MARX e ENGELS: LA QUESTIONE DELLO STATO 3

MARX-ENGELS
per un socialismo democratico


LA QUESTIONE DELLO STATO
NELLA TEORIA MARXISTA

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Traduzione del saggio di Eljf Çağli, "IN THE LIGHT OF MARXISM "
II capitolo: "THE QUESTION OF STATE IN MARXISM"

Versione inglese alla pagina web: www.marksist.com/english.htm

IL CORSO STORICO DELLO STATO


c) IL DISPOTISMO ORIENTALE: LA TRASFORMAZIONE DA SERVI IN PADRONI DELLA SOCIETA'

Marx indica nel modo di produzione asiatico il fondamento economico del Dispotismo orientale, inteso come una delle possibili forme d'esistenza dello Stato.

Secondo Marx, tale modo di produzione emerge quando, grazie a metodi di lavoro più evoluti, si realizza all'interno della primitiva comunità agraria un incremento produttivo che porta all'accumulazione costante di un certo surplus.

Esiste già, in tali comunità, un certo grado di divisione del lavoro. Ma se l'agricoltura e i mestieri sono già distinti l'uno dall'altro, ciononostante essi formano anche un'unità.

Questa complementarietà e questo supporto reciproco tra l'agricoltura e le tecniche artigiane all'interno del medesimo contesto comunitario, rendono quest'ultimo autosufficiente.

L'unità base non è qui la famiglia né il singolo individuo ma la comunità stessa, ovvero la collettività.

Marx dimostra come queste comunità "contengano al proprio interno le condizioni necessarie alla propria sopravvivenza e alla produzione di un surplus", postulando che il modo di produzione asiatico si basi su questo tipo di strutture.

Fattore unificante di tali comunità, che sopravvivono in uno stato di costante isolamento rispetto all'esterno, è o l'assemblea dei capi famiglia, oppure un capo unico (despota): ragion per cui l'autorità a livello sociale può essere rispettivamente democratica o dispotica.

Secondo Marx, "… nella maggior parte delle forme asiatiche di dominio, l'unità che è situata al di sopra delle piccole comunità appare il primo, se non addirittura l'unico proprietario; mentre le comunità locali sono viste soltanto come possessori ereditari." 5

Ciò dimostra che un'organizzazione più alta, che rappresenta l'unità di tali comunità agricole, è già emersa prima che si sia formato un vero e proprio Stato.

Per prima questa unità più alta (l'assemblea dei capi, o il despota), concepita come l'unico vero proprietario, assegna le terre alle comunità minori; queste ultime poi - a loro volta - le assegnano ai propri membri (le singole unità familiari).

Qui l'emergere di una autorità suprema è dunque un fatto accettato anche dalle comunità più piccole. Di conseguenza, il trasferimento di parte del surplus prodotto da queste piccole comunità - i produttori reali - all'autorità suprema, diviene presto un'usanza.

In Bassa Mesopotamia e nel Sumer, nel primo periodo di formazione dello Stato, non vi erano né leggi, né apparati repressivi, né strutture di carattere burocratico. Lo Stato infatti era quella "più alta unità" che simboleggiava la cooperazione stessa tra le piccole comunità locali.

E se all'inizio una tale organizzazione non era ancora uno Stato in senso proprio, era comunque l'embrione della forma orientale di esso, che di lì a poco sarebbe sorta.

Le linee del discorso di Marx sulla formazione delle classi e dello Stato sulla base del sistema produttivo di tipo orientale si possono trovare sia nei Grundrisse che nel Capitale.

Ciò che caratterizza la linea dello sviluppo orientale sta nel fatto che la formazione delle classi avvenga qui indipendentemente dall'iniziale divisione del lavoro, ovvero sulla base dell'organizzazione dei lavori pubblici su grande scala.

Marx pone in evidenza il fatto che gli uffici pubblici [quelli preposti ad assolvere a funzioni di tipo organizzativo, n.d.t.], emersi inizialmente da questa divisione del lavoro, si fossero successivamente trasformati, portando così alla nascita di una vera e propria autorità espropriante [ovvero dello Stato vero e proprio, n.d.t.].

Una tale trasformazione è incarnata appunto nell'organizzazione dello Stato dispotico di tipo orientale.

Nei periodi più antichi i pubblici uffici - resi necessari dall'esigenza per l'agricoltura di un sistema di irrigazione su larga scala - portarono come conseguenza alla nascita di una prima e embrionale forma di Stato e di divisione in classi (le prime civiltà), sia in Medio oriente (Sumer, Egitto) sia nell'Est del mondo (India, Cina).

