|
SULLA FORMAZIONE DELLE MONARCHIE NAZIONALI
I - II -
III -
IV
Durante tutto il 1200 il declino dell'Impero e del papato (che
aspiravano all'egemonia universale) si era manifestato parallelamente al
rafforzamento delle monarchie accentrate e assolutistiche in Francia,
Inghilterra e Spagna, mentre la situazione politica in Italia, Germania,
Europa settentrionale e orientale, continuava a presentare i caratteri
di una marcata frammentazione del potere.
Il consolidarsi delle grandi monarchie si manifestò attraverso il
ridimensionamento del potere della grande nobiltà, l'ascesa di nuovi ceti (borghesia e
piccola nobiltà), l'ampliamento della base territoriale della corona, la
centralizzazione amministrativa, il potenziamento dell'organizzazione fiscale,
la formazione di eserciti permanenti (non mercenari né dipendenti dalle
disponibilità dei feudatari) e l'aumento delle spese militari dovuto
all'impiego massiccio dell'artiglieria, la formazione infine di una lingua
nazionale. Le monarchie ottennero il controllo esclusivo del diritto di battere
moneta, poterono riscuotere imposte indirette (dazi doganali, tasse sui prodotti
di prima necessità), introdussero anche forme d'imposizione diretta (pratica
sconosciuta nel Medioevo. Si ricordi che secondo la tradizione medievale il re
poteva trarre i propri mezzi finanziari solo dalle terre di sua diretta
proprietà).
Il XVI sec. può dunque essere considerato il secolo in cui in Europa,
per la prima volta, il capitalismo può avvalersi di uno Stato nazionale
ed espandersi al di fuori dei propri confini. Principale protagonista di
questa espansione fu in quel momento la Francia.
FRANCIA. Dopo la deposizione di Carlo il Grosso (887) e la fine della
dinastia carolingia, i maggiori signori feudali elessero re di Francia Ugo Capeto (987), il quale iniziò la nuova dinastia dei Capetingi in un territorio
compreso tra Parigi e Orléans. Ma con la fine
della dinastia carolingia si fa iniziare il processo europeo di formazione dei
regni nazionali, in quanto i feudatari francesi e tedeschi che deposero Carlo il
Grosso, stabilirono che ogni regione avrebbe dovuto provvedere a sé con
governanti propri. L'ideale del Sacro romano impero si spostò dalla Francia
alla Germania, coinvolgendo in parte anche l'Italia.
- La Francia ha iniziato a porsi seriamente il problema dell'unificazione
nazionale con Filippo II Augusto (1180-1223), che con la battaglia di
Bouvines (1214), la prima in Europa tra monarchie cattoliche, ebbe la
meglio sugli inglesi di Giovanni Senza Terra, sui sassoni di Ottone IV di
Brunswick e sul conte Ferdinando di Fiandra: col trattato di Chinon riuscì
ad avere il controllo sui territori di Angiò, Bretagna, Maine, Normandia e
Turenna. Non dimentichiamo che i territori rivendicati dagli inglesi
andavano dalla Normandia sino ai Pirenei, nella parte occidentale della
Francia.
- Con Filippo IV il Bello (1285-1314) ha inizio la cattività avignonese
della chiesa romana (1309-77), con cui la Francia s'impone nettamente sulle
pretese teocratiche del papato.
- Coi figli di Filippo IV si estingue la dinastia capetingia e, a causa
della successione dinastica, contesa dagli inglesi, scoppia la
guerra dei Cento anni (1337-1453), con cui la Francia cacciò gli inglesi dal suo
territorio, diventando una grande nazione. La contesa dinastica era dovuta al
fatto che il
re inglese Edoardo III era nipote
dell'ultimo re capetingio. La guerra sarà vinta dalla monarchia francese
solo dopo che questa riuscì a convincere il partito borgognone di Carlo il
Temerario (che mirava a costituire uno Stato indipendente nella Francia
nord-orientale) a rompere l'alleanza con gli inglesi. Eroina nazionale fu
Giovanna d'Arco.
- I territori rimasti da conquistare dopo la guerra dei Cent'anni erano: Ducato di
Savoia, Rossiglione (appartenente agli Aragonesi), Artois e Franca Contea
(appartenenti agli Asburgo), Alsazia e Lorena (appartenenti al Sacro romano
impero germanico), regno napoletano (già appartenuto agli Angioini e ora in
mano agli Aragonesi), il porto di Calais (appartenente ancora agli inglesi).
La Francia voleva anche controllare il Ducato di Milano, per l'appoggio
offerto agli Sforza, e, attraverso Milano, anche Genova, che disponeva
ancora di una enorme flotta navale.
- Dopo la sottomissione alla monarchia dei territori del sud, del ducato
di Borgogna e della Bretagna, la Francia aspira a dominare l'intera Europa.
Di qui la lotta contro gli Asburgo spagnoli (imparentati con quelli
austriaci), l'alleanza coi turchi e il tentativo di consolidare la
frantumazione politica della Germania.
- Attorno a sé la Francia aveva Stati troppo piccoli per poterla
impensierire, come per esempio quelli italiani, benché economicamente forti
in quanto già borghesi (lo Stato della chiesa era un caso a parte, in
quanto, pur essendo feudale, era in grado di realizzare delle leghe tra
principati italiani e Stati esteri e lo farà anche, vittoriosamente, contro
la Francia); oppure aveva stati feudali che, sebbene geograficamente enormi,
come per esempio il Sacro romano impero germanico, non erano in grado di
impedirle di esercitare un ruolo egemonico nell'Europa continentale: essi vi
riusciranno solo perché unendosi alla Spagna controriformista e
colonialista, potevano avvalersi di un enorme apporto finanziario in oro e
argento proveniente dal continente americano. Quanto all'Inghilterra, benché
fosse divenuta borghese, era ancora troppo sconvolta dalla guerra dei
Cent'anni (1337-1453) e dalla guerra civile delle Due Rose (1455-85) per poterla minacciare.
