LA GRECIA TRA ORIENTE E OCCIDENTE
Storia ed evoluzione della Grecia classica


Il periodo pre-classico e classico (VII - V secolo a.C.)

Posto che, chiaramente, qualsiasi periodizzazione storica sia già per se stessa qualcosa di arbitrario, non potendosi mai porre uno spartiacque preciso tra diversi periodi storici, parleremo qui avanti dell'epoca pre-classica e classica tenendo sempre presente la loro profonda continuità (sia cronologica, sia sociale e politica) rispetto al periodo appena descritto.

Un elemento distintivo, in ogni caso, rispetto al periodo più propriamente arcaico della storia greca, fu in quest'ultima epoca il ruolo di sempre maggiore centralità giocato dai "ceti medi" - ovvero, i ceti intermedi tra i grandi proprietari terrieri (i nobili) ed i teti: quei cittadini nullatenenti cui, almeno inizialmente, non veniva riconosciuto praticamente alcun diritto di tipo politico - tanto nelle sfera delle attività economiche, quanto in quella delle attività politiche e decisionali.

(a) Trasformazioni sociali e culturali

Si è già mostrato come lo sviluppo coloniale, tra VIII e VII secolo, coincidesse con quello dei traffici marittimi su "scala internazionale" (attività che pure, si intende, erano già presenti tanto nel periodo miceneo quanto - seppure senza dubbio in grado decisamente minore - in quelli successivi) e con un innalzamento del benessere delle popolazioni elleniche, a causa sia di un alleggerimento dei dislivelli e delle contraddizioni sociali, sia di un maggiore afflusso di beni di consumo, prodotto degli scambi commerciali instaurati dai Greci (e per essi davvero vantaggiosi) con le popolazioni delle regioni limitrofe a quelle di recente conquista.

Tutto ciò aveva portato, gradualmente, a un innalzamento della ricchezza media della popolazione: un fattore che aveva favorito in particolare i ceti medi agrari (ovvero i piccoli proprietari terrieri, che vedevano ora infatti allontanarsi lo spettro della miseria e della schiavitù per debiti, ed acquisivano inoltre un più sicuro possesso delle proprie terre).

Un altro fenomeno connesso con o sviluppo dei traffici e delle attività a essi legate, fu poi l'avanzare delle classi 'imprenditoriali' cittadine: classi la cui ricchezza (anziché essere fondata sul possesso terriero) era almeno in prima istanza di carattere monetario, e che inoltre - al pari peraltro dei piccoli e medi proprietari di terre - costituivano una sorta di ceto intermedio tra i ricchi latifondisti e le fasce più povere della popolazione (i teti).

Per tali ragioni, come si è appena accennato, lo sviluppo della civiltà classica coincise con l'affermazione e con la diffusione - tanto sul piano sociale, quanto su quello culturale e ideologico, quanto infine su quello politico e costituzionale - delle "classi medie", ovvero delle loro concezioni etiche ed 'esistenziali'.

E' quindi opportuno, prima di passare a delineare i variegati sbocchi sul piano politico e costituzionale delle recenti trasformazioni sociali delle città-stato greche, soffermarsi sui caratteri salienti di tali concezioni, in quanto esse costituirono appunto la base ideologica delle successive trasformazioni giuridiche e civili del mondo ellenico.

Alla mentalità arcaica, fondata sul possesso esclusivo della terra e sulla sudditanza - anche psicologica! - dei cittadini minuti nei confronti dei grandi proprietari (signori indiscussi tanto della vita economica, quanto di quella politica)(2), se ne sostituiva infatti ora una nuova, le cui basi erano la libertà d'iniziativa, la fierezza e la fiducia nelle proprie capacità, il sentimento di indipendenza del singolo individuo - anche non ricco - di fronte a eventuali ingerenze esterne. Erano questi inevitabilmente, i principi etici e comportamentali tanto delle classi affaristiche cittadine, quanto di quei piccoli proprietari di terre che - con successo peraltro sempre crescente - lottavano per emanciparsi dalla tirannia economica e politica dei grandi proprietari nobiliari.

A una visione chiusa e statica dunque, quale era di certo stata quella prevalente nel periodo arcaico - un periodo quasi interamente dominato dalla grande nobiltà terriera -, se ne affiancava adesso una più dinamica, fondata sull'idea di una parità politica sostanziale tra i liberi cittadini - a partire, quantomeno, da un certo livello patrimoniale (il quale peraltro col tempo, quantomeno negli stati più democratici, si sarebbe ulteriormente abbassato) - e sul principio della libertà di intrapresa, cioè sulla capacità di ciascun individuo di provvedere a se stesso e di dare un apporto del tutto originale (non legato cioè alla sua specifica appartenenza sociale) alla propria comunità.