Engels si preoccupa poi, nel suo Anti-Duhring, di descrivere come tale autorità preposta ai pubblici uffici si sia trasformata col tempo in un'autorità espropriante, divenendo così da serva della società sua padrona.

Alla base di tale fenomeno sta il fatto che coloro i quali detenevano delle funzioni pubbliche, le quali in qualche modo li ponevano al di sopra del resto della società, si allearono tra loro e formarono una classe dominante. 6

Come disse Marx, l'unità più alta - ossia il gruppo dirigente - che era sorto all'interno delle comunità agrarie asiatiche unite tra loro da un capo supremo, mentre assolveva alla sua funzione sociale, trasformava gradualmente la propria appropriazione del surplus produttivo (giustificata dalle proprie funzioni pubbliche) in un'attività senza ritorno per il resto della società, creando così una specifica forma di espropriazione.

Per poter poi perpetuare una tale posizione di dominio, tale classe dovette rendere questa pratica d'espropriazione un fatto permanente. Per fare ciò organizzò delle strutture di carattere politico, militare, giudiziario e legale: cioè lo Stato.

Il fattore alla base della stabilità di questo sistema produttivo è dunque la formazione di un tipo di Stato dispotico e centralizzato, che si pone al di sopra delle comunità agrarie primitive, autosussitenti. Mostrandone la formazione, Engels spiega:

La forma di tale autorità politica dipende da quella delle comunità in questione [quelle agricole, di cui appunto si è parlato sopra, n.d.t.] Laddove, come ad esempio tra gli Ariani dell'Asia e della Russia, questa [forma produttiva] si sviluppa - sia che i campi siano ancora coltivati dall'intera comunità e in funzione della comunità stessa, sia che vengano affidati solo temporaneamente a famiglie singole: ovvero quando non vi è ancora proprietà privata della terra -, l'autorità politica ha sempre un carattere dispotico. 7

Dunque il modo di produzione asiatico non si può considerare separatamente dal potere statale, nella sua variante dispotica orientale.

Emersa dalle comunità agricole primitive, una tale modalità di produzione non potrebbe acquisire un carattere perpetuo se non attraverso l'instaurazione di un'autorità centrale assoluta che gode di poteri quasi divini.

Senza quest'ultima le comunità agrarie primitive non riuscirebbero a prevenire la propria dissoluzione e disintegrazione, che sarebbe causata dallo svilupparsi delle proprietà privata e della divisione del lavoro, ovvero dalle dinamiche più profonde cui esse danno luogo.

L'ostacolo che impedì lo sviluppo di questo processo naturale, mantenendo i comuni asiatici nella loro originaria condizione per migliaia d'anni, fu questo sistema basato sull'espropriazione di un surplus non pagato, che lo Stato estorceva a queste comunità.

E' grazie a un tale meccanismo di incameramento, ad opera dell'autorità centrale, che in tali società non vi è alcun surplus di prodotto o di lavoro, che possa essere accumulato e venduto [dal singolo].

E così, mentre le comunità agricole, che non hanno accumulato alcun surplus, "tirano avanti" senza alcun cambiamento nella propria situazione di autosussistenza e nella propria economia ingenua, possiamo trovare - proprio vicino ad esse - città che si innalzano verso il cielo, quasi appartenessero ad un altro pianeta, in quanto sedi dell'autorità centrale (potere dispotico) e dei suoi funzionari (la burocrazia di governo).

In queste città, nelle quali confluisce e si accumula il surplus produttivo delle comuni agricole, abbiamo una divisione del lavoro molto più avanzata, ed è vivo anche il commercio straniero che soddisfa i desideri della classe dominante.

Le eccedenze prodotte e accumulate nelle casse dello stato vengono introdotte sui mercati stranieri da queste città, attraverso funzionari statali che svolgono il ruolo di mercanti.

Qui dunque il commercio non è espressione di un sistema produttivo di merci, che avvenga all'interno della piccola comunità e sia da essa destinato al commercio.

Divenuto proprietà dello Stato, il surplus produttivo viene utilizzato per l'acquisto di articoli pregiati (come armi, gioielli, metalli preziosi, …), ovvero viene usato per soddisfare le esigenze del Sovrano e della classe egemone.

