LE AVVENTURE DELL'AUTOBIOGRAFIA
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INTRODUZIONE ALL'AUTOBIOGRAFIA Memorie risorgimentali: D'Azeglio e Settembrini Più vario se non complesso sembra lintento narrativo di Massimo DAzeglio, autore dei Miei Ricordi (1867), dopo aver vissuto intensamente come pittore, romanziere (Ettore Fieramosca) e uomo politico.
Ormai il modello alfieriano di unautobiografia volta a celebrare lindividuo senza radici, unico ed eccezionale, deve cedere allapologia degli ideali della propria generazione che si conclude nella presentazione degli eroi del suo tempo. Tale galleria riproduce nella varietà degli esempi lo stesso modello di virtù riconosciuto nel padre Cesare DAzeglio. Quanto in DAzeglio si trova di moderato, di ottimisticamente burbero si trasforma nelle Ricordanze della mia vita del Settembrini in una sorta d'insofferenza per il nuovo Stato unitario. Ma siamo passati da un moderato come DAzeglio ad uno schietto democratico come Settembrini, per il quale lidea risorgimentale affonda nel ricordo del padre, vittima della repressione del 1799, fino a quello non meno remoto della coccarda tricolore regalata al piccolo Luigi durante i moti del 1820. Il profilo delluomo romantico accorato in Pellico, più riflessivo in DAzeglio, diventa nelle pagine del Settembrini più acceso e accentuato, fino a fargli dire che un uomo che nella sua vita non abbia commesso delle corbellerie, che non abbia desiderato almeno una volta di farsi prete o di ammazzarsi, non può essere considerato suo amico e quindi, si arguisce, suo lettore. Ricordi, rimpianti e rammarico sembrano costituire la scansione di una scrittura autobiografica che si arresta alle soglie del presente, che vede lautore senatore del regno, ma anche per nulla fiducioso nel futuro. Sembra che egli preferisca fare emergere nelle Ricordanze il volto della giovinezza ancora ammirato di quei giorni damore e di speranza . L'autobiografia in guerra: ricordi garibaldiniIl tema della giovinezza e quello della guerra si sposano nelle memorie garibaldine. Si tratta di una memorialistica dal successo editoriale ampio e cospicuo negli anni che seguirono lunificazione del paese.
Scritti con uno stile già giornalistico ma non a ridosso degli eventi, a volte pubblicati a puntate sui giornali, questi testi sono redatti non di rado in modo veloce e paratattico per rendere il ritmo incalzante di eventi che si succedono gli uni agli altri, senza altro collegamento che la necessità della guerra e lurgere della storia.
Agli ordini ripetuti e sferzanti, alle orrende minacce di Bixio fanno eco le poche parole con le quali il generale conduce la guerra. Il rapporto con il condottiero diviene quasi mistico nelle conclusioni dellautobiografia di Abba. Alla vigilia del "rompete le righe" lautore descrive il generale nellatto di passare in rassegna le truppe con lespressione pallida e crucciata di chi a stento trattiene il pianto. Chi scrive sembra volere essere testimone di una volontà ultima che è insieme quella del generale e dei soldati, cioè la delusione per non avere portato a termine limpresa, per essersi piegati alle ragioni di Stato, alla pressione politica delle potenze europee e del Piemonte. Il condottiero non smette di esserlo, neppure quando, come nella battaglia di Bezzecca, debba scendere da cavallo e ferito condurre la battaglia da una carrozza. (Ernesto Checchi, Memorie di un garibaldino) Il disordine, lapprossimazione caotica dei volontari allordine di battaglia riceve forma dal passaggio dellanziano generale che viene a compiere nella battaglia la grande impresa risorgimentale.
Scritta da uno spettatore di eventi ai quali egli stesso afferma di aver partecipato, mai da comprimario, lautobiografia partecipa con il suo ricordo alla grande epopea risorgimentale, soffermandosi nelle giornate della repubblica del '48. Il realismo a volte grottesco delle descrizioni di un autore, che dichiara di vedere attraverso lio, si unisce a considerazioni di cittadino ormai moderato, quando osserva che la grandezza di Garibaldi fu quella di aver sgombrato con la sua partenza la città da un folto numero di facinorosi. Ma siamo ormai al culmine di un processo narrativo e forse anche ideologico in cui il generale è passato da eroe fondatore dellItalia a saggio tutore dellordine pubblico.
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