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Il narratore e il personaggio
Appunti sulla narrativa di Alberto Moravia
Da Gli indifferenti a La vita interiore
La struttura de La vita interiore (15) è decisamente
atipica (16). Se ne
consideri l'incipit:
Desideria: Il mio nome è Desideria. E ho avuto una Voce.
Io: Una Voce? Quale Voce?
Desideria: Ti risponderò con il passaggio di un libro.
Io: Quale libro? (17)
Il romanzo continua così - in forma di interrogatorio che spesso diventa un
vero e proprio dialogo fra IO (l'autore/narratore [18])
e il personaggio di Desideria - sino alla fine, quando Desideria, che per prima
si è rivolta ad IO, interrompe bruscamente il suo racconto.
La vita interiore si articola, dunque, su due
livelli (19): il primo livello costituisce una
sorta di cornice che `rappresenta', in forma neutrale, il dialogo fra
narratore e personaggio (20);
il secondo livello,
strettamente narrativo, è il racconto del personaggio. Il piano narrativo
è costituito da una "Ich-Erzählsituation" con Desideria quale "Ich-Erzählerin",
il cui racconto viene sollecitato e frammentato dagli interventi del
narratore. Ne deriva uno statuto molto particolare della situazione
narrativa complessiva del romanzo. Si pensi per un attimo alla tipologia
dei rapporti fra narratore e personaggio che Gérard Genette ha
tracciato, riprendendo uno schema di Tzvetan Todorov: |
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Narrateur > Personnage (où le narrateur en sait plus que le personage, ou
plus précisément en dit plus que n'en sait aucun des personnages); [...]
Narrateur = personnage (le narrateur ne dit que ce que sait tel personnage)
[...] Narrateur < Personnage (le narrateur en dit moins que n'en sait le
personnage) [...] (21)
Ne La vita interiore abbiamo una particolare forma del terzo tipo: il
narratore - IO - è presente nel "discorso", ma è assente dalla "storia" (22) e,
proprio per questo motivo, ne sa istituzionalmente meno del personaggio, può
certo esprimere, e talvolta lo fa, il suo punto di vista, ma di fronte ad un
personaggio completamente autonomo, che per primo gli ha rivolto la parola, che
egli deve interrogare e dal quale alla fine non avrà più risposta.
Di qui la
peculiarità della situazione narrativa: IO non racconta nulla, è l'immagine
dell'autore/narratore inserita nella cornice extranarrativa. Chi svolge
effettivamente la funzione di narratore è il personaggio; IO svolge la funzione
di "narratario" (23), di destinatario, interno al testo, della narrazione, ma si
tratta del destinatario interno al "discorso", alla cornice extranarrativa, non
interno alla "storia", reale narrazione, giacché IO non fa parte della storia
raccontata da Desideria. Dunque, lo statuto di IO si avvicina moltissimo a
quello del lettore: IO ne sa quanto il lettore, rivolge spesso domande che il
lettore stesso potrebbe voler rivolgere per capire meglio il personaggio e la
sua storia.
