LA GRECIA TRA ORIENTE E OCCIDENTE
|
|||
|
2
-
Lo Stato asiatico e quello occidentale:
|
|
Al termine della fase gentilizia, si sviluppa una nuova forma di organizzazione sociale, detta Stato. Caratteristica di quest'ultimo è il fatto di essere una struttura politica e organizzativa che è base di comunità decisamente più ampie e più complesse di quelle tribali (nascendo infatti dall'unione e/o dallo scontro tra diversi clan o tribù), e di collocarsi come tale a uno stadio più avanzato dello sviluppo sociale dell'umanità. Come si è già accennato però, non bisogna credere che un tale tipo di struttura sorga ovunque in modi e tempi fondamentalmente affini. Al contrario, vi sono un'infinità di diversi modi di concepire e organizzare lo Stato. Di questi - in modo schematico, ma utile - vogliamo ricordare prima di tutto quello basato sulle caste e quello basato sulle classi, in ragione della loro opposizione e della loro complementarietà: tali modalità infatti, tendono a riflettersi l'una nell'altra come in uno specchio che rovesci un'immagine nel suo esatto contrario! |
Non è necessario inoltre, ricordare una volta di più come i due "modi" qui analizzati siano in gran parte delle astrazioni, delle idee-guida, estremamente utili al fine di orientarsi nella complessità reale delle forme storiche degli Stati, antichi e moderni, anche se non sempre vere in senso 'letterale'.
- Lo Stato asiatico o delle caste
Giunte a un certo grado di sviluppo, le tribù si trovano (molto probabilmente principalmente a causa dell'aumento della popolazione, quindi delle maggiori esigenze alimentari) nella condizione di dover organizzare in modo più efficiente la propria produzione, e assieme a essa la propria capacità difensiva nei confronti di popolazioni esterne - i popoli nomadi - da parte delle quali sono spesso oggetto di incursioni e razzie.
Un chiaro esempio di questo tipo di situazione ce lo fornisce l'Egitto antico il quale - come la Francia medievale per la transizione, comune a molti popoli europei, dal feudalesimo alla monarchia nazionale - è un ottimo modello di Stato asiatico. Le differenti tribù, organizzate attorno a centri urbani (o pre-urbani) e situate sulle sponde del Nilo, si riuniscono prima in due Stati indipendenti (quello a sud e quello a nord) e successivamente in un unico regno, dominato da un Sovrano assoluto, detto Faraone.
Una tale opera di unificazione è il prodotto della volontà e del bisogno - da parte delle diverse comunità locali - di cooperare in funzione di obiettivi comuni, il cui conseguimento è potentemente facilitato dall'instaurazione di un'organizzazione gerarchica piramidale, detta Stato. E' in un contesto di questo tipo appunto, che si sviluppano i grandi Stati asiatici, il cui fondamento è l'attiva collaborazione tra differenti località, fortemente indipendenti tra loro (perché disperse di solito in zone estremamente ampie e a scarsa densità demografica). Tale collaborazione è impostata su un tipo di divisione del lavoro di carattere funzionale : ogni categoria sociale - detta casta - è infatti caratterizzata da una propria mansione o attività sociale.
Così, se da una parte vi è la gran massa dei lavoratori agricoli, cioè la classe produttrice, dall'altra vi è quella dei funzionari (che sono ovviamente di diversi tipi: alcuni più legati alle realtà locali, altri a quelle centrali) i quali sovrintendono all'organizzazione dei lavori di pubblica utilità (public works) sia a livello locale che globale. Al culmine di tutto poi, si trova il Faraone con la sua corte, che incarna - in senso sia pratico che simbolico - il vertice stesso dello Stato.
Si parla di caste, e non di classi, perché un tale tipo di società è divisa tra diverse 'funzioni' produttive (ognuna incarnata da una diversa figura sociale: il Faraone, lo scriba, il contadino…), le quali rimangono fondamentalmente invariate col passare del tempo, mantenendo così invariata la stessa struttura della società. Non è un caso, infatti, che le società asiatiche abbiano conosciuto un'evoluzione interna quantitativamente molto inferiore a quelle occidentali - ad esse, come vedremo, per molti versi strutturalmente antitetiche - di tipo classista.
Nella concezione di fondo dello Stato asiatico prevale quindi il concetto della cooperazione, cioè di un'organizzazione sociale (statica) finalizzata al mantenimento - per un tempo virtualmente indefinito - di una determinata forma di organizzazione produttiva, basata su una divisione del lavoro che si esprime nelle caste : differenti categorie di lavoratori (funzionari statali, contadini, guerrieri, sacerdoti…), preposte ciascuna ad assolvere una propria mansione all'interno della più ampia catena del processo produttivo della società.
- Lo Stato occidentale
Mentre in Oriente lo Stato sorge nel segno dell'armonia e della collaborazione (pur con tutti i limiti che ciò implica), in Occidente esso nasce invece nel segno della lotta e dell'antagonismo.
Se in Oriente difatti, prevalgono geograficamente i larghi spazi, che rendono più improbabile lo scontro fisico tra diversi clan, accentuando al tempo stesso tra essi la consapevolezza della necessità di un aiuto reciproco (il che appunto è alla base stessa della loro scelta di 'federarsi'), in Occidente prevale invece l'aspetto di rivalità e di competizione tra differenti tribù al fine di conquistarsi il predominio su una determinata area geofisica, oggetto (spesso a causa proprio della mancanza degli spazi vitali) di contesa.
Alla collaborazione si sostituisce qui la guerra come cardine o perno alla base della costruzione dello Stato: un dato che lascerà un'impronta profondissima nei suoi futuri sviluppi, e ciò peraltro fino ai nostri giorni!
L'evento tipico alla base della formazione delle società occidentali - lo si vedrà bene nella storia dell'Ellade - consiste nell'invasione da parte di alcuni popoli, di solito popolazioni nomadi, di determinati territori con la conseguente sottomissione delle popolazioni indigene. Solitamente quindi è il fenomeno dell'espropriazione la base dello Stato occidentale, e con esso - sua diretta conseguenza - la spartizione delle terre conquistate tra i popoli invasori, attraverso l'idea della proprietà privata.
Un'idea quest'ultima che non a caso è pressoché inesistente all'interno delle società asiatiche - quantomeno nei primi periodi -, nelle quali tutte le terre sono giuridicamente proprietà del Sovrano, e tutti i cittadini di conseguenza sudditi privi (o quasi) di diritti individuali: servitori di quel Signore-Dio che si pone al vertice della piramide sociale.
Così se nelle società e negli Stati di carattere orientale (strutturati su una base gerarchica di tipo piramidale) prevale totalmente o quasi la dimensione collettiva, diversamente quelli occidentali sono caratterizzati dalla contrapposizione tra due fasce sociali, di cui una si spartisce - in una condizione di sostanziale parità sociale, almeno inizialmente - le terre sottratte alle popolazioni indigene, prima sottomesse e successivamente schiavizzate.
Volendo possiamo dire che, mentre le società orientali sono "assolutistiche", fondate cioè su un'autorità assoluta (come ad esempio, in Egitto, quella del Faraone), quelle occidentali sono invece "oligarchiche", in quanto basate su una minoranza (che può tuttavia essere anche maggioranza, da un punto di vista quantitativo) i cui beni e privilegi si fondano sull'espropriazione ai danni delle popolazioni precedentemente insediate sui propri territori, uscite sconfitte nella dura lotta per la conquista degli spazi vitali.
Il surplus produttivo - Il commercio in oriente e occidente - Alcuni esempi di stati antichi
a cura di Adriano Torricelli