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PRIMITIVISMO
L'arte tribale africana, per Picasso, voleva anzitutto dire spontaneità,
fedeltà agli istinti e alle passioni, ma anche superamento delle tradizionali
leggi prospettiche. Picasso ha sentito il fascino di quest'arte e, come intellettuale insoddisfatto
dei canoni occidentali, l'ha indirizzato verso una distruzione sistematica di
questi stessi canoni. Sapeva di poterlo fare proprio perché egli veniva già
considerato nel suo paese d'origine come un pittore accademico di grandissimo
talento. (Leggi le sue parole).
A Picasso non è mai importato nulla del contenuto etnografico delle sculture
africane. Esattamente come gli impressionisti nei confronti della pittura
giapponese, egli s'interessò unicamente delle forme e se ne servì in chiave
polemica, contro i canoni accademici (quelli del realismo e simbolismo borghese
e aristocratico) che non voleva più
rispettare.
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Picasso ha usato l'arte primitiva nera per dare un nuovo significato a quella
occidentale post-impressionista, il cui punto culminante, in forma
logico-astratta, per la parte non figurativa, era stato Cézanne.
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La grandezza e insieme l'ambiguità del quadro è che
tutto si concreta, la tesi e l'antitesi, in un unico dipinto. D'altra
parte per Picasso qualunque cosa andava bene per dipingere qualunque
cosa. Se l'immagine ha un'autonomia assoluta rispetto alla realtà, non
essendo più rappresentazione di apparenze, ma pura interpretazione,
allora può essere eseguita senza rispetto di vere regole formali (il
Picasso successivo utilizzerà persino collages, scritte, stoffe...
incollate sui dipinti). |
Picasso voleva chiaramente liberarsi dall'obbligo di rappresentare la realtà,
apparendogli questa, a motivo delle contraddizioni di inizio secolo, del tutto
irrappresentabile. Se la realtà è arbitraria, in effetti non si comprende perché
non debba esserlo anche l'interpretazione artistica. Non a caso la critica
sovietica di allora definiva Picasso un'espressione della società borghese in
disfacimento (ovviamente sino alla svolta di Guernica).
In un unico quadro si assiste a un percorso artistico che ha coinvolto tutta
la pittura francese fino all'esistenzialismo dannato di van Gogh, passando
attraverso le astrazioni concettuali di Cézanne, per approdare
all'irrazionalismo cubista. Il primitivismo di Picasso poteva essere occasione di un recupero di
tradizione abbandonate, misconosciute dall'occidente, cattolico prima, borghese
dopo, ma può un artista assumersi un compito così grande? può l'arte stessa
assumersi un compito che in realtà dovrebbe appartenere all'intera società? In
che modo l'intuizione geniale di un singolo può trasformarsi in un'esperienza di
vita sociale?
Il suo primitivismo è nelle due figure di destra. Questa parte del quadro fu
realizzata per ultima, su suggestione delle opere d'arte africane presenti nel
museo etnografico del Trocadero, di Parigi.
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Sono rintracciabili caratteri comuni nella scultura africana come gli occhi a
losanga, la bocca piccola di forma ovale, il tratteggio a strisce, il volto che
diventa un piano continuo, su cui appoggiare il naso e l'arco degli occhi.
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A Picasso interessò l'elemento spaziale dell'arte africana. La deformazione
appariva ragionevole, magica, apotropaica. L'opera è la principale porta d'accesso all'arte del XX sec. Ma proprio
perché inaugura una forma d'arte che presume di porsi in alternativa a tutta la
tradizione occidentale senza però uscire dai limiti di una rappresentazione
"deformata", al fondo "alienata", della personalità umana.
In particolare le maschere sono caratterizzate da una notevole stilizzazione
e da un geometrismo molto accentuato.
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(Non fu solo Picasso a restare impressionato dall'arte africana, ma anche
Brancusi e
Modigliani).
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