In poche parole, le città-stato del periodo classico e pre-classico videro il graduale affermarsi di principi definibili come "democratici", in quanto fondati sulle idee di libertà individuale e d'eguaglianza politica tra i membri a pieno titolo (ovvero i liberi cittadini) dello stato, a prescindere - almeno tendenzialmente - dalla loro peculiare collocazione sociale.

Non bisogna nemmeno credere tuttavia, che questi anni decretassero il tramonto definitivo dei poteri economici e politici dell'aristocrazia terriera, e con ciò quello delle sue stesse concezioni etiche e politiche. Molti stati greci infatti, conservarono intatta (seppure solitamente dopo averla modificata, sempre chiaramente in direzione di una maggiore moderazione) una struttura politica di stampo oligarchico. La dimostrazione macroscopica di una tale affermazione, sarà costituita dalla vasta e potente coalizione di stati oligarchici capitanati da Sparta !

La lotta tra 'democrazia' (un termine da intendere qui chiaramente in un'accezione quanto più ampia possibile…) e 'oligarchia', ovvero tra la mentalità e le concezioni arcaiche e quelle moderne, rimarrà difatti una costante di fondo di tutto il periodo qui trattato, e sarà la base stessa di quell'opposizione intra-greca - spartana e ateniese - che, opponendo tra loro due opposte Leghe, sfocerà alla fine nelle sanguinose e devastanti guerre del periodo compreso tra 431 e 404: le cosiddette "Guerre del Peloponneso".

(b) Trasformazioni politiche

Tutti collegano tra loro, in modo pressoché irriflesso, il concetto di "borghesia" (ovvero, in un senso molto generico, di ceti affaristici ed imprenditoriali le cui sedi sono di solito le città…) con quello di "democrazia" (cioè di un sistema politico che conferisce a ogni individuo una libertà di espressione e un peso politico e giuridico sostanzialmente eguale a quello di tutti gli altri). E in effetti i regimi "democratici" (e innanzitutto quello ateniese), intesi più o meno in questo senso, sono universalmente considerati come l'espressione più piena di quel nuovo clima sociale e culturale generatosi in Grecia in seguito al decollo e all'affermazione delle classi medie, attraverso un processo storico di lunga durata che partì all'incirca dall'VIII/VII secolo.

Non si deve dimenticare altresì, come la democrazia non fosse che uno dei tanti tipi di sistemi costituzionali e politici sorti dalle trasformazioni sociali sopra descritte (o che, comunque, con esse dovettero "fare i conti").

Altri tipi di sistemi furono infatti: le tirannidi, il sistema timocratico instaurato in Atene da Solone, e in generale le nuove oligarchie temperate che - pur con l'eclatante eccezione di Sparta - si diffusero tra sesto e quinto secolo soprattutto nelle regioni più interne della Grecia (e che furono, come si è già detto, le 'riedizioni aggiornate' delle antiche forme di dominio dell'aristocrazia terriera!)

Iniziamo dalle tirannidi. Anche se col tempo, tale termine (e quelli correlati) avrebbe acquisito per i Greci un significato negativo, tali forme di governo godettero inizialmente proprio dell'appoggio dei nuovi ceti emergenti: sia di quelli agrari che di quelli cittadini e proto-capitalistici.

I tiranni infatti erano figure istituzionali la cui capacità di imposizione risiedeva, oltre che nella forza militare, anche nel ruolo di mediazione che sapevano assolvere, tra gli interessi di una plebe affamata di terre (e ansiosa inoltre di emanciparsi dalla tirannia politica delle classi nobiliari!) e quelli di egemonia delle antiche oligarchie fondiarie.

La politica che essi seguivano d'altro canto, andava essenzialmente a favore dei primi e a danno dei secondi, come prova la riluttanza delle città-stato più tradizionalmente oligarchiche (e in primo luogo, di Sparta) a riconoscere queste nuove forme di dominio. (3)

Le tirannidi d'altra parte, non furono spesso che la prima forma di estrinsecazione di moti di trasformazione politica e sociale di corso molto più largo. Come tali, esse sfociarono di solito o in governi di tipo democratico (si consideri però, che questi ultimi non erano certo di un unico tipo, bensì di molti, a seconda soprattutto del loro diverso grado di 'radicalità'), o in governi 'reazionari' di stampo oligarchico (seppure quasi sempre - come si è già accennato - con i dovuti correttivi in senso moderno).

