NIETZSCHE ANTI-FILOSOFO NELL’INTERPRETAZIONE DI GIORGIO COLLI
tesi di laurea in storia della filosofia contemporanea
di Marco Svevo


Capitolo terzo

L'INTERPRETAZIONE DI NIETZSCHE COME  ANTI-FILOSOFO

“Egli ha fatto quel che l’avevo invitato a fare, ha abbandonato la cattedra e la scienza ed è diventato profeta di una religione irreligiosa e di una filosofia  non filosofica” [66]  

Il miglior modo per cercare di determinare la posizione di Colli nei confronti di Nietzsche in generale ,e nei confronti di Nietzsche come anti-filosofo in particolare, è di iniziare con un'analisi de La ragione errabonda, che come opera va privilegiata sia rispetto a Dopo Nietzsche sia rispetto a Scritti su Nietzsche; non solo perché La ragione errabonda è il frutto di più di venticinque anni di riflessione, ma anche perché Dopo Nietzsche e Scritti su Nietzsche sono costituiti in gran parte da una rielaborazione del materiale raccolto ne La ragione errabonda. (Ciò non significa naturalmente che questi due testi non verranno presi in considerazione).

Cercherò  ora di descrivere più  dettagliatamente che cosa sia La ragione errabonda  e quanto spazio sia dedicato alla trattazione di Nietzsche. La ragione errabonda  è costituita da due gruppi di appunti: il primo, comprendente appunti di carattere filosofico, venne compilato dal 1961 al 1977 ( anche se i primi appunti risalgono al 1955): si tratta di 889 pagine manoscritte numerate. Il secondo è formato da richiami ad altri appunti, sia precedenti sia contemporanei, che Colli scrisse su quaderni e fogli, raccolti a loro volta in cartelle numerate; infine , il materiale è completato da altri gruppi di fogli e da due piccoli taccuini. La ragione errabonda  è la pubblicazione di tutto ciò. Per quanto riguarda il contenuto vale la pena di riportare quanto scrive Enrico Colli nei "Criteri dell’edizione": "(...)l'intera serie dei manoscritti può essere intesa da un lato come una continua elaborazione del suo [di Colli] pensiero(...); dall'altro come massa di materiale preparatorio da cui mio padre avrebbe poi attinto per la stesura degli scritti pubblicati." (op.cit., p.10).

Ovviamente a me interessa soprattutto questa seconda parte, perché in essa rientrano anche gli appunti specificamente "nietzschiani".

I frammenti dedicati a Nietzsche , o meglio , quelli in cui appare almeno il suo nome, sono all'incirca 150: alcuni di questi  non hanno molta importanza perché Nietzsche  vi compare incidentalmente, di sfuggita o come termine di riferimento per altri argomenti (vedi §  272, § 293, § 412 ecc.); ma per la maggior parte si tratta di frammenti di una certa consistenza dedicati interamente all’interpretazione di Nietzsche e che solitamente presentano un procedimento particolare nel parlarne: il nome di Nietzsche è affiancato di volta in volta a un termine di riferimento (§ 113 Nietzsche e lo Stato, § 117 Nietzsche e la storia , §121 Nietzsche e la filosofia del passato ecc.).

Sono i frammenti più interessanti e dei quali mi occuperò in questo capitolo.

Per rendere più accessibile l'interpretazione di Colli è opportuno schematizzare alcuni punti fermi. E un simile compito è facilitato dall’esistenza di tre frammenti, § 288 , § 491 e , soprattutto,  § 505,  nei quali lo  stesso Colli appronta una sorta di "specchietto” che riassume i punti salienti, gli snodi teorici dell’interpretazione di Nietzsche; si tratta di veri e propri “piani” dai quali Colli trarrà lo spunto per un libro sulla Grecia , che sarà poi La nascita della filosofia ( frammento 288) e per il futuro Dopo Nietzsche (frammenti 288 e 505).

Prendo in esame il frammento 505, che reca la dicitura "Piano per il "Nietzsche"  ”, dopodiché, con procedimento analogo analizzerò gli altri due frammenti .Il  “piano” è articolato in ben 201 punti; io ne riporterò quelli che reputo più interessanti e , soprattutto, più pertinenti:  

"1) Nietzsche parla troppo della sua "persona”, dal secondo periodo in poi. [511] Questo è moderno e patologico

2) Nietzsche ha scritto troppo     

3) Mancanza di disciplina e di dominio di sé [506]

4) Mancanza di disciplina filosofica. Non ha letto a fondo nessun filosofo, se non parzialmente Schopenhauer.

5) Non è andato a fondo sul problema della ragione e della conoscenza. Fuorviato dal giudizio su Socrate e la dialettica (per opera di Wagner?)

6) Metodo opposto a quello di Nietzsche.

Nascondere la verità [67] . [76]     

17) Nietzsche filosofo e non filosofo  ([84] - cfr. 4)

19) Nietzsche e l'espressione scritta. Bisogna intendere come un surrogato la scrittura  ([86]) <eliminare>        

31) Vita come letteratura: limite di Nietzsche <cfr.19) 2)>    

37) Vizi moderni di Nietzsche ([93])      

-Quaderno rosso-

44) Nietzsche non è un irrazionalista  [104 ]. <[573]>

51) La grande filosofia. L'uomo entro l'animalità: grande pensiero che accomuna Schopenhauer ai Greci e agli Indiani, e dove Nietzsche è il suo grande discepolo   [511]

57) Mostruosità antideduttiva di Nietzsche

64) Nietzsche e la religione  , negativa e affermativa. Dioniso. Buddha e Nietzsche : religione atea [123]

67) Nietzsche e Schopenhauer. Peso del secondo nella visione del primo (non riconosciuta dalla critica)  [124]  297

75) Nietzsche ha preso da Schopenhauer la condanna del misticismo (illuministi). Ma mentre Schopenhauer conosce i mistici (Böhme ecc.), Nietzsche non li legge neppure quindi non riesce ad accorgersi di essere un mistico [68]

79) Nietzsche non ha capito che la scrittura è il mezzo espressivo volgare per eccellenza

99) Il filosofo deve risalire alla fonte dell'irradiamento. Nietzsche non l'ha fatto  [ 205]

100) Il pensiero come lampeggiamento [69]  [205]

103) Lettura -filologo-letterato-filosofo  [209 c ] [70]

108) Filosofia scritta come episodio:  Nietzsche non l'ha capito   [234]  <cfr.19>

109) Nietzsche : filosofo come "individuo". Legame del filosofo con i libri. E' qualcosa di superato

117) Nietzsche come commediante [71]

118) Piano. Non citare Nietzsche  [288]

128) La distruzione della ragione è ascetismo [ 297 ]

137) Collegamento tra struttura e sistematicità. Nietzsche tenta di sfuggire a questo limite [72]  [344 ]

150) Non ha senso parlare di Nietzsche [73]  [489]

169) Lode della scrittura:  Stendahl-Nietzsche-Proust. Aiuto al recupero del passato, e poiché nel passato sta la vita, aiuto a recuperare la vita.  Attraverso certi tipi mistici di scrittura si può surrogare la mancanza di immediatezza del nostro mondo.

170) Vedere tutto Nietzsche sotto il profilo del problema della scrittura. Che senso ha additare la vita, e intanto consumare la vita nello scrivere, cioè nella non vita, nella commedia?

171) Il demone della scrittura, come sfocia in Nietzsche, ci mette in crisi davanti alla scrittura.

175) Nietzsche come riformatore dell'esposizione filosofica. Paragone con Platone (introduzione a Zarathustra).

La riforma di Platone è il passaggio dalla dialettica (orale) a una retorica scritta. Nietzsche recupera la retorica scritta (quindi è solo un rinascimento della forma platonica, non la creazione di una forma nuova), che si era fossilizzata nell’astrazione imperante. Nella retorica c’è una mescolanza con la sfera dell’arte, nel fatto che unilateralmente qualcuno fa vibrare l’anima di una collettività. La forma di Nietzsche (nello Zarathustra) è di adoperare l’espressione essoterica a fine mistico, provocare un’esaltazione collettiva che sostituisce il vero e proprio, lo “divulga” (per questo il tono “religioso” dello Zarathustra). In Platone questo avviene nel Fedro e nel Simposio. 

184) Nietzsche e l'espressione mistica: Upanisad, Plotino, Böhme.

198) Il lato orrendo della vita: i veritieri (Nietzsche -Schopenhauer) < [570 ]> [74]

Va detto che ciascuno dei suddetti punti altro non è che la trasposizione schematica, o meglio, la riproposizione sintetica di altri frammenti che Colli aveva scritto precedentemente; faccio un esempio: il punto 17 “Nietzsche filosofo e non filosofo” rimanda al frammento 84 (datato 8.7.57), dove viene trattato proprio il tema in questione. Il "piano", che nel testo è numerato come frammento 505 (datato 31.5.72), ha la funzione di un "promemoria", un espediente approntato da Colli per avere a disposizione tutto ciò che a che fare con la sua interpretazione di Nietzsche.

Passo ora ai frammenti 288 (settembre 1967) e 491 (21.10.71), che come già detto sono altrettanti abbozzi di “piani”:

Nietzsche

Introduzione scettica

<1> E’ inutile citare o criticare i suoi concetti e le sue opinioni [75] . Nietzsche non ha una visione del mondo. Nietzsche è antico in questo: che cos’è l’eterno ritorno? allo stesso modo cos’è l’ousia di Aristotele e l’idea di Platone?”

<2> Analisi della sua espressione. Immediatezza

Vita come scrivere

D’altra parte commediante.

Vedere come scrive, dal di dentro dei manoscritti

Magia fuorviante della comunicazione

(...)

<9> Nietzsche e il problema dell’antichità.

<14> Zarathustra come bios biotos - sempre in relazione con una comunità di amici. Antireligioso, antiartistico e antifilosofo nel senso di indicare un bios che ricuperi aspetti delle tre cose [76] .                       

<16> Parlare delle sue idee è una della cose più inutili perché nessuno ne può parlare meglio di quanto lui abbia già fatto. E’ come parlare di noi non di quello che lui voleva al di là di noi.,(La ragione errabonda, pp.358-360).

Frammento 491:

“ Progetto di un saggio “sfrenato” su Nietzsche. Divisione:

1) Nietzsche e i Greci

2) Nietzsche e Schopenhauer

3) Il misticismo di Nietzsche <GT Za DD: esempi>

4) <(1)> La fucina dello stile.

5) Nuova filosofia. <filosofia>

(...)”, (La ragione errabonda, p. 496). 

Questi sono dunque i passi in cui compare direttamente Nietzsche o che con Nietzsche sono “imparentati” in qualche modo; come maneggiarli?

Dal momento che a me interessa la (anti-)filosoficità di Nietzsche, cercherò di delimitare ulteriormente l'ambito della ricerca, concentrandomi su alcune tracce del frammento 505 ( e del frammento 491 in minor misura) che hanno a mio parere a che fare con la quaestio Nietzsche filosofo/antifilosofo; per farlo raggrupperò tali tracce all'interno di un ambito tematico, per così dire, ben preciso, e cioè: 

1) limiti di Nietzsche, punti 1), 2), 3), 31), 35), 37), 57);

2) formazione culturale di Nietzsche, punto 4)

3) il problema della ragione, punti 5), 44), 128)

4) Nietzsche e i Greci (ovvero il rapporto con la filosofia del passato), punti 9), 23), 94), 165), 174), 186) e  punto 1) del frammento 491

5) Nietzsche e il misticismo punti 22), 75), 140, 153), 184)   (e punto 3) del frammento 491

6) Nietzsche e Schopenhauer  punti 51) , 67) e 198), e punto 2) del frammento 491

7) Nietzsche filosofo/non filosofo, punto 17)

8) Nietzsche e la religione, punto 64

9) il problema della scrittura , punti 169), 170) , 171) e 175)  

Ora, ciascuno di questi punti merita di essere approfondito non solo  autonomamente, ma anche e soprattutto, laddove sia possibile o necessario, in relazione agli altri punti come vedremo sono strettamente connessi l’uno all’altro, perché le argomentazioni addotte da Colli per sondare la filosoficità di Nietzsche si giocano in queste pagine [77] . Un’ultima avvertenza : ciascun argomento richiederebbe un approfondimento a sé stante e di adeguate proporzioni , data la vastità e l’importanza dei contenuti chiamati in causa; ragione e scrittura , ad es. , sono termini filosoficamente “pesanti”, e un pensatore “importante” come Schopenhauer meriterebbe molto più spazio rispetto a quello che qui gli verrà concesso ; lo stesso vale per un tema come Nietzsche e i Greci.

LIMITI DI NIETZSCHE  

1) Nietzsche parla troppo della sua "persona”, dal secondo periodo in poi. [511] [78]  Questo è moderno e patologico

2) Nietzsche ha scritto troppo [79]  

3) Mancanza di misura e di dominio di sé <[ 506]> [80]  

31) Vita come letteratura [81] : limite di Nietzsche <cfr.19) 2)>                                                                 

35) Incapace di un’applicazione prolungata. <cfr.9) [578] [82]  

37) Vizi moderni di Nietzsche ([93]) 

57) Mostruosità antideduttiva di Nietzsche  [118 ]  

Va premesso che molte delle “mancanze” di Nietzsche rilevate da Colli investono anche quei campi, quegli ambiti che ho individuato e cercato di delimitare grazie all’analisi dei “piani” contenuti ne La ragione errabonda, in modo che per ciascun campo di essi è possibile riscontrare delle carenze, delle deficienze o delle lacune : così , ad es., può capitare che il punto 2 ("Nietzsche ha scritto troppo") rientri  sia all’interno del tema “limiti di Nietzsche” , sia all’interno del “problema della scrittura”; ho cercato tuttavia, per quanto possibile, di evitare simili ripetizioni allo scopo di non creare inutili confusioni . Ora alcuni “vizi” sono  già sporadicamente emersi , altri sono messi a nudo nel frammento 93 intitolato appositamente  Limiti di Nietzsche”  e al quale rimanda il punto 37 ("Vizi moderni di Nietzsche") del frammento 505 : “Ha scritto troppo. Come Schopenhauer lo scrivere fu lo scopo e la consolazione della sua vita di solitario [83] . (...)  Illusione nell'efficacia dello scritto. In tal modo si precluse ogni altro modo di azione (contatti personali, opera educativa). (...) Ma il peggio è l’infinita possibilità di fraintenderlo, e di interpretare in modo volgare le sue parole, adattandole agli scopi più bassi. Sua pericolosa tendenza alle affermazioni paradossali (...) Limitate capacità di studio in profondità. La sua intuizione e la sua penetrazione razionale sono assai profonde, ma è incapace di un'applicazione prolungata su un argomento culturale. (...)

In filosofia , non ha capito a fondo Schopenhauer (per esempio nel lato teoretico). Scarsa preparazione logica.

(...) egli non poté fare a meno di pensare (insonnia).(...) Non va dimenticato che il suo piglio, la sua natura è del filosofo, non dello storico." ,(La ragione errabonda, pp. 108-110).

In questo passo vengono messe in luce  temi sui quali Colli ritorna anche altrove e che costituisco no alcune delle tracce in questa  "ricerca" della antifilosoficità nietzschiana: si tratta della scrittura,  di Schopenhauer, e della formazione intellettuale, nell’ordine. Per il momento mi limito a sottolineare come il soffermarsi così insistentemente da parte di Colli , sui limiti e le insufficienze (in generale) di Nietzsche , dovrebbe per lo meno far riflettere: questo tuttavia è solo il primo passo , primo per la sua provvisorietà, per il suo rimandare “oltre” , nella ricostruzione dell’interpretazione di Nietzsche come antifilosofo, o, per meglio dire, nella riconoscimento della problematicità di interpretare “pacificamente” Nietzsche come filosofo.  

Al punto 57 ( "Mostruosità antideduttiva di Nietzsche") corrisponde il frammento 118, intitolato “Mancanza di capacità deduttiva”  ; è uno dei frammenti più interessanti perché, oltre a porre in primo piano l’essere ( e il non essere) filosofo da parte di Nietzsche,  presenta uno degli elementi in base al quale Colli può cominciare a mettere in questione la non filosoficità di Nietzsche: “Nietzsche è un filosofo a metà, perché del filosofo possiede, in maniera somma e persino sovrabbondante, la capacità intuitiva, ma manca, a volte in maniera quasi incredibile, del potere di coordinare le intuizioni, e in genere di dedurre. Ora, i filosofi grandi si distinguono dai mediocri proprio per il fatto di possedere, oltre alla generale capacità deduttiva (...) una eccezionale dote intuitiva. Dove appare l’intuizione [84]  senza deduzione, troviamo tutt’al più un artista [85] . Per Nietzsche tuttavia la cosa è più complicata, perché la natura della sua intuizione è tipicamente filosofica(...)

