NIETZSCHE ANTI-FILOSOFO NELL’INTERPRETAZIONE
DI GIORGIO COLLI Capitolo
primo INTRODUZIONE E CONTESTUALIZZAZIONE DEL PENSIERO
DI GIORGIO COLLI “Io
credo che la giusta conoscenza filosofica debba essere la base di ogni lavoro
intellettuale, ma concordo con Lei che si debba filosofare, ossia parlare di
queste cose, il meno possibile(...)”
[18]
Filosofia
greca antica e Nietzsche : ecco
ciò che salterebbe all'occhio di chi ripercorresse , anche rapidamente e con
superficialità, il curriculum
vitae di Giorgio Colli: La nascita della filosofia (1975), La
sapienza greca ( prevista in undici volumi, ma che vide l'uscita
soltanto dei primi tre, rispettivamente nel 1977, 1978 e 1980),
l'insegnamento di Storia della filosofia antica presso l'università di Pisa
(ininterrottamente dal 1948 fino alla morte
sopravvenuta il 6 gennaio del 1979) sono solo segni, i più evidenti, di un
radicato interesse per il passato, che è inteso da Colli come "tradizione", come tra-mandato che
conferisce senso al presente (per
la "tradizione" o meglio per il tema del passato il testo di
riferimento è La ragione errabonda; anticipando si può dire
che il passato è importante per Colli in quanto soltanto ad esso appartiene
la vera sophia, e la vera sophia appartiene a sua volta, soltanto alla
sapienza dei Presocratici; cfr.
anche Dopo Nietzsche, p. 62
e p. 75). Interesse, peraltro, presente
già dai tempi in cui Colli frequenta l'università e
che lo porterà alla laurea nel 1939 con
una tesi su Platone e alle prime pubblicazioni Politicità ellenica e
Platone (1938), Lo sviluppo del pensiero politico di Platone (1939), e poi al più importante La
natura ama nascondersi (1948). Quest’ultimo è il frutto di dieci anni
di lavoro e insieme a La sapienza greca rappresenta il rovesciamento
della prospettiva interpretativa nei confronti del pensiero greco che vede un
“progresso” a partire già dai Presocratici , e non solo
da Platone e Aristotele in poi; anzi. Lo scopo e
la sostanza del libro sono ben precisati dallo stesso Colli:
“Tutte le
ricerche fatte sinora non hanno per noi un’importanza essenziale, e servono
quasi soltanto per sgombrare la strada, al fine di cogliere i Prescolastici
attraverso le loro stesse parole”
(La
natura ama nascondersi, p.134)
[19]
.
Voglio, en passant, richiamare l'attenzione sul fatto che quest’opera è
dedicata alla memoria di Nietzsche, e che proprio Nietzsche è la figura che
si erge , insieme a quella di Burckhardt, a unico ed autentico interprete
della Grecia classica: Accanto a
questi , che sono i dati "esteriori" , vorrei aggiungere le
testimonianze di chi ha conosciuto Colli non solo come pensatore, ma anche
come uomo; testimonianze a livello personale dunque, che sono indispensabili
per integrare quelli che altrimenti rimarrebbero dei freddi dati
"esteriori" ; perché se è vero, ad es., che per più di un
ventennio l'ambiente di Colli fu quello
universitario, è altrettanto vero che dall'università egli mantenne sempre
le distanze ; per farsi un’idea di ciò si confronti la “Nota” di
Giuliana Lanata in Per una
enciclopedia di autori classici :
di Colli l'autrice afferma che fu "parzialmente inserito
nell'istituzione universitaria" a causa del suo "radicato convincimento secondo cui l'università come
istituzione non è in grado di produrre una cultura radicalmente
innovatrice" (op.cit., p.153)
[20]. Dire Colli
non significa , naturalmente , chiamare in causa
soltanto la storia della filosofia antica
[21]
e
Nietzsche, dal momento che si è occupato anche di Kant
e Schopenhauer: per Einaudi curò la traduzione della Critica della
ragion pura, che venne pubblicata nel 1957 e dei Parerga e
paralipomena, che uscì
nel 1976 . Colli inoltre ha
scritto testi in cui trovano spazio (anche se non molto in verità, come
vedremo) temi teoretici : Filosofia dell’espressione
(1969) e La ragione errabonda. Quaderni postumi (quest'ultimo, a cura del figlio di Colli, Enrico,è uscito postumo nel 1982); e infine, last but not least, c'è "il signor Nietzsche",
come accennato all'inizio. Nietzsche, perché Colli curò la edizione critica
delle sue opere,com'è noto: il
progetto ,che venne avviato nel
1962 da Colli insieme ai collaboratori Mazzino Montinari, Maria Ludovica
Pampaloni, Mario Carpitella e Sossio Giametta, portò alle traduzioni in
lingua italiana(1965) e francese (1966)
[22.
