MARX e ENGELS: LA QUESTIONE DELLO STATO 2

MARX-ENGELS
per un socialismo democratico


LA QUESTIONE DELLO STATO
NELLA TEORIA MARXISTA

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Traduzione del saggio di Eljf Çağli, "IN THE LIGHT OF MARXISM "
II capitolo: "THE QUESTION OF STATE IN MARXISM"

Versione inglese alla pagina web: www.marksist.com/english.htm

IL CORSO STORICO DELLO STATO


b) DALLA BARBARIE ALLA CIVILTA', DALLA SOCIETA' SENZA CLASSI ALLO STATO CLASSISTA

Marx e Engels descrivono le fasi attraverso cui è passata l'umanità, dallo stadio selvaggio fino alla civiltà, chiamandole 'preistoria'.

Mostrano come l'unità alla base di tale periodo fosse la comunità collettiva (di stampo comunistico) primitiva, la quale non conobbe né lo Stato né l'antagonismo di classe.

Essa, basata su criteri naturali, come la comunanza parentale, il linguaggio o i costumi, non è ancora comunità stanziale (tribù). E la prima forma di proprietà che si presenta in tali società senza classi è quella collettiva.

La prima forma di proprietà è proprietà collettiva (Stammeigetung). Corrisponde a una fase primitiva dello sviluppo delle forze produttive, in cui la comunità sopravvive grazie ad attività come la pesca e la caccia, l'allevamento del bestiame o - nelle fasi più avanzate - l'agricoltura. 3

In questa fase storica evolutiva la divisione del lavoro non potrebbe svilupparsi molto oltre: essa rappresenta difatti una semplice estensione della divisione di quelle mansioni che sono - per natura - interne alla famiglia.

Vi serpeggia però una forma di schiavitù non esplicita, dovuta all'incremento della popolazione e dei suoi bisogni, e all'esplosione dei conflitti tribali.

L'unificazione dei clan, o i matrimoni tra elementi di differenti clan (ecc.), trasformano questa comunità primitiva in una tribù o in un'unione di tribù.

Tuttavia una tale organizzazione non va oltre la cornice delle relazioni tra parenti (catena parentale) e non modifica perciò neanche la struttura primitiva di tipo collettivistico. Né all'interno del clan né della tribù vi è posto per la proprietà privata o per classi antagonistiche, né per lo Stato.

Proprietaria della terra sulla quale si è temporaneamente stabilita è la comunità stessa (proprietà collettiva). I suoi membri - individui o famiglie - non possiedono difatti privatamente la terra su cui vivono, possono soltanto essere autorizzati dalla comunità a utilizzarla, proprio in quanto membri di tale comunità.

Oltre che la proprietà collettiva della terra vi è, in molte comunità, anche quella dei prodotti stessi della terra. In altri casi invece, la famiglia porta avanti indipendentemente il proprio sostentamento attraverso la terra assegnatale, e i prodotti eccedenti (dopo che sono state soddisfatte le esigenze di natura comune: templi, riti, guerre, ecc.) vengono raccolti e divisi tra i componenti della famiglia patriarcale. Tuttavia, in altri casi, tutta la produzione [comprese le eccedenze, n.d.t.] viene impiegata per il sostentamento dei membri del gruppo e quindi per il gruppo stesso.

Le forme più antiche, vale a dire più pure di tali comunità collettive, sono i comuni asiatici arcaici, che caratterizzano le società orientali.

Postulando che l'origine di tutte le formazioni socio-economiche precapitalistiche stia nelle comunità asiatiche primitive, Marx stabilisce quanto segue riguardo all'evoluzione storica di tali comunità:

Quando finalmente esse divennero stanziali, la loro trasformazione successiva dipese tanto da vari fattori esterni, ovvero climatici geografici fisici ecc., quanto da fattori interni quali la loro predisposizione particolare: il carattere di ogni clan. 4

Difatti, negli stadi successivi dell'evoluzione sociale, soprattutto durante il periodo della transizione dalla barbarie alla civiltà, questa comunità primitiva appare in forme molto differenti da quelle dalla quali è partita, avendo subito cambiamenti strutturali notevoli.

Marx distingue tre diverse forme di proprietà e di organizzazione comunitaria all'interno delle comunità primitive che hanno raggiunto la fase stanziale agricola, basandosi sui tipi di relazioni intercorrenti tra gli individui componenti il gruppo e la terra, nonché tra essi e la comunità.

La prima forma individuata è quella asiatica, nella quale la proprietà delle terre è interamente collettiva. In secondo luogo, vi è la forma delle più antiche comunità occidentali: essa contiene in sé tanto la proprietà collettiva quanto quella privata. Infine vi è la forma germanica, in cui predomina la proprietà individuale.

