STORIA DEL MEDIOEVO
Feudalesimo e Cristianesimo medievale


STORIA DELLE ERESIE CRISTIANE MEDIEVALI

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D. Burruguete, San Domenico di Guzman brucia libri eretici

Nella prima metà del secolo XII i movimenti pauperistici contestativi avevano smesso di credere nella volontà riformatrice della chiesa, cioè avevano capito che la riforma cluniacense, pur essendo partita dalla giusta esigenza di sottrarre le investiture ecclesiastiche all'autorità imperiale, era destinata a fare del papato l'unico "imperatore" europeo dotato di poteri effettivi.

Il principale di essi, postosi nettamente fuori della chiesa romana, era quello "cataro", che in greco significava "puro". Le origini più antiche di questo movimento vanno ricercate in Armenia, dove nei secoli VII-IX, fino a quando vennero espulsi, si chiamavano "pauliciani"; in Tracia e Bulgaria si chiameranno invece "bogomili" ed erano inizialmente di estrazione contadina (qui sopravviveranno sino all'invasione ottomana).

Più volte perseguitati dai basileus bizantini (842, 870, 1118, 1143), essi riuscirono ugualmente a diffondersi in Serbia, Romania, Macedonia, Bulgaria e Dalmazia e, grazie ai contatti commerciali influenzati dalla seconda crociata, anche in Germania e in Francia. Papa Innocenzo III, nel 1200, chiese al re ungherese Imre di sterminarli, ma non se ne fece nulla.

E' sul modello delle loro chiese che si formarono quelle catare, che nella Francia meridionale (Linguadoca e Provenza) presero il nome di "albigesi" (dalla città di Albi). L'ideologia dominante era di tipo dualistico (bene e male assolutamente separati), che ricordava il manicheismo dei primi secoli. Svolgevano una vita itinerante, astenendosi da piaceri carnali e materiali, praticando povertà e umiltà. Teologicamente erano ostili a tutti i dogmi relativi all'incarnazione del Cristo. Per le donne l'adesione al principio di uguaglianza di genere era sicuramente una forma di emancipazione.

Quando nel movimento cominciarono ad affluire credenti di estrazione borghese e nobiliare, si riservò la purezza integrale (e la povertà) soltanto agli esponenti ecclesiastici, mentre gli altri fedeli potevano fare ciò che volevano, anche praticare l'usura, sicché facilmente le comunità catare potevano diventare molto ricche.

I catari, essendo fondamentalmente anticlericali, difendevano i ghibellini di tutta Europa, ma anche, per allargare il consenso sociale, le regioni meridionali della Francia oppresse da quelle settentrionali. Il loro laicismo spaventava, anche perché, in seguito al fallimento della terza crociata, si stava pensando che non si sarebbe mai potuto vincere l'islam se prima di tutto non si fossero eliminati i "nemici interni". La scintilla che fece scattare la persecuzione fu l'assassinio di un legato pontificio.

Nel 1208 papa Innocenzo III bandiva contro di loro una crociata che ben presto si sarebbe trasformata in una guerra di sterminio e di conquista (nella sola Béziers i morti furono circa 20.000), in cui la nobiltà francese del nord poté approfittarne per occupare grandi feudi del sud (in cui non vi erano solo catari ma anche cattolici latini). La stessa grande tradizione culturale occitana entrerà irreversibilmente nell'orbita della lingua d'oil.

Il IV Concilio Lateranense esultò per questa immane carneficina, approfittandone per inventarsi nuovi dogmi (transustanziazione, confessione auricolare ecc.), per condannare non solo i catari, ma anche i valdesi e i gioachimiti, per discriminare gli ebrei e per aprire la strada a nuove persecuzioni (p.es. contro le cosiddette "streghe", ma anche contro i ghibellini, giudicati eretici solo per il fatto di parteggiare politicamente per l'imperatore). Tutti i beni dei condannati venivano suddivisi tra i delatori o accusatori, gli inquisitori (generalmente domenicani, in quanto il papato non si fidava dei vescovi) e le autorità locali.

Per la prima volta la crociata veniva usata per eliminare non solo dei nemici non cristiani o acattolici, ma anche chiunque si opponesse al papato: l'eresia veniva configurandosi come un crimine di lesa maestà e l'autorità laica che non eseguiva alla lettera le disposizione pontificie incorreva nella inevitabile scomunica.

Va detto tuttavia che Innocenzo III non usò solo la forza, ma anche l'integrazione dei movimenti pauperistici attraverso il riconoscimento di talune regole di derivazione agostiniana o benedettina. Fu così che si sviluppò il francescanesimo, una parte del quale venne utilizzato contro gli stessi eretici.

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L'origine dei valdesi fu sociologicamente rovesciata rispetto a quella catara. Pietro Valdo infatti era un ricco mercante che nel 1175 aveva dato in elemosina tutti i suoi averi cominciando a predicare la povertà evangelica come valore di vita.

I valdesi di Lione non mettevano in dubbio le verità di fede e la mediazione dei sacerdoti, ma la coerenza del clero rispetto agli ideali evangelici. Sia i cataro-albigesi che i valdesi venivano incontro alle esigenze di quei ceti piccolo-borghesi che cercavano di liberarsi dai pesanti fardelli dei poteri feudali di quel tempo.

Di fronte all'ottusa ostinazione di non permettere loro alcuna forma di predicazione (tanto meno se tenuta da donne), essi inevitabilmente finirono con l'aumentare il carattere eversivo del loro programma, fino a negare la divinità del Cristo, il valore dei sacramenti, dei riti, delle indulgenze ecc. Il tradizionale misticismo cristiano era ridotto a una forma di commemorazione simbolica.

Agli inizi del Duecento i valdesi si erano diffusi anche in Germania, Austria, Svizzera, Italia... Ben presto alla predicazione itinerante basata sulla povertà si sostituì la costituzione di chiese (soprattutto nelle valli alpine) simili a quelle catare, dove l'impegno religioso principale era quello di tradurre nelle lingue volgari tutta la Bibbia: anche in questo si anticipava il luteranesimo di almeno tre secoli.

Proprio nello stesso periodo s'andava formando la corrente apocalittica del monaco calabrese Gioachino da Fiore, che ipotizzava, grazie ad astrusi calcoli generazionali, l'inizio, nel 1260, di un'èra spiritualistica, opposta a quella teocratica dei pontefici.

Un personaggio simile a Valdo, in quanto destinato alle ricchezze mercantili, fu Francesco d'Assisi, che scelse di predicare la povertà, evitando di opporsi esplicitamente alle gerarchie. Tuttavia quando la sua regola fu approvata da papa Onorio III, la povertà assoluta era già stata tolta e a Francesco non rimase che la scelta eremitica: cosa che farà scatenare una profonda inimicizia tra i due rami dell'ordine, spirituale e conventuale.

Fonti


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia medievale
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Aggiornamento: 01/05/2015