Personaggi e luoghi
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Nota: i numeri romani sono relativi alle tavole
dell'epopea di Gilgamesh. Le divinità principali che compaiono dell'Epopea sono
esaminate approfonditamente nella sezione dedicata all'olimpo mesopotamico.
acque dei morti (versione ittita). Segna il confine dell'Oceano che
separa il giardino di Shamash dalla dimora di Utnapishtim.
X
dio degli elementi atmosferici, noto come Ishkur presso i sumeri e Baal
presso i cananei. XI
l'aurora; divinità sposa di Shamash. III
(allallu; in sumerico sipatur = "pastorello") uccello variopinto, amato e
poi abbandonato da Ishtar. Bottero traduce il termine con "ghiandaia
policroma" (Bot
1992, p. 283-285). VI
il cielo ovvero il dio del firmamento. Con sua moglie Antu è progenitore
della maggior parte degli dei, anche se nei miti più arcaici sua moglie è la
dea-madre Mammitum. Figli di
An e di Antu sono i cosiddetti Anunnaki. Condivide con Ishtar la benedizione
sul santuario Eanna (= casa del
cielo) a Uruk. A lui si rivolge Ishtar dopo l'oltraggio di Gilgamesh (VI) per scagliare il Toro Celeste
contro Uruk. I
letteralmente "figli di An". Sono giudici dell'aldilà oppure assemblea
degli dei a seconda del contesto. Per approfondimenti vedi la relativa monografia. VIII
la terra, moglie di An e nota anche come Ki. L'intero universo (anki) è
infatti dato dall'unione fra il cielo (an) e la terra (ki). Poiché tutti i
popoli mesopotamici avevano una loro divinità della terra, le assimilazioni
tra i vari culti produssero numerose varianti mitiche di Antu: Ninhursag
(regina delle montagne), Ninmah (la nobile signora), Nintu (la signora che
genera). Attenzione: non confondetela con la remotissima dea-madre di cui
Antu è figlia. VI
sono i "Grandi Consiglieri" di Gilgamesh e non è escluso che costituiscano
la classe sacerdotale di Uruk. Sono la prima assemblea consultiva di Uruk
presso la quale si rivolge Enkidu per dissuadere Gilgamesh dall'affrontare la
missione alla Foresta dei Cedri. La seconda assemblea è invece quella dei giovani
di Uruk. II
demone a forma di aquila e testa leonina. In origine araldo di
Ningirsu, dio-protettore di Lagash, diviene figura autonoma
che godrà immensa fortuna in tutta l'epica babilonese (e anche oltre, come
Lilith, versione femminile di di echi biblici). Nel Gilgamesh compare nella
sua veste più maligna essendo la creatura onirica che trascina Enkidu agli
Inferi. Questo demone ha quindi funzione simile al Thanatos dei greci (che
trascina Alcesti nell'Ade). La potenza di Anzu era tale che, agitando le sue
ali, poteva provocare tempeste. VII
l'abisso marino dimora del dio Enki. Secondo i babilonesi le acque
primordiali sotterranee dell'Apsu alimentavano i pozzi e i fiumi della terra.
VIII
terra dove è conficcata la montagna (o meglio le montagne) Mashu. In
accadico indica precisamente gli Inferi. IX
forgiano le armi degli eroi diretti alla Foresta dei Cedri (II). Più tardi forgiano
la statua d'oro ad altezza naturale di Enkidu e realizzano il ricchissimo
tesoro che accompagna Enkidu nell'aldilà (VIII).
la dea madre secondo il mito della creazione. E' lei a creare Enkidu
modellando l'argilla. Con la qualifica di "Signora degli dei" era chiamata
anche Belet-Ili. I
il vento degli Inferi, il più potente fra i tredici venti di Shamash. In
origine era kur (la montagna) che combatte contro Ninurta in un celebre mito
(pp. 41-47 Pon
2000). V
altro nome di Utnapishtim. Nome dell'eroe del diluvio nel mito babilonese
del Grande Saggio. XI
altro nome della dea madre. Significa "Signora degli dei".