- Carlo VII, per abbattere il potere della nobiltà (Carlo il Temerario
era il più potente feudatario di Francia), aveva ripreso l'alleanza col Terzo Stato
(borghesia), e rafforzato l'esercito e la burocrazia. La monarchia francese era in
grado di riscuotere una serie di imposte senza l'autorizzazione degli Stati
Generali, disponeva di funzionari statali addetti alle amministrazioni
finanziarie e giudiziarie, poteva imporre una coerenza più stretta fra politica
ecclesiastica e interessi francesi, aveva costituito l'esercito più numeroso
d'Europa. Carlo VII emana la Prammatica Sanzione nel 1438 con cui il re
interferisce nella scelta dei vescovi e abati e nell'assegnazione dei
benefici ecclesiastici e fa così nascere la chiesa gallicana
cattolica.
- Con Carlo VIII la Francia scese in Italia nel 1494 per cercare
di riprendersi il Mezzogiorno, che il papato aveva concesso agli Angioini in
lotta contro i successori di Federico II di Svevia, prima che se ne
impadronissero gli Aragonesi (1302-1442), ma contro la potenza
asburgico-spagnola, enormemente arricchitasi dopo la conquista del
continente americano non vi fu nulla da fare e, con la pace di
Cateau-Cambresis (1559), la Francia esce sconfitta dall’Italia, anche se
ottiene che l'impero di Carlo V venga diviso tra il figlio Filippo II e il
fratello Ferdinando.
- Dopo la Riforma protestante (1517), il 20% dei francesi divenne calvinista
(specie nel Sud rurale). Dal 1562 al 1592 il Paese conobbe otto guerre di
religione. Il momento più tragico fu la strage di migliaia di ugonotti
(calvinisti) a Parigi nel 1572. Dopo questa strage cominciò a farsi strada
l'idea che alla base della legittimità del potere regio doveva esserci non solo
il diritto divino ma anche il consenso popolare, per cui non si escludeva il
regicidio. Tuttavia, Enrico IV di Borbone garantì agli ugonotti coll'Editto di
Nantes (1598) la libertà di culto, la possibilità di svolgere funzioni
pubbliche, ecc. Certamente questa dilaniante guerra di religione al proprio
interno favorirà lo spadroneggiare della Spagna in Europa e il rafforzarsi
dell'Inghilterra come potenza navale e coloniale.
- Dopo la sottomissione alla monarchia dei territori del sud, del ducato
di Borgogna e della Bretagna, la Francia aspira a dominare l'intera Europa.
Di qui la lotta contro gli Asburgo spagnoli (imparentati con quelli
austriaci), l'alleanza coi turchi e il tentativo di consolidare la
frantumazione politica della Germania. Questo progetto porterà alla
guerra dei Trent’anni (1618-48), con cui la Francia imporrà un proprio
ramo, i Borbone, sul trono spagnolo, impedendo alla Spagna l’alleanza con
l’impero asburgico.
INGHILTERRA. La storia dell'Inghilterra si può dividere nei seguenti periodi:
- normanno (1066-1135), iniziato con Guglielmo il Conquistatore;
- Plantageneti
(1154-1399), imparentati non solo coi Normanni ma anche con gli Angioini, che combatterono contro la nobiltà feudale
inglese, ma senza successo.
Anzi, con la Magna Charta Libertatum (1215), dopo la sconfitta del re
Giovanni Senza Terra nella battaglia di Bouvines (1214) contro la
Francia e il papato, la nobiltà inglese riesce ad ottenere il
regime monarchico costituzionale e con le Provvisioni di Oxford (1258) ottiene
il Parlamento, che si divide in Camera Alta (LORD = nobili e alto clero) e
Camera Bassa (COMUNI = borghesia e piccola nobiltà);
- Lancaster (1399-1461),
che cercarono di trasformare l'Inghilterra da Stato agricolo a Stato
commerciale-industriale, ma la nobiltà vi si oppose con successo, anche perché
sotto i Lancaster l'Inghilterra volle affrontare la guerra contro la
Francia, dopo la fine della dinastia capetingia, e siccome la
guerra, durata un secolo (1337-1453), venne persa, i Lancaster
dovettero fronteggiare una guerra civile interna contro la dinastia
York. Dopo questa guerra gli inglesi rinunceranno definitivamente ad
avere ambizioni territoriali nel continente europeo.
- L'Inghilterra si costituì in grande monarchia nazionale dopo la
guerra
delle Due Rose (Bianca = York e Rossa = Lancaster) che rifletteva la lotta tra
Corona e Parlamento (1455-85). La guerra fu causata da contese dinastiche, ma la
motivazione economica principale dipese dalla rivalità tra borghesia (che
appoggiava la Corona) e la nobiltà (che, rovinata dalla guerra dei Cent'anni,
cercava di ottenere dalla monarchia privilegi maggiori. Il Parlamento serviva
appunto alla nobiltà per controllare il re, il quale, per questa ragione,
cercava di convocarlo il meno possibile).
- La guerra si concluse con la vittoria dei Lancaster, che posero sul trono
Enrico VII (1485-1509), fondatore della dinastia dei Tudor. L'anno dopo, in
segno di pacificazione, Enrico VII sposò Elisabetta, della casata di York. Il
re tolse al Parlamento molte funzioni, confiscò alla grande nobiltà molte
proprietà (vendendole alla piccola e media borghesia), fece alcune riforme
amministrative appoggiandosi alla piccola nobiltà. L'Inghilterra cominciò a
diventare una nazione commerciale e industriale.
- Con Enrico VIII (1509-1547) la corona inglese si allontana dalla chiesa di
Roma e istituisce una chiesa anglicana di stato con a capo lo stesso re (senza
toccare i dogmi cattolici). Buona parte dei redditi degli ecclesiastici passò
alla corona con la riscossione delle decime e la secolarizzazione dei latifondi.
L'Inghilterra, soprattutto con Elisabetta I (1558-1603), cercherà di essere
molto accorta in materia di politica religiosa, al fine di evitare inutili
guerre intestine: da un lato appoggerà apertamente i protestanti, dall'altro
eviterà di perseguitare i cattolici. Sotto questa regina si ha la distruzione
della flotta navale spagnola (1588), che segna l'inizio del declino
della Spagna sui mari.
- Con la morte della regina Elisabetta l'Inghilterra piomba in una
lunga guerra civile, causata dalla dinastia Stuart, che la porterà
alla rivoluzione del 1688.
- L'Inghilterra inizia per prima lo sviluppo capitalistico industriale
sulla base dell'unificazione nazionale. La conseguenza principale di questo
fu la guerra contro Spagna e Olanda per avere il controllo delle rotte
commerciali verso i paesi meno sviluppati e per il dominio dei mari.
