NIETZSCHE ANTI-FILOSOFO NELL’INTERPRETAZIONE DI GIORGIO COLLI
tesi di laurea in storia della filosofia contemporanea
di Marco Svevo


Capitolo primo

INTRODUZIONE E CONTESTUALIZZAZIONE DEL PENSIERO DI GIORGIO COLLI

“Io credo che la giusta conoscenza filosofica debba essere la base di ogni lavoro intellettuale, ma concordo con Lei che si debba filosofare, ossia parlare di queste cose, il meno possibile(...)” [18]  

Filosofia greca antica  e Nietzsche : ecco ciò che salterebbe all'occhio di chi ripercorresse , anche rapidamente e con superficialità,  il curriculum vitae di Giorgio Colli: La nascita della filosofia (1975), La sapienza greca ( prevista in undici volumi, ma che vide l'uscita  soltanto dei primi tre, rispettivamente nel 1977, 1978 e 1980), l'insegnamento di Storia della filosofia antica presso l'università di Pisa (ininterrottamente dal 1948 fino alla  morte sopravvenuta il 6 gennaio del 1979) sono solo segni, i più evidenti, di un radicato interesse  per il passato, che è inteso da Colli come "tradizione", come tra-mandato che conferisce senso al presente (per la "tradizione" o meglio per il tema del passato il testo di  riferimento è La ragione errabonda; anticipando si può dire che il passato è importante per Colli in quanto soltanto ad esso appartiene  la vera sophia, e la vera sophia appartiene a sua volta, soltanto alla sapienza dei  Presocratici; cfr. anche Dopo Nietzsche, p. 62 e p. 75). Interesse, peraltro,  presente già dai tempi  in cui Colli frequenta l'università  e che lo porterà alla laurea nel 1939  con una tesi su Platone e alle prime pubblicazioni Politicità ellenica e Platone (1938), Lo sviluppo del pensiero politico di Platone (1939), e poi  al più importante La natura ama nascondersi (1948). Quest’ultimo è il frutto di dieci anni di lavoro e insieme a La sapienza greca rappresenta il rovesciamento della prospettiva interpretativa nei confronti del pensiero greco che vede un “progresso” a partire già dai Presocratici , e non solo  da Platone e Aristotele in poi; anzi.

Lo scopo e la sostanza del libro sono ben precisati dallo stesso Colli: “Tutte le ricerche fatte sinora non hanno per noi un’importanza essenziale, e servono quasi soltanto per sgombrare la strada, al fine di cogliere i Prescolastici attraverso le loro stesse parole” (La natura ama nascondersi, p.134) [19] . Voglio, en passant, richiamare l'attenzione sul fatto che quest’opera è dedicata alla memoria di Nietzsche, e che proprio Nietzsche è la figura che si erge , insieme a quella di Burckhardt, a unico ed autentico interprete della Grecia classica: “(...) secondo la nostra prospettiva (...) ben poco di vitale è stato compreso sinora della Grecia, all’infuori di quanto hanno detto Nietzsche e Burckhardt.” (La natura ama nascondersi, p. 14).

Accanto a questi , che sono i dati "esteriori" , vorrei aggiungere le testimonianze di chi ha conosciuto Colli non solo come pensatore, ma anche come uomo; testimonianze a livello personale dunque, che sono indispensabili per integrare quelli che altrimenti rimarrebbero dei freddi dati "esteriori" ; perché se è vero, ad es., che per più di un ventennio l'ambiente di Colli

fu quello universitario, è altrettanto vero che dall'università egli mantenne sempre le distanze ; per farsi un’idea di ciò si confronti la “Nota” di Giuliana Lanata  in Per una enciclopedia di autori classici  : di Colli l'autrice afferma che fu "parzialmente inserito nell'istituzione universitaria" a causa del suo "radicato convincimento secondo cui l'università come istituzione non è in grado di produrre una cultura radicalmente innovatrice" (op.cit., p.153) [20].

