STORIA DEL MEDIOEVO
Feudalesimo e Cristianesimo medievale


STORIA DELLE ERESIE CRISTIANE MEDIEVALI

I - II - III - IV - V - VI

Rivolta delle jacqueries nella città di Meaux nel 1357

I moti pauperistici e apostolici del basso Medioevo non ebbero il successo sperato (povertà evangelica nell'ambito della chiesa romana e uguaglianza sociale nell'ambito della società) in quanto predicavano gli ideali del cristianesimo primitivo in un contesto geo-politico caratterizzato sempre più dallo sviluppo commerciale della borghesia, la quale, seppur ostile alla chiesa, non lo era certo in nome della povertà, umiltà e castità.

Nei loro valori i movimenti pauperistici restavano anti-borghesi finché non compresero che se volevano abbattere il potere feudale (laico-ecclesiastico) dovevano associarsi alle rivendicazioni borghesi, rinunciando al proprio radicalismo cristiano.

In effetti, il pauperismo originario era alquanto radicale ma anche privo di un progetto politico sull'intera società: si sperava sempre nella comprensione delle autorità costituite o in qualche sovrano laico chiaramente ghibellino. Tutti i movimenti ereticali del Medioevo (dai catari ai valdesi, dai patarini ai gioachimiti, dagli spirituali agli apostolici), anche quando avevano l'obiettivo di ripristinare un comunitarismo rurale, che il servaggio da una parte e lo sviluppo comunale dall'altra rendevano impossibile, furono strumentalizzati da una borghesia che potesse rivendicare maggiore autonomia nei confronti dei poteri feudali. E la cosa le riuscì perfettamente, in quanto la chiesa, che con quei movimenti non volle cercare alcun compromesso dottrinale o di ortoprassi, sapendo bene che avrebbe dovuto ripensare in toto la sua fisionomia di "istituzione politica", fu costretta a cercarne altri proprio con la borghesia, e di tipo prevalentemente pratico, poiché in Italia la borghesia aveva accettato di restare formalmente "cattolica", senza mettere in discussione, come invece accadrà in buona parte del nord-Europa, le questioni eminentemente dogmatiche.

Nell'alto Medioevo coloro che predicavano seriamente ideali di povertà e uguaglianza erano stati in genere i monaci, che però, quando si ponevano in maniera davvero radicale e contestativa, tendevano a ritirarsi nel deserto. Nell'area occidentale dell'ecumene cristiano li vediamo invece andare a recuperare le terre abbandonate in seguito allo sfacelo dell'impero romano e, come nel caso dei benedettini, potevano anche diventare grandi proprietari terrieri.

Di movimenti sociali contestativi veri e propri, nell'alto Medioevo, se ne vedono solo in area bizantina, dove in realtà vi era stata una solida continuità tra mondo romano pagano e cristiano, il che aveva permesso di mantenere alto un certo livello di benessere, pur negli antagonismi tipici della rendita feudale.

Quando, intorno al Mille, appaiono in occidente le prime eresie pauperistiche, che erano tipicamente urbane, esse avevano subìto ampie influenze da parte di quelle orientali di alcuni secoli prima (pauliciani e bogomili), che però erano state prevalentemente rurali.

Intellettuali provenienti dal mondo borghese o chiericale rinunciavano ai loro privilegi per mettersi a capo di plebi cittadine, cui si associavano molti contadini dipendenti e salariati agricoli, rovinati da un servaggio, che in seguito allo sviluppo dei Comuni, era divenuto insopportabile.

Il modello di vita era il cristianesimo apostolico, che se già nell'alto Medioevo contrastava alquanto con lo stile di vita della nobiltà parassitaria e delle corrotte gerarchie ecclesiastiche, nel basso Medioevo contrastava con lo stile di vita fatto proprio dalla stessa borghesia, che aveva fatto della corruzione un criterio per acquisire potere economico e che pur pretendeva, con la propria operosità, di porsi in alternativa alle classi feudali egemoni.

Paradossalmente quindi quegli ideali evangelici avrebbero avuto più possibilità di realizzarsi nel momento storico in cui meno se ne parlava, proprio perché le condizioni socio-economiche non erano ancora così pesantemente influenzate dalla prassi borghese. Purtroppo però nell'alto Medioevo si permise alla chiesa romana di mettere quelle solide radici del proprio temporalismo che, con l'aiuto fondamentale della classe nobiliare, l'avrebbero vista trionfare nei secoli successivi.

* * *

La rivolta dolciniana fu praticamente l'ultima del Medioevo che si ponesse in netta antitesi al concetto di "ricchezza", essendo ancora a favore della povertà e dell'uguaglianza assolute tra gli aderenti alla comunità.

A partire dalla fine del Trecento, con Wycliffe e Huss, le rivolte non saranno contro la ricchezza in generale, ma soltanto contro quella del clero regolare e secolare. Le rivolte chiederanno non tanto un ritorno al vangelo (se non in maniera formale), quanto piuttosto una redistribuzione delle ricchezze (in Italia chi anticipò tutti fu Arnaldo da Brescia).

Il recupero degli ideali evangelici non sarà più "integrale", come prima, ma "formale", nel senso che l'argomento veniva usato per contestare gli abusi del clero, ma non per impostare su di esso uno stile di vita alternativo. L'ideale era, per così dire, quello di una "chiesa a buon mercato", che si realizzerà compiutamente solo con la Riforma protestante.

