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Il narratore e il personaggio
Appunti sulla narrativa di Alberto Moravia
Da Gli indifferenti a La vita interiore
La genesi de La vita interiore (24)
comincia nel 1968, quando Moravia progettò un romanzo breve intitolato
Operazione Oloferne. Alcuni studenti avrebbero rapito un industriale e
avrebbero chiesto alla moglie un riscatto al fine di finanziare il loro gruppo
eversivo. "La ragazza del gruppo - era già Desideria - andava a letto con
l'industriale: poi si presentava dalla moglie e chiedeva il denaro. La moglie
rispondeva: `Tenetevelo pure mio marito. Non lo sopporto: ho sempre pensato di
dividermi da lui. La vera proprietaria delle sue industrie sono io: lui è appena
un amministratore'". |
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Il romanzo, afferma Moravia, era "raccontato dall'esterno", era dunque in
terza persona. Quindi lo scrittore cambiò la situazione narrativa: "Pensai di
rovesciare la prospettiva: di interiorizzarlo": divenne in prima persona, l'io
narrante era evidentemente Desideria che, già a questo stadio della "Entstehung",
prendeva "a colloquiare con la Voce" (25).
In seguito il romanzo assunse una struttura dialogica: "la ragazza raccontava la
propria vita a qualcuno che non si sapeva bene chi fosse, - forse uno
psicoanalista." Infine subentrò la decisione definitiva: Desideria avrebbe
raccontato all'autore/narratore. |
Si passa dunque da una narrazione in terza persona ad una narrazione in prima
persona, e si perviene infine ad uno statuto narrativo in cui la narrazione in
prima persona viene incorniciata in un dialogo: di tipo narrativo (con un
personaggio che, anche se vago, sembra appartenere al mondo raccontato) e poi di
tipo, per così dire, "extranarrativo": con l'autore stesso.
Complessivamente il lavoro durò circa dieci anni per un totale di ben sette
stesure; la prima stesura del romanzo risale al 1971.
Il processo di genesi de La vita interiore attraversa quel periodo
estremamente complesso di storia italiana recente che va dal 1968 ai così detti
'anni di piombo', gli anni del terrorismo, gli anni in cui si chiude
definitivamente in Italia la vicenda della contestazione studentesca influenzata
dalla tradizione marxista (26).
Con una coincidenza estremamente significativa il romanzo esce nel 1978, anno
in cui le brigate rosse rapiscono e poi uccidono il presidente della Democrazia
cristiana, Aldo Moro (27).
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E in effetti, il rapporto fra La vita interiore, storia di una ragazza
di ambiente borghese che diventa terrorista ascoltando una "Voce" interiore, e
il momento storico italiano appare evidente, tanto da essere stato criticato da
qualcuno (28).
Anche da un punto di vista strettamente storico-letterario, la struttura
nuova e sperimentale del romanzo si richiama ad una precisa vicenda della
narrativa italiana. Il periodo che va dalla fine degli anni Cinquanta a verso la
fine degli anni Settanta vede l'evolversi della parabola della neoavanguardia e
del neosperimentalismo, caratterizzati dalla 'decostruzione' del romanzo, dal
tentativo di mostrare l'arbitrarietà di ogni narrativa portando al centro la
"finzionalità" della letteratura (29).
Ne La vita interiore la strategia che mira a 'decostruire' il romanzo
e a far emergere la "finzionalità" della narrativa viene realizzata mostrando
l'annullamento della funzione demiurgica del narratore e mettendo in primo piano
- pirandellianamente - la funzione del personaggio.
Si assiste ad una sorta di mise en abyme del rapporto fra narratore e
personaggio, la dove è il personaggio a detenere il primato della narrazione.
Inoltre, il porre - come prima si accennava - l'autore sullo stesso piano del
lettore, mostrando attraverso le domande dell'autore le domande stesse del
lettore, porta a collocare nella mise en abyme anche la figura del
destinatario, a mostrare `teatralmente' e dialogicamente quell'interattività fra
lettore e testo di cui ha parlato Wolfgang Iser (30),
quel lettore come strategia inscritta nel testo di cui ha parlato Umberto
Eco (31).