Dire Colli non significa , naturalmente , chiamare in causa  soltanto la storia della filosofia antica [21]  e Nietzsche, dal momento che si è occupato anche di Kant  e Schopenhauer: per Einaudi curò la traduzione della Critica della ragion pura, che venne pubblicata nel 1957 e dei Parerga e paralipomena, che uscì nel 1976 . Colli inoltre  ha scritto testi in cui trovano spazio (anche se non molto in verità, come vedremo) temi teoretici : Filosofia dell’espressione  (1969) e La ragione errabonda. Quaderni postumi (quest'ultimo, a cura del figlio di Colli, Enrico,è uscito postumo nel 1982); e infine, last but not least, c'è "il signor Nietzsche", come accennato all'inizio. Nietzsche, perché Colli curò la edizione critica  delle sue opere,com'è noto:  il progetto ,che venne avviato  nel 1962 da Colli insieme ai collaboratori Mazzino Montinari, Maria Ludovica Pampaloni, Mario Carpitella e Sossio Giametta, portò alle traduzioni in lingua italiana(1965) e francese (1966) [22.                   

L'edizione tedesca invece , originariamente pensata come prima versione, cominciò ad essere pubblicata soltanto nel 1967 presso de Gruyter. Nietzsche , ancora, perché esiste un importante testo (costruito "nietzschianamente"  con degli  aforismi): si tratta  di Dopo Nietzsche  (1974), la sola opera pubblicata su Nietzsche da Colli mentre era ancora in vita , che comincia ad essere pensata  già nel 1957 (quindi in un periodo in cui Colli è già da tempo profondamente immerso nello studio della filosofia antica) come dimostra un confronto con il materiale contenuto ne La ragione errabonda . Se si volesse anticipare sommariamente il contenuto del libro , si potrebbe dire che  il presupposto di Colli è che  “Nietzsche sia stato l'ultima grande figura del pensiero occidentale , e che perciò la filosofia non abbia altra scelta se non quella di porsi le stesse questioni che Nietzsche individuò e sulle quali, alla fine, il suo destino si infranse"  . Questo  almeno è ciò che scrive l'ignoto autore nella presentazione del libro; in realtà la faccenda non è così semplice.

Semmai sarebbe stato più corretto scrivere che uno degli interrogativi riguardanti la collocazione del pensiero di Nietzsche e sui quali Colli si è soffermato più a lungo, concernono proprio il suo status di filosofo in quanto tale; detto più brevemente ,che Nietzsche sia un filosofo non è poi così scontato. Lo testimonia il fatto che Colli oscilli nel momento in cui si tratta di definire Nietzsche, arrivando a dire che non è un filosofo (cfr. La ragione errabonda, §84, pp. 93-95), che è un grande filosofo (cfr. id., § 111, p.128)  o,addirittura, che è un filosofo a metà (cfr. id., §118, p.137).

Se poi sia possibile stabilire se alla fine Colli si decida per una di queste tre possibilità o se invece lasci la questione irrisolta (il che costituirebbe purtuttavia sempre una risposta) lo si scoprirà alla fine di questa ricerca. Forse.

Nietzsche ,infine, per un ultimo testo Scritti su Nietzsche , uscito anch’esso postumo nel 1982, che raccoglie le prefazioni alle singole opere di Nietzsche così come sono uscite presso Adelphi; ma per buona sostanza si tratta anche in questo caso di materiale che compare già in La ragione errabonda, sotto forma di abbozzo preliminare.

A prima vista la disparità di interesse , da un lato il passato depositario della  vera filosofia  e il "moderno"  Nietzsche  dall'altro, può  lasciare perplessi: se uno dei motivi centrali del pensiero di Colli è la rivendicazione dell'originalità/originarietà dei primi filosofi (o meglio dei sapienti) come vedremo, ci si dovrebbe per lo meno aspettare da parte di Colli  una critica serrata alla degenerazione rappresentata dalla moderna filosofia occidentale ( ed effettivamente la critica c’è) e in particolare  una critica a  Nietzsche (c’è anche questa) [23]  che rappresenta (almeno secondo alcuni interpreti) l'estrema propaggine, la fine della metafisica (heideggerianamente intesa).

Per il momento mi limito a questa considerazione: è opportuno  ricordare che, per quanto moderno  e per quanto inserito nel filone del pensiero occidentale da Platone in poi, Nietzsche rimane pur sempre un pensatore "inattuale" [24]  e che dunque la sua appartenenza alla storia della filosofia occidentale è per lo meno problematica; secondariamente posso soltanto ipotizzare ,per ora, che ci siano delle ragioni nascoste (tutte da vedere) in base  alle quali l’accostamento, da parte di  Colli, Nietzsche/ filosofia antica, può essere  chiarito e giustificato:  una “ragione” ad es. potrebbe essere l'idea di classicità che accomuna i due, e che Colli  sviluppa sulle orme di Nietzsche, e cioè: per Nietzsche l'esser classico si identifica con l'esser greco, che a sua volta rappresenta l'identificazione di vita e conoscenza (e a tale identificazione tendeva Colli con il suo pensiero).

