STORIA ROMANA


Livia Drusilla Claudia

Figlia di Livio Claudiano, della nobile e antichissima famiglia Claudia che fin dai tempi di Romolo aveva dato alla patria consoli, magistrati, generali e statisti, Livia Drusilla era "Claudia" due volte: per nascita (58 a.C.) e per matrimonio, avendo sposato il cugino Tiberio Druso Nerone.

Padre e marito erano ferventi repubblicani: Claudiano, partigiano di Bruto, si era dato la morte dopo Filippi, e Tiberio, dopo aver partecipato alla guerra di Perugia contro Ottaviano, era stato da questi proscritto. Durante la sua fuga in Sicilia, Livia l'aveva seguito in esilio. Da lì i Claudi erano riparati in Grecia e nei boschi presso Sparta.

Ottaviano invece viene da una stirpe oscura, da una modesta famiglia di Velletri: i suoi rivali gli rinfacciano un nonno cambiavalute, un fornaio e addirittura degli avi di origine servile.

Livia (part. da un cammeo)

Sua madre però è Azia, figlia di Balbo e di Giulia, unica sorella di Cesare. E quest'ultimo indicherà proprio Ottaviano come suo erede universale (politico ed economico) nel testamento. Quando Cesare viene assassinato, Ottaviano aveva solo 19 anni.

Spalleggiato dai fedelissimi amici, Vispanio Agrippa e Mecenate, Ottaviano riesce, dopo molti raggiri politici e scontri armati, ad affermarsi come legittimo erede dello zio, di cui assume il nome.

Ottaviano era dunque nemico di Livia, ma nel 39 a.C. una tregua tra lui, Antonio e Sesto Pompeo permetteva ai proscritti di rientrare a Roma.

Ottaviano voleva riconciliarsi con la classe aristocratica e forse per dimostrare queste sue buone intenzioni decide di sposare Livia. Quando la conosce, Livia era di nuovo incinta del primo marito ed era di sei anni più giovane di lui. Ottaviano era già stato sposato tre volte e tutte per ragioni politiche: con Servilia, con Clodia, figliastra di Marcantonio, e infine con Scribonia. Livia ricambiò immediatamente le attenzioni di Ottaviano, perché era una donna molto ambiziosa.

Ottaviano ripudia Scribonia proprio nel giorno in cui gli partorisce la figlia Giulia e nel contempo chiede la mano di Livia a Tiberio Claudio, quasi avesse a che fare col padre e non col marito. Tiberio concede il divorzio e Ottaviano chiede al collegio dei pontefici di sposarla immediatamente: era il 17 gennaio del 38.

Livia dà alla luce Druso, il suo secondogenito. Ottaviano lo riconosce come cittadino romano, ma lo riconsegna al suo legittimo padre. Vuole figli propri, ma Livia, dopo un aborto molto sofferto, non concepisce più. Tuttavia Ottaviano, invece di separarsi da lei, rinuncia momentaneamente alla posterità.

Ottaviano si fida ciecamente di Livia, si consulterà continuamente con lei, giungendo persino ad affidarle il sigillo personale perché firmi a nome suo, e le mette a disposizione 500 servi per le sue esigenze personali.

D'altra parte Livia sa ricambiargli tale fiducia. Anche quando lui s'innamorerà perdutamente di Terenzia, moglie di Mecenate, lei saprà fare buon viso a cattivo gioco.

Ha capito che la soluzione migliore è quella di governare dietro le quinte, come un'eminenza grigia. Essa è testimone del momento cruciale del trapasso dalla repubblica all'impero.

Ottaviano infatti si decide a dare il colpo di grazia a Marco Antonio che, dopo il divorzio da Ottavia, viveva al fianco di Cleopatra, con cui progettava di fondare un grande regno ereditario in Oriente.

La battaglia di Azio mette fine al sogno dei due amanti e il vincitore, insignito del titolo di Augusto, reso sacro e inviolabile dalla potestà tribunicia, rimane l'unico padrone di Roma.

Livia si appresta a fondare l'impero insieme a Ottaviano, a governarlo per 50 anni e a lasciarlo in eredità ai suoi figli.