Insomma, La vita interiore si connota come una 'risposta' di Moravia
da una parte al terrorismo degli 'anni di piombo', dall'altra parte a tutte le
forme di sperimentalismo che caratterizzano la narrativa italiana a partire
dagli anni Sessanta (32).
L'aspetto più interessante tuttavia è il modo peculiare in cui questa
'risposta' si inserisce e si inquadra nel continuum di Moravia e da
questo trae la sua più intima e profonda ragione. È qui che si mostra come la
particolare struttura del romanzo abbia ben poco a che vedere con una passiva
accettazione delle mode culturali, ed è qui - soprattutto - che si concretizza
il profondo dialogo fra lo scrittore e il cittadino, fra gli interventi
impegnati dell'intellettuale (33)
ed i fantasmi dietro cui si perde l'artista.
(24) Le notizie sulla genesi del romanzo e tutte le
citazioni (si tratta sempre di parole di Moravia) provengono da: E. Siciliano,
op. cit., pp. 117-118. (torna su)
(25) L'idea della "Voce" venne a Moravia dalla lettura dei
verbali d'interrogatorio di Giovanna d'Arco: "Lessi per caso i verbali
d'interrogatorio di Giovanna d'Arco. Mi accorsi che le 'voci' che Giovanna
diceva di sentire hanno consentito che lei si trasformasse, in modo organico, da
contadinella in donna politica, una donna molto intelligente, molto consapevole
del proprio destino. Quanto a Desideria, l'introduzione della 'Voce' mi
permetteva uno sdoppiamento del personaggio: da una parte restava la ragazza
borghese, dall'altro si chiariva la sua violenza eversiva" (ivi, p. 118). (torna
su)
(26) Con il 1976 comincia la fase più convulsa di questo
periodo. Le elezioni politiche generali del 20 giugno di quell'anno segnano il
massimo, fino ad allora, successo elettorale del Partito comunista (12.620.509
voti contro i 14.211.005 della Democrazia cristiana). Il risultato fu la
formazione di un governo unitario presieduto da Giulio Andreotti e sostenuto
anche dal PCI.
Contro la politica 'collaborazionista' del PCI condussero nel 1977 una forte
opposizione i giovani e gli operai della così detta "area dell' "autonomia'",
"un movimento dai contorni politici ed ideologici imprecisi che si richiama al
marxismo rivoluzionario e che rifiuta sia sul piano politico e economico, ma
anche su quello culturale le istituzioni della società 'borghese' e cioè i
partiti, i sindacati, gli istituti giuridici, l'apparato produttivo e
distributivo, le istituzioni culturali, e infine il costume e la morale"
(Giuseppe Mammarella, L'Italia dalla caduta del fascismo ad oggi, Il
Mulino, Bologna 1978, p. 579).
La strategia degli "autonomi" tende a portare la lotta del proletariato e degli
studenti sul piano dell'azione violenta, "secondo la teoria che non esiste
potere politico senza potere militare. La strategia della P 38 (dal modello di
revolver usato sempre più frequentemente dai gruppi eversivi) porta gli autonomi
fuori dall'area della sinistra tradizionale in una funzione ausiliare a quella
dei gruppi terroristici" (ivi).
Per "sinistra tradizionale" è necessario intendere anche i gruppi della così
detta "sinistra extraparlamentare" (per es., il Partito di unità proletaria, che
ruota intorno al quotidiano "Il Manifesto", e poi il gruppo di Lotta continua,
ed altri), gruppi particolarmente legati al movimento studentesco del 1968.