L'edizione
tedesca invece , originariamente pensata come prima versione, cominciò ad
essere pubblicata soltanto nel 1967 presso de Gruyter. Nietzsche , ancora,
perché esiste un importante testo (costruito "nietzschianamente"
con degli aforismi): si
tratta di Dopo Nietzsche (1974),
la sola opera pubblicata su Nietzsche da Colli mentre era ancora in vita , che
comincia ad essere pensata già
nel 1957 (quindi in un periodo in cui Colli è già da tempo profondamente
immerso nello studio della filosofia antica) come dimostra un confronto con il
materiale contenuto ne La ragione errabonda . Se si volesse anticipare
sommariamente il contenuto del libro , si potrebbe dire che
il presupposto di Colli è che “Nietzsche
sia stato l'ultima grande figura del pensiero occidentale , e che perciò la
filosofia non abbia altra scelta se non quella di porsi le stesse questioni
che Nietzsche individuò e sulle quali, alla fine, il suo destino si
infranse" . Questo
almeno è ciò che scrive l'ignoto autore nella presentazione del
libro; in realtà la faccenda non è così semplice. Semmai
sarebbe stato più corretto scrivere che uno degli interrogativi riguardanti
la collocazione del pensiero di Nietzsche e sui quali Colli si è soffermato
più a lungo, concernono proprio il suo status di filosofo in quanto tale;
detto più brevemente ,che Nietzsche sia un filosofo non è poi così
scontato. Lo testimonia il fatto che Colli oscilli nel momento in cui si
tratta di definire Nietzsche, arrivando a dire che non è un filosofo (cfr. La
ragione errabonda, §84, pp. 93-95), che è un grande filosofo (cfr. id., §
111, p.128) o,addirittura, che è
un filosofo a metà (cfr. id., §118, p.137). Se poi sia
possibile stabilire se alla fine Colli si decida per una di queste tre
possibilità o se invece lasci la questione irrisolta (il che costituirebbe purtuttavia sempre una risposta) lo si scoprirà alla fine di questa ricerca.
Forse. Nietzsche
,infine, per un ultimo testo Scritti su Nietzsche , uscito anch’esso
postumo nel 1982, che raccoglie le prefazioni alle singole opere di Nietzsche
così come sono uscite presso Adelphi; ma per buona sostanza si tratta anche
in questo caso di materiale che compare già in La ragione errabonda, sotto forma di abbozzo preliminare. A prima
vista la disparità di interesse , da un lato il passato depositario della
vera filosofia e il
"moderno" Nietzsche
dall'altro, può lasciare
perplessi: se uno dei motivi
centrali del pensiero di Colli è la rivendicazione dell'originalità/originarietà dei primi filosofi (o
meglio dei sapienti) come vedremo, ci si dovrebbe per lo meno aspettare da
parte di Colli una critica serrata
alla degenerazione rappresentata dalla moderna filosofia occidentale ( ed
effettivamente la critica c’è) e in particolare una
critica a Nietzsche
(c’è anche questa)
[23]
che
rappresenta (almeno secondo alcuni interpreti) l'estrema propaggine, la fine
della metafisica (heideggerianamente intesa). Per il momento mi limito a
questa considerazione: è opportuno ricordare
che, per quanto moderno e per
quanto inserito nel filone del pensiero occidentale da Platone in poi,
Nietzsche rimane pur sempre un pensatore "inattuale"
[24]
e
che dunque la sua appartenenza alla storia della filosofia occidentale è per
lo meno problematica; secondariamente posso soltanto ipotizzare ,per ora, che
ci siano delle ragioni nascoste (tutte da vedere) in base alle
quali l’accostamento, da parte di Colli,
Nietzsche/ filosofia antica, può essere chiarito
e giustificato: una “ragione”
ad es. potrebbe essere l'idea di classicità che accomuna i due, e che Colli
sviluppa sulle orme di Nietzsche, e cioè: per Nietzsche l'esser
classico si identifica con l'esser greco, che a sua volta rappresenta
l'identificazione di vita e conoscenza (e a tale identificazione tendeva
Colli con il suo pensiero). In ogni caso per
cercare di comprendere cosa si nasconde dietro allo sguardo che Colli
rivolge al passato, e perché per lui la filosofia antica (intesa come
tradizione, come passato tra-mandato) sia così importante, può essere utile
fare riferimento a due testi: La
nascita della filosofia e La
sapienza greca . In
particolare la prima contiene alcuni dei temi più cari a Colli, che
preliminarmente possono essere sintetizzati citando quanto scrive Giuliana
Lanata nella sua già citata nota: "valore negativo conferito alla parola
scritta (alla scrittura); avversione per lo spirito di sistema; diffidenza nei
confronti del metodo; sospetto per ogni forma di intellettualismo; La
nascita della filosofia (la
somiglianza del titolo con la Geburt nietzscheana è soltanto casuale?),
è un libretto di sole 116 pagine facilmente,
anzi piacevolmente leggibili, nelle
quali Colli tenta di riportare
alla luce quelle che nel linguaggio comune
vengono definite come "le
misteriose origini della filosofia greca"; per Colli, in realtà, non
c'è nulla di misterioso: la filosofia inizia con Platone, e da chiarire,
semmai, sono le origini della
sapienza.
