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La modellizzazione del totalitarismo - La mascherata (1941)
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Il presente saggio si propone di analizzare i modi in cui un'opera molto
sottovalutata di Alberto Moravia, La mascherata, del 1941, modellizza il
totalitarismo fascista e, per alcuni aspetti, anche quello stalinista.
Al tempo stesso La mascherata modellizza i problemi dell'intellettuale antifascista di fronte alle alternative al fascismo. |
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Ed infine: poiché un modello congiunge le proprietà della realtà modellizzata e contemporaneamente il punto di vista di chi modellizza, ecco che il punto di vista di Moravia, vale a dire il tema fondamentale che caratterizza la riflessione e la poetica dello scrittore, quello del rapporto fra indiviuo e realtà, si mostra limpidamente e connota in maniera decisiva la modellizzazione realizzata dal romanzo.
Ogni sistema che serva allo scopo della comunicazione fra due o più individui - osserva Jurij M. Lotman [1] - può essere definito come lingua, cioè come un sistema che usa "segni ordinati in un particolare modo". Le lingue si distinguono dai sistemi che non si servono dei mezzi di comunicazione o che non si servono di segni, o che non si servono di segni in un modo organizzato. Dunque il concetto di "lingua" comprende:
Ogni lingua è un sistema di comunicazione e al tempo stesso di modellizzazione, nel senso che ogni lingua serve a comunicare e, in modo indissolubilmente legato con la comunicazione, a rappresentare il mondo e a stabilire norme di comportamento, mentale e pratico (cfr. Lotman, ivi: pp. 20-21, e Pagnini [2]).
La comunicazione è inscindibile dalla rappresentazione, e cioè dalla interpretazione della realtà [3] la comunicazione elabora e propone un modello della realtà, e l'elaborazione di un modello è un processo conoscitivo, il modello infatti congiunge le proprietà della realtà modellizzata e contemporaneamente il punto di vista di chi modellizza, e in questo modo costituisce l'analogo, nel processo conoscitivo, della realtà modellizzata (cfr. Marzaduri [op. cit. 1979: p. 372]). D'altra parte, ogni conoscenza "può essere rappresentata come la decifrazione di una certa comunicazione" (Lotman [op. cit., 1970-1972/1980: p. 75]).
La letteratura, la musica, il cinema, ma anche il saggio, l'articolo, il discorso politico, ecc. costituiscono sistemi secondari di modellizzazione [4] che si servono della lingua naturale come di un materiale. Il concetto di "materiale" non va inteso in senso meramente letterale, altrimenti sarebbe impossibile includere in questi sistemi la musica, la pittura, la danza, ecc. Il fatto è che
la lingua naturale non è soltanto uno dei più antichi, ma anche il più potente sistema di comunicazione della collettività umana. Per la sua stessa struttura, essa esercita un'azione potente sulla psicologia degli uomini, e su molti aspetti della vita sociale. I sistemi di simulazione [modellizzazione] secondari [...] vengono costruiti secondo il tipo di lingua. Ciò non significa che essi riproducano tutti gli aspetti delle lingue naturali. Così, per esempio, la musica si distingue radicalmente dalle lingue naturali per l'assenza di legami semantici obbligatori, tuttavia oggi è evidente la già completa regolarità della descrizione di un testo musicale come struttura sintagmatica [...]. Il rilevamento di legami sintagmatici e paradigmatici nella pittura [...], nel cinema [...] permette di vedere in queste arti degli oggetti semiotici, dei sistemi costruiti secondo il tipo delle lingue. (Lotman, ivi: pp. 15-16)
L'arte è per Lotman "un modello epistemologico della realtà, costruito secondo le regole di una cera lingua" (Marzaduri [op. cit., 1979: p. 372]). Ha giustamente notato Simonetta Salvestroni [5]:
L'affermazione [di Lotman] che "fine della poesia è la conoscenza del mondo, di se stessi, la formazione della personalità umana nel processo della conoscenza e delle comunicazioni sociali" isolata dal suo contesto può apparire un ritorno a vecchie posizioni, screditate da analisi rozzamente contenutistiche [p. XII].
Con Lotman essa torna al centro dell'attenzione in una prospettiva nuova e estremamente feconda: nel momento in cui ribadisce gli stretti e imprescindibili rapporti fra la letteratura e la realtà, egli supera infatti, proprio attraverso lo specifico dell'arte, le più vistose contraddizioni della teoria del rispecchiamento così come era intesa e applicata da Lukács e numerosi suoi seguaci.
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