 21 dovrebbe essere quella del
plagio, nel senso che non si possono usare opere altrui facendole passare come
proprie.
La storia purtroppo è piena di casi del genere (la stessa redazione della Bibbia
ne è un esempio eloquente, dove spesso intorno all’identificazione degli autori
dei testi circolano le più svariate ipotesi interpretative).
Subordinata al plagio integrale (che risulta comunque evento poco frequente in
campo artistico) è l’alterazione, cioè la modificazione di una parte dell’opera
d’ingegno: cosa che, soprattutto con l’avvento dell’era digitale, è diventata
molto frequente.
In casi del genere l’utilizzatore dell’opera dovrebbe sempre citare le sue
fonti, ovvero indicarne la paternità, la provenienza e la reperibilità, al fine
di permettere un confronto obiettivo tra ciò che l’utilizzatore ha trattato e la
fonte originaria.
In ogni caso la Siae non può impedire il riutilizzo libero delle opere altrui,
quando in ciò non si ravvisi il reato del plagio integrale o della parziale
alterazione.
Il progresso dell’arte e della cultura è sempre avvenuto e ancora avviene anche
grazie ai reciproci condizionamenti delle opere dell’ingegno umano.
Il diritto d’autore non può essere configurato come obbligo a non tener conto di
alcuna opera degli ultimi 70 anni, senza averne preventivamente pagato il
compenso per l’utilizzo. Un obbligo del genere dovrebbe essere rifiutato anche
da qualunque artista, proprio perché l’arte è il risultato di una inevitabile
contaminazione di opere differenti.
In tal senso il diritto d’autore può valere soltanto finché l’artista è vivo:
non può appropriarsi di questo diritto né l’editore delle sue opere, né l’erede
dell’artista.
Se il diritto d’autore si configura come diritto al lavoro, questo diritto
cessa, necessariamente, con la morte dell’artista, e se si vuole farlo
continuare, inevitabilmente esso si trasforma in un diritto alla rendita.
E, come noto, ogni rendita è parassitaria e contraria al diritto di sviluppare
la cultura.
Se il diritto d’autore è semplicemente un diritto al riconoscimento di una
paternità intellettuale dell’opera, ebbene è sufficiente sapere che questo
diritto è eterno.
Con l’avvento dell’era digitale la riproduzione di un’opera, in forme diverse da
quelle originali, è divenuta una pratica molto semplice e proprio per questo
motivo molto efficace per la diffusione della cultura.
Qualunque cosa può essere trasformata in “bit”. Impedire un fenomeno del genere,
che esiste in rete dal 1989, anno in cui è nato il world wide web, significa
andare contro la storia e lo sviluppo tecnico-scientifico.
L’unica cosa che si può fare per impedire la violazione del diritto d’autore è
quella di citare la fonte originaria o comunque di dichiarare che la propria
riproduzione è o non è conforme all’originale.
Sono i musei, le fondazioni, gli archivi, le biblioteche ecc. che conservano gli
originali: solo loro possono essere autorizzati a rivendicare un diritto
d’autore quando ciò venga palesemente violato.
Le opere d’arte sono uniche e irripetibili. Qualunque loro riproduzione può
essere tollerata a condizione che si affermi appunto che si tratta di una
riproduzione (integrale o parziale) e a condizione che si specifichi il luogo
ove poter visionare l’opera originaria.
Art. 33: L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Siae
non può obbligare i docenti a mettere in area riservata, sotto password, le loro
produzioni didattiche e culturali, per poter non pagare i diritti d’autore. La
cultura offerta a titolo gratuito deve essere libera e pubblica.
Questo intervento denuncia la Siae sul piano etico, politico, giuridico e
soprattutto culturale.
Questa è una battaglia di civiltà che deve vedere protagonisti tutti i webmaster
che producono gratuitamente cultura. |