Se la prima grande sollevazione plebeo-contadina del sec. XIV (1303-1307) fu quella di Dolcino, questa fu anche l'ultima in cui la povertà veniva considerata un valore di vita. A partire già dalla sollevazione contadina inglese del 1381, appoggiata dai Lollardi di Wycliffe, si afferma l'idea di eliminare le ricchezze del clero per diventare "borghesi", tant'è che sia Wycliffe che Huss furono in qualche modo protetti dai loro rispettivi sovrani.

Il valore dominante non era più la "povertà evangelica" bensì il "lavoro produttivo", in antitesi alle rendite feudali (laico-ecclesiastiche), per quanto si volesse ancora un lavoro "aggregante", "tra eguali", come ben risulta tra gli anabattisti di Muntzer.

Quando la borghesia nord-europea diventa eretica sul piano dottrinale, in Italia la sconfitta della teocrazia pontificia aveva permesso di realizzare un compromesso tra chiesa e borghesia, che porterà poi alla nascita dell'Umanesimo e del Rinascimento. Ciò fu reso possibile anche grazie all'acuta crisi del papato post-avignonese, costretto ad accettare le tesi conciliariste del clero che rappresentava la borghesia progressista nord-europea, la quale però non fece nulla per impedire che i due eretici democratici (J. Huss e Girolamo di Praga) venissero eliminati (e Wycliffe condannato post-mortem).

Col Concilio di Costanza per la prima volta la borghesia nord-europea aveva fatto capire che avrebbe rinunciato alle idee estremistiche della povertà evangelica, ma non avrebbe tollerato ingerenze politiche del papato nei propri territori.

Nel Quattrocento infatti inizia a formarsi nel nord-Europa una situazione inedita: alcuni sovrani (soprattutto in Boemia) difendono gli eretici del loro paese secondo uno spirito patriottico, per fare in modo che la nuova chiesa scismatica possa essere tenuta pienamente sotto controllo, dopo essere stata sponsorizzata in funzione anti-cattolica.

L'ultimo a opporsi alle ricchezze, non solo del clero ma anche borghesi, fu Girolamo Savonarola, la cui predicazione però non presentava caratteri innovativi sul piano dottrinale. Il Savonarola aveva semplicemente capito che la borghesia fiorentina si comportava esattamente come il papato che diceva di voler combattere.

Dopo di lui gli eretici umanisti non avranno più l'obiettivo di riformare la chiesa, ma di distaccarsene progressivamente, sul piano intellettuale, onde affermare nuovi principi di vita, sempre più laico-umanistici.

Nelle città la contestazione ereticale si trasformerà, nelle mani della borghesia, in un approccio opportunistico alla fede, nel senso che i borghesi riconosceranno sì il potere corrotto dell'alto clero, ma a condizione che si permetta loro di emanciparsi economicamente usando gli stessi strumenti corruttivi.

Infatti quando scoppia la Riforma protestante, in Italia troverà tutti impreparati, essendosi qui stabilito da tempo un compromesso tra chiesa e borghesia che avrebbe permesso a entrambe di svilupparsi in maniera indisturbata. Al papato premeva soltanto essere riconosciuto formalmente come unica ideologia dominante, poggiante su un proprio territorio ben definito; per il resto la borghesia poteva fare ciò che voleva.

* * *

Alla fine del Trecento, dopo lo spaventoso massacro del movimento dolciniano, gli eretici cominciarono a capire due cose:

  1. che la povertà come ideale di vita era irrealizzabile e che al massimo si poteva parlare di uguaglianza sociale (in cui i beni fossero equamente distribuiti);
  2. che una riforma della chiesa romana non sarebbe stata possibile in alcun modo, né dall'interno (come p.es. tentavano di fare i francescani spirituali e movimenti affini), né dall'esterno (predicando eresie teologiche che non ambissero a porsi in maniera scismatica o chiedendo l'intervento di sovrani illuminati).

Posto questo, si cominciò a pensare seriamente a due alternative:

  1. agganciare il movimento di protesta religiosa alle istanze emancipative delle realtà sociali che soffrivano maggiormente le contraddizioni del nuovo sviluppo urbano, il quale, a sua volta, aveva riflessi particolarmente negativi sui contadini dipendenti dai signori feudali. Le eresie quindi non potevano più avere un astratto contenuto religioso eversivo, vivibile solo in piccole comuni, ma dovevano privilegiare le rivendicazioni sociali di quei lavoratori che non avvertivano neppure il problema di una differenziazione teologica rispetto alla chiesa dominante;
  2. alla chiesa romana andava contrapposta una chiesa del tutto diversa, non tanto eretica quanto piuttosto scismatica, cioè del tutto separata, che si ponesse come chiesa nazionale, con la complicità delle autorità costituite, intenzionata decisamente a sviluppare un proprio spirito nazionale borghese. Dunque una chiesa di stato favorevole all'esproprio di beni della chiesa romana, a partire dalle proprietà del clero regolare.

Questo processo inizia praticamente, in forma molto embrionale, con gli eretici Wycliffe e Hus e troverà la sua più completa affermazione con la Riforma protestante.

Fonti


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia medievale
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 01/05/2015