Esaminando attentamente le caratteristiche fondanti dell'organizzazione dello Stato orientale, ci accorgiamo di quanto la conoscenza di esse sia importante, non solamente per comprendere la storia del mondo antico, ma anche per prendere atto di alcune caratteristiche delle moderne dittature burocratiche, che costituiscono l'asse portante della nostra stessa esistenza: ci sembra quindi utile porre in evidenza alcuni punti salienti dell'argomento.

Nei regimi orientali l'unico vero proprietario è lo Stato.

I funzionari che adempiono alle funzioni pubbliche godono del diritto di utilizzare la proprietà statale solo fino a quando ricoprono le loro cariche.

Ma questo diritto non li rende padroni di niente a livello privato.

Essi non possono trasmettere la propria carica, né le entrate che essa comporta, in eredità. In breve, i loro privilegi si limitano al periodo di esercizio del proprio ufficio.

Per mantenere la stabilità del potere centrale, un tale potere deve rimanere compatto, monolitico.

Perciò in tutti gli stati dispotici orientali, una particolare attenzione viene dedicata alla selezione degli individui che andranno a comporre la classe dirigente (la burocrazia civile, militare e religiosa) al di fuori dei quadri già selezionati in precedenza.

I legami tra il funzionario che lo Stato ha prescelto e la sua classe d'origine vengono completamente sradicati.

La storia è piena di esempi che mostrano attraverso quali meccanismi di controllo questi candidati agli uffici pubblici venissero prescelti e infine eletti: utilizzati dal potere centrale per preservare immutate le proprie strutture.

Negli Stati di tipo dispotico orientale i mai risolti conflitti dinastici o le tendenze verso il decentramento (per esempio la formazione di baronati locali che emergono dal cuore stesso del sistema di potere) hanno origine nella struttura profonda dello Stato di classe [ovvero nella rigida separazione tra i semplici contadini e i funzionari di Stato, n.d.t.].

Un esempio perfetto di tale tipo di processo ce lo forniscono i conflitti dinastici sviluppatisi all'interno dei grandi imperi asiatici (come Cina, Iran e Impero Ottomano).

Tali conflitti, come spiegò Marx, sono tipici degli stati dispotici, nei quali la struttura organizzativa si sviluppa indipendentemente dalle comunità rurali, che pure sono il fondamento ultimo del sistema.

Poiché i produttori reali - le comunità o i villaggi - si trovano in una posizione di assoluta dipendenza [dalle strutture statali] e in una condizione di profondo ristagno strutturale, rimangono semplicemente al di fuori dei conflitti politici.

Le lotte per il potere che avvengono nelle sfere politiche (lo Stato) sono lontane da essi quanto il cielo dalla terra.

Per concludere, dobbiamo sottolineare come il dispotismo orientale e il modo asiatico di produzione, basati sulla proprietà collettiva della terra, abbiano dato prova di essere la forma di struttura sociale più 'resistente al cambiamento'.

Nelle zone in cui questi tipi di civiltà hanno attecchito, le relazioni sociali corrispondenti avrebbero anche potuto continuare a esistere immutate per migliaia d'anni, senza significativi cambiamenti.

Nessuna formazione di tipo orientale è stata mai capace di evolversi 'motu proprio' in un'altra forma socio-produttiva [come è avvenuto invece in Occidente, n.d.t.].

Fattore fondamentale alla base di questa trasformazione sono state dinamiche d'origine esterna, essenzialmente l'effetto disgregante del capitalismo.

I sistemi asiatici hanno subito infatti un penoso processo di disgregazione quando sono entrati in contatto con i rapporti di produzione capitalistici.

Ad esempio, la disgregazione degli imperi ottomano e cinese è iniziata nel XIX secolo, quando questi sono entrati in contatto con l'Imperialismo occidentale!


5 Marx, Grundrisse, pp. 472-3
6 Un'altra modalità di formazione del modo di produzione asiatico e del dispotismo statale orientale è stata, sin dalle epoche più antiche delle civiltà asiatiche, la conquista e la sottomissione di comunità agrarie stanziali, in seguito ad invasione, da parte di popoli stranieri. Lo Stato emerso da tali conquiste diveniva l'unico proprietario dell'intero territorio. Gli Stati mesopotamici del periodo più tardo, così come lo Stato assiro, sono un esempio di tale varietà.
7 Engels, The Frankish Period, in Marx and Engels, "Pre-Capitalist Socio-Economic Formations", Progress, 1979, p. 363

Traduzione di Adriano Torricelli


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26/04/2015