La Ciociara


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La Ciociara - Dato e processo: genesi del romanzo

1. L'avantesto - 2. Genesi del romanzo - 3. Tesi della letteratura critica - 4. La realtà, la memoria, i simboli: complessità della fase avantestuale de La ciociara - 5. Parafrasi riassuntiva dei capitoli - 6. Aspetti della struttura del romanzo: il "parallelismo antitetico" - 7. La categoria dell'autore implicito

Si può intravedere nella letteratura critica la tendenza a distinguere La ciociara in tre parti: la prima comprenderebbe i capp. I e II, la seconda i capp. III-VIII, la terza i capp. IX-XI. Esemplare a questo proposito è quanto scrive Bertacchini [1]:

I due primi capitoli, fungendo da introduzione, mirano a presentare un preciso carattere etnico, cioè le qualità fisiche, sociali e tipologiche della "ciociara" [...]. Viene quindi il cosiddetto "periodo di Sant'Eufemia" [...]. Questa seconda parte, dal terzo capitolo all'ottavo, costituisce il centro fondamentale del romanzo [...]. Negli ultimi tre capitoli, centrati sul fattaccio dello stupro, abbiamo invece un precipitare "romanzesco" piuttosto facile e teatrale [...].

Questa distinzione, fin troppo palmare, può essere accettata, a patto che ne sia chiaro il livello assolutamente superficiale. Questa distinzione, però, può diventare pericolosa se si cerca, come fa appunto Bertacchini, di isolare la parte centrale, che per il critico sarebbe la più riuscita, e di deprimere la parte finale, che costituirebbe "un precipitare 'romanzesco' piuttosto teatrale". A parte l'inconsistenza di tali giudizi di valore, il punto è che le tre parti, in realtà, sono strettamente connesse, giacché i capitoli sono in relazione, si richiamano secondo uno schema peculiare che ora si cercherà di mostrare.

(E' necessario che il lettore tenga presente la parafrasi dei capitoli de La ciociara; le citazioni provengono dalla seguente edizione: A. Moravia, Opere complete, vol. 7. La ciociara, Bompiani, Milano 1974.)