XI
scriba degli Inferi. VII
divinità degli Inferi, definito "macellaio" forse perché teneva una falce
come nelle nostra rappresentazioni allegoriche della morte. VIII
primo uomo civile ad incontrare Enkidu. Riferirà il suo incontro
direttamente a Gilgamesh che gli affiderà la missione con Shamkhat. Su di lui
cadrà la maledizione di Enkidu in agonia. Dalle versioni mediobabilonesi
dell'epopea apprendiamo il suo nome: Shangashu. I, VII
divinità atmosferica e ministro di Adad. XI
locuzione usata per indicare il regno degli Inferi. Vedi anche Arallu e "Grande
Terra". VII
creatura di Shamash che trasmette a Enkidu la capacità divinatoria di
interpretare i sogni premonitori di Gilgamesh. IV
cocchieri del carro promesso da Ishtar a Gilgamesh. VI
Secondo la lista reale fu uno dei primi re di Uruk ma, dagli studiosi è
cautamente classificato come figura mitologica. Su questo re ci è pervenuto da
Ebla un ciclo epico, parallelo a quelli di Lugalbanda,
Enmerkar e Gilgamesh (pp. 290-291 Mat 1995). Come
divinità è celebrato come il "pastore" perché a lui è connessa la procreazione
degli animali da allevamento. Questa, come il rigoglio della vegetazione, si
verifica solo in una parte dell'anno (p. 140 Sap 1996). La
spiegazione di questo fenomeno viene data dai sumeri nel poema della discesa di
Ishtar agli Inferi alla quale il Gilgamesh fa un brevissimo accenno. In
questo mito Dumuzi, primo di una lunga serie di amanti di Ishtar, è preso in
ostaggio dagli Inferi per consentire alla dea di tornare sulla terra. La
prigionia di Dumuzi dura solo sei mesi l'anno, negli altri sei l'interim viene
preso dalla sorella Geshtinanna affinché Dumuzi riporti la primavera. VI
letteralmente "casa del cielo", a volte indicata come la "pura casa". E' il
nucleo templare di Uruk dedicato agli dei An e Ishtar. In traduzioni spurie è
chiamato anche Etanna. I
detto anche "palazzo eccelso" o "formidabile". E la sede di Ninsun,
dea-sacerdotessa e madre di Gilgamesh. III
letteralmente "casa della montagna". Tempio di Enlil a Nippur.
XII
signore dell'abisso, dio dell'astuzia e delle arti. Protagonista assoluto
di molti miti ha un ruolo marginale nell'epopea, come mostra, per esempio, il
suo silenzio durante il consiglio degli Anunnaki. Per approfondimenti vedi la
relativa monografia. I, VII
compagno d'avventure di Gilgamesh. Nato come uomo primordiale, viene
educato alla civiltà da Shamkat. Dopo un primo scontro con Gilgamesh ne
diviene amico (e secondo alcune interpretazioni pure amante). Insieme a
Gilgamesh sconfigge il guardiano della foresta dei cedri per impossessarsi del
prezioso legno con cui intende costruire una porta sacra ad Enlil. I due eroi
sconfiggono anche il Toro Celeste. Durante un'assemblea degli dei è deciso che
egli muoia. Il lamento di Gilgamesh per la morte di Enkidu è il passo lirico
di massima intensità dell'epopea. Bellissima è anche la rappresentazione
dell'aldilà nel sogno di Enkidu e nel finale dell'opera. Incredibile la
successione di taboo che Enkidu infrange nella sua discesa agli Inferi. I
sovrano degli dei. Letteralmente: signore (en) dell'aria (lil) ma è spesso
osannato come "padre di tutti gli dei" e "signore del cielo e della terra". E'
figlio di An e Antu e, dal 2500 a.C., sostituisce An alla guida della comunità
degli Anunnaki.
Suo santuario è l'Ekur ("casa della montagna") nella città sacra di Nippur. La
sua funzione è sia di creatore, sia di legislatore (sua è la DUB-NAM,
tavoletta dei destini) e sia di giudice (punisce l'umanità col diluvio,
rifiuta di resuscitare Enkidu). Sua moglie è Ninlil. Per approfondimenti vedi
la relativa monografia. I
divinità dei canali di irrigazione. Partecipa all'assemblea degli Anunnaki
che decide di punire gli uomini col diluvio. XI
signora degli Inferi e madre di Ninasu. VII
altro nome per il dio Nergal, signore dell'oltretomba e della guerra.