Quanto alle democrazie, esse si diffusero, prima ancora che nella Grecia europea, in quella ionica. E ciò per tutta una serie di fattori concomitanti : innanzitutto per il fatto che le colonie sviluppassero molto prima della madrepatria quelle attività commerciali - come si è visto difatti, furono le colonie a 'contagiare' la Grecia in questo frangente, e non l'opposto! - e con esse quelle classi non agrarie che furono appunto alla base delle tendenze e degli sviluppi democratici di gran parte delle poleis elleniche; in secondo luogo poi, molto probabilmente, per il fatto che le classi nobiliari (vero ostacolo politico alle riforme) non avessero in tali stati, di più recente fondazione, lo stesso peso politico che detenevano invece le antichissime famiglie aristocratiche della madrepatria (spesso risalenti addirittura, al cosiddetto 'Periodo oscuro'!)

Ma assieme ai commerci e alla nuova vita sociale che da essi scaturiva, giunsero presto ad affermarsi anche in Grecia quelle aspirazioni di riforma e di auto-affermazione politica delle classi medie (oltre che, chiaramente, di quelle più povere) che già avevano caratterizzato le colonie - aspirazioni che, tuttavia, incontrarono qui la decisa opposizione degli esponenti di una nobiltà terriera la cui autorità, almeno fino ad allora, era rimasta pressoché incontrastata.

Fu proprio difatti il grande peso politico di una tale classe, da sempre abituata ad esercitare il monopolio di tutte le più importanti cariche dello stato, ciò che rese in Grecia estremamente faticosa e lenta (graduale) la trasformazione dell'assetto istituzionale delle poleis, secondo un processo nel quale - come si è visto - un momento centrale fu spesso assolto dalle tirannidi.

Ad Atene poi, vi fu anche l'intermezzo della timocrazia, il tipo di regime instaurato da Solone (per gli Ateniesi un vero e proprio 'padre della patria') attraverso il quale la città uscì dall'antica dominazione aristocratica gettando le basi dei suoi successivi sviluppi: ovvero prima della tirannide di Pisistrato, e in seguito - per iniziativa di Clistene - di un compiuto regime democratico.

Interessante della costituzione timocratica è il fatto che, agli antichi criteri di casta (fondati cioè sull'appartenenza familiare), se ne sostituissero degli altri alla cui base vi era invece il censo, ovvero la quantità di ricchezza posseduta da ogni singolo cittadino. Tale rivoluzione implicava quindi, che colui che - pur non possedendo cospicue rendite terriere per ragioni ereditarie - avesse acquisito una certa quantità di beni attraverso il proprio lavoro, si vedesse concessi per legge determinati diritti di carattere politico (e ciò in modo peraltro proporzionale al suo grado di ricchezza - un fatto che conservava ai nobili gran parte della loro precedente influenza sociale e politica!)

Era questa, una prima concessione sia allo spirito di intrapresa della nascente borghesia cittadina che allo spirito d'autonomia e di autodeterminazione dei piccoli possidenti di terre (le classi medie agrarie), che sempre più esplicitamente aspiravano ad emanciparsi dall'oppressivo dominio, economico e politico, dei grandi proprietari nobiliari.

Dalla timocrazia (cioè dal dominio dei cittadini 'degni di stima': timao in greco significa difatti essere oggetto di rispetto, essere venerato… e ciò, ovviamente, sulla base di criteri di censo, e non più di nascita) alla democrazia (un sistema fondato sul diritto di tutti i cittadini liberi, ovvero a pieno titolo, di partecipare alla vita politica e di emergere in base alle proprie qualità personali!) il passo era relativamente breve, quantomeno su un piano "logico" e morale.

Non fu quindi un caso se, dopo il breve intermezzo della tirannide di Pisistrato, venisse instaurato ad Atene per merito di Clistene un nuovo tipo di regime, ispirato appunto a criteri paritari e democratici: un sistema questo, che negli anni successivi - per iniziativa di altri politici di area democratica, e in primo luogo di Pericle - avrebbe conosciuto una notevole radicalizzazione, attraverso l'ulteriore superamento - che comunque non sarebbe mai divenuto totale… - di quei limiti di natura patrimoniale che avevano già caratterizzato il regime timoratico soloniano!