  • L'argomento del primo capitolo può essere espresso dalle seguenti proposizioni: situazione iniziale: vita di Cesira e Rosetta a Roma; processo di miglioramento: borsa nera; processo di peggioramento (minaccia): carestia, Roma viene bombardata; progetto per ottenere un miglioramento: Cesira, preoccupata soprattutto per Rosetta, decide di lasciare Roma e di raggiungere i genitori a Vallecorsa.
  • Argomento dell'undicesimo capitolo: per il momento fissiamolo così: processo di miglioramento (ritorno alla situazione iniziale): Cesira e Rosetta tornano a Roma.
  • Argomento del secondo capitolo: processo di peggioramento (ostacoli): il treno non può proseguire, Fondi è deserta; tentativo di miglioramento: Cesira decide di lasciare Fondi e di trovare un ricovero, almeno momentaneo, in campagna; processo di miglioramento (compare un "aiutante" o "alleato"): ospitalità in casa di Concetta; processo di peggioramento (minaccia, il processo di miglioramento precedente si rivela effimero, l'"aiutante" si rivela un falso "aiutante"): la famiglia di Concetta è una famiglia di delinquenti, Concetta cerca di convincere Cesira a mandare Rosetta nella caserma fascista; progetto per ottenere un miglioramento: Cesira, preoccupata soprattutto per Rosetta, decide di fuggire dalla casa di Concetta e di rivolgersi a Tommasino.
  • Argomento del decimo capitolo: processo di peggioramento e tentativo di ottenere un miglioramento: le provviste di cibo ottenute dagli inglesi diminuiscono, Cesira decide di recarsi di nuovo a Fondi e di tentare poi di tornare a Roma; processo di miglioramento (compare un "aiutante"): incontro con Clorindo, che conduce le due donne a Fondi; processo di peggioramento: a Fondi vi è solo disperazione, gli alleati hanno lasciato le cose peggio di prima; processo di peggioramento (il processo di miglioramento precedente si rivela effimero, l'"aiutante" si rivela un falso "aiutante"): Clorindo conduce Cesira e Rosetta a casa di Concetta; processo di peggioramento: Cesira apprende la morte di Michele, inoltre vi è il comportamento di Rosetta: la metamorfosi della ragazza appare inarrestabile e irreversibile.
  • Più complesso si presenta il terzo capitolo. Abbiamo qui un livello (a), per così dire 'superficiale', o se si vuole e meglio: il livello dell'azione, e cioè: processo di miglioramento, grazie all' "aiutante" Tommasino: Cesira e Rosetta giungono a Sant'Eufemia e trovano un rifugio stabile, relativamente sicuro. Ora, occorre osservare che in questo capitolo Cesira descrive per la prima volta il carattere di Rosetta. Precedentemente ha descritto l'aspetto fisico della figlia, ha riferito alcuni atteggiamenti, alcune parole di Rosetta, ha raccontato alcuni episodi che già illuminano l'indole della ragazza, ma solo ora ne descrive compiutamente il carattere "perfetto" (2). Inoltre, si osservi che tale descrizione è punteggiata di osservazioni della narratrice che sono anche segmenti prolettici, che preannunciano un avvenimento successivo: il cambiamento del carattere della ragazza: "Poiché, in seguito, a causa della guerra, questo carattere cambiò dal giorno alla notte [...]", p. 93; "[...] e anche adesso che lei, come ho detto, è cambiata dal bianco al nero [...]", ivi; "E' difficile per me spiegare adesso, con tante cose cambiate, [...]", p. 94. (Notiamo, per il momento fra parentesi, che queste riflessioni hanno il verbo al presente: lasciano intravedere che il cambiamento di Rosetta perdura anche adesso, cioè nel momento in cui l'autrice fittizia scrive le sue memorie.)
    Infine, alla descrizione del carattere di Rosetta segue un commento complessivo della narratrice secondo cui quella perfezione "quasi incredibile veniva proprio dall'inesperienza e dall'educazione che le avevano dato le suore", p. 95.
    Tutto ciò ci permette di ipotizzare un livello (b), per così dire 'profondo', o se si vuole e meglio: un livello costituito non dall'azione, ma dal carattere di un preciso personaggio. E' necessario ora vedere se è possibile reperire una regola di corrispondenza che avvalori e confermi tale ipotesi. E la troviamo nel capitolo IX.
  • Infatti, anche l'argomento del capitolo nono può essere distinto in due livelli:
    (a) apparente processo di miglioramento definitivo, vale a dire apparente attuazione del progetto di Cesira, grazie all' "aiutante" inglese: Cesira e Rosetta, accompagnate da un soldato inglese (che sembra dunque avere la stessa funzione di Tommasino nel cap. III), giungono a Vallecorsa; processo di peggioramento definitivo, vale a dire fallimento del progetto di Cesira: il paese è deserto, Rosetta viene violentata;
    (b) comincia il "silenzio" di Rosetta, si attua la metamorfosi della ragazza: 'scompare' Rosetta "perfetta", descritta compiutamente e per la prima volta nel cap. III, subentra Rosetta "apatica e indifferente". E anche qui seguono le riflessioni della narratrice, per es., "[...] ora questa perfezione di santa, che era fatta, come ho già detto, soprattutto di inesperienza e di ignoranza della vita [...]" (p. 296), che concludono il capitolo, si ricollegano esplicitamente alle riflessioni del cap. III e confermano sia la distinzione in due livelli, sia il peculiare parallelismo fra i due capitoli.
  • L'argomento del capitolo quarto può essere distinto allo stesso modo in due livelli:
    (a) si consolida il processo di miglioramento: Tommasino porta a Cesira le provviste alimentari; vita a Sant'Eufemia. Tra tutti gli sfollati emerge, staccandosene con vigore ed imponendosi a Cesira e al lettore, Michele: spiccano gli episodi della lettura del Vangelo e di Rosetta nuda (proprio Moravia ha attirato l'attenzione su questo episodio), oltre ai fondamentali dialoghi fra Cesira e Michele. Proviamo dunque ad ipotizzare un livello
    (b), costituito dal rilievo assunto dal personaggio di Michele. Si badi bene: anche qui non si tratta del livello dell'azione: per es., il fatto che Michele rimanga indifferente dinanzi a Rosetta nuda e il fatto che legga ai contadini il Vangelo sono motivi liberi (3), e del resto Michele è quasi sempre, fino al cap. VIII, in primo piano. Ma l'importanza di questi motivi liberi sta, oltre che nel loro addensarsi in modo particolare in questo capitolo, paradossalmente proprio nel fatto di essere marginali per quanto riguarda l'azione, ma fondamentali per quanto riguarda la caratterizzazione del personaggio: sono, come vedremo presto, "indizi", in virtù dei quali Michele campeggia nel capitolo. E anche in questo caso troviamo una regola di corrispondenza nel cap. VIII.
  • Infatti, argomento del capitolo ottavo è:
    (a) si annuncia un processo di miglioramento definitivo e generale: l'offensiva alleata sta sfondando il fronte; Cesira e Rosetta lasciano Sant'Eufemia e giungono a Fondi, dove, dopo alcune difficoltà, si assicurano l'aiuto degli inglesi;
    (b) processo di peggioramento: Michele viene preso da alcuni soldati tedeschi in fuga (questo processo di peggioramento vale soprattutto per Rosetta e per i familiari del giovane, giacché l'egoismo generale lo attenua, annegandolo nel più ampio processo di miglioramento: la Liberazione); allora: 'scompare' Michele, il personaggio che si era così vigorosamente imposto nel cap. IV.