XI
sovrano mitico di Kish, celebrato nel mito di Etana e l'aquila. Incontra
fugacemente Enkidu nella Casa della Polvere. VII
fiume sacro che bagna il Paese di Sumer e attraversa la città di Uruk.
Nell'Eufrate si getta il Toro Celeste durante il combattimento con Gilgamesh.
V
o carpentiere. E' l'artefice del pukku e il mekku (il tamburo e la
bacchetta del potere a Uruk). E' verosimilmente un'entità astrale e la "casa
del carpentiere" indicherebbe, secondo molti studiosi, una costellazione.
XII
Giardino sacro di Enlil sotto la custodia del mostro Khubaba. E' detta
anche "santuario di Irnini". II
Geograficamente era situata nell'alta Siria vicino a Ebla,
città nota nel III millennio a.C. per il commercio di legname con la regione
mesopotamica e l'Egitto. Nel mito di Nanna a Nippur si parla
espressamente della "Foresta di Ebla" e, in un'iscrizione attribuita a
Sargon di Akkad di "Ebla vicina alla Foresta dei Cedri e ai
Monti d'Argento".
>>> dettagli sulla Foresta
dei Cedri
re di Uruk e protagonista dell'opera. Vedi la sezione
dedicata
cuoco diretto a Uruk che racconta a Enkidu dello ius prima noctis di
Gilgamesh. II
assemblea di giovani ai quali Gilgamesh chiede l'approvazione per la
missione alla foresta dei cedri. II
locuzione usata per indicare gli Inferi. Vedi anche Casa della
Polvere e Arallu. VIII
in senso lato indica la comunità di tutti gli dei. Nello specifico è il
nome delle divinità astrali, contrapposte agli Anunnaki, divinità sotterranee.
II, XI
appellativo di divinità femminili, soprattutto di Ishtar. La foresta dei
cedri è chiamata anche "santuario di Irnini". V
sposa vergine al cui capezzale giunge Gilgamesh con la pretesa dello ius
primae noctis. Il suo nome è lo stesso di una dea, talvolta associata (forse
come moglie) al dio Dagan e alla dea Ishtar nel suo aspetto di dea dell'amore.
Altro aspetto di Ishkara è quello di dea-madre, procreatrice dei Sibittu (i
Sette dei), il cui simbolo era uno scorpione (p. 63 Sap 2001). II
frutticoltore/giardiniere di An. VI Amato da Ishtar la
respinge; per punizione è trasformato in talpa (= dallalu, assonante con Allalu) o, se
leggiamo nel nome il destino, è trasformato in rospo (= shullanu, ossia il
verrucoso!). Il mito è ampiamente sviluppato nella vicenda di Ishtar e
Shukaletuda (variante sumerica di Shullanu) dove è narrata la
nascita del giardiniere. In origine Shukaletuda era un corvo che su ordini di
Enki creò la palma; a sua volta il corvo fu trasformato in
custode antropomorfo dell'albero sacro. Per un interessante approfondimento
vedi Bot 1992,
pp. 266-285. Sull'esaltazione mitica della palma da datteri vedi invece la
tenzone Palma vs. Tamarisco in Pon
1996.
dea dell'amore venerata a Uruk nel tempio dell'Eanna. Invaghitasi di
Gilgamesh, viene da lui rifiutata. Per vendicarsi manda sul Paese di Sumer la
calamità del Toro Celeste. Per approfondimenti vedi la relativa monografia. I
in sumerico Huwawa. E' il custode della Foresta dei Cedri, a lui ci si
riferisce come "guardiano della Foresta". La sua imbattibilità deriva dai
sette veli sacri che indossa. Nelle rappresentazioni ha denti di drago, una
faccia raccapricciante fatta di viscere, un urlo assordante come un diluvio.
II
complesso di monti dove si dirigono Gilgamesh e Enkidu per raggiungere la
Foresta dei Cedri. Nel testo originale è kur.lab-na-nu (kur = montagna).