SPAGNA. La storia della Spagna si può dividere in due
periodi: 1) dominazione araba (711-1212), che dopo il 1212 riuscì a conservare
solo il regno di Granata: il resto venne riconquistato dai cristiani di Spagna;
2) dominazione cristiana (1212-1492), in cui la Spagna presenta quattro regni: Navarra,
Portogallo, Castiglia e Aragona.
- Dei quattro regni, il Portogallo del sovrano Enrico il Navigatore
(1394-1460) sarà impegnato in imprese marinare
sull'Atlantico (1): il suo obiettivo era quello di raggiungere le Indie navigando
lungo le coste africane; la Castiglia-Navarra rimasero aristocratico-militari,
soggette all'anarchia nobiliare; l'Aragona diventerà più borghese, interessata
al Mediterraneo (voleva togliere a Genova e Venezia il monopolio del commercio
con l'oriente). La monarchia aragonese infatti s'impadronì della Sicilia dopo 20 anni di guerra contro gli
Angioini francesi (guerra del Vespro: 1282-1302),
Sardegna (metà '300) e regno di Napoli (1442), ma trascurò la politica
interna, per cui, a unificazione avvenuta, l'egemonia passerà alla Castiglia.
- L'evento decisivo per la formazione della monarchia nazionale spagnola fu
il matrimonio tra Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia (1469). Questa
monarchia riuscì a reprimere l'anarchia feudale, ottenere l'appoggio della
borghesia, evitando di convocare le Cortes (Stati Generali, dove la nobiltà
poteva esercitare ampi poteri), riconquistare nel 1492 l'ultimo territorio rimasto in
mano araba (regno di Granata). Si avvalse anche dello strumento
dell'Inquisizione (1478) per punire il nemico della fede cristiana e il ribelle
politico. Tuttavia le persecuzioni contro gli arabi (ottimi agricoltori) e gli
ebrei (attivi commercianti) finì per danneggiare l'economia spagnola. Spagna e
Portogallo aprirono la strada alle conquiste coloniali oltreoceano.
- Nel XVI sec. la Spagna ha enormi possedimenti coloniali; in Europa,
sotto gli Asburgo, ha i Paesi Bassi e l'Italia meridionale. Verso la metà
del XVI sec. le province settentrionali dei Paesi Bassi insorgono e formano
uno Stato autonomo: l'Olanda, che viene definitivamente riconosciuto come
Stato indipendente coi trattati di pace della guerra dei Trent’anni.
- Fu proprio grazie ai proventi dovuti alla conquista dell'America che la
Spagna poté conservare il Regno napoletano e anzi espandersi in tutta Italia
grazie all'appoggio della chiesa romana, che si servì proprio della Spagna e
degli Asburgo per portare avanti la propria Controriforma (antiluterana e
anticalvinista). Ma se fino al 1559 la Spagna poteva considerarsi una grande
potenza europea (era governata da Carlo V che, per motivi di parentela,
deteneva anche l’impero asburgico, che aveva ereditato la corona imperiale
del sacro romano-germanico impero), dopo la morte di Carlo V (1558), che
separa la Spagna (data al figlio Filippo II) dall’impero asburgico (dato al
fratello Ferdinando), la Spagna inizia il suo declino, non in Italia, ma nei
confronti dell’Olanda (che si libera della Spagna nel 1581), della Francia
(con cui perde la guerra dei Trent’anni 1618-48) e dell’Inghilterra (che le
distrugge l’intera flotta navale nel 1588).
Nota
(1) I primi esploratori e navigatori in terre lontane furono
probabilmente italiani: dal francescano Giovanni da Pian del Carmine in
Mongolia nel 1244, ai mercanti veneziani Polo, che raggiunsero la Cina
nel periodo (1254-71), sino ai mercanti genovesi Vivaldi che, dopo aver
attraversato lo stretto di Gibilterra (1291), costeggiarono l'Africa,
senza però far più ritorno in patria.
PORTOGALLO
- Fino all'XI secolo la storia del Portogallo è identica a quella della
Spagna. Solo alla fine di questo secolo il re Alfonso VI di Castiglia e
di León affida il governo del regno di León (Portucale) a due parenti,
Raimondo ed Enrico di Borgogna, che restano a lui sottoposti.
- Alla morte di Enrico, la vedova Teresa si appoggiò ai Templari per
staccarsi dalla Castiglia, ma Alfonso VII di León e Castiglia la
costrinse nel 1126 a riconoscerlo come sovrano.
- Il figlio di Teresa si rivoltò contro Alfonso VII e invase la Galizia
e riuscì ottenere il titolo di re del Portogallo (Alfonso I), ma poté
farlo solo perché Alfonso VII era impegnato in Spagna a combattere gli
islamici.
- I due però si allearono contro gli islamici, conquistando Lisbona nel
1147 e molte altre città portoghesi, finché, alla morte di Alfonso I
(1185), il Portogallo diventò indipendente, anche se la lotta contro gli
islamici proseguì fino al 1279.
- L'ultimo re lusitano della dinastia borgognone fu Ferdinando I
(1367-83), sempre in lotta contro la Castiglia.
- La nuova dinastia fu quella degli Aviz, nata con Giovanni nel 1385.
- I continui scontri armati con la Castiglia indussero i sovrani
portoghesi a cercare un'alleanza con gli inglesi: Giovanni di Aviz
(1385-1433) sposò la figlia del duca di Lancaster.
- Fu proprio con Giovanni d'Aviz e soprattutto col figlio Enrico (detto
il Navigatore) che il Portogallo inizia i viaggi oltremare e le
conquiste coloniali (Ceuta, nel 1415, che apparteneva al Marocco
islamico, fu la prima).
- Il successore di Enrico, Edoardo, pensò addirittura di occupare
Tangeri, un porto del Marocco, ma fu sconfitto nettamente.
- Temendo che la Castiglia potesse approfittarne, un re portoghese,
Giovanni II, fece sposare il figlio Manuele I con la figlia Isabella di
Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia.
- Queste parentele tra sovrani lusitani e iberici andarono aumentando
col tempo, come d'altra parte aumentò il colonialismo portoghese, al
punto che nel 1494 un sovrano lusitano stipulò con gli spagnoli il
trattato di Tordesillas, per dividere equamente le conquiste coloniali
tra i due paesi.
