STORIA DEL MEDIOEVO
Feudalesimo e Cristianesimo medievale


STORIA DELLE ERESIE CRISTIANE MEDIEVALI

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Rivendicazioni contadine al cospetto del loro feudatario

Nella fase iniziale dello sviluppo della chiesa latina medievale, quindi subito dopo il crollo dell'impero romano d'occidente, si assiste a questo evidente fenomeno: quanto più la sede romana si allontanava da quella ortodossa di Costantinopoli, tanto più essa cercava alleanze strategiche coi regni romano-barbarici al fine di realizzare un proprio dominio politico-religioso da porre in concorrenza a quello bizantino del basileus. Ostrogoti, Longobardi e Franchi furono i primi gruppi germanici a intavolare col papato trattative politiche di reciproco interesse.

In opposizione a questo progetto egemonico vi erano i partiti religiosi filo-bizantini, almeno fino a quando, scomparsi questi, non emergeranno delle proteste tutte interne al primato della sede romana nell'ecumene cristiano-imperiale, dapprima in maniera individuale, tra il basso clero sufficientemente acculturato, poi (a partire dal Mille) sempre più in maniera collettiva, tra le plebi rurali e urbane. In oriente invece i teologi di spicco e gli alti prelati continueranno a contestare le tendenze separatiste ed egemoniche della sede episcopale romana sino alla caduta di Costantinopoli, dopodiché l'anti-latinismo, in ambito cristiano, verrà ereditato dalle chiese slave.

Chi protestava veniva definito "eretico" ("disgregatore di un sistema" e non semplicemente "oppositore di un'idea"), sia in oriente che in occidente e, come tale, veniva perseguitato, benché tra i greci mai in forme così devastanti come tra i latini, tant'è che ancora oggi sussistono chiese che si rifanno alle eresie cristologiche dei primi secoli (copti, armeni, nestoriani, giacobiti ecc.). Ma vedremo che la chiesa romana, invece di affidarsi esclusivamente al "braccio secolare", tenderà col tempo ad assumersi in proprio il compito repressivo, anche contro chi rappresentava lo Stato ai massimi livelli.

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Nell'ambito del clero cattolico la corruzione era molto forte già nell'VIII secolo. Nel 745 il primo concilio convocato dal re franco Pipino il Breve, al tempo di papa Zaccaria, ebbe proprio lo scopo di affrontare questo argomento e per la prima volta si scomunicarono due monaci, Aldeberto di Gallia e Clemente d'Irlanda. Per questioni riguardanti le eresie trinitarie dei secoli precedenti? No, questa volta l'accusa, che si ripeterà per tutto il Medioevo, era quella di "falsa devozione".

In Europa occidentale, più che interessarsi all'interpretazione da dare alla natura o alla persona del Cristo, ci si era limitati a porre in essere il modo concreto di mettere in pratica il messaggio evangelico, e quei due monaci, per la prima volta, avevano fatto capire che il modo scelto dalla chiesa dominante, appoggiata dai Franchi, era incoerente con quel messaggio, per cui si sentivano autorizzati a comportarsi non secondo le regole ma secondo la loro coscienza.

Da allora sino alla fine dello Stato della chiesa, cioè per un intero millennio, le contestazioni, sempre più radicali, non avranno soste. Ed è bene precisare subito che non tutte serviranno a migliorare i rapporti della chiesa col vangelo; il più delle volte anzi avranno effetti contrari a quelli sperati e non faranno che ridurre il tasso della morale sociale, allargando il raggio d'azione della corruzione dai vertici alla base.

La cosa curiosa fu che proprio mentre si formava il sacro romano impero (già esistente legalmente a Bisanzio), i due principali artefici di questo abuso, Carlo Magno e papa Leone III, che per avvalorare il colpo di stato avevano prodotto la falsa Donazione di Costantino, permettendosi il lusso di falsificare anche il Credo col Filioque, col pretesto di dover combattere l'eresia, in ben cinque concili si preoccuparono di sanzionare pesantemente quel clero regolare e secolare che teneva comportamenti giudicati moralmente riprovevoli. Comportamenti che riguardavano l'usura, la simonia, l'aggiotaggio, il libertinaggio ecc.

