IDENTITA' DI DIONISO: SECONDO IL MITO
MASCHERAMENTO
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Dioniso è presente in feste molto antiche non solo come dio del vino nuovo e
dei morti, ma anche come arbitro dei giochi, di cui quello che più l'appassiona
è il "gioco della straniero". Egli infatti ha sempre una maschera che cela
l'identità della sua persona e ne favorisce l'errare vagabondo di città in
città.
E' il dio che viene e che va, capace di assumere molteplici forme con cui
dare sfoggio della propria superiorità (anche intellettuale). Ad Atene il suo
culto faceva resuscitare dèi ed eroi semplicemente facendo parlare e muovere le
maschere, simboli prediletti di questo dio delle apparenze e delle apparizioni,
in grado di ispirare il brivido del sacro orrore e il delirio della risata
liberatoria.
Dioniso ha più maschere: quella del bambino impaurito, abbandonato, che
rischia di essere ucciso, e quella del vendicatore, "martellatore di uomini". La
maschera serve soprattutto per ammaliare le sue prede, soprattutto di notte.
Egli infatti non viene raffigurato per essere contemplato. E' lui che guarda
fisso negli occhi la vittima designata.
I luoghi privilegiati dell'epifania dionisiaca sono lontani dalla sfera
sociale comune, dai principali luoghi pubblici: sono cioè gli anfratti, le
cavità scavate nella roccia, i coni d'ombra, luoghi sacri per le celebrazioni
autonome, clandestine, alternative alle cerimonie religiose.
A differenza degli dèi dell'Olimpo, Dioniso non ha mai una sede fissa. E'
soltanto uno straniero, che viene di lontano (Lidia, Tracia).
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