Fermiamoci qui. Prima di tutto alcune precisazioni. Ciò che finora ho fatto non vuole essere una puntuale formalizzazione, ma piuttosto il riconoscimento di alcuni aspetti della struttura del romanzo (di qui una certa selezione e semplificazione). Per quanto riguarda categorie come "processo di miglioramento", "processo di peggioramento", ecc., mi sono rifatto al modello e alla terminologia di Claude Bremond [4].

Ciò precisato, torniamo a quanto finora osservato. Due sono gli elementi che mi interessa sottolineare:

1. i capitoli finora esaminati si richiamano secondo lo schema:

I • XI; II • X; III • IX; IV • VIII

2. nell'ambito di questi richiami emerge in modo lampante il rapporto fra due personaggi: Rosetta e Michele.

Lasciando per ora da parte la relazione fra il primo e l'ultimo capitolo, su cui sarà necessario ritornare in altra sede (giacché è qui in gioco il grosso problema del finale de La ciociara), mi sembra che le altre relazioni siano regolate da una sorta di parallelismo antitetico, cioè dal ritorno di uno stesso elemento, ma, per così dire capovolto (5)

Il conformista

Si osservi la relazione fra i capp. II • X

cap. II cap. X
il treno non può proseguire (processo di peggioramento) le provviste alimentari diminuiscono (processo di peggioramento)
Fondi deserta (processo di peggioramento)  
  Cesira decide di raggiungere Fondi (progetto)
ospitalità in casa di Concetta ("alleato": processo di miglioramento) Clorindo dà un passaggio alle due donne ("alleato": processo di miglioramento)
Concetta vuole convincere Cesira a mandare Rosetta nella caserma fascista (falso "alleato": processo di peggioramento) Clorindo conduce le due donne in casa di Concetta; rapporti erotici fra Clorindo e Rosetta (falso "alleato": processo di peggioramento)
Cesira pensa di rivolgersi a Tommasino (nuovo progetto)  

Il parallelismo è dato dal luogo in cui si svolge la maggior parte dell'azione: la casa di Concetta, ma la situazione ‑ ciò che in questo luogo accade - è capovolta, e l'antitesi è data dall'atteggiamento di Rosetta e dalla consapevolezza di Cesira del fallimento del proprio progetto. Si legga:

Insomma, era la solita Concetta e a me si strinse il cuore pensando che eravamo al punto di prima, anzi peggio di prima, e che noi due eravamo scappate dalla sua casa per evitare quello stesso pericolo in cui poi, senza rimedio, eravamo incappate al mio paese. Ma non dissi nulla e mi lasciai baciare ed abbracciare da quella donna odiosa e così fece Rosetta che, ormai, pareva quasi un pupazzo tanto era diventata apatica e indifferente. (pp. 302-303)

La solita Concetta: la fuga (e il progetto) per evitare un pericolo, il fallimento, la metamorfosi di Rosetta, tutto ruota e si capovolge intorno alla solita Concetta e alla sua casa: il passo nella sua unitarietà sottolinea e sintetizza il parallelismo antitetico di cui stiamo discutendo.

