TEORICI
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PLOTINO: verso l’Uno I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X - XI - XII - XIII - XIV - XV Le cose sono sì composte, ma anche unite in modo così stretto ed essenziale che, perdendo la loro unità, perdono il loro essere, anche se restano tutti gli elementi di cui erano composte. L’unità delle cose composte, infatti, non è soltanto la somma dei loro elementi costitutivi e non si lascia scomporre senza pregiudicarne l’essenza: ha la natura del semplice! “Che cosa sarebbero, infatti, gli enti se non fossero uno? Poiché nessuno di essi, privato della sua unità, non è più quello. Per esempio: non c'è l'esercito se non è uno, né sono il coro o il gregge, se non sono uno; neppure sono la casa o la nave se non hanno unità, poiché la casa e la nave sono uno e, tolta l'unità, la casa non sarebbe più casa, né la nave più nave. Così le grandezze continue non sarebbero se in esse non fosse presente l'uno: infatti se vengono divise, in quanto perdono l'unità, perdono il loro essere. Inoltre, anche i corpi delle piante e degli animali, essendo uno ciascuno, se sfuggono all'unità, si dividono in molte parti e perdono l'essere che avevano; e se diventano qualcosa di diverso, anche il nuovo essere esiste in quanto uno. C'è la salute in quanto il corpo si accorda nell'unità; c'è la bellezza quando la natura dell'uno armonizza le parti; c'è la virtù dell'anima quando le sue potenze si fondono in unità e concordia”.1 Le cose, tutte le cose che l’esperienza ci presenta, sono unità complesse, sono delle cose composte caratterizzate dall’unità non scomponibile, quindi semplice, singolare, dei loro elementi. Questa idea di unità ricorda il concetto aristotelico di sostanza prima. “Non ci sono, come nei numeri, le unità al plurale e poi l’unità complessiva che le raggruppa: l’unità dell’essere è un aspetto che non si aggiunge, ma si identifica con l’essere stesso delle cose”, spiega Vittorio Mathieu, un plotiniano di oggi.2 La parola unità può, infatti, significare la semplice somma degli elementi di cui è fatta una cosa, ma, anche il carattere essenziale della cosa. Due significati molto diversi. Anche la parola molti ha significati diversi: una cosa sono i molti che concorrono a fare l’uno come somma, una cosa ben diversa sono i molti come articolazione dell’uno. Siamo davanti ad uno dei problemi centrali della filosofia. Che cos’è l’uno? Che cosa sono i molti? In che rapporto stanno? E’ più importante l’uno o sono più importanti i molti? E’ l’uno a fare i molti o sono i molti a fare l’uno? Ci si può fermare al significato di unità come somma, ma la ricerca dei suoi elementi costitutivi porta all’atomo di Democrito o ai paradossi di Zenone. Per Plotino bisogna guardare all’unità nel senso più forte, quella essenziale, e apprezzarla proprio per il suo aspetto sorprendente e quasi contraddittorio. Essa è l’indizio di ciò che di non sensibile, d’intelligibile, c’è nelle cose, l’orma del semplice che invano Democrito cerca negli atomi. Se i manufatti sono costituiti di elementi che stanno insieme solo per accostamento e incastro, gli esseri viventi hanno, invece, un’unità più stretta. C’è una differenza profonda tra il prodotto tecnico e quello naturale. La natura non agisce come l’uomo con le mani, per composizione e scomposizione: una quercia non è la composizione delle sue foglie e dei suoi molti elementi, ma l’espressione dell’unità che essa già aveva quand’era ancora seme. L’unità della quercia non è il risultato, ma ciò che viene prima, sia in senso temporale che per importanza. Dividere le cose naturali per cercarne gli elementi ultimi significa non trovare quel che si cerca e perdere la loro unità, l’essenziale. L’unità delle cose, per Plotino, è nel tutto e nelle sue parti. Socrate è Socrate dalla testa ai piedi, nel suo insieme e in tutte le sue parti, e in tutti i momenti dei suoi settant’anni di vita, durante i quali tutti i suoi tratti, fisici e psichici, cambiano profondamente. La filosofia si è spesso divisa tra chi assimila l’azione naturale a quella meccanica dell’artigiano e chi insiste sulla differenza. Se Democrito si colloca nella prima posizione, Plotino, in questo molto più aristotelico che platonico (il Demiurgo, il divino Artigiano del Timeo, agisce in modo più simile a quello meccanico dell’artigiano che progetta che al movimento aristotelico della vita), sta nella seconda. Per Democrito ci sono infiniti mondi e l’uomo ha poteri molto limitati, ma il tipo di azione con cui le tutte cose si fanno e disfanno è simile all’azione meccanica di cui l’uomo è capace. La realtà è conoscibile con l’analisi e la sintesi, perché è il risultato dell’azione meccanica di composizione e scomposizione. La conoscenza è possibile perché l’uomo può riprodurre l’azione che ha fatto le cose. Il mondo è fatto come anche l’uomo potrebbe farlo se potesse potenziare all’infinito i suoi mezzi tecnici. Il mondo è conoscibile perché può, in linea di principio, essere rifatto dall’uomo. Per Plotino, in linea di principio, il mondo non può assolutamente essere rifatto dall’uomo: il mondo è uno solo e non è assolutamente fatto come l’uomo potrebbe farlo