8 Natura umana
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Il percorso umano verso l’individuazione nel pensiero di Erich Fromm

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Passioni razionali e passioni irrazionali
Fissazione incestuosa
La fissazione incestuosa alla madre è un concetto centrale nella teoria di Freud: l’attaccamento del bambino nei confronti di essa, raramente superato completamente dall’adulto, indebolisce la sua indipendenza ed è causa della menomazione della capacità dell’uomo di aver rapporti con le donne; se represso il conflitto tra questo attaccamento reso inconscio e le mete coscienti dell’individuo conduce a vari conflitti e sintomi nevrotici.
L’importanza della scoperta di Freud è secondo Fromm limitata dalla sua espressione nei termini della teoria della libido: Freud ritiene infatti che la forza di tale attaccamento sia dovuta principalmente alla libido genitale del bambino che lo porta a desiderare sessualmente la madre e ad odiare il padre come suo rivale. Come conseguenza della sua inferiorità di fronte al padre il bambino sarà costretto a reprimere i propri desideri incestuosi, identificandosi con l’autorità paterna ed interiorizzando i suoi ordini e proibizioni, processo che Freud considera alla base della formazione del Super-Io. I desideri incestuosi repressi continuano tuttavia ad operare a livello inconscio.
Sebbene in alcune sue affermazioni Freud sembri riconoscere l’attaccamento alla madre come presente in entrambi i sessi nella primissima fase di sviluppo, questa linea di pensiero non fu seguita dai suoi seguaci ortodossi e abbandonata da egli stesso nei suoi scritti successivi (13).
Secondo Fromm, invece, è appunto l’attaccamento preedipico dei bambini, di entrambi i sessi, alla madre a costituire il fenomeno più importante, ed esso non è, come per Fromm, di natura primariamente sessuale, ma essenzialmente emotiva.
Fromm giunge a considerare l’attaccamento preedipico alla madre come uno dei più rilevanti fenomeni del processo evolutivo, e al tempo stesso come una delle principali cause di malattia mentale. In esso Fromm non vede la manifestazione dei desideri libidici dell’infante, ma una delle passioni fondamentali degli esseri umani, che ha la sua origine nel bisogno di protezione e di amore incondizionato che ognuno sperimenta durante la propria infanzia, e che può manifestarsi anche nell’adulto che sia incapace di sostenere il pesante carico della propria responsabilità ed autocoscienza.
In molti casi infatti, l’adulto può percepire assai più del bambino la propria impotenza di fronte alla presenza di forze incontrollabili ed alla possibilità del verificarsi di eventi che egli non può prevedere: i legami incestuosi persistono allora nell’adulto non tanto come una ripetizione del desiderio sessuale del bambino per la madre, quanto per il persistere di quelle condizioni che inducono il bambino a bramare l’amore materno.
Si cerca allora “la Madre”, instaurando legami simbiotici con gli oggetti, siano questi cose, persone o sistemi di idee (14). Ma gli uomini sono anche in una certa misura consapevoli del fatto che tale unione con la madre non può essere ritrovata, e di dover fare affidamento sulle proprie capacità per poter riuscire a vivere. L’uomo si trova dunque ad essere diviso tra queste opposte tendenze: tra il continuare a nascere, facendo affidamento su se stesso e sviluppando le proprie qualità, ed il regredire al ventre materno; tra il rischio del nuovo e della propria indipendenza e la paralizzante certezza di una protezione per effetto della quale egli procrastina nella dipendenza.
La madre costituisce la prima personificazione di un potere che protegge e dà sicurezza; in seguito tale figura viene sostituita dalla famiglia, dal clan, dal gruppo, dallo stato, dalla razza, religione o partito politico, ognuno di questi percepito come garante di protezione e di amore.
In ognuno di questi casi l’orientamento incestuoso si scontra con la ragione e l’obiettività, ma la natura condivisa di tale legame può, come nel caso del narcisismo, rendere tale conflitto meno evidente. Tali vincoli incestuosi ben si prestano infatti ad essere razionalizzati, anche per tramite di razionalizzazioni socialmente schematizzate, costituite dalle ideologie. In tal caso all’interno di una stessa cultura la menomazione del giudizio può essere considerata virtù, elevando la distorta valorazione degli oggetti con cui si entra in simbiosi al rango di verità assoluta.