Nietzsche è un “monstrum” [86]  già per questa sua costituzione spirituale, a metà tra filosofo e poeta, e propriamente né l’uno né l’altro, già in questo un “unicum”.,(La ragione errabonda, p.137,).  

É questo un importante tassello per avvicinare, impostare la comprensione di Nietzsche come filosofo o è un passo falso rispetto a quanto Colli aveva detto finora? Procediamo con ordine : Colli inizia con l’affermare l’essere “ibrido” di Nietzsche in quanto pur essendo dotato di capacità intuitiva non è in grado  di “coordinare le intuizioni”, come già osservato al frammento 93 ( mi riferisco in particolare al passo : “La sua intuizione e la sua penetrazione razionale sono assai profonde, ma è incapace di un'applicazione prolungata su un argomento culturale.” (La ragione errabonda ,p.108) . Praticamente invariata la versione che apparirà in Dopo Nietzsche : “Gli manca la coscienza di un rapporto preciso tra la componente intuitiva del pensiero e quella deduttiva. Nell’intuire egli salta alla conclusione e mentre sta deducendo è colto dall’intuizione.”  (op.cit., p.94) ;e più avanti Colli specifica la causa di ciò : “A Nietzsche mancò una disciplina filosofica istituzionale, soprattutto riguardo alla logica: ciò si avverte nell’incertezza e nel divagare delle sue argomentazioni, nell’incespicare, zoppicare delle sue deduzioni, nella loro incostanza (...)” (ibid., p. 189-190).  

Poi Colli prosegue dicendo che un “filosofo grande” è tale in virtù del suo essere tanto intuitivo quanto deduttivo; infine la conclusione suona così:

“Dove appare l’intuizione senza deduzione, troviamo tutt’al più un artista.”, (La ragione errabonda, p.137, § 118).

Ma Nietzsche allora cos’è? Un filosofo dimezzato, un filosofo mediocre o un artista? Tutte e tre le cose verrebbe da rispondere, e in effetti usare il termine “monstrum” (in quanto mezzo poeta e mezzo filosofo) come fa Colli è un modo brillante di risolvere il dilemma ( o di lasciarlo insoluto dal momento che “propriamente” Nietzsche non è né filosofo né poeta). Ma i “limiti” di Nietzsche non si “limitano” solo a questo aspetto:  altri punti deboli sono "spietatamente" rilevati da Colli ( ad es. al frammento 272), ma si tratta di punti deboli che secondo Colli sono facilmente giustificabili   così come è giustificabile   tematizzare la problematicità di Nietzsche come pensatore (cfr. frammento 298). Cercherò di mettere in evidenza altre mancanze, ben più rilevanti ai fini della mio lavoro, nelle pagine che seguono, dove viene trattata la

FORMAZIONE CULTURALE

“ (...) anche il silenzio è una risposta , e si accorgeranno che a Pforta ho imparato a tacere.” [87]

“L’autodistruzione della conoscenza e la ricognizione dei suoi limiti estremi fu ciò che mi rese entusiasta di Kant e Schopenhauer. Partendo da questa insoddisfazione credetti nell’arte.

Pensai che fosse giunta una nuova epoca per l’arte. Sentii il risultato della filosofia come un evento tragico: COME SOPPORTARLO!” [88]

4) Mancanza di disciplina filosofica.  Non ha letto a fondo nessun filosofo, se non parzialmente Schopenhauer.

Un primo raggruppamento di frammenti può dunque essere compreso all'interno del tema "formazione culturale di Nietzsche", che si gioca nei  primi anni [89]   della vita di Nietzsche ovviamente, e che sarebbe lacunosa, per quanto riguarda lo studio della filosofia ( o della storia della filosofia, per meglio dire) , ma non per lo studio della filologia; è risaputo che la filologia classica costituì la prima materia che Nietzsche studiò sistematicamente e approfonditamente (“unica disciplina di studio” la definisce Colli, v. La  ragione errabonda, p.83). Con ciò non si vuol dire certo che la filologia goda di un ruolo preponderante, anche se non tenerla debitamente in considerazione sarebbe una leggerezza interpretativa. Semmai potrebbe essere argomento di ricerca lo stabilire che ruolo giochi la filologia classica all’interno dell’evoluzione del pensiero (filosofico) di Nietzsche: va osservato, ad esempio, che in Nietzsche diventa filosofia tutto ciò che fino ad un certo punto della sua vita era stato filologia [90] . Per un inquadramento generale della "faccenda filologia" ,credo sia sufficiente rifarsi a quanto scrive R. Blunck nel primo dei tre volumi della biografia di Nietzsche curata da C.P. Janz,

dove si specifica  che “(...) Nietzsche non abbracciò il mestiere del filologo per un’inclinazione naturale; questa professione colmava semplicemente una “lacuna” e rappresentava il tentativo di autolimitarsi, che certo era nel contempo un ritrarsi davanti a qualcosa che ,come avvertiva oscuramente, gli avrebbe “toccato il cuore”(...).

Ma nella scelta di questa professione un sentimento era in lui del tutto genuino: l’ amore per l’ antichità classica [91] . E a questa egli rimase fedele tutta la vita.”, (C.P.Janz, Vita di Nietzsche ,vol. I, p.104 [92] ).

Quello della filologia è un dato interessante anche perché esemplifica una costante di Nietzsche sulla quale la biografia di Janz torna quasi ossessivamente e cioè l’oscillare “tra chiarificazione scientifica, storico-critica, filologica e dominio intuitivo, artistico-personale del problema" oscillazione che manifesterebbe " per la prima volta e già con grande nettezza ciò che costituisce così spesso il fascino mutevole e contraddittorio di Nietzsche: la duplicità del suo talento.” (ibid., p.80).

Quello della “duplicità esistenziale” è uno dei chiodi fissi (leggi chiave interpretativa) di Blunck [93]   ;  anche Colli in un certo senso sostiene l’esistenza di una “duplicità” Nietzsche, ma a un altro livello: secondo la sua interpretazione, Nietzsche si sarebbe dibattuto  per tutta la vita tra due istinti contrari, aventi entrambi come termine comune la vita: il primo istinto si manifesterebbe come disgusto nei confronti della vita in quanto assurda, senza senso ; il secondo  come esigenza di conferire un senso alla vita (cfr. La ragione errabonda , § 109, pp.125-126 ; si veda anche Bhikkhu Nanajivako, “The philosophy of Disgust- Buddho and Nietzsche”, in Schopenhauer Jahrbuch  58 ,1977). Secondo me invece il talento nietzschiano è unico, unilaterale (e se al posto di talento dicessi genio , si potrebbe dire con Vattimo “genio del cuore”, cfr. Al di là del soggetto. Nietzsche, Heidegger e l’ermeneutica. Vattimo parla di un "uomo di buon carattere" (op.cit. , p.49 ), che costituirebbe il prototipo del superuomo, in contrapposizione a quelle interpretazioni che fanno del superuomo un soggetto potenziato).

Quanto detto finora va integrato con altre osservazioni: Colli non si limita infatti a sottolineare la lacune, le carenze , le mancanze "in philosophicis" da parte di Nietzsche, dal punto di vista della sua insufficiente preparazione o della scarsa competenza in materia [94]  o dello scarso interesse per la filosofia (e per il "popolo dei filosofi");  si potrebbe infatti obiettare a Colli che non è accertabile né accettabile predeterminare quali siano le tappe che conducono verso la realizzazione del tipo "filosofo": detto in breve, non avere una formazione filosofica non significa necessariamente non essere filosofi. Tuttavia Colli usa l'espressione "attitudine filosofica", intendendo alludere con ciò ,credo, all’esistenza di un carattere, di una personalità, di una natura, in Nietzsche, che non avrebbe  affinità con la filosofia, o che avrebbe a che vedere con la filosofia solo marginalmente. Colli lo dice  esplicitamente:

(...) Mancanza di disciplina filosofica. Forse addirittura scarsa attitudine filosofica. Il voler essere filosofo è la ricerca di ciò che non aveva." (La ragione errabonda ,83,§ 75) . Questo primo appunto ( anche in senso cronologico, visto che è datato 12.3.57) accenna senza mezze misure, radicalmente proprio a ciò di cui si fa qui  questione.

Ritornando alla “duplicità esistenziale” di cui parla Blunck, bisogna notare che lo stesso tipo di considerazioni sono svolte da Colli ne La ragione errabonda, e segnatamente nel paragrafo  La filologia classica: “(...) La rinuncia alla musica [95] e alla poesia accumula in lui , inavvertitamente, una cattiva coscienza. E’ già cominciato il moto pendolare, l’alternarsi di atteggiamenti estremi ed antitetici che caratterizzerà la sua vita.”  (p.126).

Tornando  alla “mancanza di disciplina filosofica” c’è da dire che questo è uno dei punti sui quali Colli ritorna ripetutamente ed insistentemente ne La ragione errabonda  oltre che negli altri due testi su Nietzsche; voglio riportare a testimonianza di questo fatto quanto sta scritto in Dopo Nietzsche, in particolare nell'aforisma intitolato "Un cervello senza requie": "I filosofi di rilievo non li legge mai direttamente; spesso si rivolge ai manuali di storia della filosofia." (p.142).

Merita di essere ricordato  anche un passo tratto dall'aforisma "Una lacuna nella divinazione" (sempre da Dopo Nietzsche): "Tra i filosofi , Nietzsche lesse con accanimento soltanto Platone e Schopenhauer: nel far questo inoltre il suo pathos  era morale ed estetico, non teoretico." (p. 82); e di fatto le osservazioni  di Colli possono trovare facilmente riscontro e conferma oltre che nelle opere di Nietzsche, anche , ad esempio , anche nei lavori di Janz e Verrecchia: Nietzsche non lesse direttamente i filosofi( salvo alcune eccezioni di cui si dirà), preferendo rifarsi ai manuali di storia della filosofia; scrive lo Janz: “Come filosofo , Nietzsche era un autodidatta . Deve confessare di non aver avuto la fortuna di trovare un maestro di filosofia. I suoi personali studi filosofici erano singolarmente eclettici. Conosceva i filosofi antichi , ma anche questi con vistose lacune. Di Aristotele ad esempio, non aveva letto i fondamentali scritti di metafisica e di etica, bensì solo la retorica. Poi superava d’un balzo l’intera patristica, la scolastica e il razionalismo, dedicandosi immediatamente alla sua epoca e a quella recentemente trascorsa: prima di tutti Schopenhauer, e poi Friedrich Albert Lange, Eduard von Hartmann, Ludwig Feuerbach; aveva conosciuto Kant solo tramite l’esposizione di Kuno Fischer, e nell’originale aveva letto soltanto la Critica del giudizio , quindi un’opera di estetica. E’ rimarchevole che quando l’accesso a un filosofo era possibile tramite il problema estetico, egli usasse questo approccio sopra ogni altro.” (v. Vita di Nietzsche, vol. II, p.377) e che “non vi sono rivolgimenti repentini nell’itinerario di Nietzsche filosofo” ( op.cit., vol. I, p.580; si veda anche il paragrafo intitolato “L’ambiente filosofico” pp.471-476) . Tuttavia  le "frequentazioni" di Nietzsche in campo filosofico, sebbene  rare, comprendono la conoscenza di  filosofi e possono essere riassunte  e ordinate  [96]  come segue:  

Feuerbach, Ludwig (letto nel 1861) dal quale Nietzsche mutua , oltre alla polemica col cristianesimo com’è noto, la critica al gusto , tipico della dialettica hegeliana per le antitesi fittizie a svantaggio delle coordinazioni reali;  

Hölderlin [97]  e Novalis, i primi “filosofi” [98]  a cui si avvicinò come testimoniano alcune pagine de La mia vita: “Il pomeriggio di solito leggevo nella biblioteca dello zio; vi trovai Novalis (i cui pensieri filosofici mi interessarono.” (op.cit., p. 75);interessante la testimonianza reperibile in una lettera di Malwida von Meysenburg (una delle amiche più care a Nietzsche),che così scrive  “(...) i singolari rapporti tra Hölderlin e Nietzsche,(...) senza i quali non è possibile intendere Friedrich Nietzsche, come non è possibile intenderlo senza Novalis” [99] ;  

Platone , che Nietzsche lesse per la prima volta con Steinhart, filologo affermato e suo professore di greco a Pforta ; la lettura dell’opera preferita da Nietzsche, il Simposio ,risale al febbraio 1864 e trova riscontro , in uno schizzo autobiografico dell'estate 1864 [100]  (citato più volte dallo Janz)     ed è annoverata tra le “letture più frequenti” ; successivamente  Nietzsche studiò il Protagora, il Fedone, il Fedro, la Repubblica [101] , l'Apologia e il Gorgia oltre alla Retorica di Aristotele; a proposito di Platone vorrei render conto di un particolare legato al primo semestre trascorso da Nietzsche a Basilea in qualità di docente di filologia: in una lettera a Ritschl del 10 maggio 1869 riferisce quanto segue: “Con la lettura del Fedone  ho l’occasione di infettare di filosofia i miei scolari(...)” [102] ; ciò che è curioso di questo passo è che Nietzsche a sua volta è stato definito un “virus” da Mazzino Montinari. Comunque anche quella di Platone è una “lettura” particolare ; annota infatti Colli che Nietzsche lesse Platone“ (...)  per dovere professionale, senza preoccuparsi di approfondirlo dal punto di vista teoretico, (...) " (La ragione errabonda, p. 514); 

Schaarschmidt ,Carl, del quale frequentò le lezioni sulla storia della filosofia universale (estate 1865); su Schaarschmidt cfr. G.Parkes ,op.cit. e soprattutto J. Figl, “Nietzsches frühe Begegnung mit dem Denken Indiens’”, Nietzsche-Studien, Band 18,1989, pp.456-457;  

Schopenhauer , Arthur rimando al paragrafo dedicato interamente al rapporto Nietzsche-Schopenhauer. 

Lange, Friedrich Albert, l’opera Storia del materialismo  [103] , che è “ancora oggi tra i migliori libri di storia della filosofia” [104]  ebbe un impatto ancor più rilevante [105] ; da tale lettura (agosto 1866) Nietzsche non solo sarebbe stato introdotto alla filosofia (cfr. C.P.Janz, Vita di Nietzsche ,vol. II, p.548) ma più tardi vi avrebbe trovato  “decisive conferme”  per la propria filosofia; inoltre dall’atteggiamento gnoseologico di Lange [106]   avrebbe ricavato un rafforzamento della sua convinzione che “(...) tra l’infinità della vita e la sua realtà concreta da una parte la limitatezza dell’intelletto dall’altra sussiste una discrepanza incolmabile, che la vita e il mondo sono per loro essenza alogici....”. ( cit. in ibid., p.180). Un’altra testimonianza (diretta questa volta) dell’influenza di Lange si trova in una  lettera  a Deussen risalente all’aprile-maggio del 1868: “(...)Il regno della metafisica, e con esso l’area della verità “assoluta” è stato innegabilmente inserito in un’unica categoria insieme con la religione e la poesia. Chi vuole conoscere qualcosa, si limita ora a una conoscenza della cui relatività egli stesso è consapevole, come per esempio tutti i famosi studiosi di scienze naturali. Per alcuni la metafisica appartiene dunque alla sfera dei bisogni dell’animo, è essenzialmente edificazione.  Per altro verso essa è arte, quella cioè della poesia concettuale.” [107]  

Kant, Immanuel  “ovvero cant come carattere intelligibile” (così  sta scritto in Crepuscolo degli idoli),  che Nietzsche comincia a “conoscere” tra il 1867  e il 1868 [108] ,avvalendosi del manuale in due volumi di Kuno Fischer [109] ; le virgolette perché Nietzsche , in realtà,  prenderà in mano soltanto la Critica del giudizio (come già detto, o almeno come risulta dagli studi nietzschiani; tuttavia la frequenza del dialogo con Kant dovrebbe far riflettere sulla possibilità di una lettura diretta dell'intera opera del filosofo di Königsberg ; così almeno ritiene R. Blunck, cfr. C. P. Janz, Vita di Nietzsche , vol. I, p. 471; anche L. V. Arena tende a non escludere la possibilità di un tale tipo di lettura, cfr. Nietzsche e il nonsense , pp. 41-44 ).

