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L@ M;-)SCHERA
Il simbolo della maschera indica un bisogno di protezione, ma anche di
trasformazione. E' il non-essere che vorrebbe farsi essere, l'occultamento che
presume di farsi disvelamento. E' identificante di un'assenza, di una diversità,
a volte di una patologia.
Nell'antichità le maschere rappresentavano le forze sovrannaturali della
divinità; qui invece sembrano rappresentare le forze subnaturali dell'uomo,
l'incapacità di essere e, insieme. la ribellione a questa incapacità, la volontà di
superarla o di sfuggire a un giudizio che condanna a un ruolo
prestabilito. La maschera serve per nascondere un vuoto e nel contempo per
indicare che si vuole colmarlo con un pieno diverso.
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L'uomo è maschera di se stesso, che si dà un potere di mimetizzazione per
sfuggire a una maledizione le cui cause vengono ritenute inspiegabili, non ben
identificate. Il malessere viene avvertito come generale oltre che come
individuale, ed è un malessere percepito come sovrastante la libertà
individuale. Tant'è che le figure sono prive di contesto, sono atemporali, come
se dessero per scontato il male di vivere. Nel mondo africano la maschera serve allo stregone per dimostrare la propria
superiorità o la superiorità dei poteri ch'egli rappresenta, poteri che legano
la comunità alle forze sovrannaturali, in cui la comunità crede. E' un simbolo
che dimostra un potere che già si possiede, riconosciuto dal collettivo.
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Qui invece si rivendica un potere che nasce da un'impotenza, dall'incapacità
di vivere. Le forze sovrannaturali (che qui di religioso non hanno nulla) sono un maledizione da evitarsi appunto con
l'uso della maschera, che nasconde l'identità e ne fa apparire un'altra.
La svolta, negativa, contestativa, ribellistica, anche se nell'ambito del
sistema, sta proprio nelle maschere: le mani sono scomparse perché diventate inutili. La
maschera serve per togliere allo sguardo la fissità che giudica il mondo, che
giudica l'osservatore.
L'artista che percepiva l'alienazione moderna e che dipingeva figure per denunciarla
(vedi soprattutto il "periodo blu"),
ora sceglie una forma di compromesso: non più figure di denuncia, ma figure che
si nascondono, per rendere più leggero il peso dell'alienazione; in cambio
l'osservatore deve accettare la scomposizione della figura che, essendo alienata,
non può più presentarsi quale essa è. L'osservatore deve accettare che l'arte di
Picasso si ponga come conseguenza ultima dell'arte occidentale, a sua volta
specchio della società borghese decadente. L'identità è stata frantumata dalla storia della civiltà borghese, per cui è
irrappresentabile: la maschera, o meglio la scomposizione del soggetto, diventa
l'unico modo che l'artista ha di non giudicare l'osservatore e l'osservatore
l'unico modo che ha di guardare se stesso.
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Dunque con questo dipinto Picasso ha voluto mostrare non solo se stesso, ma,
con un'acuta consapevolezza artistica,
anche tutta l'arte occidentale fino al suo tempo e ha posto le basi per uno
sviluppo ambivalente: uno sviluppo che poteva portare o alla distruzione dell'arte
in quanto tale, o alla trasformazione dell'arte in strumento di contestazione
della realtà sociale. Saranno le guerre mondiali a fargli capire che per
esprimere al meglio le istanze popolari doveva rendere il cubismo
intelligibile alle masse. Di qui il capolavoro di
Guernica. |
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