con le sue mani e con il sapere tecnico e scientifico; non l’ha fatto un dio ingegnere dai poteri infiniti; non è l’esecuzione, per composizione e scomposizione, di un progetto; meno ancora è l’effetto di un’azione meccanica casuale. Invece di guardare ai prodotti naturali come se fossero prodotti artificiali, conviene guardare anche ai prodotti artificiali con l’attenzione all’unità acquisita nell’osservazione delle cose naturali. Infatti, se gli esseri viventi hanno un’unità che non si lascia scomporre, anche le cose scomponibili sono quel che sono per la loro unità. L’essenziale delle cose, di tutte le cose, naturali e artificiali, è la loro unità. E’ l’unità l’orma che indica la strada verso il semplice, verso l’Uno. “Tutti gli enti sono enti per l'Uno sia quelli che sono tali in primo grado, sia quelli che partecipano in qualche modo dell'Essere.”3 Nel percorso dal molteplice all’Uno è il grado di unità ad essere decisivo. C’è, infatti, per Plotino una gerarchia di unità che determina la gerarchia degli enti: più una cosa è intensamente unita e più è in alto nell’ordine del reale: “gli esseri minori hanno in sé meno di unità, gli esseri maggiori ne hanno di più”.4 Il semplice si trova al vertice, in cima alla gerarchia degli enti, non al fondo. Il punto di vista di Plotino è diametralmente opposto a quello di Democrito, di Epicuro e di tutti quelli che si fermano ai dati del mondo fisico senza accorgersi delle tracce, delle orme del divino presenti in esso. Per Plotino, anche gli gnostici, che col loro pessimismo radicale sembrano l’opposto simmetrico dell’edonismo epicureo, sono letteralisti – direbbe Bonanate – come gli epicurei e devono il loro pessimismo proprio a questa impostazione di fondo. Non ci si può fermare davanti al mondo fisico così come esso si presenta. La natura va interpretata, non solo letta: non ci si può fermare alla lettera, ai suoi dati immediati, bisogna capire che essa rimanda ad altro, allo spirito. L’errore del materialismo è, per Plotino, quello di prendere alla lettera le sensazioni, di ragionarci sopra e di non sospettare che esse siano orme di altro, di un mondo superiore e più reale. In verità Democrito non si ferma alla lettera: l’atomo non è lettera, non è un dato sensibile, è un’ipotesi razionale, un postulato. Anche Democrito va oltre la lettera dei dati della sensazione. Lo scontro tra Plotino e Democrito, allora, non è da intendersi come scontro tra chi si ferma alla lettera e chi va oltre interpretandola, ma tra chi va oltre in senso e chi va oltre in senso opposto. Lo scontro è tra interpretazioni metafisiche del mondo fisico. Per Democrito le cose composte nascono e muoiono, hanno realtà temporanea, rimandano ad altro, agli atomi che le costituiscono. Pienamente reali, eterni, senza tempo, sono gli atomi, la profonda e vera realtà. Per Plotino gli atomi non esistono e le cose sono tanto più reali quanto più sono unite e, quindi, vicine all’Uno, da cui tutte derivano. Democrito e Plotino hanno in comune la tesi fondamentale di Parmenide: ciò che è veramente è uno, indivisibile. Tesi che nel modo immediato in cui Parmenide la pone sembra incomprensibile, ma che, alla luce del contrasto tra Democrito e Plotino diventa più chiara. Democrito accoglie la tesi di Parmenide nella sua prospettiva materialistica e pluralista: ciò che è è uno in senso rigoroso, è indivisibile, è l’atomo; ma è materiale e di numero infinito. Plotino respinge il materialismo (la materia pura non è reale) e il pluralismo: ciò che è è uno e unico. Di Parmenide accetta anche il monismo. Per Democrito l’atomo è veramente e pienamente reale perché non composto. Per Plotino le cose sono reali in rapporto all’intensità dell’unità della loro composizione. Quando l’intensità diventa massima, la complessità cede alla semplicità pura, a cui non l’esperienza ma solo la ragione può avvicinarsi. Democrito e Plotino hanno ancora in comune l’idea che ciò che veramente e pienamente è non è oggetto di esperienza quotidiana, ma solo di riflessione razionale. Sono entrambi razionalisti e metafisici. Né l’atomo di Democrito né l’Uno di Plotino sono oggetto d’esperienza. Ma, l’atomo di Democrito è il perno di un pensiero che legittima metafisicamente l’attività scientifica, mentre l’Uno di Plotino è il perno di un pensiero che segnala metafisicamente i limiti della conoscenza scientifica e dell’agire umano. Due metafisiche diverse, che spesso vengono forzate dai loro sostenitori epigoni ad agire in senso opposto sulla scienza: spingendola a farsi metafisica scientista o comprimendola in limiti pregiudiziali. Note 1 Plotino, Enneadi, VI, 9, 1. 2 Vittorio Mathieu, Come leggere Plotino, Bompiani 2004, pag. 17. 3 Plotino, Enneadi, VI, 9, 1 4 Plotino, Enneadi, VI, 9, 1 Fonte: ANNO ACCADEMICO 2009-10 - UNIVERSITA’ POPOLARE DI TORINO Torino 31 ottobre 2009 Giuseppe Bailone ha pubblicato Il Facchiotami, CRT Pistoia 1999. Nel 2006 ha pubblicato Viaggio nella filosofia europea, ed. Alpina, Torino. Nel 2009 ha pubblicato, nei Quaderni della Fondazione Università Popolare di Torino, Viaggio nella filosofia, La Filosofia greca. Due dialoghi. I panni di Dio – Socrate e il filosofo della caverna (pdf) Plotino (pdf) |