Si osservino, ora, le relazioni che intercorrono fra i capp. III • IX e IV • VIII

cap. III cap. IX
arrivo a Sant'Eufemia (processo di miglioramento consistente: Cesira trova un rifugio stabile) arrivo a Vallecorsa (processo di miglioramento che dovrebbe essere definitivo: dovrebbe cioè costituire la realizzazione del progetto di Cesira)
  stupro (processo di peggioramento definitivo: fallimento del progetto di Cesira)
carattere di Rosetta metamorfosi del carattere di Rosetta

 

cap. IV cap. VIII
vita a Sant'Eufemia (si consolida per Cesira il processo di miglioramento) si annuncia l'offensiva alleata (processo generale di miglioramento)
centralità di Michele Michele viene preso dai tedeschi
  la Liberazione, gli inglesi aiutano Cesira e Rosetta (processo generale di miglioramento)

Il processo di miglioramento caratterizza in parallelo le relazioni fra i capitoli. L'antitesi è segnata dalla 'scomparsa' di Michele e, soprattutto, dallo stupro subito da Rosetta.

Ma c'è qualcosa di più. Il parallelismo antitetico non è dato solo dal ripetersi, problematico ambiguo capovolto, della funzione "processo di miglioramento", ma anche dal ruolo di due personaggi: Rosetta, per quanto riguarda i capp. III • IX , Michele, per quanto riguarda i capp. IV • VIII.

Vale a dire: il parallelismo è dato da un personaggio, l'antitesi è data dal capovolgimento del carattere o dalla 'scomparsa' del personaggio. - Ancora qualcosa merita attenzione. Nel cap. III, come del resto in buona parte del romanzo, Rosetta è in ombra, per quanto riguarda l'azione vera e propria; a partire dal cap. IX il personaggio esce dall'ombra e si impone progressivamente alla madre (e al lettore).

Viceversa, nel cap. IV, come del resto in buona parte del romanzo, Michele è in primo piano; nel cap. VIII la sua scomparsa è quasi marginale, in ombra, immersa nel clima generale della Liberazione: ancora una volta parallelismo e antitesi.

I capitoli III, IV, VIII, IX formano un 'quadro' fortemente strutturato. Se li consideriamo nell'ordine in cui sono posti in relazione, III • IX; IV • VIII, ritroviamo paradossalmente un tipo di ordine cronologico: infatti, nel cap. III le due donne giungono a Sant'Eufemia e compare, anche se in modo non ancora centrale, Michele; nel cap. VIII 'scompare' Michele e le due donne lasciano Sant'Eufemia.

Ma particolarmente importante è che se li consideriamo nell'ordine in cui sono effettivamente disposti nel romanzo, vediamo che essi formano un chiasmo incentrato su Rosetta e Michele, un chiasmo che esprime in modo paradigmatico la legge del parallelismo antitetico:

cap. III cap. IV
Rosetta "perfetta" (marginale) Michele (in primo piano)
cap. VIII cap. IX
'scomparsa' di Michele (marginale) 'scomparsa' di Rosetta "perfetta" (da questo momento il personaggio è in primo piano)

Non solo, dunque, il cap. IX, che secondo una superficiale divisione del romanzo apre la terza parte, è in realtà strettamente connesso con i capp. III, IV, VIII, ma soprattutto i quattro capitoli nel loro insieme formano un blocco, il cui complessivo valore segnico - a parte il parallelismo antitetico, che vale anche per gli altri capitoli considerati - si concretizza nel chiasmo che Rosetta e Michele formano e nel fatto che Michele viene, per così dire, 'abbracciato' da Rosetta. La struttura pone in rilievo due personaggi, o meglio la relazione che lega due personaggi: questa relazione (e non l'ingenua 'seconda parte': capp. III-VIII) sembra essere il 'cuore' del romanzo.

Consideriamo ora brevemente i capitoli V, VI, VII. I capitoli V e VII sono in una relazione anomala rispetto a quelle in cui sono gli altri capitoli. Entrambi si aprono e si chiudono con un riferimento agli inglesi (e qui è il parallelismo), ma nel cap. V l'antitesi è interna al capitolo stesso (all'inizio l'attesa degli inglesi, alla fine l'arrivo dei bombardamenti inglesi), mentre nel cap. VII l'antitesi è in prospettiva (all'inizio la notizia dello sbarco ad Anzio, alla fine la notizia dell'offensiva inglese, ma Cesira dice che "l'avanzata degli inglesi ci avrebbe portato nuovi guai. Le difficoltà non facevano che cominciare").