IV
padre di Gilgamesh, onorato come un dio al termine dello scontro col Toro
Celeste. Lugalbanda è protagonista di un autonomo ciclo epico del quale sono
sopravvissuti due miti. I, VI
nome della dea madre. Da sola, o insieme ad An a seconda dei miti, genera i
primi dei fra cui la dea-terra (ki) che insieme al dio-cielo (an) costituirà
l'intero universo (anki). Ma soprattutto è colei che materialmente crea l'uomo
dall'argilla e il sangue (di un dio ribelle...) su progetto di Enki come
narrano l'Enuma Elish e l'Atramkhasis.
Varianti del nome: Mammu, Nammu, Aruru. X
figlio di Enki e signore della terza generazione degli dei. E' patrono di
Babilonia. Per approfondimenti vedi la relativa monografia. III
letteralmente "doppio", nome assegnato alla coppia di monti gemelli dove il
Sole sorge (picco a Oriente) e tramonta (picco a Occidente). IX
personaggio anonimo nell'epopea ninivita, si chiama Nakhmizuli in quella
khurrita. Vedi anche uomini-scorpione.
IX
vive il diluvio in prima persona; commossa da Gilgamesh propone al marito
di fargli un regalo di commiato. XI
il fato, potente divinità responsabile della morte, dell’epidemia omicida e
visir di Ereshkigal.
Secondo una terrificante rappresentazione egli non ha mani, non ha piedi, non
beve e non si nutre. XII
Co-reggente agli Inferi e marito di Ereshkigal.
Tiene prigioniero Enkidu dopo che questo ha infranto numerosi tabù scendendo
sottoterra per recuperare il pukku e il mekku, scettri del potere regale a
Uruk. E' protagonista di un miti e cicli epici autonomi di immensa importanza
(le due versioni di Nergal & Ereshkigal; l'Epopea
di Erra). Per approfondimenti vedi la relativa monografia. XII
figlia di Ereshkigal,
signora degli Inferi. XII
madre di Gilgamesh e dea-sacerdotessa che dimora nell'Egalmah.
I
altro appellativo di Enki, richiamato
nell'assemblea degli Anunnaki che decreta di terminare l'umanità tramite il
diluvio. XI
dio guerriero figlio di Enlil. E' anche divinità del vento del sud.
Partecipa all'assemblea degli Anunnaki che decreta la punizione per l'umanità.
Il ciclo di Ninurta (in origine Ningirsu) è tra i più apprezzati
dell'antichità. Ricordo i bei miti Ninurta vs. Asakku (il signore delle
pietre) e Ninurta vs. Anzu. I, XI
antichissima città sumerica consacrata a Enlil. V
o Nimush; è il monte dove si ferma l'arca di Utnapishtim al termine del
diluvio; equivalente al biblico Ararat. XI
altro riferimento alla Terra di Sumer. VI
primi uomini civili ad accogliere Enkidu. Un pastore compare anche
nell'elenco degli amanti di Ishtar. II, VI
simbolo regale di Gilgamesh. I, XII La maggior parte
degli interpreti traduce come "tamburo". In questo senso è percosso da
Gilgamesh col mekku ("bacchetta") per radunare i giovani di Uruk. Secondo
altri studiosi andrebbe tradotto come "cerchio" o "palla" ("ball" in
Geo 1999). In
realtà non si è ancora capito bene di cosa si tratti (per uno studio comparato
vedi San 2003
Appendice 11).
timoniere e forse capo-costruttore dell'arca di Utnapishtim.
XI
cippi con funzione apotropaica (in originale shut abne). Prima di
venire distrutte da Gilgamesh, servivano a proteggere l'imbarcazione di
Urshanabi dalle acque della
morte. X
unità di misura della superficie con la quale si esprimono le dimensioni di
Uruk e dell'Eanna. Equivale a un miglio quadrato secondo George, o
centinaia di ettari (3.900.000 mq) secondo Saporetti. I
noti anche come apkallu (uomini-pesce). Emissari di Enki usciti dal mare (o
meglio dall'Apsu) per portare la sapienza fra gli uomini in età remota.
