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Percorsi stradali romani
I Romani utilizzarono le piste già battute in passato (epoca protostorica).Una pista che da Roma arrivava a Rimini attraverso la valle del
Tevere ed il valico del Furlo era la Via Flaminia. Altre piste
(Via Popilia) assicurarono le comunicazioni tra i vari approdi.
Con la costruzione di questa pista pedemontana che collegava gli sbocchi
delle strade di fondovalle (187 a.C.) per opera del console Emilio Lepido,
si prese veramente possesso dei territori agricoli della pianura. Infatti
essa costituiva il principale asse di riferimento, il decumanus maximus,
permettendo la suddivisione e la razionale messa a coltura dei terreni.
Per evitare allagamenti, la via fu rialzata con un piano artificiale, lo
stesso su cui passa oggi, per un percorso di circa 265 Km.
I motivi che spinsero i coloni a bonificare quelle terre a sinistra del
Savio furono la necessità di controllare una via di facile comunicazione
con Ravenna, cioè la Via Dismano: infatti una linea costiera Rimini-Ravenna
nel periodo della prima colonizzazione era ancora irrealizzabile per l'instabilità
dei terreni paludosi. La via Dismano divenne poi la prosecuzione naturale
verso Ravenna della Via del Savio che permetteva di raccogliere i traffici
provenienti da Sarsina dall'alto bacino sia del Tevere che dell'Arno, infatti
la fortuna dell'asse del Dismano negli anni fu proporzionale all'intensificazione
dei traffici commerciali.
La costruzione della Via Cervese risale forse alla seconda metà
del II secolo a.C. e fu probabilmente opera del console Popilio Lenate.
Alcune ricerche hanno aperto la strada all'idea che già dal II° secolo a.C. si fosse progettata la prosecuzione della Via Flaminia verso nord e nord-est, su un asse su cui si trovavano importanti agglomerati e santuari. Nasce così una strada che dallo stesso porto di Rimini tocca alcuni centri tra cui Villalta, Pisignano, Russi, Bagnacavallo e Lugo, per arrivare poi ad Argenta nel territorio Veneto delle Alpi orientali. La strada tra Rimini ed Argenta, grazie agli approdi ai santuari che sorgevano nelle sue vicinanze, restò una pista importante per tutto l'evo antico, anche perché era il limite che segnava le aree colonizzate dai Romani.
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