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L'EQUIVOCO VESPUCCI
LA TERRA D'AMERIGO
I MERITI DI VESPUCCI
I MERITI DI COLOMBO
IL V CENTENARIO DELLA SCOPERTA
Gli indigeni si ribellano ai conquistatori (xilografia del XVI sec.)
Cap. XII
Nel 1503 cominciò a circolare in Italia e in Francia una lettera tradotta dall'italiano in latino, intitolata "Mundus Novus", scritta da un tale Albericus Vesputius e diretta a Lorenzo di Pier Francesco de' Medici (cugino in secondo grado di Lorenzo il Magnifico) (1). Nella lettera, di poche pagine, si raccontava in modo ameno, la relazione del viaggio che l'autore aveva realizzato sotto bandiera portoghese, seguendo le orme di Colombo.
Oltre alle descrizioni della fertilità delle terre, salubrità del clima, docilità degli indigeni, apparizioni di animali strani e di stelle sconosciute, Vespucci affermava che doveva trattarsi di un mondo nuovo, dato che si trovava precisamente dove gli antichi credevano che ci doveva essere soltanto acqua (2).
Una terra tra l'Europa e l'Asia!? Come era possibile? In tal caso il mondo era formato da quattro parti e non da tre? Chi era questo Vespucci che proferiva una bestemmia così assurda? E se fosse vero, allora la terra era molto più grande di ciò che si pensava? E a che distanza erano realmente le Indie?
Due o tre anni più tardi un editore anonimo fiorentino pubblicò un'altra volta la lettera, 'allungandola' di 16 pagine in totale, e proporzionando dati sul suo autore, si trattava del fiorentino Amerigo Vespucci (3), il quale, secondo l'editore, aveva viaggiato ben quattro volte attraversando l'Oceano. Dal 1497 al 1498 e dal 1499 al 1500 per conto dei Re di Spagna, dal 1501 al 1502 e dal 1503 al 1504 per conto del Re del Portogallo.
Nel 1507 l'editore veneziano Albertino Vercellese pubblicò tutte le relazioni dei viaggi da Ca' da Mosto a Colombo, includendo la lettera di Vespucci, ma -per uno strano equivoco -le intitolò "Mondo Nuovo e Paesi nuovamente ritrovati da Amerigo Vespucci fiorentino".
Il fatto che erano paesi nuovamente ritrovati da Vespucci si prestò a interpretazioni ambigue, infatti si poteva pensare che era stato lui a scoprirli.
Ma non è tutto: nel ducato di Lorena, in una cittadina nominata Saint-Dié e governata da un certo duca Renato II, l'editore umanista Gauthier Lud pubblicava opere scientifiche, il giovane canonico tedesco Matino Waldseemuller incideva le mappe e il poeta Mattia Ringmann correggeva e rendeva ameni i testi più aridi e prolissi. Furono loro che pubblicarono la lettera di Vespucci, nel 1507, modificandola per far credere che il fiorentino l'aveva inviata al duca Renato II, essendo...amico ed ammiratore suo, affermando inoltre che l'originale era scritto in francese e tradotto in latino da un altro collaboratore dell'editore, un certo Giovanni Basin. Ne venne fuori una lettera malamente tradotta e 'interpolata' in cui, tra l'altro, restarono missive che interessavano solo ai de' Medici, e non a Renato II.
Senza che Vespucci ne sapesse nulla incominciò a convertirsi in un personaggio famoso, uno dei più famosi, mentre Colombo giaceva nell'oblio.
Waldseemüller, nella pubblicazione, suggeriva che, avendo Amerigo Vespucci scoperto quelle nuove terre, si poteva benissimo dar ad esse il nome di 'Amerige' (terra d'Amerigo), e stampò questo nome nella mappa acclusa, in un territorio che corrisponde, più o meno, all'attuale America del sud (4).
Quindici anni dopo tutta l'America del sud fu chiamata ufficialmente America.
Nel 1533 Mercatore scrisse questo nome nella sua mappa delle due parti del nuovo continente, e così vi restò definitivamente quando si resero conto che la parte nord di quelle terre non apparteneva all'Asia.
Pietro Martire, Oviedo ed altri riconobbero i meriti di Vespucci, solamente fra' Bartolomé de las Casas s'indignò e s'oppose, affermando che il merito e il nome spettavano a Colombo e non a Vespucci, il quale sembrava che si fosse appropriato e avesse sottratto a Colombo il merito che gli spettava di diritto, e si meravigliò che Fernando Colombo continuava a considerare Vespucci amico suo. Ma in realtà fu Vespucci o colui che pubblicò la lettera o chi suggerì il nome di America il vero colpevole? Non fu facile trovare una risposta, cosicché, durante vari secoli, s'accesero e continuarono le polemiche in pro e in contro. Il secolo XVII fu il più feroce nemico di Vespucci.
Antonio de Herrera y Tordesillas, nel 1601, basandosi sulla dichiarazioni di fra' Bartolomé de las Casas che aveva scoperto che Vespucci non aveva mai fatto il viaggio nel1497, ma nel 1499 e quindi era giunto in Venezuela dopo Colombo, concluse che Amerigo era un impostore, un ladro, un usurpatore, che astutamente s'inventò un viaggio per usurpare la gloria del suo amico, e propose di proibire ogni carta geografica dove appariva il nome d'America.
