LA GRECIA TRA ORIENTE E OCCIDENTE
Storia ed evoluzione della Grecia classica


Antefatti: le società di Palazzo (XVIII - XIII a.C.)
e il Medioevo ellenico (XIII - IX a.C.)

(a) I Regni micenei : società statali e 'asiatiche'

Come si ricorderà, le cosiddette "Società di Palazzo" furono la versione occidentale ed egea delle grandi formazioni statali asiatiche, formazioni caratterizzate da un'organizzazione produttiva e politica rigidamente gerarchizzata e piramidale (essendo lì la dimensione economico-produttiva profondamente interconnessa, ed anzi fondamentalmente dipendente, dalle decisioni e dall'autorità del Re).

Come già in Asia (ad esempio in Lidia o in Egitto), anche a Micene e nei Regni micenei, il sovrano e la sua corte - la cui sede era appunto il Palazzo - costituivano il centro direttivo pressoché assoluto delle attività produttive ed economiche (tra le quali fondamentale era tra l'altro il commercio) interne allo stato, oltre che il luogo di raccolta di quelle eccedenze (il 'surplus produttivo') che, in quanto intese come un possesso comune, venivano custodite dal potere centrale anziché da privati cittadini.

Nonostante il carattere guerriero delle popolazioni micenee, spesso impegnate in azioni militari e di conquista verso l'esterno, le loro società ebbero (e ciò, senza dubbio, anche per l'influenza dei più antichi stati cretesi) un carattere essenzialmente organico, essendo fondate più sulla collaborazione che sulla lotta tra i diversi strati (ceti) componenti la società.

Il potere del sovrano e quello a esso strettamente interconnesso della corte difatti, costituivano il punto di irraggiamento e di pianificazione del complesso delle attività sociali, le quali per tale ragione non erano (almeno teoricamente) in alcun modo sottoponibili all'arbitrio dei singoli individui. Le decisioni del potere centrale insomma, costituivano un punto fermo, mentre la loro attuazione da parte dei sudditi-cittadini costituiva l'essenza stessa dell'organizzazione sociale.

(b) Il Medioevo ellenico: società 'gentilizie'

Se quelle micenee - e, prima di esse, quelle minoiche - furono società di tipo 'asiatico' e statalista, quelle sorte invece dalla grandi migrazioni e invasioni del XII secolo (sommovimenti che riguardarono peraltro non solo i territori greci, bensì più in generale quelli del bacino orientale del Mediterraneo) furono società di carattere gentilizio, fondate cioè su un dominio "di stirpe".

Mentre negli stati micenei le terre e i beni prodotti attraverso di esse erano proprietà della comunità intera, ovvero - sul piano giuridico - del sovrano (una figura il cui predominio sull'intera vita sociale era un fatto pressoché indiscusso), nelle formazioni statali successive (…e tuttavia, a questo proposito, è davvero molto dubbio se sia lecito parlare di vere e proprie organizzazioni "statali" per ciò che concerne il cosiddetto 'Periodo oscuro' !) questo non solo non accadeva, ma accadeva addirittura l'opposto.

Le società sorte dalle migrazioni del XIII/XII secolo infatti, si basarono fondamentalmente sull'espropriazione (totale o comunque sostanziale) dei beni delle precedenti popolazioni da parte dei nuovi invasori (i "Dori"): un fatto questo, che poneva le basi di una primissima forma di appropriazione privatistica delle terre, da parte di coloro che - pure a titolo collettivo - le sottraevano ai precedenti abitatori.

Nelle società sorte dai rimescolamenti dei secoli XIII e XII dunque, una fascia di popolazione - accomunata da una medesima appartenenza etnica, ovvero da una stessa stirpe di provenienza - finiva per spartirsi in un modo pressoché paritario le terre estorte (almeno in massima parte) ai componenti di una precedente organizzazione sociale, ridotti ora in una condizione di netta subalternità.

La struttura di queste nuove società era perciò basata su due strati contrapposti: a) i cittadini liberi, e come tali anche proprietari di terre (tra cui vigeva una sostanziale parità giuridica, politica e patrimoniale) e b) le classi subalterne (che potremmo definire servili, se non già schiavili) alle quali spettava - se gli spettava! - solo una piccola porzione di quei territori sui quali prima avevano avuto un dominio integrale.

Dal momento che i membri della classe dominante erano idealmente legati tra loro da un'unica origine biologica (essendo inoltre divisi fra loro tra diversi ceppi familiari, detti 'gentes') si parla a tale proposito di società gentilizie, società fondate cioè su vincoli etnici e di stirpe.

Solo col tempo, probabilmente, iniziò un processo di appropriazione individuale delle terre da parte dei membri delle gentes dominanti - le stesse i cui componenti si erano invece, in precedenza, spartiti tra loro i territori dei nemici in qualità di un'unica popolazione, ovvero in sostanza a titolo collettivo.

Ma tale nuova situazione permetteva ad alcuni proprietari di terre un accrescimento praticamente indefinito dei propri appezzamenti, a spese ovviamente di altri componenti della comunità - i quali pure, in precedenza, erano stati loro 'paria'.

La precedente società, egualitaria e 'socialista', di carattere gentilizio, iniziava così il suo declino, con la formazione di un numero sempre più ristretto di nobili e ricchi proprietari terrieri e di un sempre più vasto numero di piccoli/medi proprietari, situati in una posizione intermedia tra i ceti più facoltosi e le fasce più povere della popolazione (cioè le classi servili).

La precedente società degli eguali insomma, andava oramai evolvendosi verso forme più complesse e socialmente articolate, che avrebbero trovato la loro più piena espressione nell'epoca successiva: quella arcaica.

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a cura di Adriano Torricelli

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Antica
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Aggiornamento: 01/05/2015