Ne La ragione errabonda sul rapporto Kant-Nietzsche troviamo quanto segue: “Kant lo colpisce estrinsecamente : lo sente ostile [110] , ma non lo sa superare razionalmente.”  ,(p.94)  . Un interessante confronto per quanto riguarda lo stile invece,  lo si trova in Dopo Nietzsche : “ Lo stile filosofico di Nietzsche è antitetico a quello di Kant il primo è il risultato di una faticosa elaborazione (...). Kant invece traduce su carta il travagliato procedere stesso dell’intelletto.”, (p. 33) ;  

Dühring , Eugen ,che Nietzsche legge nello stesso periodo (1867-1868) in cui è “impegnato” con Kant, anche se più tardi dell’opera  Corso di filosofa come visione del mondo e organizzazione rigorosamente scientifica della vita   avrà a dire “è una cosa che mi fa ridere” [111] ; 

Spinoza, Baruch  che Nietzsche conobbe attraverso il manuale di Kuno Fischer (ancora lui!); per fare un esempio dell’impatto che ebbe la lettura di Spinoza su Nietzsche ,si confronti la cartolina spedita in data (9.7.1881) all’ amico Franz Overbeck : “ Sono stupefatto , rapito! Ho un precursore, e che razza di precursore!” (cit. in C.P.Janz ,Vita di Nietzsche ,vol. II, p.68). Secondo Colli, Spinoza (del quale Nietzsche condividerebbe soltanto “l’ottimismo amoralistico-mistico” ),è uno dei pochi “filosofi” in senso stretto (leggi classico) che Nietzsche non sottoponga ad una critica corrosiva (v. La ragione errabonda , § 105, pp.121-122  [112] ); va notato inoltre (come fa Giametta in Nietzsche e i suoi interpreti , p.70) che Spinoza è uno di quei filosofi che gode della rara stima di Colli .

L’apprezzamento di Nietzsche per Spinoza si riflette anche in alcuni plagi : l’amor fati nietzschiano, ad es., sarebbe  manifestamente un plagio dell’amor dei di Spinoza [113]  ;   così le critiche di Nietzsche all’antropomorfismo, al finalismo e al libero arbitrio sarebbero soltanto una ripresa di Spinoza, anzi è Nietzsche stesso a riconoscere i suoi “debiti” nei confronti di Spinoza (cfr. la cartolina a Overbeck citata sopra).  

Torno, per concludere a Colli e a una sua considerazione di carattere generale in merito alla formazione di Nietzsche, che può “chiudere” l’argomento. Ne La ragione errabonda ,al frammento 531 (datato 28;8.72) Colli scrive : "La formazione intellettuale di Nietzsche è pesantemente condizionata dai difetti tradizionali tedeschi su questo terreno, dall'astrattezza e dal vizio sistematico.

(...) In generale sembra quasi che Nietzsche non voglia di proposito leggere direttamente i testi originali dei filosofi. Fatta eccezione per Platone che lesse per dovere professionale, senza preoccuparsi di approfondirlo dal punto di vista teoretico, (...) "( p.514) 

In conclusione ,allora, si può concordare con Blunck quando afferma che  “Le grandi questioni fondamentali della filosofia, il problema dell’ultima radice dell’essere e quello della possibilità e dei limiti di tali conoscenze, escono dagli interessi di Nietzsche.” (cit. in C.P. Janz, Vita di Nietzsche, vol. I , p.471).

Nietzsche non solo non affronta lo studio dei singoli filosofi , (salvo le dovute eccezioni che ho ricordato), come già osservato,; e se lo fa,lo fa in modo del tutto “personale” [114] ,il che non sarebbe nemmeno sbagliato: ma non affronta nemmeno i problemi fondamentali della filosofia [115]  ,quei problemi ,quei teoremi, quei pensieri “classici” che costituiscono il contenuto di un qualunque manuale di storia della filosofia. Per questo Colli insiste sul tasto della formazione culturale, perché qui è possibile rintracciare l’origine della atipicità di Nietzsche come filosofo.  


IL PROBLEMA DELLA RAGIONE  

"La fede nelle categorie della ragione è la causa del nichilismo" [116]  

"(...) la fiducia nella ragione e nelle sue categorie, nella dialettica, cioè il giudizio di valore della logica, dimostrano solo la loro utilità ,provata dall’esperienza, per la vita, non la loro "verità"." [117]  

"La fiducia nella ragione - perché non sfiducia?" [118]  

5) Non è andato a fondo sul problema della ragione e della conoscenza.(Fuorviato dal giudizio su Socrate e la dialettica)  

44) Nietzsche non è un irrazionalista  [104 ].<[573]>  

128) La distruzione della ragione è ascetismo [119]  [297]  

Quello della ragione è un problema che forse risalta meglio se si parte con il considerare  quello che è stata e quello che ha rappresentato, secondo Colli, la ragione per i Greci [120]  e cioè un’arma distruttiva ,prima che costruttiva ( cfr. Dopo Nietzsche, p.85); e anche Nietzsche è su questa linea interpretativa.

Quello della ragione, in relazione a Nietzsche, è per Colli il problema dell’irrazionalismo (di Nietzsche) in definitiva, ed è un problema insieme contemporaneo/anteriore/posteriore a Nietzsche : contemporaneo in quanto riguarda la temperie culturale di Nietzsche, temperie rimasta pesantemente influenzata da Nietzsche stesso e che a sua volta ha lasciato tracce in lui;  anteriore perché, ad es., esiste anche il problema della ragione in Grecia, (che verrà trattato nel paragrafo Nietzsche e i Greci) ; posteriore perché  “dopo Nietzsche” forse la ragione non è più un “problema” ,nel senso che    Nietzsche , e con lui Colli, sembra auspicare un “tramonto della ragione” [121]  in vista di una rinascita non solo spirituale, ma anche “fisica”, legata cioè alla dimensione del corpo : “La distruzione della ragione è una ricostituzione della salute dell’uomo.”  (La ragione errabonda , [122]  § 143, p.184).

Ora, qual’è la posizione di Colli nei confronti della razionalità ? Naturalmente anch’egli possiede un’idea personale di ragione, deducibile da alcune affermazioni, come queste : “ La ragione umana <- chiamiamo così lo strumento del conoscere->” (La ragione errabonda , § 188) , “La ragione esprime un istinto di dominazione. La sua storia [123]  lo dimostra.” ( ibid., frammento 192, p. 248).Per capire meglio l’impostazione di Colli in merito al problema della ragione , si possono confrontare anche i frammenti 104 e 573, ai quali rimanda il punto 44 ("Nietzsche non è un irrazionalista" ); il primo (datato 28.11.61) parla di Nietzsche all’interno della “querelle” Nietzsche razionalista/irrazionalista, che da sempre ha visto divisi i maggiori interpreti [124] :

“ Nietzsche rimane immerso nell’irrazionalismo di tutto il secolo, non è uno degli scatenatori dell’irrazionalismo, anzi lo è meno di tutti gli altri , sino a che si rivolge ai Greci dell’epoca classica e a Schopenhauer. Ma neppure lui ha visto il problema della ragione. La sua formazione filosofica non ha rotto la barriera: egli ha toccato i Greci nell’arte , nel ritmo, nella storia, ma non riguardo al logos. Il problema della ragione è la ricerca di leggi universali (anti-relativismo): quindi proprio gli illuministi, gli storici, gli hegeliani <i più fluidi> sono i più irrazionali. Essi guardano alla fenomenologia, non alle condizioni. E Nietzsche è il più razionalista, nel tentare le grandi gerarchie che discendono dalla “natura” umana.” (La ragione errabonda ,p.120) ; come si vede è un passo molto denso , specie nel momento in cui Colli si ricollega (con un procedimento che diventerà più frequente soprattutto in Dopo Nietzsche) a due dei punti che ho evidenziato, i Greci e Schopenhauer; il secondo frammento invece (datato 7.2.73)  suona  come definitivo:

"La ragione è morta

L'ultimo mito che Nietzsche non è riuscito ad abbattere - lui stesso è stato anzi la sua ultima vittima- è quello della ragione (...)

Oggi noi vediamo meglio di Nietzsche su questo punto. Nietzsche non fu un irrazionalista, ma un fanatico assertore della ragione, (...).";(ibid., p. 525 ) ; per ragione , non lo si è detto ancora, è da intendere logos, ragione discorsiva in particolare , come si può apprendere dal frammento 147:

“Ciò che noi chiamiamo “ragione” deriva più o meno da ciò che essi [ Platone e Socrate] chiamavano “ logos” . Oggi, il problema della ragione è semplicemente il tema della filosofia.”  ( ibid., p.190) [125] . Ma forse a questo punto conviene affidarsi agli aforismi di Dopo Nietzsche , dove viene affrontato il tentativo di  una definizione “positiva” della ragione: Critica della tendenza sistematica

La ragione è dapprima un discorso comune, una discussione, che di fronte a una collettività scelta traduce in parole vincolanti un’esperienza nascosta, interiore.”(pp. 24-25) e ancora : Un titolo ambito

La ragione è una tendenza plastica che mira a inchiodare la realtà, a fermarla, a costruire qualcosa di solido e immutabile, a modellare, configurare il magmatico. (Nietzsche è un razionalista nelle intenzioni)”  (p.64); per illustrare l’uso particolare che fa Nietzsche della ragione e al quale ho già accennato, si può vedere

L’ingenuo credente nella ragione” :

“Nietzsche adopera di regola la ragione come arma distruttiva (...). Il suo scetticismo tuttavia non è veramente estremistico: non gli accade di sottoporre la ragione stessa a un’indagine radicale, né di demolirla in assoluto per la sua intrinseca debolezza, non già per gli errori di chi la maneggia.” (p. 85)

Così Colli in Dopo Nietzsche;  ed è una fortuna che qui Colli usi il termine estremistico perché così si espone a una possibile critica, dal momento che c’è chi ,al contrario, ha visto nel pensiero di Nietzsche “un’ottica dell’estremo”, tale che “(...) non è possibile configurare questo pensiero [di Nietzsche] al di fuori del contesto problematico del “passaggio” (...)” [126] .                            

Voglio ritornare ora all’aforisma “Critica della tendenza sistematica”  per una precisazione che riguarda proprio l’inizio: “La ragione è dapprima...” questo dapprima è  giustificato dal seguito dell’argomentazione di Colli, che individua due stadi, due momenti successivi, quello del “discorso retorico” e quello della “forma scritta”; poi,  passando a Nietzsche, Colli può dire che egli “ (...) ha schernito  le illusioni e le presunzioni della filosofia sistematica” ma che tuttavia Nietzsche non è riuscito a liberarsi dal retaggio “di una filosofia come retorica [127]  

Dunque la filosofia sistematica, ma possiamo anche dire la tradizione razionalistica ,chiamata qui in causa da Colli, viene sottoposta a una critica molto simile a quella svolta dall’ultimo Nietzsche (quello dei frammenti postumi per intenderci, dove “l’essere manca” ed è “una vuota finzione” [128]  ; tale tradizione è riassumibile (sintetizzando al massimo) in tre principi di base:

a) esiste un essere ( o una realtà oggettiva) e un soggetto (cogito sostanziale);

b) la conoscenza può cogliere esaustivamente la realtà;

c) il vertice della conoscenza è l’individuazione di leggi formali e universali.

Per Colli l’essere razionalista di Nietzsche non è poi così problematico, dal momento che nonostante tutte le sue indicazioni in contrario, egli della ragione si avvale continuamente, esaltandola con ciò al massimo ; si confronti anche quanto scrive Janz in merito alla logica (si sta parlando dell’aporia in cui Nietzsche è impigliato, da quando ha messo in dubbio la “conoscenza” come possibile in assoluto [129] ): “Nietzsche fa seguire alla critica della conoscenza un nuovo corso, e involontariamente mette in questione per prima la propria attività. Egli contesta la possibilità della deduzione logica- ma se ne avvale ininterrottamente!” [130]   .

Ma c’è anche la possibilità di intenderlo razionalista e irrazionalista al tempo stesso, per quanto ciò possa apparire contraddittorio e paradossale; è il caso di chi ritiene questo essere razionalista e irrazionalista come un “(...) riflesso di quella drammatica contraddizione del pensiero moderno in cui, per dirla metaforicamente, il serpente si morde la coda.” (cfr. C. Sini, Semiotica e filosofia, Il Mulino, Bologna, 1978, pp.105-155 ) .

Sono d'accordo con Sini [131] , anche se ciò significa ammettere l’intima appartenenza di Nietzsche alla storia del pensiero moderno.

Stigmatizzare i limiti, i fallimenti della ragione, della razionalità non basta per Colli: si deve anche individuare la causa dell’impasse nel tentativo di organizzare il mondo ( che in definitiva è l’obiettivo di ogni sforzo razionalizzante); si veda il frammento 510:

Dimenticando donde giunge il sentiero

La debolezza del raziocinio moderno nasce da un’ipertrofia del pensiero astratto - dove questo smarrisce il contatto con la sua matrice.” (La ragione errabonda, p.511). Credo si possa rilevare un’affinità tra il contenuto concettuale di quest’ultimo passo e lo spirito che anima lo zen in generale, e la poesia zen in particolare: affine nella forma per la sua concisione (la brevità è una delle caratteristiche tipicamente “zen” [132] ), si pensi al mondo, uno scambio di battute sotto forma di fulminante botta e risposta,e che di solito si svolge tra maestro zen e discepolo [133] , e  agli haiku [134] ,come quello del poeta zen Tessho:

Finalmente oltre il limite

Non più legami né dipendenza

Com’è calmo l’oceano che sovrasta il Nulla

(cit. in Poesie zen,Newton Compton, p.44).  


NIETZSCHE E I GRECI [135]  

“I veri filosofi dei Greci sono quelli che precedono Socrate: con Socrate, qualcosa cambia.” [136]  

“Oh, questi Greci! loro sì che sapevano vivere! Per riuscirvi occorre arrestarci coraggiosamente alla superficie , all’increspatura, alla scorza , occorre adorare l’apparenza , credere alle forme , ai suoni , alle parole, all’intero Olimpo dell’apparenza ! Questi Greci erano superficiali - per profondità ... E non facciamo appunto ritorno a loro , noi spericolati dello spirito , noi che abbiamo scoperto la più alta e rischiosa vetta del pensiero contemporaneo e di lassù ci siamo guardati attorno, noi che di lassù abbiamo rivolto lo sguardo in basso ? Non siamo appunto in questo - Greci ?” [137]  

Io ho scoperto la grecità: essi credevano all’eterno ritorno! Questa è la fede dei misteri [138] !”  

9) Nietzsche non è giunto a un’opera matura sui Greci. Colpa del filologismo ([79])  

23) Che cosa ci possono insegnare i Greci? ([90] )  

94) La decadenza greca  

165) Nietzsche conosce i Greci attraverso fonti biografiche tarde. Così certe opinioni su Platone [139]  

174) Visione solare della vita - visione greca. Dire qual è - comunicarla- non c’è niente che valga più di questo. Nietzsche ha voluto farlo, ma non ci è riuscito.  

186) Nietzsche ha recuperato la Grecia, ma non la dialettica greca [140] .  

Il tema del rapporto tra Nietzsche e Grecia, grecità, mondo greco viene trattato da Colli, più e meno estesamente in una serie di frammenti il cui contenuto spazia da considerazioni sul tipo di conoscenze sul mondo greco in possesso di Nietzsche a osservazioni sull’importanza e sulle conseguenze di tali conoscenze per il suo pensiero: “ Nietzsche conosceva i Greci attraverso fonti biografiche tarde (...)” ( La ragione errabonda , frammento 42,p.58) e  “(...) Nietzsche rivolto ai greci sin da giovanissimo (...). Al di là di Socrate l’uomo  è più schietto. L’ideale di Nietzsche non è l’uomo naturalistico o barbarico, ma l’uomo che sopporta e adopera l’intelletto, senza esserne guastato(...) Nietzsche non studia la Grecia per interesse storico, ma per formare se stesso, (...)” Nietzsche non ci ha lasciato un’opera organica e matura sulla Grecia........” (frammento 79,  intitolato “Nietzsche e gli antichi” ,pp.85-86).

Si vedano anche le osservazioni di Janz che si sofferma brevemente ma con chiarezza  sull’argomento : “ La formazione ellenica di Nietzsche, sulla base soprattutto della filosofia naturalistica preplatonica, illuministica e tendente allo scetticismo della Ionia, torna a pervadere tutto il suo spirito e plasma le sue idee.” ( Vita di Nietzsche ,vol. II,p.523)   e ancora “Conosceva i filosofi antichi , ma anche questi con vistose lacune. Di Aristotele ad esempio, non aveva letto i fondamentali scritti di metafisica e di etica, bensì solo la retorica.” (ibid.,p.377).