Il parallelismo in entrambi i capitoli viene rafforzato da un simbolo: la grotta. Nel cap. V Tommasino impazzito si rifugia in una grotta, nel cap. VII Michele, Cesira, Rosetta a Sassonero incontrano gli sfollati, fra cui un prete impazzito, in una grotta.

Il riferimento agli inglesi, che caratterizza entrambi i capitoli in modo simmetrico, è il riferimento a un fatto storico. Orbene, al centro di questi due capitoli, ‘abbracciato' da essi si trova, isolato, il cap. VI. Si legga quanto dice Cesira in questo capitolo:

Erano i primi di gennaio e si era veramente nel cuore dell’­inverno e, come sentivo, benché non potessi spiegarmelo bene, anche nel cuore della guerra, nel momento cioè più fondo, più freddo e più disperato di quella disperazione che durava ormai da tanti anni. (p. 187)

Non può essere un caso: nel cap. VI, cioè al centro, nel 'cuore' del romanzo, si è nel 'cuore' della guerra, nel cuore del fondamentale avvenimento storico che La ciociara modellizza.

E se è vero che la storia è presente in tutto il romanzo, è anche vero che essa, e la guerra e la disperazione e lo stato di pazzia in cui possono ridursi gli esseri umani (nel cap. VI compare una ragazza impazzita che completa la linea tracciata da Tommasino e dal prete sfollato), sono presenti in modo particolarmente denso nel nucleo formato dai capitoli V, VI, VII.

La struttura sintagmatica complessiva si presenta così:

  • Capp. I-II
    Carestia, bombardamenti; progetto di Cesira per ottenere un miglioramento
     
  • Cap. III
    Attuazione del progetto (Sant'Eufemia); descrizione del carattere "perfetto" di Rosetta
     
  • Cap. IV
    Centralità di Michele: sua ideologia cristiano-socialista
     
  • Capp. V-VI-VII
    guerra, storia
     
  • Capp. VIII-IX-X-XI
    Scompare Michele, scompare Rosetta "perfetta"; fallisce il progetto di Cesira.

Si ha una sorta di parabola: il punto più alto è il nucleo V-VI-VII, cioè la storia. Fino a questo punto la parabola è stata ascendente: il progetto di miglioramento, il miglioramento attuato, Rosetta "perfetta", centralità di Michele.

A partire da quel nucleo la parabola è discendente: scompare Michele, scompare Rosetta "perfetta", fallisce il progetto di Cesira.

Al centro del nucleo V-VI-VII, cioè nel cap. VI, vi è un rapporto che si potrebbe definire rapporto speranza-realtà: la speranza di Michele nel mondo nuovo portato dagli inglesi, la realtà dei rapporti di classe di cui parla l'ufficiale tedesco.

Michele, inoltre, occupa due posizioni particolarmente significative: nella fase ascendente si trova fra il progetto di Cesira, che sembra attuarsi, e Rosetta "perfetta" da una parte, e la storia dall'altra; nella fase discendente si trova fra la storia da una parte e la scomparsa di Rosetta "perfetta" con fallimento del progetto dall'altra.

Infine, la scomparsa di Michele è nello stesso capitolo in cui compaiono gli alleati, per cui si ha la seguente linea: scompare Michele, compaiono gli alleati e, subito dopo (cap. IX), scompare Rosetta "perfetta".

Il rapporto fra Michele e Rosetta (senza naturalmente dimenticare Cesira) viene ribadito dall'autore implicito con allusioni alla vita e alla morte dei due personaggi. Michele viene portato via dai tedeschi. Il giorno dopo Cesira si sveglia e non trova Rosetta accanto a sé:

mi venne tutto ad un tratto una terribile paura che Rosetta, per qualche motivo che non sapevo, fosse scomparsa anche lei come Michele; e cominciai a cercare di qua e di là chiamandola. Nessuno si occupava di me né mi dava retta. (p. 245)

Il testo implicitamente anticipa la 'scomparsa' di Rosetta "perfetta", parallela a quella di Michele. E infatti, dopo lo stupro, le due donne si rifugiano in una capanna: Rosetta rimane fuori, Cesira si addormenta, e al suo risveglio non trova la figlia accanto a sé, e allora:

chiamai forte Rosetta, quasi con ansietà. Nessuno rispose, c'era un silenzio profondo. [...] Rosetta non c'era. [...] Mi venne una paura forte e pensai che lei si fosse allontanata per la vergogna e per la disperazione, oppure addirittura che fosse andata sulla strada a gettarsi sotto qualche macchina per farla finita. (pp. 292-293)

