IL DIRITTO ALLA CULTURA: FAIR USE NO COPYRIGHT

IL DIRITTO ALLA CULTURA
FAIR USE NO COPYRIGHT


LE TABELLE DELLA SIAE 1-2-3-4-5-6-7-8-9

Vorrei qui far notare un controsenso rilevabile nelle tabelle della Siae che riguardano i siti amatoriali, senza scopo di lucro, intestati a persone fisiche. Il file in questione si chiama olaf_av_utilizzatori_Tariffe.pdf ed è zippato nel sito della Siae.

Porta la decorrenza del giugno 2004, ma nella raccomandata che mi ha spedito l’Uff. Arti Figurative si faceva riferimento a un file più aggiornato: p.es. nel file “ufficiale”, scaricabile, pur dopo molte peripezie, viene detto alla tabella 7.1, che riguarda p.es. i docenti che si muovono in rete a titolo personale: n. di opere da 1 a 10, al mese 2 euro, all’anno 20 euro; n. di opere da 11 a 50, 10 euro al mese, 100 euro l’anno.

Viceversa, nella raccomandata che mi hanno spedito, pur restando l’obbligo massimo di 50 opere, è sparito il forfait annuale, per cui si paga non 100 ma 120 euro per 50 opere.

Lo sa un docente che non esiste solo una tabella ufficiale ma anche una ufficiosa? Una tabella messa online e una offline? Ma il bello deve ancora venire.

Secondo la Siae quando si supera il numero massimo delle immagini, il docente è destinato a finire nella tabella successiva: quella delle Scuole, Musei, Biblioteche, Università ecc. i cui domini notoriamente sono intestati a persone giuridiche.

Qui gli importi sono di molto superiori e solo mensili: p.es. 50 immagini (che è davvero ben poca cosa per uno che si vuole interessare di arte) vengono a costare 63 euro al mese.

Io ne avevo 74 incriminate: suppongo che la Siae mi abbia conteggiato le prime 50 nella tabella dei docenti e le altre 24 in quella delle scuole.

Lo suppongo perché l’uff. suddetto si rifiuta ostinatamente di dirmi non solo i nomi dei files, ma anche la metodologia dei conteggi dei compensi.

In ogni caso qui si deve cercare di capire il tipo di ragionamento che vuol fare la Siae ai danni dei docenti.

Da un lato essa pretende compensi anche da parte di chi non fa lucro in alcuna maniera (qui voglio ricordare che la Siae è disposta a non chiedere compensi solo a due condizioni: che il docente usi le immagini o col tag iframe o in area riservata); dall’altro pretende maggiori compensi da parte di chi, pur non facendo lucro in alcuna maniera, fa però più cultura.

Il controsenso sta proprio in questo, che quanti più ipertesti culturali si fanno a titolo gratuito, favorendo indubbiamente, sebbene indirettamente, i diritti patrimoniali degli artisti e/o dei loro eredi, tanto più si deve pagare.

La Siae non può accettare che un docente, in un sito amatoriale, utilizzi più di 50 immagini a un prezzo di favore. Se ne usa 51 si sta comportando come un sito istituzionale, che notoriamente ha maggiori disponibilità economiche!

Questo sta a significare che la Siae non esprime affatto la volontà degli artisti, che sarebbero ben contenti di essere recensiti a titolo gratuito e a livello medio-alto, ma rappresenta soltanto la propria volontà, che è quella di ricavare il massimo dall’uso delle immagini. Proprio mentre pretende di difendere il diritto d’autore, danneggia enormemente lo sviluppo della cultura.

Ma la comicità esilarante la si riscontra là dove la Siae sostiene da un lato che una semplice jpeg è copia fedele di un dipinto e dall’altro che le immagini che un docente può mettere in rete devono essere, per poter beneficiare delle tariffe minori, di bassa qualità e non devono mai superare i 72 dpi di risoluzione.

Quindi un’immagine di una schifezza incredibile è copia autentica delle Demoiselles d’Avignon di Picasso!

Ma non è tutto. Il vertice del supremo umorismo viene raggiunto da questa frase: “I responsabili dei siti dovranno porre in essere accorgimenti tecnici atti a impedire lo scaricamento delle immagini dai siti stessi”.

Qui lascio a voi facoltà di commentare una frase del genere, aggiungendo ulteriori ipotesi interpretative alle seguenti:

  1. che senso ha pagare l’uso di un’immagine impedendo a qualcuno di vederla? Mi pongo questa domanda perché non riesco a capire come si faccia a non scaricare un’immagine che si vede. Gli “accorgimenti tecnici” sono forse quelli java? flash? Sono forse questi gli “accorgimenti” che vanno per la maggiore in rete? Quelli che tutti sono facilmente in grado di utilizzare? E in ogni caso la Siae lo sa che esiste una cache del browser?;
  2. se devo mettere una jpeg in un’area riservata che senso ha pagarla? La stessa Siae mi autorizza a usarla liberamente;
  3. è davvero così preoccupante che una jpeg di infima risoluzione possa essere scaricata da qualcuno?;
  4. col tag iframe posso mettere nel mio sito qualunque immagine linkata: è la stessa Siae che mi dice di fare così per non pagare i diritti (basta che i sorgenti html siano ben chiari). Dunque di cosa si sta parlando qui? La Siae sa che cos’è la rete e come ci si lavora?

E' GIUSTO CHE IL COSTO DELLA PIRATERIA INFORMATICA VENGA PAGATO DAL WEB CULTURALE?

La Siae è sempre più intenzionata a colpire il web. Il pretesto è quello secondo cui sono molti i materiali sotto copyright che vi circolano: foto, film, musica…
Col sito homolaicus.com, di rilevanza nazionale, ha voluto colpire anche l’uso di immagini di dipinti di artisti di fama mondiale: Picasso, Kandinsky, Klee ecc.

I mancati introiti dovuti alla pirateria informatica la stanno portando a sparare nel mucchio, vessando anche i siti no-profit. Le sue tabelle sono chiarissime in tal senso: la necessità di far pagare compensi è rivolta a tutti, anche ai docenti, salvo utilizzare le opere protette in aree riservate, sotto password, con esclusivo fine didattico.

La Siae ha la pretesa di dire al mondo della scuola e della cultura in generale come deve comportarsi in rete per non avere guai col diritto d’autore.

Il presidente Assumma sta addirittura pensando di proporre una tassa sulla registrazione dei domini, a titolo di risarcimento preventivo del danno, sulla scorta di quanto a suo tempo volle fare la legge Urbani nei confronti del costo dei cd vergini.
Sta diventando difficile restare in rete. Non è infatti possibile ogniqualvolta si produce qualcosa di gratuito sull’arte contemporanea, andare a vedere se per caso nel file pdf della Siae (che non s’è neppure degnata di metterlo nella home e tanto meno di dotarsi di un motore di ricerca interno), non vi sia il nome dell’artista, tra gli altri 80.000, di cui abbiamo usato qualche opera.

Bisogna che i buchi neri della legge n. 633/1941 vengano in qualche modo colmati, non foss’altro che per una ragione: la legge non può non tener conto del fatto che con l’avvento dell’era digitale, la facile riproducibilità su larga scala delle opere d’arte costituisce un potente strumento di diffusione della cultura.

Non si può usare il diritto d’autore contro il diritto a una cultura libera, gratuita e pubblica, a meno che non si voglia violare la Costituzione.

Bisogna quindi aprire un dibattito sul diritto d’autore in generale, per cercare di capire come emendare le leggi vigenti salvaguardando gli interessi di entrambi i diritti.


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Diritto
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Aggiornamento: 22/04/2015