Tornando a Colli si deve rivedere anche il già citato frammento 121, dove è spiegato dove trova la sua condizione fondante il rapporto Nietzsche/Greci : “Tale considerazione  [e cioè il fatto che in filosofia ci si rivolga al passato tanto più quanto si consideri la vita da un punto di vista “libresco” ]  favorisce un immediato riferimento di tutta la questione a Nietzsche . Negli ultimi cento anni Nietzsche è stato l’unico pensatore che si sia rivolto alla filosofia del passato e del presente solo dopo di aver guardato alla vita  -secondo una prospettiva universale- e abbia sino alla fine continuato a fare così. (...)Il suo unico modello - da cui attingere forza -(...) rimarrà sempre per lui il mondo presocratico, in specie Eraclito e Empedocle(...)” (La ragione errabonda ,pp.141-142); se Nietzsche si rivolge al passato, e in particolare a quello dei Greci, e perché per lui questi ultimi rappresentano il tipo “uomo” più alto (è questo uno dei concetti sui quali Nietzsche insiste spesso: “Io considero la moralità greca come la più alta finora esistita...” ,frammenti postumi 1882-1884,v.F.W.Nietzsche,Opere ,vol. VII, tomo I, parte I, p.245).         .

Ci sono dei luoghi, poi, in cui Colli sembra quasi giustificare il suo “continuare l’opera di Nietzsche” , sottolineandone , a mo’ di pretesto, le “lacune” nell’interpretazione della Grecia: “ (...) <Nietzsche è penetrato nelle anime di quegli uomini [ i Greci ] , ma non ne ha visto i corpi, o non li ha riconosciuti.>” ( § 195, p.252; cfr. anche quanto dice Colli sulla scarsa conoscenza della scultura greca, per cui Nietzsche non avrebbe capito il sorriso dei kuroi , § 215a, p.268 ; anche se affermazioni di tal fatta sono controbilanciate da altre volte ad apprezzare la capacità di Nietzsche nel “divinare” l’antica Grecia : “< Nessuno ha spinto quanto lui in avanti lo sguardo sulla Grecia.>“  ( § 208a ,p.264)); oppure quando Colli contesta a Nietzsche la polarità istituita tra Apollo e Dioniso: Nietzsche ha visto solo la follia di Dioniso, ha trascurato l’altro volto di Apollo , il volto crudele del saettatore e sterminatore, non ha collegato al dio l’origine del logos....Un altro aspetto che è sfuggito a Nietzsche secondo Colli è il vero senso della dialettica: per il primo si tratta di un gioco futile; infine Colli rimprovera a Nietzsche la “tendenza viziosa” a usare come fonti di informazione la letteratura indiretta (cfr. La ragione errabonda, § 42,pp.58-59) . Tuttavia al di là dei “difetti” addebitatigli da Colli, Nietzsche ha il merito di aver consegnato alla storia del pensiero l’immagine di una Grecia inattuale. La riflessione sui Greci diventa importante anche ad un altro livello: “La scoperta filosofica di Nietzsche, il suo giudizio concreto, ci riporta sul piano teoretico dei greci. Quando sono creativi, i Greci pensano per lampeggiamenti [ cfr. § 505!!!!!!]  ,pronunciano giudizi, senza giustificare le condizioni e senza dimostrare. Tipico è Eraclito [141] . Ma i Presocratici in blocco rivelano, tutt’al più raccontano, ma non dimostrano   [come nelle storie zen!?].(...)” (§ 205, p. 261); ma che la riflessione sui Greci , non sia solo  importante , ma addirittura fondamentale per la comprensione di Nietzsche lo si evince dal frammento 298: “ La problematica di Nietzsche può essere superata solo dal punto di vista teoretico. (...) I punti deboli di Nietzsche possono essere superati solo con un approfondimento teoretico del concetto di verità, di metafisica (contro il suo collegamento metafisica-ideale ascetico) , di teoria della conoscenza. (...)In generale si tratta della rettifica del suo concetto di filosofia ( che l’ha portato tra l’altro a fraintendere il significato della filosofia greca). I filosofi greci non sono razionalisti , non sono teorici della morale, non sono metafisici come li intende Nietzsche.” ( p. 369).

Qual è propriamente questa “problematica” ? Purtroppo qui (come altrove ne La ragione errabonda) bisogna fare i conti con la “oscurità” di certe enunciazioni di Colli [142] , che lascia irrisolti problemi e interrogativi.

Va notato, infine ,  che secondo Colli "misticismo e razionalismo non sarebbero in Grecia qualcosa di antitetico" (La nascita della filosofia, p.79), il che offre l’aggancio per il tema successivo.  


IL MISTICISMO

 “Scopo vero di ogni filosofare  la intuitio mystica”

22) Equivoci sul misticismo ([89]) <[507] [143] >  

75) Nietzsche ha preso da Schopenhauer la condanna del misticismo [144]  (illuministi). Ma mentre Schopenhauer conosce i mistici (Böhme ecc.), Nietzsche non li legge neppure quindi non riesce ad accorgersi di essere un mistico.

140) Nietzsche e Platone : riforma essoterica-misticismo [392] <cfr.175)>  

153) Misticismo visionario di Nietzsche  [495]  

184) Nietzsche e l’espressione mistica : Upanisad, Plotino, Böhme.

Sebbene  in questo punto non ci siano rimandi ad altri frammenti , non è difficile reperirli per altre vie ( vale a dire consultando l’indice tematico) : sotto la voce misticismo ci sono tre frammenti, 89 (intitolato “ Equivoci sul misticismo”), 107, 652; mi servirò soprattutto del secondo, poiché in esso si parla anche di Nietzsche [145] .

Il frammento 107, datato 6.12.61 , si intitola Lo stile di Nietzsche, e lo si può già intuire affronta il tema del misticismo da un punto di vista “formale”:

“ Il suo [ di Nietzsche ] stile è mistico, nel senso di comunicare una vita interiore che non è accessibile a tutti. (...) E se artista è chi rende comunicabile a tutti, attraverso un’espressione concreta, la vita rappresentativa individuale,artista sarà anche chi esprime concretamente la vita interiore. Non solo, ovviamente, il musicista autentico, ma in generale il mistico che  tenta l’espressione [146] , e in particolare il pensatore che scrive come Nietzsche. In altre parole, il mistico che parla o scrive è un artista per un pubblico limitato, ma non per questo meno universale, poiché tutti quelli che partecipano di quella , o di un’affine, vita interiore ricevono la comunicazione. E’ così stanno le cose per lo stile di Nietzsche” ,(La ragione errabonda , p.123).

In questo passo ritornano molti termini ( che si riferiscono a Nietzsche) già precedentemente incontrati (artista, musicista, pensatore);ora il quadro si arricchisce di una nuova ed inusuale sfumatura “mistica”.Ora, per quanto la tradizione mistica abbia una sua collcazione all’interno della filosofia, non si può certo dire che essa sia molto considerata; e se Nietzsche possiede una tendenza al “misticismo”, solo con ciò egli si allontana dal terreno della filosofia propriamente detta.

Il frammento 652 invece, riprende l’antitesi tra razionalismo-misticismo che era stata tratteggiata al § 89, e la riprende allo scopo di smentirla, almeno per quanto riguarda il tempo della Grecia , dal momento che per Colli “misticismo e razionalismo non sono affatto in antitesi (sorgere della matematica nei Pitagorici).” (La ragione errabonda, p.103) ; qui inoltre si ha una difesa del misticismo, nella misura in cui l’antitesi, oltre a non essere giustificabile, ha il difetto di essere connotata moralmente , tanto che “il razionale è il buono, e il mistico il cattivo” (La ragione errabonda, p.536).

Il frammento  495,datato 15.12.71, al quale rimanda il punto 153 ("Misticismo visionario di Nietzsche" ): “Misticismo visionario di Nietzsche - affine a Platone. Il filone si contrappone al misticismo interiore (Plotino-musicisti). L’elemento razionale interviene in entrambi  i casi.” (La ragione errabonda,p.497) [147] ; l'affinità Platone-Nietzsche rimanda , o meglio ci riporta al frammento 392: “Parallelo tra Nietzsche e Platone : entrambi tentano una riforma essoterica - ed entrambi si fondano su un’esperienza mistica ineffabile (VII lettera - eterno ritorno)”  , (La ragione errabonda,pp.447-448).

Il misticismo viene trattato anche in Dopo Nietzsche : Il bisogno di dire

(...) La rottura stilistica che certi pensatori operano rispetto alla tradizione espressiva della filosofia è ripercussione di una abnorme conquista conoscitiva. Così in Nietzsche. Ogni tradizione niene rinnegata, perché l’oggetto della comunicazione è inaudito.” (p.27) ; Intorno all’estasi

La filosofia e l’arte sono tecniche dell’estasi; quest’ultima è una conoscenza non condizionata dall’individuazione. (...). Il vaso di zinco [148] , dalla cui visione sorse l’estasi di Jacob Böhme, allude a una deviazione analoga, e decisiva, verso l’esterno , a un abbandono totalmente riuscito - all’improvviso, per una miracolosa frammentazione- della propria individualità. Lo stesso si può dire per quel pensiero di Nietzsche, che gli venne incontro lungo il lago di Silvaplana, quando comparve innanzi a lui, che veniva dalla foresta, un enorme masso a forma di piramide.” , (pp.61-62) [149] ; Ciò che non si può esprimere

(...) Dal punto di vista formale il personaggio di Zarathustra è la trasposizione (...) di appartate esperienze mistiche. E la stima iperbolica che Nietzsche testimonia verso Zarathustra dimostra che a suo avviso gli era riuscito di esprimere compiutamente quello che suole chiamarsi inesprimibile.” , (pp.139-140).

A quanto pare, ancora una volta tutto è collegato, perché non solo il problema del misticismo è legato a quello della formazione culturale, della ragione e dei Greci ( è stato chiamato in causa Platone e si è parlato di razionalismo e misticismo), ma trattando del misticismo Colli arriva a chiamare in causa anche Schopenhauer  per toccare infine il problema dello stile ( o in altri termini il problema della scrittura). 


NIETZSCHE E SCHOPENHAUER [150]  

"Chi ha preparato la mia via : Schopenhauer." [151]  

"(...) compresi che il mio istinto seguiva una direzione contraria a quello di Schopenhauer: tendeva a giustificare la vita, anche ciò che aveva di più terribile, di più equivoco e menzognero (...)." [152]  

51) La grande filosofia. L'uomo entro l'animalità: grande pensiero che accomuna Schopenhauer ai Greci e agli Indiani, e dove Nietzsche è il suo grande discepolo   [511]

67) Nietzsche e Schopenhauer. Peso del secondo nella visione del primo (non riconosciuta dalla critica)  [124]  <[297]>

75) Nietzsche ha preso da Schopenhauer la condanna del misticismo (illuministi). Ma mentre Schopenhauer conosce i mistici (Böhme ecc.), Nietzsche non li legge neppure quindi non riesce ad accorgersi di essere un mistico.

198) Il lato orrendo della vita: i veritieri (Nietzsche -Schopenhauer [153] )  <[570 ]>  

A Schopenhauer [154]  compete senza dubbio un posto speciale rispetto agli altri filosofi [155] , e non solo perché è l’unico filosofo ,insieme a Platone, che Nietzsche abbia realmente approfondito, come già osservato [156] . Per avere un’idea generale di tale rapporto, prima di passare a quello che ha da dire Colli , ci si può rifare a quanto scrive R. Blunck : “Ben presto comprese che ciò che più gli era congeniale nella dottrina di Schopenhauer non era l’elemento rinunciatario e ascetico, bensì la personalità del filosofo e la sua morale creatrice [157] . (...) Con tutta la passione della sua natura, Nietzsche abbracciò il pessimismo di Schopenhauer, che per primo gli rivelò filosoficamente il contenuto tragico della vita, un contenuto la cui intera potenza gli veniva dischiusa con sempre maggiore ampiezza dalla tragedia classica con i mezzi dell’arte e nella tradizione della sua scienza. Ora la sua personalità si inarcò nella grande perigliosa tensione tra i due poli della conoscenza tragica e del “però” di un incondizionato sì alla vita(...) ”, (v. C. P. Janz, Vita di Nietzsche, p. 164, vol. I, tutta la pagina verte su Schopenhauer).

Uno degli elementi che accomunano i due pensatori è il loro essere antihegeliani [158]  : Schopenhauer alla razionalità hegeliana che rivela progressivamente se stessa nel mondo ( fino a coincidere con la sostanza della storia universale) oppone invece  la volontà , cieca e irrazionale, unico principio che muove il tutto e lo condanna a un’esistenza tanto effimera quanto insensata. Nietzsche , a differenza di Schopenhauer , scarica tale “insensatezza” nella nozione di amor fati, che a sua volta si esprime nelle forme del riso, del gioco e della danza (cfr. G.M. Bertin, Nietzsche . L’inattuale, idea pedagogica); altre informazioni utili a delineare il rapporto tra i due filosofi riguardano la prima lettura del Mondo come volontà e rappresentazione [159]  di Schopenhauer che “dovette avvenire tra la fine dell’ottobre e l’inizio del novembre 1865; infatti una lettera alla madre e alla sorella del 5 novembre mostra già il suo influsso (...)” ,(cit in C.P. Janz, Vita di Nietzsche ,vol. I, p.162) ; per rendere  un’ idea dello stato d’animo prodotto da questa lettura, riporto un passo tratto dalla sopra citata lettera in cui Nietzsche descrive “schopenhauerianamente” la vita come  “(...) piena di contraddizioni, dove l’unica cosa chiara è che la medesima chiara non è” ,( cit. in ibid.) .

Su Schopenhauer è interessante un passo tratto dalla Terza Inattuale: “Un filosofo contiene qualcosa che non potrà mai esserci in una filosofia: vale a dire la causa di molte filosofie, il grand’uomo” (cit.in ibid. p.223, ).

 L’entusiasmo per Schopenhauer, tuttavia, è destinato a scomparire piuttosto rapidamente, se Nietzsche nel 1874, dunque dopo nove anni,comincia a manifestare i primi dubbi sul “maestro”; dubbi interpretabili come il segnale, l'avvisaglia di una futura rottura [160]  ; nella   Quarta inattuale  Nietzsche si chiede: “Un uomo potrà mai diventare migliore(...) grazie alla filosofia di Schopenhauer?” (cit.in ibid., vol.I, p.661) [161] . Il distacco da Schopenhauer assume invece toni drastici nel periodo che precede la c.d. “catastrofe finale”, in particolare nel momento in cui Nietzsche è alla ricerca di una traduzione in inglese per Ecce homo ; ricerca che lo porterà a scoprire tale  Helen Zimmern , e della quale scrive che “(...) ha rivelato Schopenhauer agli inglesi perché non anche chi ne è agli antipodi ?...” , ( lettera a Gast del 9 dicembre 1888). 

Il giudizio di Colli sul rapporto Schopenhauer - Nietzsche tende soprattutto ad evidenziare le lacune di alcuni prestigiosi interpreti di Nietzsche che hanno trascurato l’influenza del primo nei confronti del secondo; è il caso del frammento   124 [162]  de La ragione errabonda: Nietzsche e Schopenhauer

Le interpretazioni più acute di Nietzsche da Bertram a Heller, hanno ignorato l’importanza essenziale che Schopenhauer ha , non solo nella sua formazione, ma in ogni aspetto del suo pensiero maturo. La lettura dei Parerga  negli anni di Lipsia (1865) è uno degli avvenimenti capitali nella vita di Nietzsche, più importante del rapporto con Wagner, e sullo stesso piano unicamente con lo studio della Grecia.”,( p.153).

Nel frammento 125 ,invece, Colli delinea su cosa è fondato il rapporto di "parentela" che lega questi due filosofi : “(...) Nietzsche (...) si sentì destinato a essere il successore di Schopenhauer. (...) Si parla di irrazionalismo scatenato da Schopenhauer e Nietzsche - ma essi parlavano della natura essenziale - (...). E anche Nietzsche, che fu l’ultimo ad avere la grande visione, non aveva più il sostegno della civiltà [ per Colli “l’uomo di cultura” senza questo sostegno è destinato a soccombere], e i mezzi per esprimere quella visione.” (pp.153-157).

Non solo riconoscimento dell’importanza di Schopenhauer in relazione a Nietzsche e al problema dello "scatenamento dell'irrazionalismo" , dunque, ma anche denuncia per chi tale importanza non l’ha valutata adeguatamente,o addirittura ignorata dunque [163] .

Interessanti sono le considerazioni di Sossio Giametta , secondo il quale Nietzsche deriverebbe da Schopenhauer non solo la filosofia estetica ma anche la filosofia tout court; ora, si può affermare  che ciò equivalga a sminuire Nietzsche come filosofo, o, per lo meno,che tale "debito" nei confronti di Schopenhauer basti a diminuire l'originalità filosofica di Nietzsche? Secondo Giametta sì, anche se la risposta non scaturisce direttamente dal riconoscimento dei “debiti” nietzscheani nei confronti di Schopenhauer, ma dalla tesi del suo libro; tesi rappresentata non tanto dalla formula "Nietzsche non è un filosofo" (che comunque è e rimane un caposaldo della sua - e della mia- interpretazione) quanto dal riconoscimento  di un fatto ben preciso:

l'elemento filosofico in Nietzsche non costituisce il fondamento della sua persona: "In lui lo slancio, il genio moralistico poetico era più ampio di quello filosofico...