- Un altro tentativo portoghese di occupare il Marocco si rivelò
disastroso (1578).
- Quando la dinastia Aviz si distinse (1580), ne approfittò la Spagna che, con
Filippo II, figlio di Carlo V, occupò il Portogallo, ma, poiché le tasse
aumentarono notevolmente per sostenere le guerre della Spagna in Europa,
i portoghesi, aiutati da francesi e inglesi, si ribellarono cacciando
definitivamente gli spagnoli (1641-68).
IMPERO D'ASBURGO
- Gli imperatori tedeschi che, dopo la morte di Corrado IV (figlio
di Federico II di Svevia), passato il periodo ventennale di anarchia
(1254-73), cercarono di imporsi in Germania, senza scendere in
Italia, furono tre: due austriaci (Rodolfo e Alberto) e uno tedesco
di Nassau (Adolfo).
- Altri tre imperatori cercarono invece di scendere in Italia, ma
senza alcun successo: Arrigo VII di Lussemburgo (1308-13), Ludovico
IV il Bavaro (1314-47) e Carlo IV di Lussemburgo e di Boemia
(1347-78); dopodiché vi rinunciarono definitivamente, emanando la
Bolla d'oro nel 1356, con cui l'imperatore veniva eletto da
sette principi (tre ecclesiastici di Treviri, Magonza e Colonia, e
quattro laici: il re di Boemia, il duca di Sassonia, il marchese di
Brandeburgo, il conte Palatino della Reno), senza più chiedere la
conferma del titolo al papa, anche se in realtà l'ultimo imperatore
a chiederla e a ottenerla fu Federico III d'Asburgo nel 1453.
- L'impero d'Asburgo nasce con Rodolfo I (1273-91), che era conte
su territori sparsi tra l'Alsazia e l'attuale Svizzera
nord-occidentale, e che dichiarò guerra al re di Boemia e duca
d'Austria, Ottocaro II, con l'appoggio dei principi elettori e del
papato, perché si era rifiutato di riconoscerlo come imperatore,
essendosi lui stesso candidato al titolo. In una sola battaglia (Marchfeld
1278) Rodolfo riuscì a portargli via l'Austria, la Stiria e la
Carinzia. Fu quello il momento in cui gli Asburgo assunsero anche il
nome di Casa d'Austria.
- Gli Asburgo cercarono, con successo, di espandersi in Baviera,
in Boemia e Ungheria, nel Tirolo, togliendo anche l'Istria e Trieste
alla Repubblica veneta (1382). Nulla invece poterono contro la
Svizzera, che pur era un feudo Asburgo e che fu attaccata dagli
austriaci nel 1315, 1386, 1389, 1476, 1477, ma senza alcun
risultato, finché il trattato di Westfalia, che poneva fine alla
guerra dei Trent'anni (1618-48), la riconobbe indipendente.
- Con l'imperatore Carlo IV di Boemia, della Casa di Lussemburgo,
strinsero un patto basato sulla seguente condizione: il primo casato
che si fosse estinto avrebbe fatto ereditare all'altro tutti i
propri beni. Siccome il primo Casato che si estinse fu quello del
Lussemburgo, gli Asburgo divennero inevitabilmente una grande
monarchia, comprendente appunto il Lussemburgo, la Boemia, l'Austria
e l'Ungheria. Poi, con una politica matrimoniale, Massimiliano I
d'Asburgo (1493-1519), poté annettersi anche le Fiandre (Belgio e
Olanda), Franca contea e Artois.
- In epoca moderna il maggior sovrano d'Asburgo fu Carlo V
(1500-58), che, in veste di re di Spagna, erediterà un impero
vastissimo, essendo i suoi nonni paterni Maria di Borgogna, i cui
regni (Paesi Bassi, Fiandre, Franca contea e Artois) erano stati
ereditati dagli Asburgo, in seguito al suo matrimonio con
Massimiliano d'Asburgo, che già aveva potere su Austria, Tirolo,
Stiria e Carinzia; dal matrimonio era nato Filippo d'Asburgo, il
padre di Carlo V; i nonni materni invece erano Isabella di Castiglia
e Ferdinando d'Aragona, i fautori dell'unificazione nazionale
spagnola, padroni anche del regno napoletano, inclusa la Sicilia e
la Sardegna, e naturalmente di vastissime colonie nel continente
americano. Dal loro matrimonio era nata una figlia mentalmente
squilibrata, passata alla storia col nome di Giovanna la Pazza: fu
proprio dal matrimonio di questa con Filippo d'Asburgo che nacque
Carlo V, il principale sostenitore della guerra vittoriosa contro i
francesi in Italia e della Controriforma cattolica in tutta Europa.
PAESI BASSI
- Le Fiandre (Belgio e Olanda), dopo essersi liberate dalle gravi
incursioni normanne (820-91) grazie all'aiuto dei Sassoni, ebbero dei
principi locali che divennero agenti del potere regio germanico.
- Ma nell'XI secolo questi principi territoriali, con l'appoggio della
chiesa, si staccarono completamente dalla sudditanza imperiale tedesca.
Si svilupparono così varie contee, tutte dedite ai commerci e alle
industrie tessili sfruttando il Mare del Nord e i rapporti con l'Italia.
- La Francia di Filippo I Augusto, vedendo questa grande ricchezza,
riuscì, dopo quarant'anni di guerra, a sottomettere l'Olanda (trattato
di Melun 1226). La prima rivolta olandese contro la Francia avvenne nel
1302 a Bruges e fu un successo. Vi furono anche molte rivolte contadine
contro la borghesia olandese (1323-28).
- Durante la guerra dei Cent'anni (1337-1453) le Fiandre si misero
dalla parte dei francesi. Il re inglese, per ritorsione, impedì di
esportare in Olanda la lana grezza delle pecore del suo paese. Di fronte
a ciò l'Olanda dichiarò la propria neutralità, anzi arrivò ad accettare
la possibilità che il re inglese potesse diventare re di Francia.
- Dal 1384 al 1441 i duchi di Borgogna, favorevoli agli inglesi,
riunirono tutte le Fiandre sotto la loro autorità, per impedire che
i sovrani francesi occupassero quei territori, ma dopo la morte di
Giovanna d'Arco si convinsero ad allearsi col re francese.