Ancora una volta, come si vede, il parallelismo antitetico. Si ripete la stessa situazione, ma è diversa. Cesira si aspetta un parallelismo: si aspetta che Rosetta scompaia coerentemente come Michele (e del resto, più tardi dirà: "forse forse sarebbe stato meglio che fosse morta come Michele", p. 304), invece avrà un parallelismo antitetico: Rosetta scompare sì, ma scompare la sua perfezione, scompare la sua ubbidienza; in realtà Rosetta si capovolge. Ma Cesira non capisce, eppure la ragazza glielo dice chiaramente:

sarò cambiata, non lo nego, ma per te sono sempre quella di prima. (p. 316)

E' proprio ciò che Cesira penserà alla fine del romanzo: che Rosetta sia rimasta "quella di prima". Ancora una volta il testo comunica implicitamente: si richiede qui un'intesa fra autore implicito e lettore implicito, al di là del personaggio narrante.

Prima dello stupro sembra che Cesira, Michele e Rosetta, che pure stanno spesso insieme e stanno bene insieme, non si capiscano completamente. Cesira è più pratica di Michele, gli mostra come egli in realtà non conosca i contadini e gli operai di cui parla; Rosetta non accetta le critiche di Michele alla religione.

E tuttavia i tre personaggi sono omogenei: tutti e tre hanno dei parametri, dei criteri di giudizio che stabiliscono e regolano il loro rapporto con la realtà; in effetti essi costituiscono una sorta di climax ascendente: Cesira: ideologia convenzionale e talvolta elastica; Michele: ideologia rigida di tipo cristiano-socialista, talvolta astratta; Rosetta: la quintessenza religiosa dell'ideologia.

Tutto ciò viene illuminato dopo lo stupro: Rosetta si capovolge ed isola Michele e Cesira in un'alleanza ideale. La dialettica fra sembrare ed essere, fra processi che sembrano di miglioramento e sono di peggioramento, viene mostrata implicitamente anche attraverso i rapporti dei personaggi simbolici, rapporti che sembrano qualcosa, prima dello stupro, cioè prima dell'irruzione della realtà, e sono altro, come l'atteggiamento di Rosetta dopo lo stupro limpidamente farà emergere.

L'errore, spiega Claude Bremond [op. cit., 1966: pp. 78-79], è un compito eseguito all'inverso, e si ha quando l'agente pone in opera i mezzi necessari a rag­giungere un risultato opposto al suo scopo. Si tratta di un rovesciamento, là dove processi nocivi vengono considerati positivi. L'errore può essere "una falsa credenza in materia di fede o di giudizio" (Dizionario della lingua italiana Devoto-Oli), "un'opinione sbagliata, una falsa rappresentazione della realtà" (Dizionario della lingua italiana Zingarelli).

Cesira e Rosetta vengono accompagnate a Vallecorsa da un ufficiale inglese. Quando si è ormai nelle vicinanze del paese, Cesira viene presa da una "non so che timidezza nei riguardi di quell'ufficiale inglese" e gli dice che vogliono scendere perché ormai sono arrivate: Si sente subito "vagamente pentita", ma è solo dopo la partenza dell'inglese che Cesira si accorge che il paese è deserto (pp. 279-280). Cesira dunque commette un errore, esegue il compito all'inverso, peraltro grazie anche alla gentile indifferenza dell'inglese.

Anche Michele commette un errore: quando i cinque tedeschi fuggitivi giungono a Sant'Eufemia, egli non resiste alla tentazione di vederli; Cesira osserva:

bisogna credere che al tempo stesso odiasse i tedeschi e ne fosse attratto; l'idea di vederli in fuga e disfatti dopo averli incontrati tante volte superbi e vittoriosi, si vedeva che lo eccitava e gli piaceva. (pp. 237-238)

Ora, che cosa sono effettivamente questi errori? Che cosa ci dicono implicitamente? Voglio dire: che cosa ci dicono al di là del puro dato di fatto, e cioè che la realtà è anche questa, che anche questo può succedere, che, per es., uno scopo perseguito con tanta attenzione non venga raggiunto per colpa di un impulso improvviso ed imprevedibile?