Nietzsche ha fatto una cosa sola , il moralista , ma poeticamente" (Nietzsche e i suoi interpreti ,p.56).

Giametta, a corollario della sua tesi, adduce elementi quali l'esaltazione , da parte di Nietzsche, dei moralisti francesi al di sopra dei filosofi e l'essere moralista , prima che filosofo, dell’odiosamato maestro [164] , Schopenhauer.

Tornando a Colli e a quello che a da dire sulla "strana coppia",voglio citare il seguente passo:

“Ultime tempre filosofiche: Schopenhauer e Nietzsche.Sono gli ultimi che guardino all’universo [165] .”, (La ragione errabonda,p.106).

Il  verbo “guardino”, a mio parere, andrebbe  inteso in senso lato (  non solo per la  miopia di Nietzsche); forse per rendere conto in miglior modo dello sguardo lanciato da Nietzsche sull’ universo,  sarebbe stato più appropriato usare un'altra metafora e  far riferimento al “sentire in modo cosmico” di cui parla Nietzsche nei frammenti postumi; ciò che invece  è maggiormente interessante in questo breve passo ,è  costituito dal fatto che  Colli preferisca usare l'espressione "tempra filosofica" al posto di “filosofo”, quasi che questo termine si sia ormai “svuotato” di significato, o che designi qualcosa di negativo: se Colli, dunque, dice che Nietzsche non è un filosofo, ma che, insieme a Schopenhauer, rappresenta una tempra filosofica , non è un caso; forse, perché per avere tempra filosofica non bisogna essere necessariamente un filosofo?!?!?!?

Ma cosa significa, poi, avere tempra filosofica?


NIETZSCHE FILOSOFO E NON FILOSOFO  

“Ho voluto essere il filosofo delle verità spiacevoli - per 6 anni!” [166]

“Se sono un filosofo? Ma questo che importa?” [167]

Il punto 17 rimanda  al frammento 84 (datato 8.7.57), intitolato significativamente Nietzsche e la filosofia”, senza dubbio il più importante perché  fornisce l'accesso migliore per giungere alla comprensione  di come e in quali termini Colli ponga la questione che mi interessa [168] : “Nietzsche è filosofo più di ogni altro filosofo moderno, se per filosofia s’intende una concezione totale della vita, più intuitiva che logica, che si oppone ad ogni limitazione e ad ogni compromesso pratico. Come rigore e approfondimento di una ricerca logico-razionale (è questo che viene inteso per filosofia nel mondo moderno) Nietzsche non è un filosofo. I Greci, sin dall’epoca presocratica (Pitagorici, Eleati) riunivano entrambi gli aspetti. Uno Spinoza più un Nietzsche dà un filosofo greco [169] .

Nietzsche non ha approfondito razionalmente nessun filosofo, né greco né moderno. I suoi giudizi su Platone non affrontano mai teoreticamente la dottrina delle idee; su Platone egli fa considerazioni- per lo più generiche- sulle idee morali, politiche estetiche. Così per Aristotele. Sua notevole ignoranza della storia della filosofia.

(...) Si può sospettare che l'interesse per la filosofia (nel senso logico-razionale) sia in Nietzsche quasi un elemento convenzionale, un riflesso del rispetto istintivo del popolo tedesco [170]  per la filosofia.”

 (...) Lo stesso entusiasmo Schopenhauer (è l’unico filosofo razionale, oltre a Platone che egli abbia veramente studiato) non si fonda su una riflessione teoretica.

(...) Scarsa attitudine di Nietzsche per la logica e la metafisica.

Quando vuol essere discorsivo e razionale, Nietzsche affronta i problemi filosofici con la psicologia , anziché con la logica.

La psicologia - come sfera conoscitiva- è una scienza particolare più che appartenere alla filosofia. Essa si fonda sull'induzione e i dati sensibili.

Nietzsche d'altra parte non si serve neppure della psicologia con rigore scientifico, ma come uno strumento discorsivo e argomentativo, letterariamente suggestivo e filosoficamente sofistico.

I buoni risultati cui giunge Nietzsche dipendono dall'acutezza  e dalla vastità della sua visione vitale, totale e intuitiva (la più profonda qualità del filosofo [171] .(...) Nietzsche non sa dimostrare ma sa cogliere la verità. In parte, Nietzsche ha saputo ovviare alle sue deficienze logiche, scegliendo la forma aforistica, che mette in rilievo gli istanti frammentari dell'intuizione, riducendo l'apparato conoscitivo psicologico.

Nietzsche non mostra interesse (né ha capito l'importanza) per la ricerca logica e razionale dei prinicipi.

Concetto di arché [s’intende qui principio supremo] ignoto a Nietzsche. Ciò lo distingue dai filosofi completi (Parmenide [essere] - Platone [idea]) e anche dai filosofi moderni (Spinoza [sostanza] - Kant [noumeno] -Schopenhauer [volontà]).

Un po' ingenua la pretesa dell'ultimo Nietzsche (Wille zur Macht ) di fare il filosofo sistematico. Egli è appunto l'antitesi dell'asistematicità. La “Wille zur Macht” costruita sulla falsariga della “Wille zum Leben”.

Altri impedimenti - dovuti all’ambiente - ad una formazione filosofica di Nietzsche.

(a) L’educazione filologica , che lo porta verso il “dato”, il particolare

(b) la mancanza di una disciplina razionale (logica - scienze matematiche)

(c) immersione nella cultura storica , che rimarrà determinante su tutta la sua evoluzione e le sue riflessioni filosofiche.”

(La ragione errabonda, pp. 93-95).

Questo lungo frammento (ma era necessario riportarlo nella sua  interezza, visti titolo e contenuto) racchiude, se non tutta, gran parte della posizione di Colli nei confronti del rapporto (o si può già dire non -rapporto?) di Nietzsche con la filosofia [172]  .

Cercherò ora  di articolare  e commentare quanto scritto da Colli ; per farlo sarò costretto a frammentare ulteriormente il testo, allo scopo di far risaltare ogni singolo snodo teorico:

a) “(...)Si può sospettare che l'interesse per la filosofia (nel senso logico-razionale) sia in Nietzsche quasi un elemento convenzionale, un riflesso del rispetto istintivo del popolo tedesco per la filosofia."

Questo passo suggerisce una domanda (si spera lecita) : che cos'è un libro come  Ecce homo ? Oltre ad essere l'ultima opera pubblicata in vita da Nietzsche, è il luogo in cui egli inveisce ferocemente contro il popolo tedesco, che, specie nell'"ultimo" Nietzsche ,costituisce uno dei bersagli (insieme al Cristianesimo e alla morale) più colpiti  dai suoi strali.  Voglio dire: se Colli ha ragione nel ritenere che il popolo tedesco sia dotato di “rispetto istintivo” nei confronti della filosofia, allora la virulenza con la quale Nietzsche attacca il “tedesco” e tutto ciò che ha odore di “tedeschità”, non potrebbe essere interpretabile ,per una sorta di improbabile proprietà transitiva, come un rifiuto della filosofia ( tedesca)?!

E allora è la filosofia tedesca in quanto tale (cfr. Crepuscolo degli idoli e L’anticristo) e la filosofia tout court in quanto origine della filosofia tedesca a rientrare nella corrosiva critica nietzscheana, per quanto tale critica non sia soltanto una  semplice conseguenza, un riflesso dell’odio di Nietzsche per i “Tedeschi” (cfr. La ragione errabonda , § 422).

b) Nietzsche non sa dimostrare ma sa cogliere la verità.

Questa affermazione può essere presa sia come il riconoscimento della prevalenza data da Nietzsche al momento intuitivo,sia come un limite di capacità deduttiva come già visto: Colli specifica che la potenza delle sue intuizioni è fine a se stessa , dal momento che Nietzsche “manca di capacità deduttiva” (frammento 118). Quello che vorrei insinuare è che Nietzsche forse non "volesse" dimostrare la verità ,nel senso che dimostrarla,dirla sarebbe  un deragliamento rispetto al binario del vero;la  conseguenza di ciò sarebbe o una filosofia come "buffoneria" ( ovvero una filosofia che non pretenda di dimostrare nulla) o una filosofia del silenzio. Su uno scenario del genere si colloca anche la sfiducia di Colli nei confronti della parola.  

c) In parte, Nietzsche ha saputo ovviare alle sue deficienze logiche, scegliendo la forma aforistica, che mette in rilievo gli istanti frammentari dell'intuizione(...)

Il punto c) completa quanto si stava dicendo al punto b): lo strumento al quale Nietzsche affida occasionalmente l’espressione "materiale" delle sue “intuizioni” è l’aforisma [173] , che per definizione è ,nella sua brevità ,l’antitesi di una lunga trattazione sistematica;l'adozione dell'aforisma è il tentativo di rivolta contro le odiate "lunghe catene dimostrative". Per ammissione dello stesso Nietzsche, sappiamo che egli aveva la pretesa di dire in poche frasi ciò che gli altri dicono con un libro intero: “L’aforisma, la sentenza, in cui per primo sono maestro tra i tedeschi, sono le forme dell’“eternità”; la mia ambizione è dire in dieci frasi quello che chiunque altro dice in un libro, - quello che chiunque altro non dice in un libro....” (Crepuscolo degli idoli, “Scorribande di un inattuale”, § 51) .

L’aforisma comincia ad essere preferito come mezzo espressivo a partire da un certo periodo, precisato puntualmente da Verrecchia:  “(...)  [ Nietzsche ] si era deciso per tale genere letterario a Sorrento, dove Reé gli aveva letto i moralisti francesi.” (La catastrofe di Nietzsche a Torino , p.108); tale decisione in parte fu anche una necessità, dovuta al peggiorare della salute di Nietzsche e al suo nuovo modo di intendere la scrittura filosofica. Colli sottolinea come l’aforisma caratterizzi lo stile dell’ultimo Nietzsche soprattutto, anche se riconosce che le prime  "ispirazioni aforistiche" si trovano già in Umano,troppo umano [174] : “Egli sviluppa già qui [Umano, troppo umano] e in modo approfondito negli scritti che seguiranno una critica serrata contro il pensiero logico e deduttivo e la stessa forma aforistica che introduce in Umano, troppo umano  accenna alla sua sfiducia nella produttività delle catene dimostrative” (cfr. Scritti su Nietzsche, p.73); a tal proposito voglio riportare quanto scrive Deleuze in Nietzsche e la filosofia, dove l’analisi della forma espressiva viene sfruttata come appiglio per delle considerazioni che abbracciano proprio il rapporto di Nietzsche con la filosofia tout court: “Mai, però un gioco di immagini ha sostituito in Nietzsche un gioco più profondo, quello dei concetti e del pensiero filosofico. Il poema e l’aforisma sono le due espressioni elaborate da Nietzsche. ma esse hanno un rapporto determinabile con la filosofia. Un aforisma formalmente si presenta come un frammento. è la forma del pensiero pluralista; nel suo contenuto, esso vuole esprimere e formulare un senso.”. Apparentemente ciò contrasta con la mia tesi, secondo cui Nietzsche ha ben poco da spartire con la filosofia: per Deleuze, se non erro, Nietzsche è un filosofo a tutti gli effetti( pur essendo la sua interpretazione anti-heideggeriana);  in realtà il contrasto svanisce se si considera più attentamente  qual’ è la   idea di filosofia di Deleuze, o meglio a cosa serva la filosofia propriamente; ebbene, per Deleuze “la filosofia serve a turbare”  (Nietzsche e la filosofia , p. 155); col che ci si pone al di fuori di un certo modo tradizionale  di intendere la filosofia, quale strumento  apportatore di sicurezza: e non esiste (forse) "filosofia" più "perturbante" di quella nietzschiana.  

d) Un po' ingenua la pretesa dell'ultimo Nietzsche (Wille zur Macht ) di fare il filosofo sistematico. Egli è appunto l'antitesi della sistematicità.

Nietzsche rinuncia al progetto della pubblicazione de La volontà di potenza  verso la fine di agosto 1888,come risulta dai frammenti postumi; è una rinuncia che ha fatto molto discutere gli interpreti, che si sono sforzati di capire se si trattasse di uno scacco o di una svolta , di una sconfitta o di una vittoria .Personalmente credo che la verità stia nel mezzo: Nietzsche semplicemente si accorse di aver intrapreso un cammino che non lo avrebbe portato dove lui credeva di arrivare: concludere con un'opera sistematica sarebbe stato un tradimento di quanto stava via via maturando, e cioè uno svanire nel silenzio.

Probabilmente è ancora presto per giungere a delle conclusioni (che rischiano di essere per forza giudicate affrettate), tuttavia l’impressione che si ricava da quanto visto finora è che ,per quanto “largo” (nel senso di esteso) sia il termine filosofo, esso vada sempre stretto per Nietzsche: che i panni del filosofo, se mi si concede la metafora, non siano, cioè, della sua misura. Ammetto  però che anche quella del  non filosofo alla fine potrebbe essere  soltanto una maschera che sotto nasconde un’altra figura (o un’altra maschera?!), e cioè quella del saggio.  


NIETZSCHE E LA RELIGIONE  

“Con la mia condanna del cristianesimo non vorrei essere stato ingiusto verso una religione affine (...) : il buddhismo .”  (L’anticristo,§20)

“(...) Buddha, il maestro della religione dell’autoredenzione :come è ancora lontana l’Europa da questo gradi di civiltà!” (Aurora ,§96)

"Ci riserviamo molte specie di filosofia, che è necessario insegnare: in determinati casi quella pessimistica, come martello: un buddhismo europeo potrebbe forse risultare indispensabile."  (frammento postumo maggio -luglio 1885 [175] )

“32.   Un filosofo interroga Buddha

Un filosofo domandò al Buddha: “ Senza parole, senza l’inespresso, vuoi dirmi la verità?”.

Il Buddha rimase in silenzio.

Il filosofo fece un inchino e ringraziò il Buddha dicendo : “Con l’aiuto della tua amorevole bontà, mi sono liberato delle mie illusioni e ho imboccato la vera via”.

Quando il filosofo si fu allontanato, Ananda domandò al Buddha che cosa avesse ottenuto quel tale.

Il Buddha rispose : “Un buon cavallo corre anche soltanto all’ombra della frusta”. [176]  

64) Nietzsche e la religione, negativa e affermativa. Dioniso. Buddha e Nietzsche [177]  : religione atea [123]

E’ quasi inutile sottolineare come anche quello della religione sia un problema complesso  e che il rapporto di Nietzsche con essa sia denso di contenuti; si tratta di un aspetto del pensiero di Nietzsche problematizzabile da diversi punti di vista: il più comune è quello che ha per oggetto la posizione di Nietzsche nei confronti del cristianesimo [178] ; ma di recente sono apparsi dei lavori che hanno tematizzato gli influssi di altre “religioni” su Nietzsche, in particolare quelle non occidentali [179] ; il caso più eclatante, macroscopico riguarda senza dubbio il buddhismo.  Colli non si sofferma sulle evidenti affinità rilevabili tra Nietzsche e il buddhismo [180] , tuttavia non si può dire che l’argomento gli sia estraneo [181] , per quanto sia la filosofia indiana [182]  a godere di maggiore attenzione :  “La filosofia umana più unitaria e molteplice a un tempo, più profonda e più vera (...) è quella indiana.” [183]  (La ragione errabonda, § 120, p. 141.                                                                        

Tuttavia, qua e là , è possibile trovare dei riferimenti precisi e interessanti al buddhismo, e , quel che più conta , al buddhismo in relazione alla tradizione filosofica  occidentale; è il caso del frammento 127:

“Nell’eliminare ogni prospettiva storica consiste la vera filosofia.

Anche Buddha e Schopenhauer pensano che qualcosa possa cambiare nel profondo - e in ciò non sono filosofi .”   (La ragione errabonda,p.173).