- Tuttavia, a guerra finita, nel
1477 il re di Francia, Luigi XI, quando vide che il duca di Borgogna
(ultimo duca capetingio), Carlo il Temerario, era morto (1477),
cercò di occupare sia la Borgogna che le Fiandre: con la prima vi
riuscì, ma non con le seconde, che passarono sotto l'impero
asburgico, avendo Massimiliano I (1493-1519) sposato Maria di
Borgogna, figlia di Carlo il Temerario, nel 1477. Anche la Franca
Contea passò sotto gli Asburgo. Per capire qualcosa di questa
spartizione occorre esaminare le due mappe:
Ducato
di Borgogna nel 1477 -
La
spartizione degli stati borgognoni nel 1477 tra Francia ed Austria.
- Le Fiandre nel 1515 passano sotto l'imperatore Carlo V (1519-56), che
istituisce 17 Province, aventi larga autonomia nei confronti
dell'impero. Da notare che Carlo V, dopo aver vinto il sovrano Francesco
I, pretenderà d'avere la Borgogna proprio a motivo del matrimonio
del suo predecessore.
- Dopo lo scoppio della riforma protestante (1517), in queste province
si diffonde il calvinismo, contro cui combatte aspramente Filippo II,
figlio di Carlo V. I decreti persecutori contro i protestanti fanno
scoppiare gravi tumulti (1566).
- Nel 1572 si forma un governo provvisorio antispagnolo guidato da
Guglielmo d'Orange. Gli spagnoli in Olanda erano così esosi e autoritari
che ai protestanti si unirono persino i cattolici pur di cacciarli dal
paese.
- Nel 1579 si forma l'Unione di Utrecht, che vede molti cattolici e
protestanti intenzionati a creare un solo Stato. La reazione della
Spagna fu durissima: Guglielmo d'Orange fu assassinato nel 1584.
- Tuttavia si formò nel 1588 la repubblica delle Province Unite,
formate da sette territori alleati, tra cui Olanda, Zelanda, Utrecht
ecc. e nel 1596 queste province si alleano con Francia e Inghilterra
contro la Spagna, con la promessa che in caso di vittoria esse avrebbero
riconosciuto l'indipendenza delle Province. I paesi meridionali invece,
corrispondenti all'attuale Belgio, dichiararono di non volersi staccare
dalla Spagna.
- La guerra contro la Spagna durò fino al 1648, cioè con la fine della
guerra dei Trent'anni. L'Olanda divenne una grande potenza coloniale, in
grado di contrastare il Portogallo, ma non i francesi e soprattutto non
gli inglesi, che verso la prima metà del Settecento determinarono il suo
declino.
CARATTERISTICHE DELLO STATO MODERNO NEL CINQUECENTO
Nel XVI sec. nasce lo Stato moderno con alcune caratteristiche
riscontrabili ancora oggi:
- una unificazione territoriale di tipo nazionale, con cui un
monarca assolutista pone fine alla resistenza autonomistica di
territori locali-regionali, ove regnava un signore feudale;
- un rapporto funzionale di reciproco interesse tra monarchia
centralizzata e classe borghese, nel senso che la borghesia accetta
di attribuire il potere politico a una componente ereditaria
dell'aristocrazia feudale, la quale però lo esercita negli interessi
della borghesia, che, per i suoi affari, necessita di un mercato
nazionale;
- una politica fiscale piuttosto onerosa, in quanto, per suo
mezzo, si deve provvedere al mantenimento di tre apparati di natura
permanente, cioè strutturale al sistema: la burocrazia, la
giustizia e l'esercito (in Francia molta della nobiltà
sopravvissuta alla guerra dei Cent'anni viene spesata dalla corona
presso la reggia di Versailles);
- una politica di debito pubblico, mediante la quale la corona
attinge a ingenti prestiti da parte di banchieri per far fronte alle
continue esigenze di cassa, dovute ai costi del nuovo apparato
istituzionale e delle guerre per l'affermazione della monarchia al
di fuori dei propri confini;
- una decisa politica colonialistica da parte dei sovrani a favore
della borghesia. Sarà proprio l'enorme arricchimento dovuto non solo
allo sviluppo del capitalismo in Europa, ma anche a quello del
colonialismo nei territori extra-europei che porterà la borghesia a
rivendicare una partecipazione diretta alla vita politica, la quale,
prima delle rivoluzioni vere e proprie, si esprimeva soltanto nella
resistenza da parte degli organi rappresentativi (i Parlamenti, dal
potere assai limitato) nei confronti delle pretese assolutistiche
della monarchia (generalmente usate per il prelievo fiscale) e che
condurrà all'istituzione di monarchie di tipo costituzionale;
- l'amministrazione nazionale della giustizia viene affidata a
funzionari statali, proprio come quella della burocrazia: elementi
del diritto romano (che fanno del sovrano la fonte di ogni legge)
tendono nettamente a sovrapporsi a norme di carattere
consuetudinario affermatesi nel corso dei secoli e gestite, durante
il feudalesimo, dalla classe aristocratica nel suo rapporto
personale coi sudditi locali;
- la tendenza, sempre più marcata, della corona a sottomettere
politicamente la chiesa, facendo della religione un proprio
strumento ideologico per la coesione nazionale: una tendenza che
però si scontra col fatto che buona parte dell'Europa settentrionale
vorrà staccarsi, a partire dal 1517, dalla chiesa romana, istituendo
nuove confessioni religiose, dette "protestanti". Di qui le
durissime "guerre di religione" che per alcuni secoli devasteranno
l'intera Europa occidentale e che contribuiranno, in virtù di una
forte emigrazione, allo sviluppo degli Stati Uniti;
- la tendenza, sempre più netta, a separare la sfera della
politica da quella della morale, al fine di conservare integra la
compagine istituzionale dello Stato: principali teorici di questa
separazione sono Machiavelli e Bodin, cui cercarono di contrapporsi
alcuni teorici ecclesiastici, come Bellarmino e Botero;
- a partire dal XVI sec. emergono le prime pubblicazioni di genere
utopistico, in cui si prospetta un tipo di società completamente
diversa da quella che si va formando in Europa occidentale:
L'Utopia di Tommaso Moro (1516), La città del Sole di
Tommaso Campanella (1623), La nuova Atlantide di Francesco
Bacone (1627), La repubblica di Oceana di James Harrington
(1656).