Secondo i babilonesi il primo di essi fu il saggio Adapa (ricordato da
Assurbanipal in una celebre iscrizione). I
dio del sole, degli oracoli, della giustizia e protettore di Gilgamesh in
tutte le sue avventure. Nel suo giardino, custodito dalla vivandiera Siduri, si rifocilla
prima di sorgere ogni mattina ed attraversare il firmamento a bordo del suo
cocchio. Per approfondimenti vedi la relativa monografia. I
la prostituta sacra che introduce Enkidu alla civiltà. Si chiama Shamkatum
nel poema paleobabilonese. I, VII
divinità atmosferica e ministro di Adad. XI
antichissima città pre-esistente al diluvio e governata da Utnapishtim. E'
l'odierna Fara. XI
(o Shiduri) la vivandiera che presiede il giardino di Shamash presso la
riva del mare della
morte. IX E' un
personaggio straordinariamente carico di significati allegorici (presiede un
luogo di passaggio tra la vita e la morte) e filosofici (si pensi alla sua
esortazione nella versione
paleobabilonese del poema). Figure mitiche che spesso le vengono
affiancate per analogia concettuale sono: l'omerica Calipso
ed il suo giardino incantato, la dea-scorpione egizia Selkis
(che accoglie le anime dei defunti in transito), Ran moglie
di Ægir nel ciclo dell'Edda (che ristorava gli annegati
nell'anticamera della morte). Per uno studio comparato vedi San 2003 cap.
22.
divinità madre dei cavalli. VI
uno dei tredici venti di Shamash. V
la luna. Nonstante Gilgamesh lo ritenga il più potente tra gli dei, egli
rifiuta di aiutarlo a riportare Enkidu sulla terra (XI). E' figlio di Enlil e
Ninlil e divinità tutelare di Ur. Insieme a sua moglie Ningal genera Utu (Shamash) e Inanna
(Ishtar). IX
città sumerica consacrata a Shamash. V
montagna che fronteggia la valle della Bekaa oltre la quale sorgono le
alture del Libano. Secondo il mito, il monte Sirara e il monte Libano, in
origine uniti, si sono separati a causa degli urti provocati dallo scontro con
Gilgamesh-Khubaba. V
Misteriosa presenza del secondo sogno premonitore di Gilgalmesh. Aiuta
Gilgamesh che è stato travolto da una montagna, lo cura, gli da da bere e lo
rincuora. Probabilmente è una trasfigurazione di Shamash. IV
dio della steppa, delle piante e degli animali che vi vivono. Le sue
fattezze sono prese a modello da Aruru per creare Enkidu. I
creatura astrale portatrice di morte e disgrazie a Uruk che combatte contro
Gilgamesh e Enkidu. Secondo la Discesa di Ishtar agli Inferi
sarebbe marito di Ereshkigal e si chiamerebbe Gugalanna
(in sumerico Gud-gal-ana = toro grande del cielo). Nella fattispecie
è una costellazione. VI
tempeste mandate da Shamash in aiuto a Gilgamesh nel corso dello scontro
con Khubaba. V
signore di Shuruppak e padre di Utnapishtim. IX
(o Ulai) fiume forse localizzabile in Elam, sede di un'impresa della coppia
Gilgamesh-Enkidu di cui nulla è rimasto a parte i pochi versi dell'Epopea.
L'idronimo è citato anche nella Bibbia nel quarto sogno di Daniele. VIII
creature degli Inferi poste a guardia delle montagne Mashu.
IX
Città-stato del Paese di Sumer, spesso definita "l'ovile" per la sua
prosperità economica. Proverbiale è la maestosità delle sue mura e la sua
"grande porta". Ogni anno vi si celebra la festa del Nuovo Anno. I
procacciatore di legname e traghettatore di Utnapishtim. Accompagna
Gilgamesh a Uruk nel viaggio di ritorno. X
letteralmente "colui che vide la vita" perché dopo essere sopravvissuto al
diluvio ottiene la vita eterna. La sua dimora è infatti detta "paese del
vivente" e corrisponde alla foce dei fiumi oppure al sumerico paese del sole
(Dilmun). Prima del diluvio era sovrano di Shuruppak devoto al dio Enki. E'
anche antenato di Gilgamesh. I |