Credo ormai si sia già notato che ci sono molti modi per accedere a un’interpretazione di Nietzsche come non filosofo: un modo ulteriore potrebbe essere quello di trovare delle analogie tra Nietzsche  e chi viene definito pacificamente  non filosofo (anche se non è poi così pacifico). Ora , se della presenza di Schopenhauer  non ci si deve meravigliare  più di tanto desta stupore invece che compaia il nome di Buddha in un simile contesto ( e cioè “filosofico”), anche se in questo frammento non si accenna a Nietzsche . Tuttavia chi ha letto con attenzione nelle opere di Nietzsche sa che il buddhismo (studiato [184]  da Nietzsche sia attraverso fonti dirette ,sia indirette ) gode di una valutazione positiva ( anche se asservita in quanto termine di paragone rispetto al cristianesimo , valutato negativamente da Nietzsche, com’è noto) ; è altrettanto vero che la filosofia del Vedanta, insieme al buddhismo e al Codice di Manu [185]  (cfr. L’anticristo), godono di una valutazione positiva nell’ultimo Nietzsche  anche al di fuori del campo religioso : cioè il buddhismo in Nietzsche non è soltanto una religione , ma qualcosa di più.  Esistono già libri che tematizzano il rapporto di Nietzsche col buddhismo da un punto di vista filologico (cfr. i lavori “pionieristici” di Mistry [186]  e Lämmert ). Recentemente sono comparsi numerosi testi dedicati alle analogie [187]  tra due correnti di pensiero (apparentemente) così lontane tra di loro, nello spazio e nel tempo.

Verrecchia ,che ha il merito di aver toccato un tasto che a me interessa particolarmente, scrive nel già citato La catastrofe di Nietzsche a Torino :

“Non mi sembra che la critica abbia messo in risalto i rapporti di Nietzsche con la filosofia   orientale(...)” , (op. cit., p.58); se questo poteva essere vero allora (1978), la situazione adesso è cambiata e a dimostrarlo ci sono i testi di autori come Pasqualotto [188] , Bispuri [189] ,Arena [190] , Parkes [191] .E mentre correggevo la tesi ho scoperto che è da poco uscito un libro intitolato Nietzsche and Buddhism: A Study in Nihilism and Ironic ,scritto da tale Robert G. Morrison.  

LA SCRITTURA

“ (...) come mi sembra insipido ogni scritto in confronto alla parola viva!” [192]

"Un uomo per il quale quasi tutti i libri sono divenuti superficiali, conserva la fede, di fronte a pochi uomini del passato, che essi abbiano posseduto abbastanza profondità per - non scrivere ciò che sapevano." (frammento postumo aprile-giugno 1885 [193] )

2) Nietzsche ha scritto troppo [194]

19) Nietzsche  e l’espressione scritta. Bisogna intendere come un surrogato la scrittura ([ 86]) <eliminare> [195]

79) Nietzsche non ha capito che la scrittura è il mezzo espressivo volgare  per eccellenza

108) Filosofia scritta come episodio: Nietzsche non l’ha capito [234] <cfr.19>

169) Lode della scrittura: Stendahl-Nietzsche-Proust. Aiuto al recupero del passato, e poiché nel passato sta la vita, aiuto a recuperare la vita. [196]

Attraverso certi tipi mistici di scrittura si può surrogare la mancanza di immediatezza del nostro mondo [197] .

170) Vedere tutto Nietzsche sotto il profilo del problema della scrittura. Che senso ha additare la vita, e intanto consumare la vita nello scrivere, cioè nella non vita, nella commedia [198] ?

171) Il demone della scrittura ,come sfocia in Nietzsche, ci mette in crisi davanti alla scrittura.

175) Nietzsche come riformatore dell'esposizione filosofica.

Paragone con Platone (introduzione a Zarathustra). [199]

La riforma di Platone è il passaggio dalla dialettica (orale) a una retorica scritta. Nietzsche recupera la retorica scritta (quindi è solo un rinascimento della forma platonica, non la creazione di una forma nuova), che si era fossilizzata nell’astrazione imperante. Nella retorica c’è una mescolanza con la sfera dell’arte, nel fatto che unilateralmente qualcuno fa vibrare l’anima di una collettività. La forma di Nietzsche (nello Zarathustra) è di adoperare l’espressione essoterica a fine mistico, provocare un’esaltazione collettiva che sostituisce il vero e proprio, lo “divulga” (per questo il tono “religioso” dello Zarathustra). In Platone questo avviene nel Fedro e nel Simposio.

La citazione riportata all’inizio corrisponde a quanto scriveva Nietzsche nel lontano 1859 ; 110  anni più tardi Colli avrebbe risposto come segue : “Quando lo scritto sostituisce la parola viva, tutto si frammenta e si modifica, diviene mendacemente oggettivo. Qualcosa di sinistro appartiene alla scrittura... la parola è derubata di ogni immediatezza(...) il fenomeno originario va perduto e al suo posto subentra un grigio simulacro(...)Nata fuori della scrittura, fu proprio attraverso questa che la ragione si affermò come grande evento nella storia del mondo. Da allora la filosofia come cosa scritta e fondata su cose scritte, chiusa in una quiete di morte.”   (Filosofia dell’espressione, pp.  200-201). Historia in nuce, verrebbe da dire: in poche righe Colli delinea il destino della filosofia, condannata alla scrittura come a una maledizione,dal momento che la scrittura, la parola scritta ,in quanto traditrice rispetto all'immediatezza, segna l'origine e al tempo stesso il declino della filosofia.

Quello che Colli scrive, in fondo è quello che Platone annuncia nella Settima lettera: "un uomo serio che si occupa di cose serie, non dovrebbe scrivere".

Quello della della sfiducia nei confronti della scrittura è un problema complesso [200] , lo dimostrano queste poche righe e alcuni paragrafi de La ragione errabonda.

Quelli che prenderò ora in considerazione sono il 238 (datato 14.4.66: “ <Qualcosa sta nascosto nel profondo> L’illusione che la parola scritta abbia per l’uomo un valore vitale si radica nel pregiudizio, ancora più antico, a favore del pensiero.” ); il 541 (datato 19.12.72 : “Ma il sapiente* [ nell'originale sopra sapiente sta scritto filosofo ] sa discutere su tutto, e non crede che il linguaggio parlato e scritto sia la culla e la tomba dell’uomo. Nella vita c’è tanto di cui la letteratura neanche si sogna. Ed  è strano che Nietzsche non abbia capito che la scrittura è il mezzo espressivo “volgare” per eccellenza.”, (La ragione errabonda, p.516); il frammento 86 (datato 16.7.57 [201] ) che affronta direttamente il tema:

“L’espressione scritta

Insufficienza e falsità dell’espressione scritta.

Introduzione dello scritto che determina la decadenza vitale dell’uomo, la fine dell’educazione vera , che è rapporto diretto ( viene in mente il termine sanscrito “upanisad” , che designa l’atto di sedersi ai piedi di un maestro e attesta il carattere esoterico di insegnamenti impartiti a discepoli idonei a riceverli) (...)

Lo scritto nasce con la prosa: Anassimandro. (...)

Due caratteri tragici dell’espressione scritta.

a) indefinita riproducibilità: le espressioni destinate ai pochi vengono offerte ai molti [202] . (...)

b) eterogeneità rispetto all’espressione originale. Platone : il mito di Teuth e settima lettera. (...)

La poesia e la filosofia oggi sono larve, poiché un tempo esse erano voce viva. (...)

Le dottrine filosofiche sono tramandate con l’insegnamento orale e con il segreto (per difenderle dall’espressione scritta, mantenendole per i pochi), in India (Upanisad)  e in Grecia nei Pitagorici (anche in Parmenide e in Empedocle). Gli isolati, per cui non ha senso il segreto , si difendono con l’ambiguità e il simbolismo (Eraclito e più tardi Platone). Voluta oscurità della filosofia greca, contro cui si volgerà la chiarezza democratica e decadente (Socrate e Sofisti : Aristotele è un razionale ambiguo).(...)

Ora abbiamo il libro, e non possiamo servirci che di questo “surrogato”. Dobbiamo appunto servircene, in modo da farlo risultare un surrogato”, (pp.97-99).

Si tratta di vedere, allora, in che modo Colli faccia giocare questa sfiducia, magari facendola rimbalzare contro Nietzsche, e in che modo si arricchisca di significato.

Per farlo, forse  bisogna rivolgersi a due frammenti che spiccano  rispetto agli altri; si tratta del frammento 606 ( datato 12.4 .73) e del frammento 607 ( datato 30.4.73): “Con la sua anatomia della volontà di verità nel filosofo, Nietzsche ci mette in condizione di capire quello che lui stesso non ha capito : sino a che la scrittura  rimane lo strumento espressivo nella filosofia, quella volontà è destinata a essere frustata. Se il filosofo è l’animale che annusa la verità, deve tenersi lontano dalla scrittura. Difatti la scrittura è la forma espressiva tipica che assume la volontà di menzogna, di illusione.(...)

Ma se la filosofia riguarda la verità - come pretende Nietzsche - rimanga lontana da lei, se essa vuol vivere, se non vuol diventare una smorfia, lo strumento della menzogna, l’ingannevole parola scritta.”, (La ragione errabonda, pp. 527-528).

Colli non lo dice, ma se la filosofia deve rinunciare alla forma scritta, perché altrimenti è non-filosofia, non sarà forse la via del silenzio l'unica possibilità per giungere a quella dimensione di autenticità e immediatezza, dimensione che è importantissima sia per Nietzsche e sia per Colli?

Forse no, dal momento che non è stato ancora evidenziato il fatto che in Colli il valore negativo riconosciuto alla scrittura non è assoluto (cfr. punto 169), sebbene la positività della scrittura sia  subordinata rispetto all’importanza riconosciuta da Colli al passato: cioè la scrittura va rigettata , a meno che non se ne faccia un uso corretto;  e qual è il modo giusto per Colli?  Lo scopriamo qui di seguito :

“Dopo tanto vituperi , una lode per la scrittura. Se la vita sorgiva giace sepolta nel passato, se la nostra esistenza può trarre un significato soltanto da uno scavo in quella tenebra, per farne zampillare ciò che è obliato, allora alla scrittura può toccare un alto apprezzamento, quando la si usi come utensile di quella escavazione.” (La ragione errabonda, p. 528).

La "strategia" di Colli, dunque, è meno traumatica, e più sana (e savia) di quella nietzschiana: sembra quasi che Colli, riconosciuta l'ineliminabilità (per la filosofia) della scrittura, tenti una ridefinizione delle finalità dello scrittura, che non deve essere, fine a se stessa, ma strumento prezioso nella rievocazione di ciò che è trascorso, e che ormai è "passato". Solo a queste condizioni Colli è disposto a concedere ancora una chance alla forma scritta.


[66] Così Wilamowitz-Möllendorf,cit. in C.P.Janz,Vita di Nietzsche,vol. I,p.435.

[67] Ovvero il metodo dell’età dei sapienti ; e anche quello di Colli.   Ma che cos’è la verità per Nietzsche? Per rispondere mi rifaccio a Dopo Nietzsche :  “Nietzsche usa il termine “verità” in due sensi, riferendolo ora a un contenuto, cioè al nocciolo del mondo, alla radice della vita, ora a una forma, a una certa espressione verbale. (...) la verità rivolta al contenuto è qualcosa di pacifico per Nietzsche (...). Si tratta della verità in quanto “conoscenza del dolore”, secondo l’insegnamento di Buddha e Schopenhauer. L’altra verità per contro è un giuoco illusorio, una presunzione tirannica, un esercito di metafore, oppure la maschera che il pensatore assume per celare l’orrore della prima verità (...) ” (pp.174-176) E’ possibile trarre da ciò lo spunto per interpretare il buddhismo come filosofia alternativa ?

[68]  Eppure nei frammenti postumi (26 [ 451 ]) sta scritto :  “Scopo vero di ogni filosofare la intuitio mystica (cit. in Scritti su Nietzsche, pp.148-149).

[69]  Non è dato di sapere se Colli avesse letto o avesse presenti i testi del buddhismo zen; tuttavia non è da escludere una sua conoscenza in materia , che potrebbe essere parziale, o per lo meno filtrata da altre fonti; esiste , per quanto riguarda lo zen, un interessante frammento de La ragione errabonda , § 487 (datato 13.5.70) : “Tiro dell’arco giapponese. spirazione. Distacco della persona. Relazione tra arco, arciere, bersaglio. Raggiungimento dell'Absichtslosigkeit .* Non si deve mirare al bersaglio. “ Es schiesst .* Rilassamento muscolare.” ( op.cit., p.495).Questo passo rimanda chiaramente al fortunato Lo Zen e il tiro con l’arco, il resoconto di una lunga esperienza in Giappone da parte di Eugen Herrigel, insegnante di filosofia presso Heidelberg che fu invitato (1924) a tenere dei corsi all’Università Imperiale di Sendia; desiderando conoscere lo Zen , decise di dedicarsi al tiro con l’arco, una delle arti che tradizionalmente appartengono alla storia dello Zen. Tornato in Europa pubblicò (1948) il libretto che ho citato.

[70]  Il frammento a cui rimanda Colli complica ulteriormente la faccenda (si fa cenno anche a una definizione - l’ennesima- del filosofo): “Antitesi tra filologo e letterato basato sul modo di leggere. Il primo sa leggere (vedi definizione del filologo di Nietzsche * [ KGW, VI, pp.8-9 ] ) in profondità, nella struttura, il secondo legge molto senza capire, e il suo modo di scrivere riflette questo sorvolare (...). Come i letterati si comportano anche i filosofi. Anzi i filosofi-letterati non possono neppure capire i filosofi-filologi, poiché dalla lettura costoro hanno imparato a pensare, cioè approfondendo e dando ad ogni parola un suo (e uno solo) significato, cosicché tutto il pensiero è veramente pensato, e non sfiorato in superficie, come fanno gli altri. <ma il filosofo non pensa attraverso le parole> “    (La ragione errabonda,p.265).

“Nel filosofo Nietzsche vuole ritrovare soprattutto il distacco dal presente, il modello intangibile della grandezza” ( Scritti su Nietzsche, p. 44 );sulla grandezza ,cfr. La ragione errabonda, frammento 122, p.143.

[71] "Può un filosofo essere commediante?", (Dopo Nietzsche, p.24); cfr. anche C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol. II, p.356.NB: in Aurora (§ 29) Nietzsche definisce i Greci “commedianti incalliti”.

[72]  Qui Colli fa riferimento al problema della scrittura, e lo si evince confrontando il contenuto di § 344 , p.413 : “Legame tra espressione scritta e spirito sistematico. Sinché filosofare rimane nell’ambito dialettico, non c’è pericolo di cadere nelle costruzioni dogmatiche . (...) Affermazione dello spirito sistematico quando vien meno il sostrato dialettico. (...) La ragione è chiara : quando un concetto si consolida in una parola scritta, non si può tener dietro al ( pollachos legomenon) che compete a ogni parola, e la si tratta come (monachos legomenon).”  (La ragione errabonda, p.413)

[73]  Si confronti la “Premessa” a Scritti su Nietzsche : “ (...)In realtà , Nietzsche non ha bisogno di essere interpretato in nessun modo, di essere determinato concettualmente secondo l’una o l’altra direzione (...)” (p.13) ; si tratta di un’importante indicazione metodologica ; inoltre vi si dice che la “totalità delle sue espressioni scritte” possiederebbe “una sostanza unitaria e compatta” ; su questo punto non sono d’accordo con Colli, e con tutti quegli interpreti che si muovono lungo questa linea ; anche perché Nietzsche scrive che :

“Voi andate a caccia delle mie opinioni (...) ma queste sono soltanto delle maschere” . Come se Nietzsche volesse dire che anche qualora esistesse una sostanza unitaria e compatta questa non sarebbe importante, perché inconoscibile (Gorgia). Radicalità della scepsi.

[74]  Cfr. Scritti su Nietzsche :  “Ma se la filosofia (...) deve quanto più è possibile, “assomigliare” alla vita, allora Nietzsche e Schopenhauer sono gli ultimi filosofi (...)” ,(p. 32).

[75]  Questo passo mi offrirà lo spunto per aprire una parentesi allo scopo di chiarire il senso dell’interpretazione di Colli alla luce di certe affermazioni che sembrano negare la legittimità di ogni tentativo ermeneutico; è questa una parentesi che del resto avrei già potuto aprire al punto 150, “non ha senso parlare di Nietzsche”, che ricalca quanto appena riportato.Questo concetto, ribadito anche in altri frammenti, costituisce il nucleo (paradossale) dell'interpretazione di Colli.

[76] Zarathustra viene definito antifilosofo, non Nietzsche .  Dunque bisogna dedurne che non sono la stessa persona ?!? Secondo Janz no : “ Dobbiamo comprendere che la figura di Zarathustra non è una semplice licenza poetica né un espediente formale (...) bensì una totale trasformazione : Nietzsche diventa Zarathustra, è Zarathustra.” (Janz, Vita di Nietzsche, vol. II, p.307); vedere anche Heidegger “Chi è lo Zarathustra di Nietzsche?”, sta in Saggi e discorsi, pp. 66-81.Colli non mi sembra porsi simili problemi che investono l’identità Nietzsche -Zarathustra.  

