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Le ville nella Centuriazione
Le case rurali
Raramente le fattorie dei coloni sono state oggetto di indagini archeologiche, anche perché, sicuramente costruite con materiale precario, hanno lasciato labili tracce. Dai pochi esempi noti esse non sembrano rispecchiare il rigido standard egualitaristico tipico degli impianti coloniali urbani. La loro localizzazione pare fosse preferibilmente nei pressi degli incroci dei limites. Uno degli esempi più semplici conosciuti di abitazione rurale (Lucus Feroniae) è costituito da un'unica stanza con un bancone all'interno e all'esterno grandi dolia per conservare derrate alimentari. Si conoscono però esempi di fattorie con pianta molto più ampia e articolata, caratterizzate da irregolarità della struttura che presenta un'organizzazione interna presumibilmente dettata dalle necessità funzionali, benché con schemi riconoscibili e ripetuti (ambienti articolati attorno ad un cortile interno e, all'esterno, ampi recinti scoperti). Questi tipi di strutture rurali sembrano scomparire con l'avvento della villa urbano-rustica specializzata nella produzione per il mercato.
La villa signorile
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Ipotesi ricostruttiva di villa urbano-rustica (da Mutina 1989) |
La villa signorile consiste in un grande complesso architettonico articolato
in pars fructuaria, o rustica, e pars urbana.
Il primo quartiere ha funzioni produttive ed è destinato ad accogliere
schiavi e lavoratori, il secondo ha caratteristiche residenziali riconoscibili
a livello funzionale (presenza di sale di rappresentanza, ambienti termali)
e formali (affreschi decorativi, mosaici). In Emilia Romagna si ritrova
anche un tipo di villa rustica a carattere più produttivo
e dove alloggia abitualmente il fattore.
Varrone ci informa che la pars rustica era destinata "al ricovero e alla conservazione
dell'attrezzatura per la lavorazione agricola, che deve essere conservata
in ambienti sotto chiave".
Grazie agli scavi archeologici condotti nel bolognese, nel ravennate a
Russi, nel cesenate a Pievesestina, comprendiamo che la villa era articolata
su uno o più cortili, attorno ai quali erano distribuiti immensi
vani conchiusi entro un perimetro murario quadrangolare. La vocazione agricola
di tali ville era denunciata dalla tipologia degli ambienti: si ritrovano
strutture come magazzini, depositi per gli attrezzi e per i prodotti agricoli,
stalle e recinti (le strutture più frequentemente riconoscibili),
affiancati talvolta dai torcularia. Inoltre tutte le infrastrutture erano funzionali
alle produzioni agricole. Le officine delle aziende maggiori erano anche
tese allo sfruttamento commerciale dei prodotti; bene acquisita era così
la capacità di funzionamento e distribuzione. Si conoscono, oltre
a questi, esempi di vetrerie e tintorie dalla veste architettonica, sobria
e funzionale, caratteristica delle fattorie destinate alla vita e al lavoro
di una famiglia contadina. Tipico di questa casa colonica, che si poneva
alla base del popolamento sparso degli agri centuriati, è inoltre
la compenetrazione di spazi domestici e aree lavorative.
Indagine archeologica a Pievesestina
Nel territorio cesenate gli esempi ci vengono dagli studi di due aree:
Dismano - Pievesestina e area alla sinistra del Savio. La ricerca condotta
nell'area Dismano - Pievesestina ha permesso la rilevazione di reperti
romani ad una profondità di circa 60-100 cm; questo fattore ha comportato
un danneggiamento dei reperti causato dall'aratura dei campi.
L'analisi topografica del distretto ha evidenziato la sopravvivenza di
una limitatio in alcuni assi viari a ponente di Pievesestina. Sono stati
individuati cardines ad una distanza di 10-15 actus l'uno dall'altro
e decumani, la cui rilevazione è stata più complessa:
essi non corrispondono tra loro e talvolta differiscono anche per orientamento.
In età imperiale l'inurbamento della zona in questione ruotava attorno
alla via Dismano.
Tra i siti antropizzati che sono stati ritrovati abbiamo la villa rustica
affiorata dallo scavo di un fossato (che per circa 100 m ha attraversato
ciò che sopravviveva di un antico insediamento). Sotto uno strato
di argilla affioravano resti di sottofondo pavimentale in cocciopesto e
i resti di un mosaico geometrico con tessere bianche e nere. E' superstite
un motivo a pelta (a scudo) entro una cornice di tessere piuttosto grandi.
L'andamento di tale insediamento era obliquo al fossato e si estendeva
per un fronte di circa 6 metri. Lungo lo stesso asse si trovarono vicino
alla via Dismano ossa umane (forse era la necropoli della villa). Il sondaggio
archeologico eseguito ha evidenziato due ambienti non del tutto ricostruibili.
I due ambienti, uno a nord e uno a sud del fossato, erano riscaldati.
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