(15) Citerò dalla seguente edizione: A. Moravia, La vita
interiore, Bompiani, Ia edizione "I Grandi", Milano 1981 (torna su)
(16) Moravia stesso ha parlato di "struttura particolare del
romanzo, molto complicata e del tutto nuova" (A. Moravia, Breve Autobiografia
letteraria, in A. Moravia, Opere 1927-1947, a cura di Geno Pampaloni, Classici
Bompiani, Milano 1986, p. XXVI). (torna su)
(17) A. Moravia, La vita interiore, cit, p. 11. (torna su)
(18) È notissima in narratologia la distinzione fra "autore
reale", inteso come precisa figura storica, e "narratore" "colui che narra, in
quanto inscritto nel testo" (Gerald Prince, Dictionary of Narratology,
University of Nebraska Press, 1987; trad. it. di Isabella Casabianca - da cui
qui si cita - Dizionario di narratologia, a cura di Annamaria Andreoli, Sansoni,
Firenze 1990, p. 85), vale a dire "il ruolo che l'autore escogita e fa assumere
al suo delegato interno" (Marcello Pagnini, Pragmatica della letteratura, Sellerio, Palermo 1980, p. 29). Ne
La vita interiore Moravia tende a
rappresentare il narratore come controfigura dell'autore stesso, il libro
infatti è aperto dalla seguente nota: "Questo romanzo è un'intervista che il
personaggio indicato con il nome di `Desideria' ha concesso all'autore indicato
con il pronome `Io' durante i sette anni che è durata la stesura del libro. Come
tutti i personaggi, Desideria non è raccontata dal romanziere bensì gli racconta
se stessa." (torna su)
(19) Tengo presente la distinzione in livelli diegetici
(racconto primo, racconto secondo, e così via) proposta da Gérard Genette,
Figures III, Seuil, Paris 1972, p. 238 e sgg. (torna su)
(20) Con Seymour Chatman (Story and Discourse, Cornell U.P.,
Ithaca-London 1978, trad. it., cui qui si fa riferimento, a cura di Elisabetta
Graziosi, Pratiche Editrice, Parma 1981, p. 154) si può dire che è questo uno
dei casi in cui il lettore ha l'impressione della "`presenza diretta' allo
svolgersi dell'azione", cioè qui allo svolgersi dell' 'intervista'. (torna su)
(21) G. Genette, Figures III, cit., p. 206. (torna su)
(22) Riprendo la distinzione, ormai classica in narratologia,
fra "discorso" e "storia": "Au niveau le plus général, l'ouvre littéraire a deux
aspects: elle est en même temps une histoire et un discours. Elle est histoire,
dans ce sens qu'elle évoque une certaine réalité, des événements qui seraient
passés, des personnages qui, de ce point de vue, se confondent avec ceux de la
vie réelle. Cette même histoire aurait pu nous être rapportée par d'autres
moyens; [...]. Mais l'oeuvre est en même temps discours: il existe un narrateur
qui relate l'histoire; et il y a en face de lui un lecteur qui la perçoit. A ce
niveau, ce ne sont pas les événements rapportés qui comptent mais la façon dont
le narrateur nous les a fait connaître. Les notions d'histoire et de discours
ont été définitivement introduites dans les études du langage après leur
formulation catégorique par E. Benveniste." Così T. Todorov, Les catégories du
récit littéraire, in "Communications", 8, 1966, p. 126. Cfr. anche S. Chatman,
op. cit. (torna su)
(23) Il concetto di "narratario", quale destinatario
interno, fittizio del racconto, è stato introdotto nella narratologia e nella
semiotica del testo da G. Prince (Notes towards a Categorization of Fictional "Narratees",
"Genre", 4, 1971, pp. 100-105; Introduction à l'étude du narrataire, "Poétique",
4, 1972; cfr. S. Chatman, op. cit., p. 157, e n. 7, e Angelo Marchese,
L'officina del racconto. Semiotica della narratività, Mondadori, Milano 1983, p.
77) e da G. Genette (Figures III, cit. pp. 227 e 265-267). Il concetto nasce
dalla necessità di distinguere fra `destinatario interno' e `recettore esterno'
(cfr. M. Pagnini, op. cit., p. 57) del testo narrativo, necessità avvertita da
più di uno studioso, da Barthes a Iser a Eco (cfr. ivi, nota 1). - La presenza
di un autore fittizio rende naturalmente diretta la presenza del narratario (ha
osservato Genette: "M. de Renoncour et Crusoe sont des narrateurs-auteurs, et
comme tels ils sont au mme niveau narratif que leur public, c'est-á-dire vous et
moi", Figures III, cit. pp. 239-240); nel nostro caso è proprio la presenza
marcata di un personaggio/narratore che rende diretta la presenza di un narratario che, paradossalmente, è l'autore del romanzo. (torna su)
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