A questo punto, per chiarire a che cosa Colli faccia riferimento con il
termine sapienza, è opportuno e necessario riportare un passo tratto da La
sapienza greca ; proprio all'inizio dei "Criteri dell'edizione"
Colli scrive: "Si tratta qui, con una nuova edizione, di documentare
in modo esauriente quella che di solito viene chiamata - con riduttiva
designazione cronologica - "la filosofia presocratica", ma che mi
sembra più pertinente denominare " la sapienza greca". Coloro
infatti le cui parole vengono qui raccolte erano chiamati "sapienti"
dai loro contemporanei, e ancora Platone li indica con tal nome. In quell'epoca
"sapienza" significava anche abilità tecnica, oppure saggezza della
vita(...) sapiente (...) era uno che possedeva l’eccellenza del conoscere
." (op.cit.,
p.9 ). Qui si chiarisce che cosa intenda Colli per sapienza, o meglio
ancora “chi” siano i sapienti senza (che
ci sia il bisogno di perdersi in lunghe, laboriose nonché noiose parafrasi).
Piuttosto
ci si dovrebbe chiedere a quale
scopo Colli operi questa distinzione ; per rispondere conviene rifarsi alle
ultime pagine de La nascita
della filosofia: "L'età
dei sapienti va contrapposta (...) e merita di essere
messa più in alto, rispetto all'età dei filosofi" (p.113).
Dunque l’intento è chiaro : si tratta di una netta presa di posizione
contro la filosofia “moderna” ,con la quale Colli intende ridimensionarne
le ambizioni nonché le presunzioni che ne hanno animato la storia. Del
resto se non avessimo interrotto precedentemente la lettura dell'incipit de La
sapienza greca avremmo fatto
la stessa scoperta , oltre a un'ulteriore preziosa precisazione metodologica,
riguardante il modo in cui ci si deve accostare al passato: "Tutto il
pensiero che viene dopo dipende in qualche modo dal pensiero di quei sapienti.
Sarebbe però un errore voler recuperare la sapienza greca attraverso quello
che ne ha detto la filosofia posteriore." (La sapienza greca,
p. 9 ). In questo passo la preminenza della "età dei sapienti" su
quella moderna è solamente accennata, sottaciuta, mentre ne La nascita
della filosofia è dichiarata
apertamente come già visto e come Colli ribadisce dopo poche pagine: “Ma quello che ci premeva di suggerire è che quanto precede la filosofia, il
tronco per cui la tradizione usa
il nome di “sapienza” e da cui esce questo virgulto presto intristito , è
per noi, remotissimi discendenti - secondo una paradossale inversione dei
tempi - più vitale della filosofia stessa.”