RIFLESSIONI A MARGINE
- Nella formazione delle monarchie europee si assiste a questo
fenomeno: i paesi dove la monarchia ha potuto contare sull'appoggio
della borghesia contro i feudatari (Inghilterra, Francia, Olanda),
hanno visto nascere gli Stati nazionali, ovvero le monarchie
assolutistiche. I paesi invece che non hanno potuto beneficiare di
questo connubio tra monarchia e borghesia, o sono rimasti divisi in
vari domini feudali regionali, separati tra loro in tutto: economia,
politica, lingua... (Italia e Germania, anche se qui Lutero darà la
lingua tedesca a tutti i lander), oppure hanno creato (come in
Spagna e Portogallo) una monarchia feudale grazie all'apporto
economico del colonialismo.
- In Italia la borghesia era forte, perché formatasi prima che
altrove (sin dal tempo dei Comuni intorno al Mille), eppure non è
mai stata così forte da ridimensionare il potere feudale della
chiesa e dei nobili (solo nella seconda metà del XIX sec. vi
riuscirà). La borghesia comunale seppe opporsi alle pretese dei
sovrani imperiali, ma lo fece con l'aiuto della chiesa, la quale
ovviamente ottenne in cambio di conservare il proprio Stato autonomo
nell'Italia centrale, dividendo così il nord dal sud della penisola.
La convinzione di non poter unificare la penisola indusse le
borghesie dei singoli Comuni Signorie Principati a non cercare
alleanze al loro interno (tra gruppi borghesi regionali), ma anzi a
combattersi come se fossero mortalmente nemici, sicché le lotte tra
Comuni Signorie Principati non hanno fatto che indebolire la
borghesia, rafforzando quello della chiesa, che restava il maggior
feudatario della penisola.
Le borghesie dei vari Principati autonomi andarono in fallimento
anche perché, invece di investire i loro capitali nelle imprese
della penisola, li concedevano ai grandi sovrani stranieri, per
finanziare le loro guerre, sperando di specularci sugli interessi,
ma quando un determinato sovrano perdeva la guerra e non era in
grado di restituire il prestito, la banca falliva.
Resta comunque significativo il fatto che i Principati italiani,
quando tra loro si alleavano, invece di distruggersi a vicenda,
erano in grado di sconfiggere una grande potenza come quella
francese (p.es. a Fornovo nel 1495 e con la Lega Santa nel 1511).
Tuttavia questo non sembrò mai sufficiente né per liberarsi degli
spagnoli, che anzi dilagarono in quasi tutta la penisola, né per
ridimensionare le pretese dello Stato della chiesa: anzi,
quest'ultimo riuscirà a espandersi sino a Bologna, Parma, Piacenza,
Ferrara, minacciando la stessa Venezia, senza dimenticare
l'occupazione militare di Firenze, con l'aiuto spagnolo, per
abbattere la Repubblica e ripristinare il casato dei Medici.
- In Germania la sconfitta degli imperatori nei confronti della
chiesa romana indebolì enormemente il loro prestigio e favorì la
frantumazione dell'impero in tanti enormi feudi gestiti
dall'aristocrazia terriera, che non vedeva nella borghesia alcun
vero concorrente. Anzi in Germania era l'aristocrazia
(particolarmente militarizzata) a esprimere l'idea del "buon
governo", mentre la borghesia veniva vista come una classe senza
scrupoli, da tenere sotto controllo. E questo nonostante che la
riforma protestante fosse stata compiuta qui prima che altrove.
- In Spagna si forma la monarchia non perché la borghesia fosse
forte, ma perché, nella lotta di liberazione anti-saracena, i due
maggiori regni feudali (Castiglia e Aragona) ebbero l'intelligenza
di unificarsi (1469), nella consapevolezza che, restando divisi,
avrebbero dovuto compiere sforzi immani per aver la meglio sui
musulmani.
La politica di questi due regni fu dettata da esigenze di dominio
assoluto dell'intera penisola (un dominio politico, economico e
persino ideologico), per cui vollero compiere una crociata interna
come non se ne vedevano dai tempi del feudalesimo, quando però erano
dirette all'esterno, verso il Vicino oriente o nei paesi Baltici.
Solo che, cacciando o sottomettendo tutti gli islamici (e gli
ebrei), la Spagna si privò dell'apporto economico della loro
borghesia: proprio quelli infatti erano i gruppi etnici con maggiori
capacità commerciali. Si trovò cioè ad avere una monarchia
centralizzata e un territorio unificato non su basi borghesi ma su
basi feudali, in netto contrasto rispetto ad altri paesi europei
(Olanda, Francia, Inghilterra). In una condizione del genere la
monarchia nazionale feudale aveva assolutamente bisogno di operare
delle rivendicazioni di territori altrui, per cui lo scontro col
Portogallo sarebbe stato fatale se non fosse stata conquistata
l'America.
Infatti il feudalesimo spagnolo non era più come quello vissuto in
epoca alto-medievale, in cui ci si accontentava dei prodotti
dell'autoconsumo. La nobiltà cattolica voleva vivere nel lusso,
avendo già visto l'alto tenore di vita della propria borghesia
islamica ed ebraica. Ma la grande guerra di liberazione nazionale
(se così si può chiamare dopo 700 anni di dominazione islamica), che
la vide impegnata per due secoli, aveva portato i feudatari spagnoli
ad aver bisogno di ingenti risorse per sopravvivere e per pagare i
propri debiti. E queste risorse, dopo averle sottratte ai nemici
interni, dovevano essere sottratte anche ai nemici esterni, per
renderle davvero sufficienti: di qui le forti rivalità coi
portoghesi e successivamente coi francesi.
Da notare comunque che la Spagna diventò una nazione dopo che nei
tre secoli precedenti aveva conosciuto una serie incredibile di
scontri dinastici, di conflitti sociali, di guerre civili. Una delle
battaglie più importanti fu quella di Las Navas de Tolosa (1212)
grazie alla quale il regno di Castiglia, vittorioso degli islamici,
divenne il più importante tra i regni cattolici, in grado di
assorbire i regni di Asturia, Leon e Navarra, finché poi riuscì a
imporsi su quello d'Aragona nel XIV secolo.
