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IDENTITA' DI DIONISO: SECONDO IL MITO
SPIRITO VENDICATIVO
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Già adolescente, egli si propone di far pagare agli uomini quanto ha sofferto
da bambino, e pretenderà soprattutto che gli riconoscano la sua natura divina e
il suo culto orgiastico, connesso all'uso smodato del vino e delle droghe in
genere.
Le "tragedie", con la crescita di questo dio, iniziano subito. Dopo aver
regalato il vino a Icario, in Attica, gli consiglia di dividerlo con alcuni
pastori, i quali però, appena assaggiatolo, ne bevono oltre misura, fino a
ubriacarsi.
A un certo punto si credono avvelenati e, per vendicarsi, uccidono Icario, la
cui figlia Erigone, quando scopre il cadavere, sconvolta s'impicca.
Dioniso non può tollerare la morte dei propri discepoli (anche il re di
Tracia, Licurgo, inseguiva e uccideva le sue Baccanti), sicché fa diventare
folli le fanciulle dell'Attica, anch'esse destinate al suicidio.
Il dio placa la sua collera solo dopo aver ottenuto dagli ateniesi la
punizione dei pastori.
In un altro episodio alcuni pirati rapiscono Dioniso, contro il parere del
pilota, che riconosce la sua natura divina. Dioniso elimina il capitano della
nave e trasforma gli altri in delfini. Solo il pilota si salva. Un episodio
significativo, poiché qui i protagonisti conducevano una vita come quella di
Dioniso, ai margini della società, e forse anzi con qualche motivazione in più,
eppure il dissenso nei confronti di questi individui borderline è netto
da parte del dio, che vuole sentirsi un riscattato a tutti i costi e non ama
frequentare gente di basso rango.
Nella tragedia delle Baccanti egli torna a Tebe per rendere giustizia alla
tragica morte della madre e soprattutto per vendicarsi dei soprusi patiti da
giovane. Più volte dirà che persino le zie (le sorelle di Semele) gli negavano
la paternità divina, cioè in sostanza sostenevano ch'egli fosse un "bastardo",
un "figlio di nessuno", e per questa ragione verranno punite.
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