Nei secoli VIII, IX e X papi e vescovi cattolici punivano severamente i membri acculturati del basso clero colpevoli soltanto di ingenuità, in quanto, per poter fare le stesse cose dell'alto clero, mettevano in crisi il valore salvifico dei sacramenti, mostrando così di non avere strumenti adeguati né per celare gli stessi abusi di chi li accusava né per proporre una vera alternativa alla corruzione dilagante tra il clero.

Indubbiamente nell'alto Medioevo, in mezzo a una generale miseria, non si poteva fare del "pauperismo evangelico" un ideale di vita contro le istituzioni corrotte, come invece si farà nel basso Medioevo, ove gli interessi della borghesia "socializzeranno" per così dire la corruzione dell'alto clero.

Nel primo mezzo millennio l'unico modo che il basso clero aveva di opporsi alla corruzione dell'alto clero - quando non finiva per comportarsi nella stessa maniera - era quello di sminuire la portata dei contenuti della fede (oggi avremmo detto di "laicizzarli").

Il primo a fare una cosa del genere fu il monaco sassone Gotescalco, che, con la sua teoria della predestinazione al bene e al male voluta da dio, arrivava a minare la funzione salvifica e mediatrice della chiesa. Gotescalco fu condannato a una pubblica fustigazione e all'ergastolo. Nondimeno la sua teoria - come è facile immaginare - verrà ripresa, 700 anni dopo, nel corso della Riforma protestante.

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Per tutto il Medioevo non s'è mai fatta distinzione tra "errore" ed "errante" (anche se i metodi che usavano i cattolici per punire gli eretici erano sicuramente più sbrigativi e cruenti di quelli usati dagli ortodossi) ed era del tutto impensabile favorire la "libertà di coscienza" in materia di fede religiosa. Per non incorrere in pesanti sanzioni, l'eretico doveva immediatamente rinunciare alle proprie convinzioni.

Forse può apparire strano che qui si sostenga che gli eretici spesso formulavano tesi che, pur partendo da giuste istanze di condanna della corruzione ecclesiastica, contenevano aspetti unilaterali, estremistici, che i teologi cattolici non avevano difficoltà a individuare.

Gli storici occidentali, poco avvezzi a comprendere il significato delle diatribe teologiche, sono soliti lamentarsi che le eresie trinitarie e cristologiche dei primi sette concili ecumenici, presentano molti aspetti a dir poco incomprensibili. Eppure fu proprio quell'elaborazione teoretica di altissimo livello che permise poi ai teologi conservatori di smascherare facilmente la natura delle eresie.

Questo per dire che tutte le eresie medievali sorte in ambito cattolico risultano effettivamente deficitarie di qualcosa sul piano strettamente teologico, anche se partono dalle motivazioni etiche e sociali più giuste di questo mondo.

Forse gli unici due casi in cui risultava del tutto infondata una qualunque obiezione da parte delle autorità cattoliche erano i seguenti:

  1. quando gli eretici contestavano il nesso organico che il papato poneva tra politica e religione;
  2. quando la contestazione voleva essere un ritorno all'ortodossia greco-bizantina (che il mondo slavo acquisì intorno al Mille e che definitivamente ereditò dopo il 1453).

Al di fuori di questi due casi, restava soltanto un'alternativa per opporsi con efficacia sia alla teologia che alla teocrazia della chiesa romana: produrre una teoria di tipo laico-umanistico (cosa che avverrà solo a partire dall'Umanesimo-Rinascimento), sostenuta da una prassi di democrazia sociale (cosa che avverrà solo con la nascita del socialismo).

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Le eresie altomedievali in area euroccidentale vanno strettamente collegate alla diffusione del feudalesimo carolingio e quindi alla nascita della chiesa di stato. Il sistema carolingio divenne insopportabile già al suo sorgere in quanto tendeva ad eliminare ogni autonomia locale, imponendo forti gerarchie politiche. Tuttavia il livello culturale della società era ancora così basso che non poterono essere usate forme ereticali di contestazione del sistema.

Fino ad allora tutte le eresie cristologiche e trinitarie erano nate in area bizantina, proprio perché qui il livello culturale era molto alto, esistendo una forte urbanizzazione dell'impero. Ci si serviva delle eresie non solo per contestare la teocrazia dell'impero e il lusso di certi apparati di potere (laici ed ecclesiastici), ma anche per staccare da esso pezzi di territorio da gestire autonomamente, che saranno poi i primi a cadere sotto l'urto dell'islam.

