![]()
![]() ![]() |
La villa di Settefinestre
Un esempio di villa è quella portata alla luce nello scavo di
Settefinestre, presso Grosseto.
La costruzione di questa villa risponde ai consigli dati da Catone: <La villa deve essere fatta di pietra e malta>. Infatti il corpo centrale della villa si fonda in parte sulla roccia calcarea e in parte su un basamento artificiale in muratura. Sono presenti alcune aperture cui la villa deve probabilmente il suo nome moderno (le finestre sono in realtà 15, ma il 7 nei toponimi indica un numero elevato). Fra la strada che conduce alla villa e quella che costeggia i piedi della collina si trova un probabile Leporarium. Si tratta di un muro alto tre metri che cinge un'area estesa poco meno di un ettaro. I leporaria erano una sorta di parchi venatorii che, oltre a servire ad imbandire la mensa del dominus, potevano trasformarsi in luoghi di spettacolo. Vicino alla villa si trovano giardini, orti e frutteti (Pomaria), anche arnie per le api (Apiaria) e voliere per gli uccelli (Aviaria). La villa era fronteggiata da un giardino turrito, un muro di protezione che assume l'aspetto di una cinta di città. Il lato sud-est è costituito di stanzette anguste (Cellae) nelle quali alloggiavano gli schiavi (Familia). Le abitazioni degli schiavi erano concentrate in un fabbricato separato, rustico. Alcune strutture della villa di Settefinestre (cantina, criptoportico) sono tipiche dei grandi edifici pubblici e privati diffusi nel Lazio e in Campania nel I sec. La villa di Settefinestre è
databile intorno alla prima metà del I secolo a. C.
La prima fase è compresa tra il secondo quarto del primo secolo
e il primo di quello successivo.
Tra il secondo e l'ultimo quarto del primo secolo d.C. La distinzione in villa rustica e urbana tende a confondersi, privilegiando l'aspetto produttivo dell'edificio. In particolare si ha l'alterazione della simmetria del giardino in rapporto al corpo centrale, il declassamento del portico affrescato a cantina e la modifica del serbatoio dei torchi per il vino. Si può inoltre notare il ritiro progressivo dal mercato mediterraneo che porta la villa ad occuparsi sempre più all'autosostentamento, a danno delle colture pregiate. Nella terza fase, che si ha fra il primo e l'ultimo quarto del secondo
secolo d.C., si passa alla crisi della villa.
|