In ogni caso per  cercare di comprendere cosa si nasconde dietro allo sguardo che Colli rivolge al passato, e perché per lui la filosofia antica (intesa come tradizione, come passato tra-mandato) sia così importante, può essere utile fare riferimento  a due testi: La nascita della filosofia  e La sapienza greca  . In particolare la prima contiene alcuni dei temi più cari a Colli, che preliminarmente possono essere sintetizzati citando quanto scrive Giuliana Lanata nella sua già citata nota: "valore negativo conferito alla parola scritta (alla scrittura); avversione per lo spirito di sistema; diffidenza nei confronti del metodo; sospetto per ogni forma di intellettualismo; aspirazione a una conoscenza immediata".

La nascita della filosofia (la somiglianza del titolo con la Geburt nietzscheana è soltanto casuale?),  è un libretto di sole 116 pagine  facilmente, anzi piacevolmente leggibili, nelle quali Colli tenta di riportare alla luce quelle che nel linguaggio comune  vengono definite come "le misteriose origini della filosofia greca"; per Colli, in realtà, non c'è nulla di misterioso: la filosofia inizia con Platone, e da chiarire, semmai, sono le origini della sapienza. A questo punto, per chiarire a che cosa Colli faccia riferimento con il termine sapienza, è opportuno e necessario riportare un passo tratto da La sapienza greca ; proprio all'inizio dei "Criteri dell'edizione" Colli scrive: "Si tratta qui, con una nuova edizione, di documentare in modo esauriente quella che di solito viene chiamata - con riduttiva designazione cronologica - "la filosofia presocratica", ma che mi sembra più pertinente denominare " la sapienza greca". Coloro infatti le cui parole vengono qui raccolte erano chiamati "sapienti" dai loro contemporanei, e ancora Platone li indica con tal nome. In quell'epoca "sapienza" significava anche abilità tecnica, oppure saggezza della vita(...) sapiente (...) era uno che possedeva l’eccellenza del conoscere ."

(op.cit., p.9 ). Qui si chiarisce che cosa intenda Colli per sapienza, o meglio ancora “chi” siano i sapienti senza  (che ci sia il bisogno di perdersi in lunghe, laboriose nonché noiose parafrasi).

Piuttosto ci si dovrebbe chiedere  a quale scopo Colli operi questa distinzione ; per rispondere conviene rifarsi alle ultime pagine  de La nascita della filosofia:  "L'età dei sapienti va contrapposta (...) e merita di essere  messa più in alto, rispetto all'età dei filosofi" (p.113). Dunque l’intento è chiaro : si tratta di una netta presa di posizione contro la filosofia “moderna” ,con la quale Colli intende ridimensionarne le ambizioni nonché le presunzioni che ne hanno animato la storia. Del resto se non avessimo interrotto precedentemente la lettura dell'incipit de La sapienza greca  avremmo fatto la stessa scoperta , oltre a un'ulteriore preziosa precisazione metodologica, riguardante il modo in cui ci si deve accostare al passato: "Tutto il pensiero che viene dopo dipende in qualche modo dal pensiero di quei sapienti. Sarebbe però un errore voler recuperare la sapienza greca attraverso quello che ne ha detto la filosofia posteriore." (La sapienza greca, p. 9 ). In questo passo la preminenza della "età dei sapienti" su quella moderna è solamente accennata, sottaciuta, mentre ne La nascita della filosofia  è dichiarata apertamente come già visto e come Colli ribadisce dopo poche pagine: “Ma quello che ci premeva di suggerire è che quanto precede la filosofia, il tronco per cui la tradizione  usa il nome di “sapienza” e da cui esce questo virgulto presto intristito , è per noi, remotissimi discendenti - secondo una paradossale inversione dei tempi - più vitale della filosofia stessa.” (p.116).