Quando in oriente nascono le prime eresie pauperistiche (pauliciani, bogomili ecc.), subito dopo quelle cristologiche, nell'area occidentale l'unico vero centro ereticale restava la stessa sede romana, sempre più intenzionata a produrre un'ideologia politica in virtù della quale potesse sottrarsi all'influenza bizantina, costituendosi essa stessa come centro di potere politico-religioso. I Franchi e i pontefici si spalleggiavano a vicenda.

Tutte le eresie altomedievali dell'Europa occidentale, quando non erano prodotte o fatte proprie dalla stessa chiesa romana in funzione anti-bizantina, non ebbero mai un carattere di massa, proprio perché si limitavano a elaborazioni individuali di esponenti del basso clero (soprattutto monaci intellettuali) che diffondevano una forma di contestazione molto particolare, finalizzata a screditare il potere salvifico dei sacramenti. Si inizierà a fare del "pauperismo" un valore di vita alternativo alla corruzione dominante soltanto quando l'occidente si sarà fortemente urbanizzato, esprimendo così il proprio anti-feudalesimo in maniera borghese.

Quando l'impero carolingio si sfasciò, con Carlo il Grosso, la corruzione era già così forte che le grandi famiglie feudali, formate dalla stessa cultura della chiesa romana, decisero d'interferire direttamente nella designazione dei pontefici, portando alle sue logiche conseguenze la corruzione implicita in questa carica.

Il primo papa a far fuori un altro papa, Bonifacio VI, regolarmente eletto, fu Stefano VII, nell'897, imposto dai duchi di Spoleto, dopodiché anche lui fu arrestato e strangolato in carcere. Da allora la corruzione intorno alla carica pontificia andò così aumentando da intersecarsi con una serie di incredibili delitti, cui si cercò di porre rimedio in due modi:

  1. da parte imperiale (ai Franchi s'erano già sostituiti i Sassoni), mirando a imporre il cesaropapismo (l'alto clero, incluso il papa, doveva essere di nomina imperiale);
  2. da parte monastica (riforma cluniacense), attribuendo la corruzione dell'alto clero proprio al cesaropapismo. La riforma di Cluny, sotto il pretesto di una totale indipendenza delle nomine ecclesiastiche dalla volontà dei sovrani, finì col pretendere una netta subordinazione dello Stato al potere politico-teocratico del papato.

Gli strati sociali meno acculturati vedevano nel Mille la fine del mondo come rimedio allo sfacelo morale della chiesa. Fu proprio tra questi strati rurali che venne fuori la prima contestazione ereticale popolare, nel 1004, allorché il contadino francese Leutard, dopo aver tolto il crocifisso dalla chiesa, si mise a predicare contro il clero corrotto, invitando i suoi compaesani a non pagare le decime. Ufficialmente morì suicida.

Meno di vent'anni dopo una quindicina di chierici di Orléans, con non pochi seguaci, fondarono una loro comunità religiosa priva di sacramenti e di cerimonie. Per la prima volta le autorità usarono il rogo per giustiziare i principali responsabili dell'eresia.

Lo stesso accadeva ad Arras: alcuni ex-monaci andavano predicando che i sacramenti amministrati da un clero peccatore non potevano avere alcun effetto, che l'eucaristia era solo un rito commemorativo e che ognuno deve guadagnarsi da vivere lavorando. Il vescovo li obbligherà ad abiurare.

L'idea di vivere in maniera austera, basandosi sull'autoconsumo e sulla comunione dei beni, senza gerarchie di sorta cui obbedire, venne in mente anche a Gerardo di Monforte (Asti), che riuscì a convincere persino alcuni nobili. Invece che abiurare, preferirono morire sul rogo.

Nel bel mezzo di queste persecuzioni anti-ereticali scoppiò lo scisma del papato dalla chiesa bizantina (1054), perché questa le chiedeva insistentemente, tra le altre cose, di togliere il Filioque dal Credo e di permettere al clero di sposarsi.

Fonti


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia medievale
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Aggiornamento: 01/05/2015