MARX e ENGELS: LA QUESTIONE DELLO STATO 4

MARX-ENGELS
per un socialismo democratico


LA QUESTIONE DELLO STATO
NELLA TEORIA MARXISTA

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Traduzione del saggio di Eljf Çağli, "IN THE LIGHT OF MARXISM "
II capitolo: "THE QUESTION OF STATE IN MARXISM"

Versione inglese alla pagina web: www.marksist.com/english.htm

IL CORSO STORICO DELLO STATO


Le relazioni produttive pre-capitalistiche e le forme di proprietà che sono alla base dello sviluppo della civiltà orientale hanno portato, rispetto alla linea evolutiva occidentale, a modalità d'organizzazione socio-politiche molto differenti. E tali differenze esistono da ben prima del XX secolo!

Ma, a dispetto di tutte le diversità, entrambe le linee evolutive hanno generato delle società classiste.

Oggi, infine, la storia moderna è caratterizzata essenzialmente dalla diffusione su scala mondiale del lavoro salariato e del capitale.

Lo Stato moderno d'altronde, è lo strumento alla base dell'espropriazione del lavoro salariato ad opera del capitale.

Con la trasformazione del capitalismo europeo in un sistema di tipo globale, le diverse identità storiche, e le loro differenti strade, sono confluite in un'unica storia comune.

Il modo di produzione capitalista tuttavia, nel trasformare la maggior parte della popolazione mondiale in proletariato, tanto nelle regioni asiatiche quanto in quelle occidentali, e costringendo quindi la schiacciante maggioranza degli uomini a vivere in condizioni di servaggio salariale, prepara anche la via a una rivoluzione sociale che sradicherà tali condizioni.

I rapporti di produzione borghese sono l'ultima forma antagonistica del processo di produzione sociale - antagonistica non nel senso di un antagonismo individuale, ma di un antagonismo che sorga dalle condizioni di vita sociali degli individui. Ma le forze produttive che si sviluppano nel seno della società borghese creano in pari tempo le condizioni materiali per la soluzione di questo antagonismo. Con questa formazione sociale si chiude dunque la preistoria della società umana. 8

Quando il proletariato - l'unica classe capace di mettere in atto una tale rivoluzione - conquisterà il potere politico determinerà, col porre i mezzi di produzione sotto il dominio del proprio ''semi-stato'', la fine stessa della società classista.

Nel fare ciò esso eliminerà le stesse strutture classiste, le differenze e gli antagonismi sociali (includendo tra essi anche il proprio).

In questo giorno dunque risuonerà la campana a morte dello Stato: ovvero di quella struttura affermatasi storicamente sulla base della divisione [della società] in classi.

Nel momento stesso in cui non esisterà più alcuna classe da tenere in soggezione, nel momento in cui non vi saranno più né la lotta tra le classi né quella per la sopravvivenza individuale (l'origine delle quali si trova nell'odierna anarchia produttiva), assieme agli eccessi e alle contraddizioni che ne derivano, allora, visto che non resterà più nulla da reprimere, non saranno più ulteriormente necessari gli apparati repressivi dello Stato.

Il primo atto in virtù del quale quest'ultimo si costituirà come rappresentativo dell'intera popolazione - ovvero la presa di possesso dei mezzi di produzione in nome della società - sarà, contemporaneamente, anche la sua ultima deliberazione in quanto Stato.

La sua interferenza all'interno delle relazioni sociali diviene ora, in tutti i diversi settori, superflua: quindi esso decade a partire da un processo interno. Il governo delle persone viene rimpiazzato dalla semplice amministrazione delle cose, ossia da quella dei processi di produzione.

Lo Stato non è 'abolito'. Esso semplicemente decade. 9

Al di sotto della divisione della società in classi troviamo l'inevitabile lotta per la sopravvivenza individuale, lotta la cui ragion d'essere sta, in realtà, nell'incapacità produttiva [a garantire un livello di esistenza accettabile per tutti, n.d.t.].

Proprio per questo l'abolizione delle classi sociali diviene una possibilità reale soltanto qualora si riesca a creare un'abbondanza materiale che renda possibile porre fine a tale lotta.