Ma in tutte e tre queste forme, l'individuo, se vuole reclamare un diritto sulla terra (l'uso o il possesso vero e proprio), deve, come pre-requisito indispensabile, appartenere alla comunità stessa.

Queste tre forme sociali rappresentano delle società egualitarie, che non lasciano posto né a distinzioni di classe né - quindi - a forme di espropriazione. In esse il fine della produzione è il sostentamento della vita comunitaria: produrre ricchezza non è un fine primario. All'interno della comunità infatti non c'è scambio o attività commerciale, poiché non c'è divisione del lavoro.

Nonostante una prima divisione di ricchezza inizi a svilupparsi tra gli esponenti della comunità, essa non determina ancora alcuna forma di espropriazione. Ciò perché ogni singolo membro della società - o dell'unità familiare - possiede le condizioni obiettive del proprio lavoro e non dipende dal lavoro di qualcun altro per la propria produzione.

Tuttavia nei periodi storici seguenti, nel corso della transizione alla civiltà, tali società subiscono differenti tipi di trasformazioni, che le portano a sviluppare differenti modalità di classe e di Stato.

Una delle più importanti scoperte introdotte da Marx nella scienza storica fu la seguente: anziché un'unica forma di transizione dalla società senza classi a quella classista, ovvero dalla barbarie alla civiltà, ve ne furono due.

La prima rappresenta la linea evolutiva asiatica, la seconda quella occidentale. Ciò dimostra quindi che vi furono due modalità di sviluppo dello Stato.

1) Le comunità urbane antiche (greche e romane) e quelle rurali tedesche dell'inizio del Medioevo si collocano sulla linea di sviluppo occidentale, e rappresentano quindi il tipo di passaggio verso lo Stato proprio dell'Occidente.

Entrambe culminarono con la vittoria della proprietà privata, quindi furono società classiste (l'una schiavista e l'altra feudale/servile), ovvero basate sulla proprietà privata.

2) Dall'altra parte invece, le comunità agricole asiatiche, appartenenti alla linea evolutiva dell'Est, rimasero immutate per migliaia d'anni, essendo base della lunga tradizione del dispotismo asiatico.

Nelle zone orientali infatti, il passaggio verso la civiltà (la società classista) non si basò sulla proprietà privata ma su quella statale collettiva. Per primi Marx e Engels capirono che questa differente evoluzione storica tra Est e Ovest dipendeva dalla differenza tra forme di proprietà, rapporti produttivi e modi dell'organizzazione collettiva.

I fattori essenziali determinanti la linea evolutiva occidentale sono stati: la proprietà privata della terra, lo svilupparsi e diffondersi della divisione del lavoro e degli scambi commerciali, e il diffondersi della pratica dell'espropriazione individuale (ovvero del lavoro schiavile).

A esempio di questo tipo di sviluppo Marx indica gli antichi comuni urbani (propri dell'antica Grecia e dell'antica Roma), situati sulla linea evolutiva occidentale, nonché rappresentazioni classiche della transizione verso una società di tipo occidentale.

L'esempio più puro di una comunità antica e di un modo di produzione precedente quello schiavista (e che peraltro rappresenta un momento di transizione verso tale modalità), la troviamo nella storia di Roma.

Lì la primitiva comunità urbana (la città) non era prodotto di un processo naturale bensì dell'unificazione delle precedenti comunità agrarie (parecchie tribù) in una singola città, sia per accordo che per conquista.

Socialmente più vivace e organizzata secondo criteri più democratici (partecipativi) rispetto alle società asiatiche, tale città era un agglomerato volontario di liberi individui dotati del diritto alla proprietà individuale.

Contrariamente che nelle regioni orientali, non vi era lì un esasperato senso del sacro: di un'autorità suprema e di una suprema unità, che fosse posta al di sopra della comunità cittadina, e che avesse quindi il diritto d'appropriarsi delle eccedenze produttive.

Dopo la deduzione delle spese comuni (legate a cerimonie religiose, costruzione di edifici sacri, di difese e preparativi bellici, ecc.) tutto il rimanente veniva accumulato nelle mani dei liberi produttori (proprietari delle terre su cui risiedevano).

Una tale accumulazione portò a un rapido sviluppo della divisione del lavoro e degli scambi commerciali all'interno della comunità. Creando, da una parte, una differenza in termini di ricchezza e di accumulazione dei beni all'interno del gruppo dei liberi cittadini, questo processo d'altro canto portò a un incremento del numero degli schiavi, che divennero elemento fondante della produzione e la classe più estesa dell'intera società.

Ciò determinò la dissoluzione delle antiche tradizioni egualitarie e la divisione della società in classi differenti: ricchi e poveri, padroni e schiavi.

Divenuta economicamente dominante, sulla base dei nascenti rapporti di produzione, la classe dei grandi proprietari terrieri, padroni di schiavi, cominciò a riorganizzare la società secondo strutture favorevoli al suo ruolo dominante.