Proprio la crisi di questi gruppi, confermata del resto alle elezioni del 20
giugno, è significativa, e meriterebbe di essere studiata a fondo per capire
come dal movimento del '68 si giunse all' 'opposizione armata' rappresentata
dalle brigate rosse. Questi riferimenti storici sono naturalmente indispensabili
per comprendere La vita interiore. - Per un quadro storico di questo
periodo e per la relativa bibliografia, rinvio al già citato volume di
Mammarella. Per quanto riguarda il movimento del '68, interessante perché
scritto da uno dei protagonisti è: Mario Capanna, Formidabili quegli anni,
Rizzoli, Milano 1988. (torna su)
(27) "[...] correggevo le bozze della Vita interiore
in quel mese d'aprile del '78 durante il quale Moro era prigioniero delle
brigate rosse. [...] leggevo delle montagne di giornali in cui si parlava a
fondo dell'argomento del mio romanzo e cioè del terrorismo. Argomento che avevo
cominciato a trattare sette anni prima, nel 1971" (A. Moravia - A. Elkann, op.
cit, p. 267). (torna su)
(28) Giancarlo Pandini (Invito alla lettura di Moravia,
Mursia, Milano 1975-1985, p. 114) ha scritto: "[...] qui si sente allora il
Moravia saggista, polemico, presenzialista nei dibattiti politici, il Moravia
delle interviste e dei manifesti firmati, precisamente lo stregone della cultura
dominante." (torna su)
(29) Cfr. lo studio di Angela Ferraro, La ricerca degli
anni Ottanta tra istanze metanarrative e neofigurative, in AA. VV., Da
Verga a Eco, Tullio Pironti Editore, Napoli (non viene indicata la data di
pubblicazione; l'introduzione, tuttavia, è datata maggio 1989, e vi si dice che
il volume raccoglie i contributi di un gruppo di ricerca che ha lavorato presso
la cattedra di Storia della critica letteraria dell'Università di Napoli), pp.
485-627.
Giustamente la Ferraro sostiene che la sua indagine scongiura il pregiudizio
corrente secondo cui lo sperimentalismo si sarebbe estinto con gli anni
Sessanta, in realtà: "L'esposizione esplicita nel flusso narrativo del suo
elemento fittizio costituisce il trait d'union" della narrativa degli
anni Settanta e degli anni Ottanta con la produzione degli anni precedenti (pp.
485-86).
Si veda anche la riflessione di U. Eco su sperimentalismo e avanguardia nei suoi
saggi: Il gruppo 63, lo sperimentalismo e l'avanguardia e Il testo, il
piacere, il consumo, in Sugli specchi e altri saggi, Bompiani, Milano
1985.
Infine si consideri il saggio di M. Corti, Neosperimentalismo, in Il
viaggio testuale. Le ideologie e le strutture semiotiche, Einaudi, Torino
1978, pp. 131-166.
Da non dimenticare, inoltre, che a partire dal 1968 il movimento studentesco
mette sempre più sotto accusa la narrativa tradizionale, si ha un rimescolamento
delle carte ("[...] il Sessantotto ha prodotto dei giochi di riallineamento, ha
rovesciato antiche alleanze, ha persino sanato le ferite di tante battaglie", U.
Eco, Il gruppo 63, lo sperimentalismo e l'avanguardia, cit., p. 99), si
passa da una letteratura del rifiuto ad un rifiuto della letteratura (cfr. Gian
Carlo Ferretti, La letteratura del rifiuto e altri scritti, Mursia,
Milano 1968-1981). (torna su)
(30) W. Iser, Der Akt des Lesens, Wilhelm Fink
Verlag, München 1976. (torna su)
(31) U. Eco, Lector in fabula, cit. (torna
su)
(32) Per certi aspetti La vita interiore è una
continuazione del romanzo L'attenzione, con cui nel 1965 lo scrittore si
era misurato con la neoavanguardia. (torna su)
(33) Gli interventi di Moravia sul terrorismo sono raccolti
in A. Moravia, Impegno controvoglia. Saggi, articoli, interviste:
trentacinque anni di scritti politici, a cura di Renzo Paris (l'introduzione
è costituita da "Sedici domande di Paris a Moravia"), Bompiani, Milano 1980; per
quanto riguarda la polemica contro la neoavanguardia, si legga A. Moravia,
Illeggibilità e potere, in "Nuovi Argomenti", 1967, nn. 7-8. (torna
su)
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