Già nel 1878 Engels sottolineava come il capitalismo moderno [cioè quello industriale, n.d.t.] stesse preparando i presupposti per questa abbondanza:

La forza espansiva dei mezzi di produzione [industriali] brucia i confini stessi che il sistema capitalistico di produzione ha loro imposto. Una simile liberazione è una delle precondizioni per uno sviluppo duraturo e in costante accelerazione delle forze produttive, nonché quindi per una crescita praticamente illimitata della produzione stessa. E questo non è tutto. L'appropriazione a livello sociale dei mezzi di produzione pone termine non soltanto alle attuali restrizioni, artificiali, di carattere produttivo, ma anche allo spreco e alla devastazione delle forze produttive e dei prodotti, oggi compagni inevitabili del lavoro, e che raggiungono i propri picchi nei periodi di crisi. Di più, essa rende disponibile per l'intera comunità gran parte dei mezzi produttivi e dei beni che ne conseguono, ponendo fine alle colpevoli stravaganze delle odierne classi dominanti e delle loro rappresentanze politiche. La facoltà di assicurare a tutti i membri della società, attraverso gli strumenti di una produzione ormai socializzata, non solo un'esistenza del tutto soddisfacente dal punto di vista materiale, ma anche un completo sviluppo delle proprie facoltà fisiche e mentali - soltanto oggi un simile possibilità è alla nostra portata, e tuttavia oggi lo è davvero. 10

Il livello di sviluppo che le moderne forze di produzione hanno raggiunto col capitalismo, sin dal tempo in cui sono state scritte le frasi precedenti, ci mostra quella che è oggi la questione fondamentale: se infatti il proletariato di tutto il mondo non porrà fine al sistema del capitalismo internazionale, destino inevitabile dell'umanità sarà quello di essere soffocata da una decadenza che diverrà sempre più profonda e sempre più diffusa.

Sotto il dominio del capitalismo le contraddizioni costantemente aggravantesi tra tecnologia, natura e umanità non portano [come è avvenuto invece in periodi precedenti, n.d.t.] ad un ulteriore progresso delle forze di produzione, progresso atto a garantire la soddisfazione dei bisogni dell'umanità a un più ampio livello, bensì - al contrario - alla loro distruzione.

C'è un'unica possibilità per salvare l'umanità e sradicare tutti gli attuali mali sociali, ed è che il potere politico passi su scala mondiale nelle mani del proletariato.

Se ciò avvenisse, gli sprechi e le distruzioni causati dal capitalismo potrebbero avere fine. Tutti i privilegi di classe, e con essi gli stati, scomparirebbero e si porrebbero i presupposti per un'abbondanza materiale nella quale l'utilizzo dei mezzi di produzione sarebbe finalizzato allo sviluppo armonioso dell'umanità.

Se vi è dunque una base razionale e obiettiva per l'emergere dell'espropriazione e dell'oppressione dell'uomo sull'uomo, e con esse dello Stato; vi è, nello stesso modo, anche una base razionale e obiettivamente realizzabile per un livello di sviluppo sociale che renda una tale espropriazione e una tale oppressione, e quindi lo Stato stesso, non più necessari.

La futura società, in cui i produttori organizzeranno la produzione sulla base di un'unione libera ed egualitaria (cioè la società senza classi), si fonderà su un livello di abbondanza tale da rendere affatto inutile la lotta degli individui per la propria sopravvivenza.

E ciò che permetterà agli uomini di raggiungere questo traguardo sarà la rivoluzione su scala internazionale della classe proletaria.

Engels esprimeva così tali concetti:

Lo Stato quindi non è sempre esistito. Vi sono state in passato società che hanno fatto a meno di esso, che non hanno neanche concepito l'idea dello stato e dell'oppressione statale. Ad un certo stadio dello sviluppo economico, che implicò necessariamente la divisione della comunità in classi, lo Stato divenne una necessità proprio per causa di una tale divisione. Oggi però ci stiamo avvicinando rapidamente a uno stadio nel quale l'esistenza delle classi non solo cesserà di essere necessaria, ma diverrà addirittura un consistente ostacolo per lo sviluppo stesso delle forze produttive. [Le classi] cesseranno di esistere esattamente come, tempo fa, avevano iniziato a farlo. E, assieme ad esse, anche l'apparato statale inevitabilmente scomparirà. La società, che riorganizzerà la produzione sulla base di un'associazione libera e egualitaria dei produttori, relegherà l'intera macchina statale in un luogo dove essa, da lì in avanti, rimarrà: nel museo delle età antiche, al fianco del filatoio e dell'età del bronzo. 11


8 Marx, A Contribution to the Critique of Political Economy, p. 21-22.
9 Engels, Anti-Dühring, Lawrence & Wishart, London, 1975, pp. 332-3.
10 Engels, Anti-Dühring, p.335.
11 Marx and Engels, Selected Works, Vol. III, p.330.

Traduzione di Adriano Torricelli


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26/04/2015