Ha già infatti combinato per Tiberio e Druso due vantaggiosi matrimoni: il primo con Vipsania, figlia di Agrippa, amico e generale di Augusto; il secondo con la nobile Antonia, figlia di Ottavia e di Marco Antonio.

Tuttavia Augusto, privo di discendenti maschi, decide di adottare Marcello, primogenito di Ottavia, dandogli in moglie la quattordicenne Giulia. Ma Marcello, poco più che ventenne, muore di febbre tifoidea.

Allora Augusto fa una proposta ad Agrippa, suo fidato generale: gli chiede di rinunciare con un divorzio alla moglie per sposare Giulia appena rimasta vedova. Agrippa, che aveva 25 anni più di Giulia, accetta e subito nascono Gaio e Lucio Cesare, adottati dall'imperatore, e poi ancora Agrippina e Giulilla. Quando sta per nascere il quinto figlio, Agrippa Postumo, muore il fedelissimo Agrippa, nel 12 a.C.

Per la discendenza di Livia non sembra esservi speranza, tanto più che tre anni più tardi Druso, di stanza in Germania, dove sta conducendo una campagna per fortificare i confini dell'impero, muore tra le braccia del fratello Tiberio.

Giulia insomma è di nuovo vedova e il posto di genero dell'imperatore è vacante. Tiberio, figlio di Livia, viene praticamente costretto dalla madre a ripudiare l'amata moglie Vipsania e a sposarsi con Giulia. Ma il matrimonio è un fallimento totale, e Livia, per evitare scandali a causa del comportamento adulterino di Giulia, obbliga Tiberio a partire per Rodi in volontario esilio.

Questo fa sì che si rafforzi la posizione dei primi due figli maschi di Giulia, Gaio e Lucio Cesare. Ma Augusto non può sopportare che le intemperanze di Giulia costituiscano una minaccia alla stabilità del suo principato. Cosicché la condanna all'esilio perpetuo sull'isola di Pandataria, oggi Ventotene.

Quanto ai suoi figli maschi, la fine è vicina: Lucio muore di un morbo misterioso e Gaio per una lieve ferita stranamente infettata.

Era però rimasto il terzo figlio maschio di Giulia, avuto dopo la morte del marito Agrippa, che era appunto stato chiamato Agrippa Postumo. Augusto decide di adottarlo insieme al figliastro Tiberio, l'ultimo rimasto a Livia, a patto però che tutti accettino Germanico come erede politico di Augusto: Germanico era figlio di Druso, marito di Agrippina, sorella di Agrippa Postumo.

Ma il destino vuole che anche Agrippa Postumo e sua sorella Giulilla vengano mandati in esilio, sicché Tiberio, figlio di Livia, è l'unico in grado di ereditare il potere di Augusto, il quale, pur non essendo molto convinto, non ha modo di cambiare il corso della storia, in quanto muore a 76 anni tra le braccia di Livia.

A Livia ora occorre soltanto il tempo per eliminare Agrippa Postumo, il solo possibile pretendente che possa sbarrare la strada a Tiberio. Dopodiché si fa insignire del titolo di "madre della patria", la prima donna nella storia dell'Urbe.

Tuttavia Tiberio mal sopporta la presenza ingombrante della madre e, nonostante essa si sia resa in qualche modo responsabile anche dell'omicidio di Germanico, rivale di Tiberio, le sottrae il sigillo imperiale.

Ciò però non serve a nulla, perché è Tiberio in realtà che si ritira a Capri, lasciando Roma in balìa di Elio Seiano, il terribile prefetto del pretorio che nessuno, salvo Livia, osa contrastare.

Livia morirà nel 29 d.C., quasi novantenne. Tiberio non solo rifiuta di presenziare ai funerali ma vieta al senato di decretare l'apoteosi divina alla "madre della patria". Sarà l'imperatore Claudio, figlio di Druso, a farlo.


Il principato di Augusto
Ottaviano
La congiura del 22 a.C.
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Enrico Galavotti

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
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Aggiornamento: 11/09/2014