LE AVVENTURE DELL'AUTOBIOGRAFIA
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INTRODUZIONE ALL'AUTOBIOGRAFIA L'autobiografia nel Novecento: l'autobiografia della gioventù bruciata Complesso e variegato risulta il percorso dellautobiografia nel Novecento, mentre lansia di confessione sembra invadere ogni genere letterario, dal romanzo alla poesia. Definire i limiti di queste tendenze, scegliere risolutamente che cosa sia nel nostro tempo diario, autobiografia, confessione involontaria, è arduo e forse non del tutto legittimo. Comunque si può scegliere di leggere alcune delle tendenze più vistose della scrittura di sé nel nostro tempo. Laspetto più vistoso da segnalare è la trasformazione in negativo del mito della giovinezza. DallAltrieri di Carlo Dossi alla autobiografie vociane, cioè pubblicate sul periodico letterario la Voce, gli autobiografi sono giovani letterati impegnati a demitizzare il loro tempo attraverso un rifiuto ironico o drammatico, caustico, o rassegnato. Sembra venire meno la reazione ottimistica tra adolescenza e maturità, la trasformazione degli impulsi della prima negli ideali della seconda, che ancora era stata confermata nella Giovinezza di De Sanctis. Era stato sufficiente passare a un autore scapigliato come Carlo Dossi, per trovare nelle memorie pubblicate con il titolo programmatico dellAltrieri il naufragio della giovinezza nella precoce consapevolezza del dolore osservato nella sorte tragica di Lia, minata dalla malattia e destinata a una morte prematura, mal mascherata dagli eufemismi consolatori degli adulti registrati dallautore.
Di quanto scriverà lautore fa promesse poco rassicuranti, per non dire provocatorie: "No, signori, nulla di delicato uscirà dalla mia bocca". Si pensi poi alla titolazione dei capitoli che incoraggia il sovvertimento dellimmagine del letterato: "Che cosa volete da me? Sono un imbecille e un ignorante". Scrittura di intemperanze, di sfoghi di amare considerazioni, quella del Papini lascia però il posto alla tecnica del ritratto che deriva direttamente dalle autobiografie del Settecento, anche se ormai alla verosimiglianza psicologica si è sostituito lenigma di sé non risolto, proposto da una vecchia fotografia ingiallita dalla quale prende avvio la narrazione. L'autobiografia nel Novecento: le nuove autobiografie intellettualiCon il contributo alla Critica di me stesso di Benedetto Croce, lautobiografia sembra riprendere la funzione di chiarificazione del pensiero della vita e delle opere dei letterati e dei filosofi che aveva avuto fin dal Seicento con Cartesio e Pascal e che era stata ripresa nel Settecento dallo stesso Hume di My own Life.
In tempi più recenti lautobiografia intellettuale tende a degradare nel sottogenere dellintervista, testimoniato da vere e proprie raccolte in cui possiamo trovare Il sogno del centauro (interviste a Pasolini), Per favore mi lasci nellombra (interviste a Carlo Emilio Gadda), Montale (interviste a Montale), La Sicilia come metafora (interviste a Sciascia). L'autobiografia nel Novecento: l'autobiografia selfhelpistaQuesto tipo autobiografico viene dal mondo protestante e più precisamente dallapplicazione di quel principio calvinista secondo il quale il successo e la ricchezza sono i segni visibili della grazia divina. Le radici del modello sono ottocentesche e più precisamente risalgono al momento in cui viene pubblicato di Samuel Smiles Self Help tradotto in Italia con Chi si aiuta Dio laiuta ovvero Storia degli uomini che dal nulla seppero innalzarsi ai più alti gradi. Si tratta del mito dellascesa sociale del self made men che verrà rappresentato a livello romanzesco nelle Confessioni di un Cavaliere di industria di Thomas Mann. Con queste memorie, lautobiografia si democratizza ancora di più, perché permette laccesso al mondo letterario di uomini che hanno svolto attività del più svariato genere. Sono però testi nei quali ritorna il senso del cursus honorum, cioè la percezione della vita come carriera scandita dalle tappe del successo, che portano il protagonista da una condizione spesso avversa, talvolta favorevole al momento dellinevitabile successo. Attori, industriali, calciatori e uomini politici scrivono autobiografie per scopi molteplici e variegati, non ultimo quello di costruire una sorta di romanzo dappendice in cui momenti privatissimi s'intersecano alla narrazione di aspetti pubblici già parzialmente noti al lettore, che vede in essi una conferma o una smentita di quanto già conosce. Poiché questi testi appartengono ad una vera e propria autobiografia di appendice, il loro tenore letterario risulta assai basso, uniformandosi alla scrittura giornalistica e alle sue dominanti finalità comunicative. Ma non si può pensare che le autobiografie del selfhelp mirino soltanto a informare, poiché in esse è forte la necessità di rispondere a unesigenza di divismo che non è se non lultimo approdo del mito della gloria e della fama delle epoche antiche. Apparentemente democratiche, perché i loro protagonisti sono spesso di umili origini, esse fissano in modo assai drastico il confine tra la vita del divo e quella del lettore che può solo sperare di compensare la sua esistenza mediocre con quella assai più affascinante dei loro protagonisti. L'autobiografia nel Novecento: il frammento poetico dell'autobiografiaIl terreno più scivoloso nel quale entrare è quello della poesia, poiché qui è lecito chiedersi se lio lirico (cioè chi dice io) voglia davvero confessarsi o raccontare qualcosa di sé. La poesia è fatta di un dialogo tra un io e un tu che solo con qualche forzatura si può motivare come confessione di sé, perché il soggetto tende a trasformarsi in un polimorfismo di simboli poetici. E un fatto però che esistono notissimi modelli di autobiografia in versi, quali il Canzoniere di Petrarca e la stessa Vita nova di Dante (questo testo è forse più una biografia di Beatrice che unautobiografia di Dante) che aprono una strada al nostro ragionamento. Come tutti sappiamo, la guerra del 1915-18 fu notoriamente una tragica fonte d'ispirazione per i diari dei letterati che si trovarono in essa impegnati. Nella raccolta Allegria di Ungaretti e nella sezione Porto sepolto cè una poesia, Fiumi, che ricostruisce il percorso della vita dellautore mediante i fiumi della sua esistenza. Ad ogni fiume rievocato, mentre il poeta si bagna nelle acque dellIsonzo, appartiene non solo una fase della vita, ma la principale passione che lha ispirata, quasi a formare una sorta di memoria istantanea del vissuto, distribuito però in momenti diversi. Si passerà poi con lAttilio Bertolucci di Camera chiara alla rievocazione poetica della giovinezza ambientata tra le due guerre, sebbene questi versi siano stati scritti negli anni '90. In essi la poesia non ignora il dettaglio realistico, lannotazione plastica dei volti e dei caratteri, ma li supera sempre, in una visione del mondo alta e vertiginosa al tempo stesso.
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