(p.116). Non
interessa tanto qui la
ricostruzione storica volta a chiarire le origini della sapienza, quanto
il riconoscimento: a) del
fatto che la filosofia rappresenta una "triste" degenerazione; b) della "superiorità" (per il momento dico così) degli antichi, dei
sapienti dell’antichità, della sapienza Presocratica in definitiva;
superiorità peraltro che era già stata
riconosciuta da Platone , nella misura in cui quest'ultimo " (...)
chiama la propria letteratura "filosofia" contrapponendola alla
precedente “sofia” .” (La nascita della filosofia, pp.110-111); il che equivale a dire che l'amore della sapienza sta più in basso
della sapienza stessa. Alla luce di quanto detto finora si chiarisce qual è
(o dovrebbe essere) la posizione del filosofo nei confronti del passato, il
cui compito consiste nel
riconoscere ciò che è stato detto e scritto
[25]
. Vanno
particolarmente messi in risalto due
elementi del pensiero di Colli che potrebbero tornare utili nel momento in cui
si passerà a Nietzsche:
1) il
valore negativo attribuito alla
parola scritta, tema che compare spesso nella produzione di Colli ; ad es.
nell'ultimo capitolo de La nascita della filosofia, il nono, intitolato
"Filosofia come letteratura" , dove viene trattato , con chiarezza
esemplare e tono divulgativo, in riferimento a due importanti
passi platonici (“fondamentali” li definisce Colli) :
il mito raccontato nel Fedro sull'invenzione
della scrittura e un passo contenuto nella Settima Lettera ; 2)
l'interpretazione della dialettica greca
[26]
come
essenzialmente (auto)distruttiva. Per quanto riguarda il problema della
scrittura mi limito a considerare tre
cose: *) la
parola scritta è falsificante per due motivi: perché ha perso il suo
carattere enigmatico , il suo essere originariamente enigma
[27]
,
cioè legato alla sfera religiosa, e perché segna un allontanamento
dall'immediatezza che per Colli è
invece una dimensione privilegiata; **) la
scrittura segna la fine della sapienza e insieme il destino della filosofia: “Dopo
la pubblicazione del Simposio , il destino della filosofia è
suggellato” (La natura ama nascondersi, p.301 ). L'espressione "contaminazione
letteraria" viene usata da Colli
proprio per indicare il processo in cui la sapienza tramonta in virtù
del suo non essere più trasmessa attraverso la parola pronunciata oralmente. ***) la
condanna della scrittura non è inappellabile: l'aforisma, ad es., è
risparmiato
[28]
. Per quanto
concerne la dialettica greca, invece, vale il presupposto enunciato da Colli
ne La nascita della filosofia : la ragione, e conseguentemente la
dialettica, nascono nella Grecia dei sapienti come discorso su qualcos'altro
,che non rischia di svuotarsi del suo significato autentico fintantoché viene
mantenuto il sostrato religioso ( e ciò è reso possibile dalla forma
enigmatica, come già detto). Secondo Colli l'approdo finale al quale giunge
il procedimento dialettico, la cui massima espressione è rappresentata da
Gorgia, è la mancanza di senso o l'impossibilità di conferire un senso. A
questo proposito sono utili alcuni passi tratti dalla
La ragione errabonda: “La dialettica è l’incidente,
<l’avventura e > la disavventura del pensiero greco, ciò che ha fatto
scalpore, e che, pur travisata, ha determinato tutto il pensiero teoretico
posteriore.” (§ 205,p.261). L'interpretazione
della dialettica è un tema (uno
dei tanti) che accomuna le riflessioni di
Colli e Nietzsche: quest’ultimo, com’è noto, aveva condannato la
dialettica socratica
[29]
(si pensi alle “stoccate” de La nascita della tragedia, o
al Crepuscolo degli Idoli, “Il problema Socrate” ) perché
responsabile della decadenza greca; Colli corregge l’impostazione nietzschiana sostenendo che la decadenza del pensiero inizia prima di Socrate,
e precisamente con Zenone di Elea (cfr. Dopo Nietzsche, p. 46). Secondo
Colli la dialettica scatena un
procedimento distruttivo che ha poi influenzato l'intera tradizione del
pensiero occidentale; distruttivo perché "qualsiasi
giudizio,nella cui verità l'uomo creda, può essere confutato" (La
nascita della filosofia, p.86). Tornando a
Colli, è soltanto con Filosofia
dell’espressione e con le
annotazioni diaristiche de La ragione errabonda, che si può entrare
nel vivo del suo pensiero , della sua
riflessione filosofica, meglio, mentre i testi dedicati alla Grecia possono
essere catalogati come filologici o per lo meno come filologicamente orientati
(questo vale soprattutto per La natura ama nascondersi e La sapienza
greca, anche se la filologia sembra soltanto un pretesto per occuparsi di
filosofia). La ragione errabonda mi sarà particolarmente utile
( e di fatto è il testo che ho consultato più attentamente) perché
in essa Colli affronta il pensiero di Nietzsche alla luce di alcuni temi,
oltre a quelli che accennati sopra
ai quali si è dedicato per tutta la vita. Se poi si volesse leggere questi
testi, come anche gli altri, alla luce di un unico pensiero fondamentale che
da solo, si dice riesca a
caratterizzare ogni pensatore , ci si dovrebbe rifare all’enorme stima e
alla considerazione rivolta al passato (in particolare quello greco). Ho
catalogato sbrigativamente Filosofia dell’espressione come
testo teoretico, ma in realtà, delle tre parti che costituiscono l’opera
soltanto la seconda (“Il riflusso”) è teoretica, segnatamente
per quanto riguarda la logica; l’ultima parte, che reca come titolo La ragione errabonda, è
dedicata ancora una volta alla Grecia, mentre la seconda parte (L’apparenza)
sembra essere il risultato di una contaminazione tra i temi trattati nelle
altre due parti (nonostante venga come prima). A parer mio il meglio del libro
lo si trova alla fine (cosa che del resto era già capitata con La natura
ama nascondersi il cui excipit
è semplicemente “The rest is silence”); nelle ultime
pagine di Filosofia dell’espressione trovano spazio una serie di
questioni, di tracce che meritano di essere riportate per intero:
“Da
ultimo una serie di domande senza disegno apparente, con risposte
adeguatamente ambigue.
