STORIA ROMANA


Donne e lavoro nell'antica Roma

Macelleria gestita da una donna (bassorilievo pompeiano)

Premesso che lavorare per i romani non era considerato né un privilegio né un diritto, ma una pesante necessità di cui non essere fieri, va detto che le donne delle classi medie e basse sono poco note alla storiografia e la vita delle donne contadine cambiò poco nel corso del millennio.

Le donne svolgono prevalentemente lavori domestici. Nelle iscrizioni romane di Roma troviamo solo quattro donne mediche, una segretaria, una stenografa e poi sarte, pettinatrici, levatrici, balie, pescivendole, erbivendole. Nella città di Ostia troviamo anche nutrici, tessitrici, lavandaie, massaggiatrici.

Ci sono poi, spesso legate al mondo della prostituzione: attrici, albergatrici, cameriere, danzatrici, proprietarie di taverne.

Alla donna era affidata la prima educazione del bambino, il primissimo insegnamento orale. Era la donna che formava i figli sul piano morale e comportamentale, affiancata, in questo, dai comites, cioè dai parenti, nonni e nonne, zie e zii.

Scopo della sua vita era quello di diventare un'esperta amministratrice della casa, circondata, se possibile, da ancillae e famulae che ne eseguivano gli ordini. Infatti la stessa etimologia della parola "donna" ci avvicina ad una domus (casa) oppure ad una domina (padrona).

In casa essa ha diritti non scritti ma reali sulla famiglia, sui figli, sulle dispense. Era lei che aveva tutte le chiavi e controllava ogni cosa: solo l'accesso alla cantina le era vietato. Il vino resterà proibito alle donne sino alla fine del periodo repubblicano.

In casa essa si dedica ad acu pingere, cioè al ricamo. Una famosa epigrafe funebre del II sec. a.C. elogia le virtù domestiche di una defunta: "casta fuit, domum servavit, lanam fecit" ("fu casta, governò la casa, lavorò la lana"). (1)

Le donne potevano anche gestire il commercio dei tessuti.

Il latifondista si serviva in genere di due fattori: un uomo e una donna, per gestire le sue tenute rurali e i suoi schiavi.


(1) "Straniero, ho poco da dirti: fermati e leggi. Questo è il sepolcro non bello di una donna che fu bella. I genitori la chiamarono Claudia. Amò il marito con tutto il cuore. Mise al mondo due figli: uno lo lascia sulla terra, l'altro l'ha deposto sotto terra. Amabile nel parlare, onesta nel portamento, custodì la casa, filò la lana. Ho finito, va' pure".

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Enrico Galavotti

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
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Aggiornamento: 11/09/2014