Non interessa tanto qui la ricostruzione storica volta a chiarire le origini della sapienza, quanto il riconoscimento:

a) del fatto che la filosofia rappresenta una "triste" degenerazione;

b) della "superiorità" (per il momento dico così) degli antichi, dei sapienti dell’antichità, della sapienza Presocratica in definitiva; superiorità peraltro che era già  stata riconosciuta da Platone , nella misura in cui quest'ultimo " (...) chiama la propria letteratura "filosofia" contrapponendola alla precedente “sofia” .” (La nascita della filosofia, pp.110-111); il che equivale a dire che l'amore della sapienza sta più in basso della sapienza stessa. Alla luce di quanto detto finora si chiarisce qual è (o dovrebbe essere) la posizione del filosofo nei confronti del passato, il cui compito  consiste nel riconoscere ciò che è stato detto e scritto [25]  .

Vanno particolarmente messi in risalto  due elementi del pensiero di Colli che potrebbero tornare utili nel momento in cui si passerà a Nietzsche: 

1) il valore negativo attribuito  alla parola scritta, tema che compare spesso nella produzione di Colli ; ad es. nell'ultimo capitolo de La nascita della filosofia, il nono, intitolato "Filosofia come letteratura" , dove viene trattato , con chiarezza esemplare e tono divulgativo, in riferimento a due importanti  passi platonici (“fondamentali” li definisce Colli) : il mito raccontato nel Fedro  sull'invenzione della scrittura e un passo contenuto nella Settima Lettera ;

2) l'interpretazione della dialettica greca [26]  come essenzialmente (auto)distruttiva. Per quanto riguarda il problema della scrittura mi limito a considerare tre cose:

*) la parola scritta è falsificante per due motivi: perché ha perso il suo carattere enigmatico , il suo essere originariamente enigma [27] , cioè legato alla sfera religiosa, e perché segna un allontanamento dall'immediatezza che per Colli  è invece una dimensione privilegiata;

**) la scrittura segna la fine della sapienza e insieme il destino della filosofia: “Dopo la pubblicazione del Simposio , il destino della filosofia è suggellato” (La natura ama nascondersi, p.301 ). L'espressione "contaminazione letteraria" viene usata da Colli  proprio per indicare il processo in cui la sapienza tramonta in virtù del suo non essere più trasmessa attraverso la parola pronunciata oralmente.

***) la condanna della scrittura non è inappellabile: l'aforisma, ad es., è risparmiato [28] .

Per quanto concerne la dialettica greca, invece, vale il presupposto enunciato da Colli ne La nascita della filosofia : la ragione, e conseguentemente la dialettica, nascono nella Grecia dei sapienti come discorso su qualcos'altro ,che non rischia di svuotarsi del suo significato autentico fintantoché viene mantenuto il sostrato religioso ( e ciò è reso possibile dalla forma enigmatica, come già detto). Secondo Colli l'approdo finale al quale giunge il procedimento dialettico, la cui massima espressione è rappresentata da Gorgia, è la mancanza di senso o l'impossibilità di conferire un senso. A questo proposito sono utili alcuni passi tratti dalla  La ragione errabonda: “La dialettica è l’incidente, <l’avventura e > la disavventura del pensiero greco, ciò che ha fatto scalpore, e che, pur travisata, ha determinato tutto il pensiero teoretico posteriore.” (§ 205,p.261).

L'interpretazione della dialettica è un  tema (uno dei tanti) che accomuna le riflessioni di  Colli e Nietzsche: quest’ultimo, com’è noto, aveva condannato la dialettica socratica [29]  (si pensi alle “stoccate” de La nascita della tragedia, o al Crepuscolo degli Idoli, “Il problema Socrate” ) perché responsabile della decadenza greca; Colli corregge l’impostazione nietzschiana sostenendo che la decadenza del pensiero inizia prima di Socrate, e precisamente con Zenone di Elea (cfr. Dopo Nietzsche, p. 46). Secondo Colli la dialettica  scatena un procedimento distruttivo che ha poi influenzato l'intera tradizione del  pensiero occidentale; distruttivo perché "qualsiasi giudizio,nella cui verità l'uomo creda, può essere confutato" (La nascita della filosofia, p.86).

Tornando a Colli, è  soltanto con Filosofia dell’espressione  e con le annotazioni diaristiche de La ragione errabonda, che si può entrare nel vivo del suo pensiero , della  sua riflessione filosofica, meglio, mentre i testi dedicati alla Grecia possono essere catalogati come filologici o per lo meno come filologicamente orientati (questo vale soprattutto per La natura ama nascondersi e La sapienza greca, anche se la filologia sembra soltanto un pretesto per occuparsi di filosofia). La ragione errabonda mi sarà particolarmente utile  ( e di fatto è il testo che ho consultato più attentamente) perché in essa Colli affronta il pensiero di Nietzsche alla luce di alcuni temi, oltre a quelli che accennati  sopra  ai quali si è dedicato per tutta la vita.