- Gli unici tre paesi in cui la borghesia era abbastanza forte per
realizzare con la monarchia un'intesa antifeudale erano Francia,
Inghilterra e Olanda. La Francia, liberandosi degli inglesi nella
battaglia di Bouvines (1214), permise alla corona capetingia di
triplicare il proprio feudo, che s'era già notevolmente ingrandito
in varie maniere, legali e illegali.
Quando Ugo Capeto, nel 987, era stato incoronato "re di Francia", il
suo feudo (limitato all'area parigina) era più piccolo della
Borgogna o dell'Aquitania o dell'Angiò o della Normandia. Tuttavia
grazie all'appoggio della borghesia aveva potuto progressivamente
ampliarsi, permettendosi anche il lusso di organizzare due crociate
(la settima e l'ottava), fallite entrambe miseramente.
- L'Inghilterra era stata occupata nel 1066 dai Normanni
provenienti dalla Danimarca (battaglia di Hastings). I Normanni
avevano già conquistato la Normandia e quando entrarono in
Inghilterra imposero il loro sistema feudale, analogo a quello
imposto in Italia meridionale. Essi pretendevano anche il giuramento
diretto di fedeltà al sovrano, creando così una sorta di struttura
feudale che andava oltre il semplice rapporto vassallatico tra
feudatario e suddito, nel senso che il sovrano era in grado di
controllare tutto lo Stato.
Il re inglese nel 1154 fu Enrico II Plantageneto, discendente dei
sovrani normanni e vassallo del re di Francia (era duca di
Normandia, Angiò, Maine e Aquitania). Questa doppia titolazione
politica porterà alla guerra dei Cento Anni tra Francia e
Inghilterra. Enrico II fece eliminare anche l'arcivescovo di
Canterbury, Thomas Beckett, che rivendicava antichi privilegi della
chiesa anglicana.
Tutti i territori inglesi in Francia (ad eccezione dell'Aquitania)
furono persi nella battaglia di Bouvines (1214), che fu così
disastrosa che, per continuare a governare, i sovrani inglesi furono
costretti a concedere non solo la Magna Charta Libertatum
(1215), con cui dovettero riconoscere ampi privilegi a chiesa,
nobiltà feudale e mercanti di Londra, ma anche un parlamento per
nobili ed ecclesiastici.
SPAGNA E PORTOGALLO: PERCHE' PROTAGONISTE DEL
MODERNO COLONIALISMO?
- Perché dai commerci del Mediterraneo erano state tagliate fuori
sin dai tempi delle crociate, soprattutto dopo l'egemonia veneziana
della quarta crociata (1204) e ancora di più dopo il 1453 (caduta di
Costantinopoli). Persino nella vittoriosa battaglia di Lepanto
(1571) contro i turchi, Venezia impedì alla Spagna di commerciare
con il Medio oriente.
- Spagna e Portogallo spostano il baricentro dei traffici
commerciali dal Mediterraneo all'Atlantico. La Spagna è costretta ad
attraversare l'Atlantico perché il Portogallo aveva iniziato per
primo a circumnavigare l'Africa, creando un monopolio negli scali
commerciali. Spagna e Portogallo diventano due paesi colonialisti
dopo l'unificazione nazionale, cioè dopo essersi liberate degli
islamici e degli ebrei nei loro paesi, sottraendo loro tutte le
ricchezze per investirle nelle flotte navali, Le crociate
antislamiche in questo caso non furono esterne ma interne.
- Le due monarchie infatti non avevano mezzi finanziari
significativi, poiché la borghesia era poco sviluppata, e quella che
lo era, islamica ed ebraica, era stata o sterminata o espulsa dal
paese o, se convertita con la forza, costretta a ridimensionare la
propria autonomia economica. Va detto però che l'avversione per gli
ebrei era più degli spagnoli che dei portoghesi.
- Quando Spagna e Portogallo iniziano il colonialismo, sono ancora
due paesi feudali, anche se Lisbona è un grande porto commerciale,
in grado di permettere scambi con Inghilterra, Fiandre, Lega
anseatica e Africa del Nord. Per Spagna e Portogallo “colonialismo”
voleva soltanto dire rubare, saccheggiare, schiavizzare le
popolazioni africane (tratta dei negri) e americane, di religione
non cristiana, Solo quando queste popolazioni diventeranno
cristiane, il rapporto passerà da schiavile a servile.
- Spagna e Portogallo fanno in Africa e in America la stessa cosa
che alcuni secoli prima avevano fatto Francia, Germania e Italia nel
Medio oriente e nell'Europa del Nord. L'unica vera differenza è che
Spagna e Portogallo, avendo a che fare con popolazioni lontanissime
dal cristianesimo, non avevano alcuno scrupolo a schiavizzare e a
compiere genocidi, L'altra differenza è che in Medio oriente e in
Europa nord-orientale spesso s'incontravano popolazioni
economicamente sviluppate, non disposte a lasciarsi sottomettere
facilmente.
- Per Spagna e Portogallo il colonialismo è stata l'occasione
buona per riscattarsi, restando paesi feudali, agli occhi dei paesi
già divenuti borghesi, come Italia, Francia, Olanda e Inghilterra.
- Che Spagna e Portogallo fossero paesi ancora profondamente
feudali, è dimostrato dal fatto che le risorse ottenute dal
colonialismo non servirono per decollare come nazioni
capitalistiche. Generalmente l'oro depredato veniva depositato nelle
banche dei paesi borghesi, dove fruttava enormi interessi, ma sarà
anche con questo oro che i paesi borghesi del Nord Europa potranno
sviluppare la loro industria.
- Il Portogallo al massimo riuscii a mettere in piedi un
capitalismo commerciale mondiale, non in grado però di reggere il
confronto con Francia e Inghilterra. (D'altra parte anche l'Olanda,
paese piccolo come il Portogallo e prevalentemente commerciale, non
riuscirà a reggere il confronto con dei colossi come Francia e
Inghilterra, molto più industrializzati.) Inoltre il Portogallo
soffrì in Europa di continue pressioni politiche e militari da parte
della Spagna, sempre intenzionata ad annetterselo.
- L'unico paese feudale che, in virtù del colonialismo, riuscii a
imporsi in Europa fu la Spagna, che infatti fu il baluardo più forte
contro la riforma protestante e contro i tentativi espansionistici
europei della Francia.