Come afferma Fromm, fintantoché l’uomo non si è liberato dei propri vincoli incestuosi egli non può divenire se stesso, affermare le proprie convinzioni ed aprirsi al mondo. Nei legami incestuosi che egli stabilisce non sono a rischio quindi solo la sua ragione ed obiettività, ma anche la sua stessa libertà e indipendenza. L’uomo non può realizzarsi, non può nascere pienamente, finché non sia completa la sua emancipazione da quei vincoli che lo condannano a non poter progredire oltre nel processo di individuazione.
La tendenza a restare ancorato a questi vincoli naturali alla madre e alla natura, e ad incontrarne di nuovi nei loro sostitutivi, è intrinseca nella natura umana, seppure in conflitto con un’opposta tendenza alla crescita che, nell’individuo sano, risulta preponderante. Tuttavia, quando l’orientamento incestuoso ha la meglio, esso è causa della più o meno marcata incapacità della persona e del blocco del suo sviluppo, conseguenziati dalla regressione ad uno stadio arcaico del processo di individuazione.
I desideri incestuosi non sono dunque, secondo Fromm, il risultato dell’impulso sessuale, come appaiono a Freud interpretando l’attaccamento alla madre nei termini della sua teoria della libido. Le spinte sessuali non costituiscono per Fromm mai una causa della fissazione, ma ne sono piuttosto la conseguenza. Anche quando si manifestano nell’adulto, ad esempio nei sogni, tali desideri costituiscono spesso una difesa contro una regressione ad un livello più profondo, difesa nella quale l’espressione della propria virilità di maschio (seppur nei confronti di un oggetto incestuoso), costituente il contenuto onirico manifesto, copre il desiderio di tornare al ventre materno.
Fromm distingue forme benigne e maligne di fissazione incestuosa in funzione del grado di regressione che essa comporta nel processo di individuazione: dal bisogno di molte persone di trovare nel partner un sostitutivo della figura materna, al mancato sviluppo della propria indipendenza, fino alla ‘simbiosi incestuosa’ che ne costituisce il livello più grave e al tempo stesso la regressione più profonda.
La persona simbioticamente attaccata si sente parte dell’oggetto del proprio attaccamento, la separazione dal quale (o anche la sola minaccia di una separazione) è causa di disperazione ed ansia profonde. Nella forma regressiva estrema il desiderio inconscio è effettivamente quello di tornare al grembo materno, che si esprime nel linguaggio simbolico del sogno come timore o desiderio di essere inghiottiti dall’oceano o di sprofondare nella terra.
Il desiderio di base è quello di liberarsi della propria individualità e tornare ad essere una cosa sola con la natura; la paura della vita e della propria libertà si esprime come fuga dalla responsabilità che la propria consapevolezza comporta e si pone in conflitto con la vita stessa, sminuendo il desiderio di vivere e condannando l’uomo a procrastinare nella dipendenza.

(13) S. Freud, “L’Io e l’Es”; citato da Fromm in “Psicoanalisi dell’amore” (op. cit.).
(14) Credo che certi rapporti di coppia ed esperienze patologiche di “innamoramento” possano spiegarsi sulla base di questo meccanismo, idea che peraltro si può far derivare dalla concettualizzazione di Fromm di quegli orientamenti caratteriali basati su rapporti di simbiosi con gli oggetti; ritengo anche sia lecito supporre che la forte attrazione per l’eroina, anche da parte di persone non ancora fisiologicamente dipendenti, possa essere ascrivibile a questo fenomeno, perlomeno in quegli individui dotati di un tale orientamento caratteriale. L’eroina infatti ben si presta al ruolo di madre che tutto ama e che tutto nutre, tanto da poter divenire per molti una soluzione comoda ed apparentemente vantaggiosa al problema della propria esistenza.

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Andrea Ciacci - Tesi di Laurea in Psicologia - Anno Accademico 2003/2004
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Ultimo aggiornamento: 04-dic-2004.