Se poi si volesse leggere questi testi, come anche gli altri, alla luce di un unico pensiero fondamentale che da solo, si dice  riesca a caratterizzare ogni pensatore , ci si dovrebbe rifare all’enorme stima e alla considerazione rivolta al passato (in particolare quello greco). Ho catalogato sbrigativamente Filosofia dell’espressione come testo teoretico, ma in realtà, delle tre parti che costituiscono l’opera soltanto la seconda (“Il riflusso”) è teoretica, segnatamente per quanto riguarda la logica; l’ultima parte, che reca come titolo La ragione errabonda, è dedicata ancora una volta alla Grecia, mentre la seconda parte (L’apparenza) sembra essere il risultato di una contaminazione tra i temi trattati nelle altre due parti (nonostante venga come prima).

A parer mio il meglio del libro lo si trova alla fine (cosa che del resto era già capitata con La natura ama nascondersi  il cui excipit è semplicemente “The rest is silence”); nelle ultime pagine di Filosofia dell’espressione trovano spazio una serie di questioni, di tracce che meritano di essere riportate per intero: “Da ultimo una serie di domande senza disegno apparente, con risposte adeguatamente ambigue. Perché i sapienti erano detti “terribili” dagli antichi? Forse per venerazione, forse perché nessuno era capace di scoprire a quali fini mirassero le loro parole. Ma oggi i filosofi sono agnelli! Anche il filosofo è un commediante? Guardate i suoi concetti, quando lo spettacolo è finito, la pergamena è srotolata per intero. Ecco il burattinaio che ripone , inerti e afflosciate, le marionette del suo gioco, che ne raccoglie i fili arruffati. La confutazione delle pretese dogmatiche, sistematiche della ragione può configurarsi come un dogma , un sistema? Sì certo, ma questo è un faute de mieux, una formula biforcuta e sfrangiata. Se tutto è espressione, anche questo sarà un’espressione, con i limiti che le competono. In ogni caso non si prenda alla lettera nessun sistema di pensiero, poiché sempre ci sarà in esso un aspetto contingente, un’insufficienza. E’ forse un  pathos filosofico l’attrazione verso l’enigma? Chi tenta di interpretare il mondo come un enigma è mosso da un istinto serio, ferreo, profondo, violento, quasi per il presentimento che in fondo alle cose vi sia un filo conduttore, scoperto il quale sia possibile tracciare il disegno per uscire dal labirinto della vita e ,insieme, da un istinto giocoso, lieve, avido di imprevisto, dall’ebbrezza di chi toglie con lentezza i veli dall’ignoto.(...) Alla fine il riso [30] , oppure? Sì , ma il riso è uno spasimo espressivo. I dadi sono gettati e ancora rotolano: eppure, quando si arrestano, mostrano qualcosa che non è un giuoco.”

Un’ultima osservazione riguardante la presenza “nascosta” di Nietzsche nelle prime opere di Colli: se La natura ama nascondersi, ad es., è dedicato alla memoria di Nietzsche, in Filosofia dell’espressione il suo nome compare una volta soltanto, e nel paragrafo intitolato “Apollineo e dionisiaco” (parte terza, p. 189); ma si tratta appunto di una “comparsa” soltanto, di una presenza occasionale, quasi fortuita. La figura di Nietzsche è destinata a trovare ben altro spazio ne La ragione errabonda e negli altri due testi che analizzerò fra poco.


[18] Lettera di Cosima Wagner , cit. in C.P. Janz, Vita di Nietzsche, vol. I, p.465.

[19] Cfr. anche la “Premessa”: “Questo libro si propone di svelare la verità di uomini che al di là dei tempi immemorabili hanno saputo nasconderla, resistendo all’insania, e di mettere a nudo così tutta la verità (...)

Gli studi che seguono vogliono offrire un’interpretazione della filosofia greca, ed attraverso ad essa di tutta la grecità (...) ” , (La natura ama nascondersi , pp.13-14). E dal secondo capitolo: “ (...) contenuto essenziale della nostra ricerca, che è penetrazione filologica (...) ”., (La natura ama nascondersi , p.21).