Voltaire attaccò ferocemente Vespucci. Ogni libro dell'epoca lo tacciava d'impostore e d'ingrato. Ralph Waldo Emerson, nel secolo XIX, si lamentava che America avesse preso il nome da un ladro..., che battezzò la metà del mondo con il suo nome disonorato (5).
A poco a poco la critica seria si aprì il passo, gl'italiani furono i primi a consultare i documenti negli archivi di Spagna e d'Italia, giungendo a delle conclusioni che a volte confermavano, altre volte lasciavano seri dubbi se Vespucci era o no un plagiario.
L'inesplicabile imbroglio proveniva dal fatto che ogni persona contemporanea di Vespucci, nei suoi scritti, lo presentava come un uomo onesto, ma qualsiasi scritto pubblicato a suo nome lo denunciava come un impostore.
Lo stesso Colombo, in una lettera diretta a suo figlio Diego, gli raccomandava Vespucci, dato che "è un uomo che sempre ha desiderato essermi amico, ed è un uomo dabbene".
Finalmente il professor Magnaghi, basandosi nei dubbi di fra' Bartolomé de las Casas se l'impostore era lui o qualche altro che si era approfittato del suo nome, giunse alla soluzione dell'imbroglio: le lettere di Vespucci a Lorenzo de' Medici erano autentiche, mentre quelle pubblicate dall'anonimo editore fiorentino erano state interpolate, allungate ed emendate, lo stesso era successo con quelle pubblicate a Saint-Dié.
Cosicché "Mondo Nuovo e Paesi Nuovamente Trovati" era una falsificazione di un editore senza scrupoli, che per questo non pubblicò il suo nome, che allungò la relazione per guadagnarci di più, senza che Vespucci lo sapesse o potesse far qualcosa per impedirglielo (anticamente si plagiavano opere con frequenza, e lo facevano quasi tutti, perfino gli scrittori famosi).
Nel 1508 ci fu anche un editore olandese, Giovacchino de Watt, che s'inventò un quinto viaggio di Vespucci e ancora circolano libri che lo considerano come probabile...
Il merito di Vespucci fu quello di essersi reso conto che la terra era più grande di quello che si credeva; precisò che aveva 40.000 chilometri di circonferenza, intuì l'esistenza d'un oceano tra il Nuovo Mondo e l'Asia e fu il primo a scoprire che le terre al sud della Spagnola formavano un continente nuovo.
Oggi tutti gli storiografi sono d'accordo che Vespucci fu un uomo degno di aver dato il suo nome al continente americano, e che inoltre America è un sostantivo armonioso.
Certamente Colombo era un uomo di ben diversa altura, la sua genialità fu unica, ma Vespucci fu una persona onesta e semplice, come la maggioranza degli abitanti d'America che crearono nazioni nuove e dettero vita a popoli nuovi.
Malgrado ciò Vespucci aspetta ancora un riconoscimento ufficiale, qualche festa in suo onore ed anche qualche monumento (6). Ne avrebbe tutto il diritto.
Soltanto il Comune di Firenze, nel secolo XVIII, ordinò di collocare una targa commemorativa nel palazzo Vespucci, con queste parole: "Un nobile fiorentino che a causa della scoperta dell'America rese famoso il suo nome e quello della sua città".
In ogni modo Colombo non perse nulla dei suoi meriti, sebbene non abbia dato il suo nome al continente scoperto, la storia gli riconosce la sua idea fissa di cercare e trovare, come ogni vero scopritore. E dopo aver trovato qualcosa, importa poco se non era ciò che era sicuro di trovare, comunicò la notizia e rese possibili le esplorazioni successive e le conquiste e l'unione completa del mondo.
Michele da Cuneo aveva già detto: "Da che Genova è Genova non era nato un uomo così magnanimo ed esperto nell'arte della navigazione come il detto signor Ammiraglio".
Vari scrittori americani, spagnoli e di altre nazioni lo considerano come uno dei più grandi, o addirittura il più grande, marinaio della storia.
Osservatore preciso di ogni fenomeno naturale giungeva spesso a formulare conclusioni esatte e le sapeva approfittare in pratica. Possedeva una intuizione straordinaria che gli permise, tra tante altre cose, di scoprire e interpretare una determinata irregolarità della bussola, di trovare le correnti contrarie (quelle del Golfo) ed approfittare dei venti alisei e intuire i primi sintomi d'un uragano che s'avvicinava. Sempre sapeva dove si trovava, in qualsiasi punto dell'Oceano, e come dirigersi con sicurezza dove voleva. Inventò termini marittimi così precisi che ancora s'usano, e tracciò rotte che rappresentano ancora l'unico cammino per chi vuole attraversare l'Oceano con navi a vela.
Fu un uomo nato per navigare, per dominare il mare, il quale, allo stesso tempo, era parte di se stesso.
NOTE
prof. Giancarlo von Nacher Malvaioli
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