|
|||
![]()
|
EURIPIDE: BIOGRAFIA 2-3-4Le fonti principali per la ricostruzione della vita di Euripide risalgono al III sec. a.C., sono pochissime e molto incerte. Secondo quindi la "leggenda", Euripide sarebbe nato nel giorno della battaglia di Salamina, nel 480 a.C., ma probabilmente la nascita del tragediografo è da collocarsi nel 485-484 a.C., sebbene alcuni considerino dubbia anche questa data, a motivo del sincronismo con la prima vittoria tragica di Eschilo. La vita e lo sviluppo culturale e poetico di Euripide si inseriscono nel periodo di massimo splendore dello Stato ateniese e della successiva fase di sfaldamento e di crisi. Tale parabola coincide storicamente con i due grandi fenomeni dell'Atene classica, cioè l'età di Pericle e la guerra del Peloponneso. Per quanto ci sia pervenuta una Vita anonima e la biografia del peripatetico Satiro, gli aneddoti e le dicerie formulate dai suoi avversari (Aristofane e altri commediografi e poeti comici) hanno contribuito all’incertezza generale riguardo alla vita di Euripide; i suoi genitori, Mnesarco (o Mnesarchide), del demo di Flia, e Clito, agiati proprietari terrieri non di origine nobile (di sicuro avevano possedimenti a Salamina), furono fatti passare ad esempio per un oste o bottegaio e un’ortolana, ed anche la sua vita privata non fu risparmiata: stando alle voci maligne egli avrebbe sposato Melito e poi Cherine, ma entrambi i matrimoni non furono felici. Ebbe comunque dalla seconda moglie tre figli, di cui l'ultimo, anch'egli di nome Euripide, fu poeta tragico. Ricevette un’ottima istruzione, dedicandosi anche all'atletica o al pugilato e alla pittura. Fu anche un danzatore e torciere di Apollo. Stranamente non fu ammesso alle gare sportive ad Olimpia, a causa dell'incertezza sulla sua età, per cui dovette iscriversi alle gare eleusine e tesee. Ebbe, a quanto pare, rapporti con i sofisti e con Socrate e, secondo la tradizione, fu discepolo del filosofo Anassagora e del retore Prodico, nonché di Protagora e di Antifonte. Gli piaceva la sofistica semplicemente perché gli permetteva di sostenere una tesi e il suo contrario. La cosa che più stupisce è come sia stato possibile far passare Euripide per un figlio di un oste e di una fruttivendola, quando l'educazione e l'istruzione ricevute furono di prim'ordine: persino la sua biblioteca personale è una delle prime di cui si abbia notizia. Vien quasi da pensare ch'egli fosse un figlio non legittimo ma naturale, magari di un importante uomo locale. Se Euripide ebbe davvero origini facoltose perché -visto che allora i casati, le stirpi e le dinastie avevano tanta importanza- non dirlo esplicitamente? Per quale ragione la sua biografia è così scarna di particolari o, al contrario, così romanzata? D'altra parte ad Atene, allora, i tradimenti presso le classi elevate erano all'ordine del giorno, in quanto raramente i matrimoni erano d'amore. Gli uomini avevano concubine e cortigiane, per il piacere e per essere ben curati; alle mogli spettava il compito di dare figli legittimi. La donna infatti era generalmente esclusa dall'attività politica, sociale e culturale: il suo mondo era la casa. La libertà apparteneva alle etere e alle auletridi (flautiste) che rallegravano i festini e passeggiavano per le vie della città. Il giovane Euripide partecipò per la prima volta a un concorso di opere tragiche nel 455, con Le Peliadi (Peliádes), ma ottenne solo il coro. Praticamente iniziò a scrivere tragedie in una grotta dell'isola di Salamina, in totale solitudine e senza essere scevro da una certa misoginia. Alessandro Etolo lo descrive come persona "cupa", "difficile nell'esprimersi", che "mai imparò dal vino a beffeggiare". La sua prima vittoria risale, secondo il Marmor Parium, al 441 ed a questa se ne aggiunsero solamente tre (o quattro, se si accetta quella, tramandata da alcune fonti, riportata dal figlio, dopo la sua morte), quella della rappresentazione dell’Ifigenia in Aulide, dell’Alcmeone a Corinto e delle Baccanti. Dunque si percepisce una notevole ostilità del pubblico nei confronti di Euripide, dovuta, pare, all’accusa di empietà o di ateismo mossagli da Cleone. Di idee democratiche e progressiste Euripide, a differenza di Eschilo e Sofocle, non prese parte attiva alla vita politica della sua città o comunque non godé di appoggi politici, anche se nelle sue tragedie accenna spesso alla politica del suo tempo e probabilmente subì un processo a motivo del suo ateismo. I suoi contemporanei e i posteri avevano comunque l'idea che Euripide fosse scontroso, solitario, misantropo e misogino, a causa soprattutto del fallimento dei suoi due matrimoni. Nel 408, dopo aver fatto rappresentare l’Oreste ad Atene e quando le critiche raggiunsero il culmine, si recò a Pella, in Macedonia, su invito del re Archelao (suo mecenate), che amava avere alla sua corte alti ingegni del calibro del tragico Agatone e del ditirambografo Timoteo. Lì morì nel 406 in circostanze mai chiarite e avvolte dalla leggenda: secondo alcuni sarebbe stato sbranato da alcuni cani Molossi, come punizione per la sua irreligiosità ed empietà, delle quali si credeva di trovare numerose e palesi prove nelle sue tragedie e drammi satireschi (novantadue secondo alcune fonti, ottantotto secondo altre). Probabilmente morì sbranato da un cane da caccia dello stesso Archelao. Il cadavere fu seppellito a Pella, o nella valle di Aretusa; la notizia della sua morte sconvolse e fece lacrimare Atene, dove fu costruito un cenatafio, la cui iscrizione fu composta da Tucidide. Ma quando da Atene mandarono gli ambasciatori a chiederne il corpo, i macedoni si rifiutarono di consegnarlo. La sua fama comunque arrivò ad oscurare quella di Sofocle e persino quella di Eschilo. |