Ci aiuta forse a capirlo un episodio apparentemente secondario, marginale. Il sarto Severino viene derubato dai fascisti, chiede aiuto ad un soldato tedesco; questi, sarto anche lui, finge di aiutarlo, in realtà si impossessa delle stoffe e manda l'uomo a lavorare alle fortificazioni. E' molto facile formalizzare l'episodio: Severino è paziente di un processo di peggioramento, i cui agenti sono i fascisti; il soldato tedesco è un falso aiutante, un "traditore". Vi è qualcosa che il tedesco dice a Severino, quando finge di aiutarlo, che mi pare rivelatore:

Amici... amici... tu sarto ed io sarto... tu riavere le stoffe e diventare ricco... io andare al fronte e fare la guerra e morire. (p. 126)

Severino commette un doppio errore: si rivolge all'aiutante sbagliato e crede di poter attraversare la guerra godendone soltanto i benefici, i vantaggi, mentre gli altri soffrono e muoiono.

I due errori si attagliano bene l'uno a Michele, l'altro a Cesira. Michele vuole assolutamente vedere i tedeschi sconfitti: i tedeschi per lui sono il male, il mondo nuovo egli se lo aspetta dagli inglesi, sono gli inglesi gli "aiutanti", gli amici di Michele.

E infatti il giovane chiede ai cinque tedeschi chi abbia sfondato il fronte, gli inglesi o gli americani, ed è una domanda imprudente, come osserva Cesira, giacché uno dei tedeschi risponde: "Che le importa a lei chi fossero? Caro signore, lei deve contentarsi di sapere che tra poco i suoi amici saranno qui" (p. 239, corsivo mio).

E' molto probabilmente qui l'errore di Michele: considerare alleati, aiutanti, amici del suo progetto di rigenerazione morale gli inglesi, una vera e propria falsa rappresentazione della realtà.

Cesira, d'altra parte, dopo essersi assicurata l'aiuto degli inglesi, pensa:

ce l'avevo fatta ed ero riuscita, attraverso questa tempesta della guerra, a portare in salvo me stessa e mia figlia [...] presto sarem­mo tornate a Roma e saremmo rientrate nel nostro appartamento e io avrei riaperto il negozio e tutto sarebbe ricominciato come prima. (p. 274)

Questo è il vero errore di Cesira, credere di avercela fatta, di poter riprendere la vita del negozio, come se niente fosse accaduto. E lo stesso errore Cesira commette alla fine, quando crede che Rosetta sia tornata quella di prima e la solita vita ricominci.

La questione dell'errore mi sembra altamente significativa, giacché essa condensa il nucleo problematico del romanzo: sul piano storico e sul piano individuale l'equivoco di un rapporto con la realtà che sembra lineare e si rivela invece complesso e, talvolta, imprevedibile e fallace.


(1) Bertacchini, Renato, L'ultimo Moravia, in "Letterature moderne", 1959, IX, 4 (luglio-agosto) pp. 457-465. (torna su)
(2) E' la stessa narratrice a sottolinearlo: "Ho voluto raccontare questa preghiera soprattutto per dare un'idea del carattere di Rosetta che finora non ho descritto." (p. 93, corsivo mio) (torna su)
(3) Così vengono chiamati dai formalisti russi quei segmenti narrativi che potrebbero essere eliminati senza che la struttura logico-cronologica della narrazione venga compromessa (cfr. Segre, Cesare, Le strutture e il tempo. Narrazione, poesia, modelli, Einaudi, Torino 1974, p. 9]). (torna su)
(4) Bremond, Claude, La logique des possibles narratifs, in "Communications", 1966, 8, pp. 66-82.  (torna su)
(5) Per la nozione di parallelismo antitetico cfr. Seminario di Italiano (Friburgo, Svizzera), Descrizione e interpretazione del testo narrativo. Cinque letture proposte ai docenti, Liviana, Padova 1981, p. 103]. (torna su)
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L'autore di questo ipertesto è Giovanni Lanza il cui sito è qui: www.giovanni-lanza.de/alberto moravia.htm
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Questo ipertesto si trova nella sezione di Letteratura del sito Homolaicus
Ultimo aggiornamento: 17-04-12.