Entrando dalla porta principale, troviamo, a destra, sopra l'acquasantiera, una lapide funeraria del 1650, dedicata a un nobile cesenate; appena sotto una scultura in porfido raffigurante una piccola testa di Gesù.
Poco più a sinistra, addossata al muro della facciata, vi è una statua marmorea di Sant'Antonio abate, dei primi anni del '500, proveniente da altra chiesa cittadina.
Voltandoci verso la navata, vediamo una scultura lignea, eseguita a Bologna nel 1626, raffigurante il Crocifisso detto di San Zenone, qui trasportato dall'omonima chiesa cesenate.
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Sopra l'arco si può notare uno degli stemmi gentilizi dei Malatesta.
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I personaggi del complesso marmoreo (che raffigura, per così dire, la parte absidale d'un tempio, alle cui due finestrelle rotonde s'affacciano due angeli) sono, al centro, il Cristo, avvolto in una sindone, col calice in mano; a sinistra il Battista, che indica con la mano l'Agnello di Dio, e a destra l'apostolo Giovanni, che tiene in mano il Vangelo e l'Apocalisse (ai piedi dell'apostolo il suo simbolo: l'aquila). Evidente è il riferimento a una iconografia di tipo cristologico.
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Ai lati, in ginocchio, il committente don Carlo Verardi (1) (arcidiacono) e suo fratello Camillo, a sinistra.
I pilastri sono adornati da candelieri con motivi floreali, delfini, spighe e cornucopie.
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La grande trabeazione frontale dell'inquadratura è sorretta da due lesene con candelabri.
Due angeli in bassorilievo tengono assicurato con le mani l'arco del tempietto.
Nei fianchi dei pilastri vi sono uccelli, mostri, figurazioni mitologiche, fra cui, sulla destra, un'araba fenice. Il complesso marmoreo è stato restaurato negli ultimi mesi del 1995.
Passando nel fondo della navata, si noterà un bassorilievo marmoreo del 1991, dedicato al vescovo Augusto Gianfranceschi, in veste di pastore, liturgo e costruttore.
Adiacente alla ex-cappella di S. Tobia, eretta nel 1528, si noterà che è stato ricavato un incavo per l'organo, inaugurato nel 1898 e restaurato negli anni 1990-91.
Attualmente si sta restaurando la ex-cappella di S. Tobia, che verrà adibita a Museo d'arte sacra.
[1] Don Carlo Verardi fu segretario di vari pontefici e canonico della Cattedrale. Esperto di teologia e di altre discipline, pubblicò alcune opere letterarie. Morì a Roma, in esilio, dopo essersi opposto a Cesare Borgia. Anche il fratello Camillo, per la stessa ragione, morirà esule a Rimini.