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Il Rinascimento iTALIANO
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LEONARDO DA VINCI

Dario Lodi
Quando Leonardo, allontanato da Firenze forse perché figlio illegittimo e certo
perché non allineato all’accademismo di Lorenzo il Magnifico, si presentò a
Lodovico il Moro, lo fece come ingegnere militare, esperto di canalizzazioni
idriche, regista di feste e, solo alla fine della lettera, e quasi per caso,
“anco pittore”. A Milano rivoluzionerà il mondo dell’arte, coniugando la
praticità meneghina con l’idealismo umanistico. Sarà il secondo a trionfare,
aiutando a creare il futuro dell’intera umanità.
Adorazione dei Magi, olio su tavola, 1481-82, cm. 246x243,
Galleria degli Uffizi, Firenze
Un’estasi improvvisa, meravigliosa, magica. La divinità è finalmente
visibile all’uomo comune. L’intero ambiente si anima, si compone in modo
ideale. L’artista esegue, guidato dalla rivelazione, dallo stupore di
una realtà che è scoperta inaspettata. Troppo grande il senso del divino
e miracolosa la composizione di un tutto sentito come realtà
indispensabile. |
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Vergine delle rocce, olio su tavola, 1483-1486, cm. 199x122,
Louvre, Parigi
Tutto è sospeso, ma non c’è attesa. Il fenomeno sacro è già avvenuto
nella semplice esposizione di figure e di gesti solenni. Ma Leonardo non
si sofferma sulla solennità, non la celebra, non la osanna. Preferisce
la contemplazione, il miracolo che avviene sotto i suoi occhi e che
sgorga dalle sue mani: egli è riuscito a dipingere la divinità, il senso
divino, quasi come fosse cosa umana. Il mondo intero è colpito
dall’esito e lo accoglie con amore. |
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Dama con l’ermellino, olio su tavola, 1488-1490, cm.
54,8x40,3, Museo Czartoryski, Cracovia
La ragazza tiene in mano saldamente un ermellino (più verosimilmente un
furetto). L’animale ha un aspetto minaccioso, ma in fondo si rassegna
alla docilità. Lo costringe una mano eccessiva, forse simboleggiante il
potere femminile sulle cose. E’ un potere assoluto che piega a sé anche
la forza bruta. Tutto si addolcisce sul grembo di una donna. Tutto, dai
sogni alla realtà. Leonardo lo rileva con sottile dolcezza e con
vibrante sensibilità. |
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Ultima cena, tempera grassa su intonaco, cm. 460x880,
1494-1498, S. Maria delle Grazie, Milano
La scena è movimentata. Ogni apostolo ha il proprio carattere. Gesù, al
centro, non è attento alle discussioni, lontane dalla sua intelligenza
spirituale, ma è concentrato su una sorta di presagio: sarà tradito e la
sua missione svilita. Leonardo non ne fa una questione filosofica – egli
è un neoplatonico in maniera diretta, non accademica – ma pone un
problema morale di grande intensità. Lo scenario, essenziale, è consono
alla finalità dell’intervento. Lo spirito del grande artista toscano è
nella sofferenza sottotraccia che accompagna ogni linea del dipinto. |
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La Scapigliata, terra ombra, ambra inverdita e biacca su
tavola, 1508 circa, cm. 24,7 x 21, Galleria Nazionale, Parma
E’, con ogni probabilità, fra gli studi dei moti dell’animo che Leonardo
perseguì sempre con estrema passione. Straordinaria la cura nella
rappresentazione del volto, qui veramente specchio dell’anima. Una
delicatezza senza pari, sentita e proposta come ideale di bellezza
interiore che brilla esteriormente in modo impeccabile. Leonardo sa il
segreto dell’essere profondo e vuole raggiungere quello ancora più
intimo: la vita nella sua essenza, l’essere nel suo vivere. Lo sguardo
non è mesto, è assorto su una verità appena scoperta. |
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Gioconda, olio su tavola, cm. 77x53, 1503-1514, Louvre Parigi
Il paesaggio sembra trasognato, ma vi prevale la razionalità. La Natura
è ordinata per mano dell’uomo perché sia degna del pensiero divino. Così
vuole il vero Umanesimo, vuole l’uomo in contemplazione di un mondo che
ammira e apprezza. In primo piano, il volto della Gioconda esprime una
piena soddisfazione di sé. L’umanità, tramite lei, riesce a evidenziare
la consapevolezza del proprio essere e il piacere sottile di viverlo. |
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S. Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnellino, olio su
tavola, cm. 168x130, 1510-1513, Louvre Parigi
Il volto sereno di S. Anna vigila sulla Madonna che amorevolmente
soccorre il Bambino, alle prese con un piccolo agnello ribelle. Tutto
avviene in modo rassicurante. L’agnello tenta di sfuggire e allo stesso
tempo accetta la presa divina. Leonardo, attraverso il piccolo agnello,
sembra simboleggiare la personalità umana che, ai suoi tempi, è tesa
verso il riconoscimento del valore spirituale, ma che non si sente
ancora all’altezza di apprezzarlo sino in fondo. Il ragionamento ha
carattere sentimentale e tratta dell’assoluto, soavemente, poeticamente. |
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Dello stesso autore:
- Fatti e misfatti, 2011, Prospettiva Editrice
- La rivoluzione cristiana,
2010 Prospettiva Editrice
-
Dentro
la storia, 2010, Mjm Editore
- Variazioni sul tema, 2009 Prospettiva Editrice
- Magazzino 51 (ebook),
Note a margine,
Notte senza fine,
Poesie per un attimo (Novantuno Virgole su un Punto)
- Dentro la pittura, ed. Abel (ebook)
- Il problema dell'equilibrio, ed. Abel (ebook)
-
Scrittori del '900 (e dintorni)
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