Sebbene infatti fossero ricchi e potenti dal punto di vista economico, i grandi proprietari costituivano in ogni caso una minoranza rispetto alla popolazione complessiva.

Per poter quindi preservare i propri privilegi di natura economica essi avevano bisogno, oltre che di quella economica, di un'altra struttura: un'organizzazione che difendesse gli interessi comuni dei grandi proprietari terrieri e dei possessori di manodopera schiavile, assicurando la continuità del loro dominio.

Questo particolare strumento della classe dominante si chiamò Stato.

Di conseguenza, nel caso dello sviluppo occidentale, questa particolare forma di organizzazione sociale chiamata Stato, appare come risultato inevitabile della divisione della società in classi, divisione fondata su quei rapporti di espropriazione il cui fondamento stava nella proprietà privata.

In tale contesto lo Stato nell'antica Grecia e nell'antica Roma si basò sul potere dei grando proprietari terrieri e dei proprietari di schiavi, essendo un organo politico costruito ad hoc da quelle stessa classi per se stesse.

L'Impero romano si basò difatti sulla schiavitù e dovette organizzarsi secondo una struttura burocratica e centralizzata.

Poiché all'origine della ricchezza dei nobili romani vi era l'espansionismo, in queste zone le conquiste territoriali e l'agricoltura intensiva dei latifondi, fondata sul lavoro estensivo schiavile, si svilupparono ampiamente.

E la politica, essendo il suo ruolo quello appunto di assicurare il mantenimento di una tale superiorità economica, necessitava di un enorme apparato burocratico e militare.

Un altro esempio dello sviluppo - fondato sull'idea di proprietà privata - di società classista e statalista occidentale lo si può trovare nella nascita dei rapporti feudali all'inizio del Medio Evo, nel periodo di dissoluzione delle antiche comunità germaniche.

Tali relazioni si formarono a causa della disintegrazione delle comunità rurali germaniche, risultato di migrazioni e guerre, e col tempo della loro subordinazione a una nuova classe di nobili (i capi militari), con la perdita delle proprie terre e della propria indipendenza personale.

La proprietà della terra, all'interno di questo sistema, è monopolio dei nobili (signori) i quali sono organizzati in base a una gerarchia di ranghi. Questa forma di proprietà della terra inoltre, rappresenta la distanza che sussiste tra la collettività dei signori feudali ed i semplici contadini.

Quanto a questi ultimi, essi sono decaduti a lavoratori dipendenti o servi, schiacciati dagli obblighi che li legano ai loro signori feudali.

Il sistema feudale delle terre nel Medioevo ha creato comunità isolate e di livello locale. L'economia feudale è un'economia naturale [ossia primitiva, n.d.t.] con limitazioni tali da poter venire incontro solo ai bisogni dei produttori diretti e a quelli dei signori feudali (attraverso il surplus produttivo o il surplus di lavoro), che detengono un ruolo di comando sulle comunità locali.

Data la propria natura essenzialmente agricola, la società feudale si sviluppa in differenti regimi feudali (rurali) fondamentalmente indipendenti e autonomi l'uno dall'altro.

Chiaramente tale Stato non riuscì mai a divenire uno Stato veramente centralizzato, come invece in passato l'Impero romano, e rimase a un livello di organizzazione così limitato da potere assicurare solo il funzionamento delle unità socio-economiche (basate sull'espropriazione dei servi) in funzione degli interessi dei signori feudali.

Dunque, all'interno della linea di sviluppo occidentale vediamo in primo luogo l'emergere della proprietà privata e del commercio (relazioni di tipo commerciale) e dipoi, su tali basi, la divisione della società in classi, infine la nascita dello Stato come strumento di dominio a livello politico.

Tuttavia, nel caso dello sviluppo asiatico la nascita di un'elite dirigente e dello Stato avvenne e si sviluppò in modo completamente differente, su basi assolutamente diverse. Gli stati orientali antichi (ad esempio, Sumer, l'antico Egitto, l'India, la Persia, ecc.) sorsero non sulla base della proprietà privata e dei rapporti di espropriazione di carattere individuale (ovvero su base schiavile), come appunto in Occidente, bensì piuttosto avendo come base la proprietà collettiva e i rapporti di espropriazione collettivi.

La classe dirigente emerse nella società orientale come risultato del fatto che tali funzioni, inizialmente pubbliche, divennero col tempo posti di comando, e che coloro che inizialmente erano al servizio della società trasformarono la propria facoltà di servire in facoltà di dominare.


3 Marx and Engels, Selected Works, Vol. I, p.21
4 Marx, Grundrisse, Penguin, 1973, p. 472

Traduzione di Adriano Torricelli


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26/04/2015