c) IL DISPOTISMO ORIENTALE: LA TRASFORMAZIONE DA SERVI IN
PADRONI DELLA SOCIETA'
Marx indica nel modo di produzione asiatico il fondamento
economico del Dispotismo orientale, inteso come una delle possibili forme
d'esistenza dello Stato.
Secondo Marx, tale modo di produzione emerge quando, grazie a
metodi di lavoro più evoluti, si realizza all'interno della primitiva comunità
agraria un incremento produttivo che porta all'accumulazione costante di un
certo surplus.
Esiste già, in tali comunità, un certo grado di divisione del
lavoro. Ma se l'agricoltura e i mestieri sono già distinti l'uno dall'altro,
ciononostante essi formano anche un'unità.
Questa complementarietà e questo supporto reciproco tra
l'agricoltura e le tecniche artigiane all'interno del medesimo contesto
comunitario, rendono quest'ultimo autosufficiente.
L'unità base non è qui la famiglia né il singolo individuo ma
la comunità stessa, ovvero la collettività.
Marx dimostra come queste comunità "contengano al proprio
interno le condizioni necessarie alla propria sopravvivenza e alla produzione di
un surplus", postulando che il modo di produzione asiatico si basi su questo
tipo di strutture.
Fattore unificante di tali comunità, che sopravvivono in uno
stato di costante isolamento rispetto all'esterno, è o l'assemblea dei capi
famiglia, oppure un capo unico (despota): ragion per cui l'autorità a livello
sociale può essere rispettivamente democratica o dispotica.
Secondo Marx, "… nella maggior parte delle forme asiatiche
di dominio, l'unità che è situata al di sopra delle piccole comunità appare il
primo, se non addirittura l'unico proprietario; mentre le comunità locali
sono viste soltanto come possessori ereditari."
5
Ciò dimostra che un'organizzazione più alta, che rappresenta
l'unità di tali comunità agricole, è già emersa prima che si sia formato
un vero e proprio Stato.
Per prima questa unità più alta (l'assemblea dei capi, o il
despota), concepita come l'unico vero proprietario, assegna le terre alle
comunità minori; queste ultime poi - a loro volta - le assegnano ai propri
membri (le singole unità familiari).
Qui l'emergere di una autorità suprema è dunque un fatto
accettato anche dalle comunità più piccole. Di conseguenza, il trasferimento di
parte del surplus prodotto da queste piccole comunità - i produttori reali -
all'autorità suprema, diviene presto un'usanza.
In Bassa Mesopotamia e nel Sumer, nel primo periodo di
formazione dello Stato, non vi erano né leggi, né apparati repressivi, né
strutture di carattere burocratico. Lo Stato infatti era quella "più alta unità"
che simboleggiava la cooperazione stessa tra le piccole comunità locali.
E se all'inizio una tale organizzazione non era ancora uno
Stato in senso proprio, era comunque l'embrione della forma orientale di esso,
che di lì a poco sarebbe sorta.
Le linee del discorso di Marx sulla formazione delle classi e
dello Stato sulla base del sistema produttivo di tipo orientale si possono
trovare sia nei Grundrisse che nel Capitale.
Ciò che caratterizza la linea dello sviluppo orientale sta nel
fatto che la formazione delle classi avvenga qui indipendentemente dall'iniziale
divisione del lavoro, ovvero sulla base dell'organizzazione dei lavori pubblici
su grande scala.
Marx pone in evidenza il fatto che gli uffici pubblici [quelli
preposti ad assolvere a funzioni di tipo organizzativo, n.d.t.], emersi
inizialmente da questa divisione del lavoro, si fossero successivamente
trasformati, portando così alla nascita di una vera e propria autorità
espropriante [ovvero dello Stato vero e proprio, n.d.t.].
Una tale trasformazione è incarnata appunto
nell'organizzazione dello Stato dispotico di tipo orientale.
Nei periodi più antichi i pubblici uffici - resi necessari
dall'esigenza per l'agricoltura di un sistema di irrigazione su larga scala -
portarono come conseguenza alla nascita di una prima e embrionale forma di Stato
e di divisione in classi (le prime civiltà), sia in Medio oriente (Sumer,
Egitto) sia nell'Est del mondo (India, Cina).
Engels si preoccupa poi, nel suo Anti-Duhring, di descrivere
come tale autorità preposta ai pubblici uffici si sia trasformata col tempo in
un'autorità espropriante, divenendo così da serva della società sua padrona.