[18]
Lettera di Cosima
Wagner , cit. in C.P. Janz, Vita di Nietzsche, vol. I, p.465. Gli
studi che seguono vogliono offrire un’interpretazione della filosofia
greca, ed attraverso ad essa di tutta la grecità (...) ”
,
(La natura ama nascondersi , pp.13-14). E dal secondo capitolo: “
(...) contenuto essenziale della nostra ricerca, che è penetrazione
filologica (...) ”., (La natura ama nascondersi , p.21). collaboratore
di Colli, usa i termini "solitario", “incomodo”,
"inattuale" e “inquietante” per
descriverlo, cfr. S. Barbera-G. Campioni, Giorgio Colli, p.11, ;v.
inoltre G. Anzalone-L. Minichiello, Lo specchio di Dioniso , Dedalo ;
Belfagor,
III, anno XLII, 31.5.1987
[21]
Colli
si è occupato , oltre che dei Presocratici, anche di Platone e Aristotele;
di quest’ultimo, ad esempio, curò la traduzione dell’Organon che
uscì nel 1955.
[22]
E
giapponese, cfr. K. Oishi, “ Nietzsche als Philologe in Japan”, in Nietzsche-Studien
, Band 17, 1988 , pp.315-335 e G. Parkes, Nietzsche and Asian Thought
, p.13.
[23]
Entrambe le critiche
,insieme all’apprezzamento per Nietzsche da parte di Colli, saranno
considerate nel terzo capitolo.
[25]
Il che mi pare
presenti una forte analogia con l’assunto della mistica, e cioè , tutto
è già dato e non resta altro che mettersi in ascolto.
Avrò modo di ritornare meglio sul problema del misticismo quando si
passerà all’interpretazione di Nietzsche ; va notato tuttavia che quello
dell'ascolto è un momento importante all’interno del pensiero di Colli;
come tema esso è affrontato in Filosofia dell'espressione .
[26]
Per capire come la
intenda Colli si veda il capitolo sesto e settimo de La nascita della
filosofia , dov’è distribuito l’argomento; ma ci si può rifare
anche a Filosofia dell'espressione, pp.159-195, pp.197-219; per la comprensione nietzschiana ,invece,
della dialettica vedi : Dopo Nietzsche, p.24,p.45,p.82,p.135; anticipo
che comunque la dialettica rimane qualcosa di positivo per Colli , cfr. La
ragione errabonda , § 344.
[27]
Per una definizione
compiuta di enigma ,oltre al capitolo de La nascita della filosofia
intitolato “Divinazione”, ci si può rifare a La ragione errabonda,
§ 739 : “L’enigma è il manifestarsi del divino nella sfera umana -
è l’orma dell’indicibile.” (p. 549) ; si vedano anche i frammenti
651, 728-733, 735, e 739 ; inoltre Dopo Nietzsche, p.47.
[29]
Secondo Nietzsche, è
Socrate ad aver indirizzato il “gusto greco” verso la dialettica,
attuando così un rivolgimento negativo all’interno della cultura greca ,
in quanto “l’avvento della dialettica significa l’avvento della
plebe”;cfr. anche Frammenti Postumi 1882-1884 7[229] ,in F.W.Nietzsche,
Opere, vol. VII, tomo I, parte I, p.296. |