[77] Per quanto capiti che Colli oscilli tra posizioni diverse o che si contraddica, come già detto.

[78]  Il frammento chiamato in causa (511) rimanda ad un aforisma di Dopo Nietzsche, intitolato “Umano, troppo umano”, p.106.

[79] Non lo dimostrano soltanto le opere in senso stretto, ma anche lo sterminato epistolario: lo scrivere troppo non è da filosofo, o meglio non è -da- sapiente, e per Colli il filosofo deve (o dovrebbe) essere (anche) sapiente, come già visto.

[80] Riporto il frammento 506: “La sua è anzitutto la moralità dello scrittore: orbene, dalle prime righe della Nascita della tragedia agli ultimi frammenti del 1889 è sempre il pathos a trasudare dalla sua scrittura. Egli ha sempre ceduto allo stimolo interiore, non ha saputo dominarlo. Le sue parole vibrano, alludono a qualcos’altro, non sono un’alternativa dell’interiorità (...). ( La ragione errabonda, p.510).

[81]  “Io scrivo, io vivo per pochissimi”, cfr. “Note e notizie a “L’anticristo”, sta in F.W.Nietzsche, Opere, vol.VI, tomoIII, p.521.

[82] Anche il § 578 rimanda ad un aforisma di Dopo Nietzsche, intitolato “Fisiologia intellettuale di Nietzsche”, (p.94).

[83] Colli però sembra anche ammettere che non gli si può rimproverare l'avere scritto tanto, perché lo scrivere fu per Nietzsche una necessità “vitale” quasi.  

[84] A proposito dell’intuizione, una delle fondamentali categorie del pensiero occidentale, vorrei riportare, invece, quanto scrive C. Humphreys in Una via occidentale allo zen: “L’insegnamento Zen definisce i limiti dell’intelletto e dimostra che la verità, in quanto distinta dalla dottrina che cambia, può esser nota solo attraverso l’uso di una facoltà che operi oltre la portata del pensiero: un potere noto in oriente come Buddhi o Prajna, e in occidente come intuizione.”, (op.cit., p.11).

[85] Quello dell’artista è un “topos” interpretativo che caratterizza soprattutto la prima ricezione di Nietzsche: non solo Nietzsche è interpretato come artista ma “in una prima fase il suo pensiero, più che in ambito filosofico, fu recepito da artisti e letterati.” ,cfr. F. Vercellone, “L’estetica moderna. Percorsi bibliografici”, sta in S. Givone, Storia dell’estetica, p.243.

[86] Vorrei notare, per pura curiosità letteraria, che in Crepuscolo degli idoli (v. "Il problema di Socrate"), è Nietzsche a dare del “monstrum” a Socrate.

[87]  La mia vita, p.45.

[88] Cfr. F. W. Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo I, parte I, p. 229.

[89]  Periodo che include gli anni di Pforta, anni che secondo R.Blunck sono degni del massimo rilievo per l’intero suo sviluppo; cfr. C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol. I, p.3 e “Il bagaglio culturale che Nietzsche acquistò a Pforta era dunque di natura spiccatamente umanistico-letteraria”, ibid., p.63; del resto è lo stesso giovane Nietzsche a confermare quanto detto sopra, cfr. La mia vita, p.135.

[90] Cfr. C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol. I, p.481 e G.Vattimo Introduzione a Nietzsche.

[91] Lo stesso amore di cui è imbevuto Colli !!

[92] Sono da vedere anche le considerazioni sulla filologia che si trovano a p.157.

[93] Cfr. C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol.I, p.168.

[94]  Nietzsche, ad es., affronta la filosofia dei Presocratici con le armi della filologia.

[95] L’amore per la musica da parte di Nietzsche è tenuto in grande considerazione dallo Janz (che non a caso è anche musicologo).

[96] Il criterio seguito nell'elencare i filosofi (e non) e le rispettive opere riproduce quello di Janz, che rispetta l'ordine cronologico di lettura da parte di Nietzsche durante i primi anni di studio.

[97] Per quanto concerne Hölderlin, v. La ragione errabonda pp.105-108, oltre ai frammenti 88 e 575 e al punto 14 ("Hölderlin (...) Ha Compreso la Grecia più di Nietzsche") del frammento 505.

[98] Non c’è bisogno di sottolineare che si tratta di due filosofi “particolari”, dal momento che generalmente vengono considerati come “scrittori”

[99] Cit. nella  “Cronologia”, sta in F.W.Nietzsche, Opere, vol.III, tomoII, p.417.

[100] E che è uscito per Adelphi con il titolo La mia vita.

[101] Dalla Repubblica, ad es., Nietzsche mutua l’idea del filosofo come “tribunale supremo”.

[102] Cit. in C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol. I, p.304 e nella “Cronologia”, v. F.W.Nietzsche, Opere, vol.III, tomoII, p.389.

[103] In quest'opera   Kant è preso a cardine della storia della filosofia: il libro è diviso in due parti “Fino a Kant -Dopo Kant, cfr. C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol.I, p.471.

[104] V. ibid., p.179.

[105] Un autore che tende invece a ridimensionare l’influsso di Lange ad un semplice orientamento sulla storia della filosofia è Karl Jaspers.

[106] “Lange traccia una netta, fondamentale linea di demarcazione tra la conoscenza sperimentale in quanto verità scientifica e ogni sorta di metafisica come fantasticheria concettuale, e rifiuta ogni equiparazione tra essere e pensiero quale è tentata da Platone e Hegel.”, cit.in C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol.I, p.180.

[107] Cit. in C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol.I, p.218.

[108]  Mentre più tardi comincerà a ridicolizzarlo, v. Al di là del bene e del male, § 11.

[109]  Nietzsche consultò l’opera Storia della filosofia moderna di Fischer e le conferenze del 1860, “ La vita e le opere di Kant” e “E.Kant, evoluzione, storia e sistema della filosofia critica”.

[110] Si pensi al seguente passo estrapolato (anche se non si dovrebbe) da Ecce homo: “ (...) questo scritto offre un insegnamento inestimabile sulla mia maniera di concepire il filosofo, come un tremendo esplosivo, che mette tutti in pericolo, su un concetto di “filosofo” che sta miglia a miglia lontano da quell’altro concetto, che pure comprende in sé un Kant (...) ”.

[111] Cit. in C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol.II, p.67.

[112] Cfr. anche l’aforisma 475 di Umano, troppo umano, vol. I e La gaia scienza , § 333.

[113] L'osservazione appartiene a J.Stambaugh, v. Internet.

[114]  Un esempio lampante è il suo modo di trattare Kant, al quale Nietzsche è interessato soltanto per la parte “estetica”; lo stesso tipo d'approccio è adottato per avvicinare anche gli altri filosofi: laddove era possibile un approccio estetico Nietzsche non si faceva scrupoli nell'approfittarne come chiave di accesso.

[115] E come avrebbe potuto dal momento che i suddetti problemi sono posti dai filosofi che Nietzsche non conosce?!

[116] Tratto da La volontà di potenza; v. anche § 522 e 584 e pp. 281 e seguenti “Il sorgere della ragione e della logica”.

[117] Frammento postumo autunno 1887, v. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VIII, tomo II, p.14.

[118] Frammento postumo autunno 1887, v. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VIII, tomo II, p.82.

[119]  Ascetismo: perfezionare soltanto la ragione” (cfr. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo I, parte I, p.219) e

Ascetismo -tentativo di vivere senza morale.” (cfr. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo I, parte I, p.220).

[120] Per il tema la ragione in Grecia, si veda La ragione errabonda, frammenti dal 198 al 201 e 339,340,342,343,390.

[121] Anche in questo caso però la faccenda non è così semplice, dal momento che Nietzsche è ambiguo, tanto che in alcuni passi sembra quasi che “la distruzione della ragione” non sia un obiettivo da raggiungere a tutti i costi; non si tratta di sopprimere la ragione, ma di trasformarla (cfr. Zarathustra, ”Degli spregiatori del corpo”).

[122]  “Un istinto è indebolito se razionalizza se stesso: col razionalizzarsi, infatti, si indebolisce.”, F.W.Nietzsche, Il caso Wagner, p.37.

[123] Tale “storia” si riassume nel prodotto più rilevante dell’antica Grecia: la scienza. Si vedano anche i frammenti dal 196 al 200.   

[124] Emblematico il caso di G.Lukács, La distruzione della ragione.

[125]  Se Colli ha ragione, sono gettate le basi per una collocazione di Nietzsche, del suo pensiero, al di fuori del territorio filosofico; o per lo meno parzialmente fuori, in quanto, sebbene Nietzsche non sia “andato a fondo sul problema della ragione”, se n’è pur sempre occupato.

[126] Cfr. F.Masini, Lo scriba del caos,      e “Un mondo “fluido””, sta in Al di là del bene e del male, Newton Compton, pp. 7-28.

[127]  E che cos’è la retorica se non   il carattere saliente dell’intera produzione di Nietzsche, ciò che ne costituisce il fascino?! Si tenga presente questo punto perché ritornerà nel problema della scrittura.

[128] Cfr. anche Martin Heidegger, Introduzione alla metafisica: “ Nietzsche finisce (...) per avere perfettamente ragione quando chiama i “concetti più alti”, come l’essere, “l’ultima esalazione di una realtà che si dissolve” (p.16).

[129] Questo perché per Nietzsche la realtà, il mondo è "divenire" (werden) e "Conoscenza e divenire si escludono a vicenda", rammento postumo autunno 1887, v. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VIII, tomo II, p.40.

[130] C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol. II, p.390.

[131] Dello stesso autore si veda anche l'articolo intitolato “Nietzsche e la genealogia del pensiero”: “In un appunto della primavera del 1887 Nietzsche scrive: “Non dovrà finire tutta la filosofia con il portare alla luce i presupposti su cui poggia il movimento della ragione? Il realismo più antico viene alla luce per ultimo: nello stesso tempo in cui tutta la storia religiosa dell’umanità si riconosce come storia della superstizione delle anime”. Ecco enunciato, nel modo più chiaro, il tema della genealogia del pensiero. Ma Nietzsche poi aggiunge: “ Qui c’è una barriera : il nostro stesso pensare implica quella fede (nella ragione); farla cadere significa non poter più pensare”. In queste parole di Nietzsche è così avvistata e anticipata quella che oggi viene indicata come la “crisi della ragione classica” , o anche come la “morte della filosofia”.” ; cfr. AA.VV. , Nietzsche e la fine della filosofia occidentale , p.107.

[132] Oltreché di Nietzsche! “Il mio stile possiede una certa voluttuosa concisione” , Frammenti Postumi 1876-1878,cfr.Opere ,vol.IV,tomoII,p.312.

[133] Uno dei più comuni è quello che intorno a “la ragione per cui il primo patriarca è venuto dall’Occidente”.
[134] Gli haiku sono brevi componimenti poetici che affrontano con tecnica realistica i più svariati argomenti (in prevalenza si tratta di temi naturalistici affrontati con estrema semplicità, come ad esempio il balzo di una rana in uno stagno); nel contenuto perché lo zen esalta la concretezza e condanna ogni tipo di astrazione (cfr. L.Stryk , “Introduzione” a Zen poetry , trad. it. Poesie zen , pp.17-19.

[135] Va detto che per quanto riguarda il mondo antico le teorie di Colli , come ha rilevato Maria Grazia Ciani, coincidono di volta in volta con quelle di Rohde, Otto, Vernant, Cherniss, Dodds, Russell; cfr. M.G.Ciani , “Belfagor”, numero III, anno XLII, pp.310-311; v. anche La ragione errabonda , p. 360.

[136] Frammento postumo risalente alla primavera del 1888.

[137]  F.W.Nietzsche, Nietzsche contra Wagner , p.414.

[138] Frammento postumo risalente all'estate 1883,cfr.F.W.Nietzsche,Opere ,vol. VII, tomo I, parte I, p.323.

[139]  Cfr. Dopo Nietzsche p.104.

[140] Cfr. Ecce homo ,p.227.

[141] Osserva giustamente Lucio Saviani: “Già da questi pochi accenni sull’incontro di Nietzsche con Eraclito è possibile risalire alla distanza che Nietzsche assume nei confronti della dialettica”,cfr. A dadi con gli dei,p.33. Eraclito, di fatto, è uno dei pochi filosofi nei quali Nietzsche si riconosca di buon grado : “Metto parte, con profonda deferenza, il nome di Eraclito.”Crepuscolo degli idoli , pp. 130-131; v. anche Janz, Vita di Nietzsche, vol. II, p.344.

[142] Sull’enigmaticità di Colli cfr. S.Barbera-G.Campioni, Lo specchio di Dioniso .

[143] Il frammento 507 rimanda all’aforisma di Dopo Nietzsche intitolato “ Una parola malfamata” : “Oggi , come ieri, la parola “ mistico” ha un brutto suono: si arrossisce o ci si adombra nel ricevere questa designazione. La buona società dei filosofi non ammette tra i suoi membri chi porta tale nome (...). Anche i più liberi, come Nietzsche e Schopenhauer, respingevano questo nome.

Eppure “mistico” significa soltanto “iniziato”.”,p.156 ; interessante notare quanto riporta alla voce “misteri” la Enciclopedia Garzanti di filosofia (cito testualmente): “Costitutivo dei misteri è l’elemento iniziatico, il segreto nel senso greci di arretòn, cioè di “indicibile”: esso è noto ai partecipanti, che sono però vincolati al silenzio rispetto ai non iniziati.”  .

[144] Nietzsche contro il misticismo: F.W. Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo II,p.8. Nietzsche “condanna” anche Schopenhauer, cfr. frammenti postumi 1876-1878,v.F.W. Nietzsche,Opere, vol. IV, tomo II, p.415.

[145] Sul misticismo   in relazione a Nietzsche si possono consultare alcuni autori , citati da Löwith in Nietzsche e l'eterno ritorno : Halevy , ad es., interpreta la follia di Nietzsche come un rapimento mistico, affiancando a quello di Nietzsche i nomi di Eckhart, Suso e Taulero ; cfr. D. Halevy, Vita eroica di Nietzsche ; dello stesso parere anche Beonio-Brocchieri e Farinelli   e C.P. Janz (cfr. Vita di Nietzsche ,vol. II, p.351).

[146] Secondo l'opinione di M.G. Ciani il termine “espressione” del linguaggio filosofico tradizionale rinvierebbe alla tesi “mistica”.

[147] Cfr. Dopo Nietzsche : “Nietzsche nascose il suo misticismo nebbioso e volle diventare visionario.” , pp.179-180 ; Colli distingue un “misticismo nordico”, che rifugge dall’apparenza visibile (Böhme) e un “misticismo mediterraneo”, che invece ha nella visione il suo carattere peculiare (Platone, Plotino).

[148] Curiosamente anche nella tradizione del buddhismo zen , un vaso diventa occasione per raggiungere l’illuminazione , in giapponese satori; cfr. Mumon , La porta senza porta , caso 40 , “Rovesciare un vaso d’acqua”: “Hyakujo voleva mandare un monaco ad aprire un nuovo monastero. Disse ai suoi allievi che avrebbe affidato l’incarico a chi avesse risposto con più acutezza a una domanda. Posò un vaso d’acqua sul pavimento e domandò: “ Chi sa dire che cos’è questo senza nominarlo?”.

L’abate disse : “Nessuno può dire che sia una scarpa di legno”. Isan il monaco cuciniere, rovesciò il vaso con una pedata e se ne andò.

Hyakujo sorrise e disse : “L’abate ha perso”. E Isan divenne il maestro del nuovo monastero.”  , (op.cit., p.65).

[149]  “Camminavo lungo il lago di Silvaplana attraverso i boschi ; presso una possente roccia che si levava in figura di piramide , mi arrestai. Ed ecco giunse a me quel pensiero”.Questo è l’ormai famoso passo che rende conto dell'"esperienza" dell’eterno ritorno dell’uguale , cfr. F.W.Nietzsche, Opere , vol. VI, tomo III, p.615.

[150] Ricordo che Schopenhauer ha già trovato trova spazio all’interno del problema della ragione, del misticismo e della formazione culturale.

[151] Frammento postumo maggio-luglio 1885, v. La volontà di potenza, § 463; v. anche F.W.Nietzsche, Opere,vol.VII, tomo III, p.7.

[152] Frammento postumo autunno 1887,v. F.W.Nietzsche, Opere,vol. VIII, tomo II, p.16.

[153]  “La non divinità dell’esistenza era per lui [Schopenhauer] qualcosa di dato, di palpabile, d’indiscutibile (...) ”, cfr. F.W.Nietzsche, La gaia scienza, § 357.