Alla base di tale fenomeno sta il fatto che coloro i quali
detenevano delle funzioni pubbliche, le quali in qualche modo li ponevano al di
sopra del resto della società, si allearono tra loro e formarono una classe
dominante. 6
Come disse Marx, l'unità più alta - ossia il gruppo dirigente
- che era sorto all'interno delle comunità agrarie asiatiche unite tra loro da
un capo supremo, mentre assolveva alla sua funzione sociale, trasformava
gradualmente la propria appropriazione del surplus produttivo (giustificata
dalle proprie funzioni pubbliche) in un'attività senza ritorno per il resto
della società, creando così una specifica forma di espropriazione.
Per poter poi perpetuare una tale posizione di dominio, tale
classe dovette rendere questa pratica d'espropriazione un fatto permanente. Per
fare ciò organizzò delle strutture di carattere politico, militare, giudiziario
e legale: cioè lo Stato.
Il fattore alla base della stabilità di questo sistema
produttivo è dunque la formazione di un tipo di Stato dispotico e centralizzato,
che si pone al di sopra delle comunità agrarie primitive, autosussitenti.
Mostrandone la formazione, Engels spiega:
La forma di tale autorità politica dipende da quella delle
comunità in questione [quelle agricole, di cui appunto si è parlato sopra,
n.d.t.] Laddove, come ad esempio tra gli Ariani dell'Asia e della Russia, questa
[forma produttiva] si sviluppa - sia che i campi siano ancora coltivati
dall'intera comunità e in funzione della comunità stessa, sia che vengano
affidati solo temporaneamente a famiglie singole: ovvero quando non vi è ancora
proprietà privata della terra -, l'autorità politica ha sempre un carattere
dispotico. 7
Dunque il modo di produzione asiatico non si può considerare
separatamente dal potere statale, nella sua variante dispotica orientale.
Emersa dalle comunità agricole primitive, una tale modalità di
produzione non potrebbe acquisire un carattere perpetuo se non attraverso
l'instaurazione di un'autorità centrale assoluta che gode di poteri quasi
divini.
Senza quest'ultima le comunità agrarie primitive non
riuscirebbero a prevenire la propria dissoluzione e disintegrazione, che sarebbe
causata dallo svilupparsi delle proprietà privata e della divisione del lavoro,
ovvero dalle dinamiche più profonde cui esse danno luogo.
L'ostacolo che impedì lo sviluppo di questo processo
naturale, mantenendo i comuni asiatici nella loro originaria condizione per
migliaia d'anni, fu questo sistema basato sull'espropriazione di un
surplus non pagato, che lo Stato estorceva a queste comunità.
E' grazie a un tale meccanismo di incameramento, ad opera
dell'autorità centrale, che in tali società non vi è alcun surplus di prodotto o
di lavoro, che possa essere accumulato e venduto [dal singolo].
E così, mentre le comunità agricole, che non hanno accumulato
alcun surplus, "tirano avanti" senza alcun cambiamento nella propria situazione
di autosussistenza e nella propria economia ingenua, possiamo trovare - proprio
vicino ad esse - città che si innalzano verso il cielo, quasi appartenessero ad
un altro pianeta, in quanto sedi dell'autorità centrale (potere dispotico) e dei
suoi funzionari (la burocrazia di governo).
In queste città, nelle quali confluisce e si accumula il
surplus produttivo delle comuni agricole, abbiamo una divisione del lavoro molto
più avanzata, ed è vivo anche il commercio straniero che soddisfa i desideri
della classe dominante.
Le eccedenze prodotte e accumulate nelle casse dello stato
vengono introdotte sui mercati stranieri da queste città, attraverso funzionari
statali che svolgono il ruolo di mercanti.
Qui dunque il commercio non è espressione di un sistema
produttivo di merci, che avvenga all'interno della piccola comunità e sia da
essa destinato al commercio.
Divenuto proprietà dello Stato, il surplus produttivo viene
utilizzato per l'acquisto di articoli pregiati (come armi, gioielli, metalli
preziosi, …), ovvero viene usato per soddisfare le esigenze del Sovrano e della
classe egemone.
Esaminando attentamente le caratteristiche fondanti
dell'organizzazione dello Stato orientale, ci accorgiamo di quanto la conoscenza
di esse sia importante, non solamente per comprendere la storia del mondo
antico, ma anche per prendere atto di alcune caratteristiche delle moderne
dittature burocratiche, che costituiscono l'asse portante della nostra stessa
esistenza: ci sembra quindi utile porre in evidenza alcuni punti salienti
dell'argomento.