Ma la democrazia - non va dimenticato - prima che un fatto ateniese (e greco), fu un fatto ionico e asiatico!

Le colonie difatti (come già abbiamo sottolineato) svilupparono con largo anticipo rispetto alla madrepatria sia i traffici su larga scala sia - di conseguenza - quelle classi medie, tanto cittadine che terriere, che furono alla base di questi nuovi sistemi politici. Tali sistemi quindi, in quanto appunto espressione dei sentimenti e delle esigenze materiali di queste ultime, si radicarono molto prima nelle colonie che non in Grecia.

In quest'ultima del resto, e soprattutto nelle zone più interne - nelle quali l'economia rimase, quantomeno in misura maggiore che negli stati marittimi e costieri, sempre essenzialmente legata alla terra - i regimi oligarchici conservarono gran parte della propria originaria forza anche nel periodo pienamente classico (un fatto chiaramente dimostrato tra l'altro, come si è già detto, dall'esistenza stessa della potentissima coalizione degli stati filo-spartani!)

(c) Conclusioni

In sintesi, si può dunque dire che l'epoca classica e pre-classica fu quella dell'esplosione e dell'affermazione (morale, politica e economica) dei ceti medi, e ciò sia nelle attività agrarie (piccole e medie proprietà) che in quelle cittadine (artigianali, mercantili, imprenditoriali, bancarie… ma anche politiche, giuridiche, ecc.)

Si deve tuttavia tenere presente come l'attività produttiva prevalente rimanesse, senza alcun dubbio, ancora di natura agricola: ciò che ridimensiona - soprattutto, ma non solo, per le aree più interne della Grecia… - l'immagine fuorviante che ci si potrebbe fare di un mondo quasi "pre-industriale", nel quale cioè una borghesia cittadina si contrapponesse alle 'antiquate' classi latifondistiche e agricole.

Anche i ceti medi infatti, al pari di quelli aristocratici 'alti', erano da un punto di vista produttivo - quantomeno per quel che concerna la più vasta maggioranza - legati alla terra, e solo in quantità minore - più o meno ovviamente, a seconda delle diverse zone - ad attività economiche di carattere cittadino (cioè artigianali e commerciali).

Ad Atene per esempio (lo stato la cui organizzazione interna, data l'abbondanza delle fonti, si conosce decisamente meglio) una buona parte di queste ultime occupazioni era delegata ai meteci - ovvero a residenti stranieri non cittadini (ai quali, tra le altre cose, non era concesso il diritto di possedere terre) il cui afflusso, sin dai tempi di Solone, era stato favorito per alimentare appunto le attività mercantili, fonte essenziale sia di ricchezza economica che potere politico per l'intera comunità!

Ciò non significa ovviamente che non vi fossero ateniesi impegnati sia in attività artigianali che in attività mercantili (o in quelle a esse connesse). Si conoscono infatti svariati casi di ateniesi arricchitisi con tale tipo di attività, e assurti a un rango di prestigio all'interno della loro stessa comunità. E' comunque un fatto che tali mansioni fossero guardate solitamente con sospetto e riluttanza, ed anzi considerate quasi neglette!

Onorevoli per i cittadini ateniesi - e più in generale, in tutta la Grecia, per i cittadini a pieno titolo - erano difatti essenzialmente: sul piano economico le attività agrarie, e su quello non strettamente connesso con le attività di sussistenza, le occupazioni che coinvolgevano l'individuo nella vita stessa della comunità: quindi quelle politiche e quelle militari (si ricordi, a tale proposito, il ruolo politicamente emancipatore di queste ultime per le classi che riuscivano ad accedervi).


(2) Abbiamo già accennato, a un tale riguardo, a come soprattutto Esiodo descrivesse nelle sue opere l'esistenza un mondo dominato dalla paura e dalla sudditanza psicologica - nonché politico-giuridica - del popolo minuto nei confronti della nobiltà terriera! (torna su)

(3) Sparta difatti si pose, nel sesto secolo, il fermo proposito di smantellare tutte - o comunque il maggior numero possibile - le tirannidi recentemente sorte nel mondo greco, al fine ovviamente di reinstaurare quegli antichi sistemi di potere oligarchici che - almeno fino ad allora - erano stati nettamente prevalenti in Grecia. (torna su)

I - II - III - V


a cura di Adriano Torricelli

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Antica
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Aggiornamento: 01/05/2015