[154] La letteratura sul rapporto Nietzsche-Schopenahuer è quanto mai vasta e articolata : un testo dedicato ai due filosofi è il “classico” di G. Simmel, Schopenhauer und Nietzsche , Leipzig, 1907; cfr. anche le suggestive osservazioni di K. Röllin in AA.VV., I filosofi e la religione ,         “Religione e dinamica psicologica in Schopenhauer e Nietzsche”, pp. 69-86 ; Deleuze propone un’affascinante equazione ,secondo la quale Eraclito starebbe ad Anassimandro come Nietzsche sta a Schopenhauer, cfr. G. Deleuze, Nietzsche e la filosofia. Altri libri in cui trovare spunti interessanti sull’argomento sono R.Hollingdale , Nietzsche. L’uomo e la sua filosofia , pp.83-93 ; L.V.Arena, Nietzsche e il nonsense ,pp.11-13,p. 65, pp.96-99 , p.115 (nota 33) ; infine rimando a A. Verrecchia , La catastrofe di Nietzsche a Torino ; quest’ultimo coglie l’occasione (lo fa spesso e indiscriminatamente del resto) per screditare Nietzsche : “Egli [ Nietzsche] non aveva, neppure lontanamente, né la vastità d’interessi, né la cultura enciclopedica di uno Schopenhauer.”  (op.cit., p. 40) .C’è da dire però che il lavoro di Verrecchia per quanto preciso nella ricostruzione dei fatti , spesso è troppo severo nel giudicare negativamente Nietzsche: ciò è dovuto al fatto che   l’autore tanto detesta Nietzsche ,quanto ammira Schopenhauer. A riprova della cautela con cui ci si deve avvicinare al libro di Verrecchia quanto scrive L.Alfieri: “ Sebbene gli si debba riconoscere il merito di qualche piccola “scoperta” in campo biografico, quello di Verrecchia è il peggior libro su Nietzsche che sia apparso negli ultimi anni, e uno dei peggiori in assoluto.”  ; cfr. L.Alfieri, Nel labirinto. Quattro saggi su Nietzsche. , p.118.

[155] Anche se è vero che in un frammento postumo Nietzsche nega la qualifica di filosofo a Schopenhauer, cfr. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo III, p.149.

[156] Il rapporto con Schopenhauer, tuttavia, è talmente complesso da richiedere.... una seconda tesi di laurea per venire adeguatamente affrontato!

[157]  Cfr. “ (...) il momento liberatore rappresentato per lui (Nietzsche) da Schopenhauer non consisteva nei suoi dogmi, bensì nel suo carattere spirituale: la sua veracità, il suo ardire di pensatore (...) ”.  (C.P.Janz, Vita di Nietzsche ,vol. I, p.222).

[158]  “Come filosofo, Schopenhauer fu il primo ateo dichiarato e irremovibile (...):è qui lo sfondo della sua inimicizia con Hegel.”, cfr. F.W.Nietzsche, La gaia scienza, § 357.

Secondo Fink “Hegel e Nietzsche si contrappongono come l’affermazione che tutto accetta e la negazione che tutto confuta”, cfr. La filosofia di Nietzsche, p.9; è Vattimo, comunque, a notare che tra gli interpreti di Nietzsche ,Deleuze è quello che ha insistito maggiormente sul “costitutivo carattere antihegeliano di Nietzsche (...) Il problema del rapporto con Hegel è anzitutto quello del rapporto con la dialettica”, cfr. G.Vattimo, Il soggetto e la maschera, p.15.

[159] Sembrerebbe, tuttavia , che la lettura dei Parerga e paralipomena sia più importante della lettura del Welt ; secondo Colli è uno degli avvenimenti capitali nella vita di Nietzsche.

[160] La posizione di Nietzsche nei confronti di Schopenhauer tuttavia rimane ambigua: anche se sono reperibili temi antischopenhaueriani all'epoca in cui Nietzsche scrive Al di là del bene e del male e Genealogia della morale, “in profondità si avverte comunque un riaccostamento a Schopenhauer (e non a caso nella prefazione alla Genealogia della morale egli dice:”...il mio grande maestro Schopenhauer”) ”,cfr.”Notizie e note”, F.W.Nietzsche, Opere, vol. VI, tomo II,p.372.

[161] Cfr. anche La volontà di potenza , § 1005 e lettera alla sorella, datata marzo 1885.

[162]  Da vedere   anche i frammenti 91 (intitolato "Schopenhauer") e 109.

[163]  Leonardo Vittorio Arena sostiene ,insieme a Janz , che l’influenza di Schopenhauer su Nietzsche sarebbe minore rispetto a quella di Lange, cfr. Nietzsche e il nonsense , p. 41, nota due ; per quanto riguarda chi invece ha valutato adeguatamente l’influsso di Schopenhauer su Nietzsche , cfr. La ragione errabonda, § 209b.

[164]  Nietzsche stesso chiama Schopenhauer "unico e grande maestro".

[165]  Nietzsche in realtà sembra pensarla diversamente a proposito delle "capacità visive" del filosofo di Danzica: "Schopenhauer è verso il mondo come un cieco verso la scrittura.”, Frammenti Postumi 1876-1878,21[13].

[166]  Frammenti postumi 1882-1884, cit. in F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo I, parte I, p.5.

[167]  Nietzsche a Brandes, 10 aprile 1888, cit. in A.Verrecchia, La catastrofe di Nietzsche a Torino ,p.44 ; interessanti anche due annotazioni riportate nelle “Note a Ecce homo”: “Semplicemente non si sopportano più altri libri, soprattutto se di filosofia” , (p.604) e “Che cosa debba essere un filosofo - e che io non ero affatto - (...) " ,cit. in F.W.Nietzsche, Opere, vol. VI, tomo III, p.608.

[168] Nell’affrontare questo importante frammento è necessario far riferimento alla concezione della filosofia così come è stata delineata grazie all'analisi dei passi de La ragione errabonda   ,precedentemente citati.

[169] Questa "addizione filosofico-matematica" è falsa secondo Giametta, cfr. Nietzsche e i suoi interpreti, p.123.

[170]  Nietzsche aborre la cultura tedesca Nietzsche, preferendo di gran lunga quella francese, come osserva anche Verrecchia. E’ un problema,quello del rapporto di Nietzsche con la cultura e con la filosofia tedesca, tanto ambiguo , quanto ambiguo è il rapporto di Nietzsche col cristianesimo: infatti, nonostante i feroci attacchi e le virulente critiche al cristianesimo non si può far a meno di ricordare che l’ambiente in cui Nietzsche crebbe era profondamente religioso; lo stesso discorso vale per la cultura tedesca, che sebbene tanto disprezzata, costituisce pur sempre il sostrato culturale dal quale Nietzsche proviene ed emerge; insomma , Nietzsche rinnega il proprio passato, la propria origine in definitiva, ma non sempre questo significa ,con ciò, cancellarla del tutto.

[171]  O DEL SAGGIO?! Colli a volte usa il termine filosofo in modo ambiguo: a volte il significato sottinteso è quello di saggio ,sapiente; non filosofo, ad esempio, qui potrebbe anche essere letto, interpretato come saggio.

[172]  Una precisazione: si tratta di un rapporto che è possibile rendere problematico sotto due profili, o meglio a seconda di due diverse (seppur sempre connesse) prospettive :

a) a partire da Nietzsche

b) a partire da Colli E' sottinteso che il punto "b" sarà il mio termine di riferimento preferenziale. Un terzo modo potrebbe invece essere quello di evidenziare le differenze rilevate tra Nietzsche e gli “altri” filosofi, e in effetti Colli fa anche un tentativo di questo genere.

[173] Per altre considerazioni sull’aforisma v. Il problema della scrittura.

[174]  “In rapporto alle opere precedenti Umano, troppo umano si caratterizza l’impiego dell’aforisma, meglio rispondente per la sua natura frammentaria e priva di ogni presunzione dottrinaria, all’esposizione di osservazioni e intuizioni aperte ad ulteriori ripensamenti e a successive rielaborazioni” ,cfr. G.M.Bertin, "La conoscenza filosofica strumento di liberazione da ciò che è umano, troppo umano in Friedrich Nietzsche", sta in Umano, troppo umano, Newton Compton; cfr. anche Frammenti Postumi 1876-1878, in F.W.Nietzsche, Opere, vol. IV, tomo II, p.370.

[175] V. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo III, p.189.

[176]  Mumon, La porta senza porta , p.57.

[177]  “Un nuovo Buddha, ma un Buddha rovesciato, capovolto, predicatore non della negazione bensì dell’affermazione della vita: un Buddha occidentale, nell’Occidente che si avvia al suicidio di massa come risultato dell’attivismo europeo: questo pensa di essere Nietzsche.Metteyya: così si chiama il Buddha futuro, i cui seguaci saranno centinaia di migliaia e non solo centinaia, secondo dice la profezia del primo Buddha: questo nome, Metteyya, leggiamo all’inizio di uno dei piccoli quaderni postumi dell’estate 1882.”, cfr.”Notizie e note”, sta in Opere,vol.VII, tomo I, parte I,p.333;e in un altro frammento si legge: “(...) io potrei diventare il Buddha d’Europa: che sarebbe il contrario di quello indiano.” , cfr.F.W.Nietzsche, Opere ,vol. VII, tomo I, parte I, p.103.

[178]  Si pensi all'opera di K. Jaspers, Nietzsche e il cristianesimo, ad es.; cfr. anche G.Vattimo, Introduzione a Nietzsche.

[179] A questo punto è necessaria una precisazione: in Oriente il confine tra religione e filosofia non è così marcato e netto come in Occidente, dove per intenderci la filosofia è stata a lungo considerata "ancilla" della teologia; è riduttivo parlare soltanto di religione buddhista, perché si rischia così di lasciare in secondo piano il nucleo filosofico, o peggio si rischia di ignorarne l'esistenza. Quindi è meglio adottare l’etichetta onnicomprensiva di “pensiero orientale”.

[180]  Si consideri, a titolo meramente esplicativo, il seguente passo: “L’esistenza eterna esiste in virtù dell’esistenza non eterna. Nel buddhismo è una concezione eretica aspettarsi qualcosa al di fuori di questo mondo. (...). Dobbiamo trovare la verità in questo mondo, attraverso le nostre difficoltà, attraverso la nostra sofferenza.”, (S. Suzuki, Mente zen. Mente di principiante, p.85) e lo si confronti con quei passi nietzschiani (dello Zarathustra ad es.) in cui viene esaltata la “fedeltà alla terra”, come la chiama Nietzsche.

[181] Colli, come già ricordato curò un'edizione delle Upanisad, testo fondamentale del buddhismo.

[182]  Nietzsche conosceva, in particolare, la filosofia sàmkhya ( o sankhya, come scrive Nietzsche in Genealogia della morale, saggio III, §27): il sàmkhya è una delle cinque scuole brahamaniche (mìmàmsà, yoga, vaiceshika, nyàya ) nate intorno al V sec. a.C. per contrastare il crescente successo del buddhismo e del giainismo; cfr. L.Arena, La filosofia indiana.

[183]  Il frammento prosegue così: "Un’interessante esperienza aberrante in senso ottimistico, che in una deviazione del suo corso ha inventato la razionalità -costruttiva e distruttiva e con una profondità d’intelletto mai più recuperata- è la filosofia greca."

[184]  Cfr. C.Andler, Nietzsche, sa vie et sa pensée, vol. II, p.414, e la già citata biografia dello Janz e G.Pasqualotto: “Le principali fonti utilizzate da Nietzsche per la conoscenza del buddhismo furono il libro di Koeppen, Die Religion des Buddha, del 1857, e quello di Oldenberg, Buddha, del 1881”, cfr. Il Tao della filosofia, p.137; cfr. anche “Cronologia (1869-1873)”:

“Il 25 ottobre [1870] Nietzsche prende in prestito dalla biblioteca universitaria di Basilea il libro di K.F.Köppen, La religione di Buddha e la sua nascita, Berlino 1857.”, (v. F.W.Nietzsche, Opere, vol. III, tomo II, p.399).

[185]  “Nietzsche lesse il codice di Manu in una traduzione francese, che ancora oggi si trova nella sua biblioteca: Louis Lacolliot, Les legislateurs religieux.Manou-Moise-Mahomet, Paris, 1876”, cfr. "Note e notizie al testo di Crepuscolo degli idoli “, Opere, p.501.

[186] F.Mistry, Nietzsche and buddhism.

[187]  Se c'è un aspetto che permetterebbe di rilevare delle analogie, non solo tra Nietzsche e il buddhismo, ma tra Nietzsche, Schopenhauer e il buddhismo, sarebbe l'analisi di come è affrontato ed eventualmente risolto,  il problema del dolore   ( cfr. Scritti su Nietzsche, p.131).

[188]  G.Pasqualotto, Il Tao della filosofia, Saggi su Nietzsche.

[189] E.Bispuri, "Nietzsche: il volto nascosto dell'oriente", sta in G.Penzo, Nietzsche o la verità come problema.

[190] L.V.Arena, Nietzsche e il nonsense

[191] G.Parkes, Nietzsche and Asian Thought

[192]  La mia vita, p.94.

[193]  V. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo I, p.147.

[194]  Qui Colli ha in mente anche il punto 6) del frammento 505.

[195]  Cfr. Scritti su Nietzsche, p. 133.

[196]  Nuovamente i “fili” del discorso di Colli si intrecciano strettamente fra loro, e non solo per quanto riguarda il discorso “su Nietzsche”: in questo caso sono il “passato” e ancor di più il misticismo, a fungere da referenti all’interno del tema della scrittura.

[197] Il rapporto che qui Colli instaura   tra scrittura e misticismo dimostra, ancora una volta, come tutto sia collegato all'interno della sua interpretazione.

[198] Il “senso” potrebbe essere questo: “ Per lui [ Nietzsche ] vivere significò scrivere, e scrivere fu soltanto il dire con sincerità, quasi il riflettere in uno specchio, gli slanci della sua fantasia e i travagli del suo pensiero”, ( La ragione errabonda, frammento 131; cfr. anche Dopo Nietzsche, p. 131, dove Nietzsche, definito icasticamente homo scribens, viene attaccato da Colli per non aver saputo “dissacrare”, lui dissacratore par excellence, l’attività dello scrivere).Questo punto potrebbe rientrare di diritto in un catalogo immaginario, qualora si volesse render conto delle innumerevoli contraddizioni della vita ( e del pensiero) di Nietzsche; avevo già richiamato la “duplicità esistenziale” all’interno della formazione culturale, e forse bisogna riprenderla e tenerla presente anche adesso. E poi, se scrivere= non vita e filosofia=scrittura, allora filosofia=non vita!!!!!!!!!!!! E di fatto: “La scrittura (...) è una astrazione che spegne la vita: intendendo per vita quella cultura autentica, vitale ,antisistematica, antidogmatica, antistorica- di cui il libro offre solo un riflesso, un surrogato. Ma nella realtà odierna il libro è anche l’unica cosa che rimane,(...) l’unico mezzo- come riconosce lo stesso Colli- per avvicinarsi alla cultura vera.” (cit. in Belfagor, III, anno XLII, p. 309).In Dopo Nietzsche è confermata tale duplicità, rafforzando così l’impressione che il rapporto di Nietzsche con la scrittura sia inspiegabile: "... che senso ha additare l'affermazione dionisiaca, la follia, il gioco contro ogni astrazione e mummificazione....e intanto consumare la vita nello scrivere, cioè .... nella non vita?" .

[199] Prima di passare al resto del punto 175, si vedano alcune pagine di Scritti su Nietzsche modellate sul frammento 175:   “ (...) FW si presenta come un libro riformatore rispetto alla comunicazione filosofica (...) la filosofia non esiste più, ma i filosofi devono ancora esistere (...) ”, (p.104); anche se va notato che Colli poi specifica che è solo con lo Zarathustra che Nietzsche “ ha inteso introdurre una riforma rivoluzionaria nell’esposizione filosofica” aggiungendo inoltre che “ Così parlò Zarathustra è stato un serio tentativo di portare la filosofia su un piano essoterico, strappandola al tecnicismo, all’isolamento di cerchie senza risonanza, alla derisione che viene riservata a un’ arte pretenziosa fuori moda. Viene in mente come parallelo l’innovazione platonica del dialogo filosofico.” ( Scritti su Nietzsche, p.113).Si tratta, però, di un tentativo destinato all'insuccesso, e sia Nietzsche, sia Colli, ne sono consapevoli.

[200] Anche, anzi soprattutto, al di fuori di Nietzsche.

[201]  La datazione dimostra che il problema è presente a Colli fin dall’inizio della sua riflessione filosofica su Nietzsche, e non solo su Nietzsche.

[202] Qui si fa riferimento alla concezione aristocratica della cultura che costituisce una caratteristica di Colli e di Nietzsche.

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Aggiornamento: 26/04/2015