Nei regimi orientali l'unico vero proprietario è lo Stato.
I funzionari che adempiono alle funzioni pubbliche godono del
diritto di utilizzare la proprietà statale solo fino a quando ricoprono le loro
cariche.
Ma questo diritto non li rende padroni di niente a livello
privato.
Essi non possono trasmettere la propria carica, né le entrate
che essa comporta, in eredità. In breve, i loro privilegi si limitano al periodo
di esercizio del proprio ufficio.
Per mantenere la stabilità del potere centrale, un tale potere
deve rimanere compatto, monolitico.
Perciò in tutti gli stati dispotici orientali, una particolare
attenzione viene dedicata alla selezione degli individui che andranno a comporre
la classe dirigente (la burocrazia civile, militare e religiosa) al di fuori
dei quadri già selezionati in precedenza.
I legami tra il funzionario che lo Stato ha prescelto e la sua
classe d'origine vengono completamente sradicati.
La storia è piena di esempi che mostrano attraverso quali
meccanismi di controllo questi candidati agli uffici pubblici venissero
prescelti e infine eletti: utilizzati dal potere centrale per preservare
immutate le proprie strutture.
Negli Stati di tipo dispotico orientale i mai risolti
conflitti dinastici o le tendenze verso il decentramento (per esempio la
formazione di baronati locali che emergono dal cuore stesso del sistema di
potere) hanno origine nella struttura profonda dello Stato di classe
[ovvero nella rigida separazione tra i semplici contadini e i funzionari
di Stato, n.d.t.].
Un esempio perfetto di tale tipo di processo ce lo forniscono
i conflitti dinastici sviluppatisi all'interno dei grandi imperi asiatici (come
Cina, Iran e Impero Ottomano).
Tali conflitti, come spiegò Marx, sono tipici degli stati
dispotici, nei quali la struttura organizzativa si sviluppa indipendentemente
dalle comunità rurali, che pure sono il fondamento ultimo del sistema.
Poiché i produttori reali - le comunità o i villaggi - si
trovano in una posizione di assoluta dipendenza [dalle strutture statali] e in
una condizione di profondo ristagno strutturale, rimangono semplicemente al
di fuori dei conflitti politici.
Le lotte per il potere che avvengono nelle sfere politiche (lo
Stato) sono lontane da essi quanto il cielo dalla terra.
Per concludere, dobbiamo sottolineare come il dispotismo
orientale e il modo asiatico di produzione, basati sulla proprietà
collettiva della terra, abbiano dato prova di essere
la forma di struttura sociale più 'resistente al cambiamento'.
Nelle zone in cui questi tipi di civiltà hanno attecchito, le
relazioni sociali corrispondenti avrebbero anche potuto continuare a esistere
immutate per migliaia d'anni, senza significativi cambiamenti.
Nessuna formazione di tipo orientale è stata mai capace di
evolversi 'motu proprio' in un'altra forma socio-produttiva
[come è avvenuto invece in Occidente, n.d.t.].
Fattore fondamentale alla base di questa trasformazione sono
state dinamiche d'origine esterna, essenzialmente l'effetto disgregante del
capitalismo.
I sistemi asiatici hanno subito infatti un penoso processo di
disgregazione quando sono entrati in contatto con i rapporti di produzione
capitalistici.
Ad esempio, la disgregazione degli imperi ottomano e cinese è
iniziata nel XIX secolo, quando questi sono entrati in contatto con
l'Imperialismo occidentale!
5 Marx, Grundrisse,
pp. 472-3
6 Un'altra modalità di formazione del modo di produzione
asiatico e del dispotismo statale orientale è stata, sin dalle epoche più
antiche delle civiltà asiatiche, la conquista e la sottomissione di comunità
agrarie stanziali, in seguito ad invasione, da parte di popoli stranieri. Lo
Stato emerso da tali conquiste diveniva l'unico proprietario dell'intero
territorio. Gli Stati mesopotamici del periodo più tardo, così come lo Stato
assiro, sono un esempio di tale varietà.
7 Engels, The Frankish Period, in Marx and Engels, "Pre-Capitalist
Socio-Economic Formations", Progress, 1979, p. 363
Traduzione di
Adriano Torricelli