[20]  Colli riservò lo stesso tipo di riserbo , peraltro , per il c.d. mondo culturale contemporaneo (fatta esclusione per il rapporto che Colli ebbe con gli editori, cfr. Nota di G. Lanata, sta in Per una enciclopedia di autori classici); non è certo un caso se Mazzino Montinari, amico e

collaboratore di Colli, usa i termini "solitario", “incomodo”,   "inattuale" e “inquietante” per descriverlo, cfr. S. Barbera-G. Campioni, Giorgio Colli, p.11, ;v. inoltre G. Anzalone-L. Minichiello, Lo specchio di Dioniso , Dedalo ; Belfagor, III, anno XLII, 31.5.1987

[21]  Colli si è occupato , oltre che dei Presocratici, anche di Platone e Aristotele; di quest’ultimo, ad esempio, curò la traduzione dell’Organon che uscì nel 1955.

[22] E giapponese, cfr. K. Oishi, “ Nietzsche als Philologe in Japan”, in Nietzsche-Studien , Band 17, 1988 , pp.315-335 e G. Parkes, Nietzsche and Asian Thought , p.13.

[23] Entrambe le critiche ,insieme all’apprezzamento per Nietzsche da parte di Colli, saranno considerate nel terzo capitolo.

[24]  Inattuale tanto quanto lo fu Colli; qualora si volesse redigere una casistica di tutte la affinità, somiglianze (più o meno di famiglia), parallelismi, ecc., tra Colli e Nietzsche non mancherebbero certo materiali e argomenti; si veda Giametta, il quale affronta una sorta di confronto volto a verificare affinità e diversità dei due filosofiquello della “inattualità” ,poi ,è uno dei dati più clamorosi; cfr. L. Caminiti ,“Il misticismo di G.Colli”, sta in Internet, www.diel.it:HELIOS/96/3/filosofia.html

[25] Il che mi pare presenti una forte analogia con l’assunto della mistica, e cioè , tutto è già dato e non resta altro che mettersi in ascolto.   Avrò modo di ritornare meglio sul problema del misticismo quando si passerà all’interpretazione di Nietzsche ; va notato tuttavia che quello dell'ascolto è un momento importante all’interno del pensiero di Colli; come tema esso è affrontato in Filosofia dell'espressione .          

[26] Per capire come la intenda Colli si veda il capitolo sesto e settimo de La nascita della filosofia , dov’è distribuito l’argomento; ma ci si può rifare anche a Filosofia dell'espressione, pp.159-195, pp.197-219; per la comprensione nietzschiana ,invece, della dialettica vedi : Dopo Nietzsche, p.24,p.45,p.82,p.135; anticipo che comunque la dialettica rimane qualcosa di positivo per Colli , cfr. La ragione errabonda , § 344.

[27] Per una definizione compiuta di enigma ,oltre al capitolo de La nascita della filosofia intitolato “Divinazione”, ci si può rifare a La ragione errabonda, § 739 : “L’enigma è il manifestarsi del divino nella sfera umana - è l’orma dell’indicibile.” (p. 549) ; si vedano anche i frammenti 651, 728-733, 735, e 739 ; inoltre Dopo Nietzsche, p.47.

[28] Cercherò ,più in là, di evidenziare l'uso dell'aforisma in Nietzsche e le analogie con l’uso del koan nel buddhismo zen; per una definizione di koan v. D.T. Suzuki (il quale ha il merito di aver   introdotto , per primo, lo Zen nella cultura occidentale), Saggi sul buddhismo zen , 3 voll., p.15;sul silenzio invece, p.19, sul satori, pp.21-49 ; cfr. anche A.W. Watts, La via dello zen , p.173.

[29] Secondo Nietzsche, è Socrate ad aver indirizzato il “gusto greco” verso la dialettica, attuando così un rivolgimento negativo all’interno della cultura greca , in quanto “l’avvento della dialettica significa l’avvento della plebe”;cfr. anche Frammenti Postumi 1882-1884 7[229] ,in F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo I, parte I, p.296.

[30] Per una trattazione del riso, che è stato rivalutato da Nietzsche, cfr. L.V. Arena , Nietzsche e il nonsense , p.190 e G.M. Bertin, Nietzsche. L’inattuale, idea pedagogica.

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Aggiornamento: 26/04/2015