- La Spagna però bloccò lo sviluppo capitalistico di intere
regioni europee: Italia, Austria, Ungheria, Boemia, Belgio (l'Olanda
però riuscì a liberarsi della sua egemonia nel 1648). Questo
tuttavia non le servì minimamente a fronteggiare il suo principale
nemico sugli oceani: l'Inghilterra, né a impedire che la Francia,
col tempo, diventasse anch'essa una grande potenza europea e
coloniale.
- Il Portogallo riuscì a impedire l'annessione da parte della
Spagna grazie al fatto che s'era dichiarato feudo del papato e aveva
chiesto aiuto militare agli inglesi, i quali sapranno approfittare
di questo, riducendo di molto l'importanza dei lusitani nei commerci
internazionali.
- In Spagna gli elementi borghesi prevalenti, dopo la riconquista
nazionale, erano quelli catalani e aragonesi, interessati ai
traffici del Mediterraneo (Sicilia, Sardegna, Corsica, Italia
meridionale), ma con l'unificazione e il trasferimento della
capitale a Madrid, sarà la Castiglia feudale a dominare.
- La fuga degli ebrei in Olanda (25.000) e in Turchia (90.000)
contribuì al grande successo di questi paesi.
LA RICONQUISTA CATTOLICA DELLA SPAGNA FEUDALE
Sarebbe stata impossibile la riconquista "cattolica" della Spagna
islamica se ai contadini non fossero state promesse in proprietà le
terre tolte al nemico. L'esercito arabo-berbero era entrato per la prima
volta nella penisola iberica nel 711, e da allora la presenza islamica
non aveva fatto altro che ingrandirsi, occupando però un territorio
gestito politicamente dai Vandali, che erano cristiani ariani, come la
stragrande maggioranza dei barbari entrati in Europa occidentale. La
cosa strana è che la riconquista avvenne in nome di una forte
intolleranza religiosa, quando in realtà i mori non furono mai
particolarmente fanatici. In genere l'islam rispetta le "religioni del
Libro", cioè ebraismo e cristianesimo. In Spagna vi era p. es. la più
grande concentrazione di ebrei di tutta Europa: circa 250.000. Non si
può neanche paragonare la violenza che usarono gli islamici contro ebrei
e cristiani, con quella, ben più terribile, che usarono i cristiani
contro ebrei e islamici. Una volta fatta l'unificazione, i cristiani
pretesero conversioni forzate ed espulsioni di massa, per non parlare
del fatto che praticarono ampiamente torture ed esecuzioni capitali
nell'ambito dell'inquisizione, che comportavano sempre le requisizioni
integrali dei beni dei condannati (da notare peraltro che l'inquisizione
era stata istituita per impedire gli eccidi e i pogrom).
Ma la cosa più sconcertante è che i cristiani spagnoli inventarono
sostanzialmente il razzismo, poiché dalla discriminazione antigiudaica
("popolo deicida") passarono, attraverso i cosiddetti "statuti della
limpidezza del sangue", alla discriminazione di tipo biologico vera e
propria. Le violenze contro gli ebrei furono superiori a quelle contro
gli stessi islamici: gli ultimi 50.000 rimasti dovettero abiurare
pubblicamente la loro fede, accettando di farsi battezzare, e con questa
conversione forzata non potevano neppure sperare d'essere lasciati in
pace, in quanto i cristiani sapevano bene che l'ebraismo, in caso di
persecuzione, prevede la dissimulazione della fede. Una violenza
antisemita del genere non può essere spiegata come reazione a una
violenza subìta nel passato. Semmai i cristiani avrebbero dovuto essere
violenti contro le due dinastie islamiche degli Almoravidi (1055-1147) e
degli Almohadi (1147-1269), che istituirono un clima religioso
abbastanza fondamentalista, benché anche sotto queste dinastie venne
sviluppandosi il meglio della cultura islamica dell'Europa occidentale:
non solo per le opere di Maimonide, Averroè ecc., ma anche per le
traduzioni dal greco al latino, passando per la lingua araba, dei grandi
testi della filosofia, della medicina e della scienza della Grecia
classica. Questi testi venivano ampiamente consultati dai teologi della
Scolastica e nelle scuole superiori di Cordova andavano a studiare
studenti provenienti da ogni dove. Quindi l'acceso fanatismo cattolico
con cui si operò l'unificazione nazionale resta poco spiegabile sul
piano ideologico. Si può anzi pensare ch'esso venne usato soltanto come
pretesto per risolvere altri problemi, di natura tutt'altro che
religiosa. Certamente i califfi e gli emiri avevano impiantato in
Spagna un sistema economico feudale oppressivo, ma non lo era molto di
più di quello visigoto o dei feudatari cattolici. Anzi, possiamo
tranquillamente dire che i nobili arabi e berberi avevano sviluppato
notevolmente la penisola, introducendo nuove colture agricole (riso,
datteri, canna da zucchero, melograno...), diffondendo ampiamente
l'irrigazione, la sericoltura (baco da seta), la viticoltura e
l'allevamento degli ovini, migliorando di molto anche la tessitura e la
metallurgia. Grande importanza economica e culturale avevano città come
Siviglia, Cordova, Valencia, Granada e Toledo (nel X sec. Cordova aveva
mezzo milione di abitanti: nessuna città europea era al suo livello).
La stessa composizione etnica della penisola era alquanto eterogenea: vi
convivevano ispano-romani, Visigoti, arabi, berberi, ebrei... E poi
l'emirato degli Omayyadi, che governò la Spagna dal 756 al 1031, aveva
saputo approfittare della fine della dinastia Omayyade in Siria per
rendersi indipendente, evitando di farsi sottomettere dalla nuova
dinastia degli Abbassidi (la terza dinastia araba a reggere il mondo
islamico).
Gli arabi di Spagna non prendevano ordini da nessuno. Anzi, quando
crollò anche il califfato degli Omayyadi di Cordova (1031), non fu
sostituito da un altro, ma da alcune decine di emirati e principati in
competizione tra loro (Siviglia, Granada, Valencia, Malaga...). La
centralizzazione dei poteri, nella Spagna islamica, non ha mai
funzionato. Quando provò a realizzarla il califfato di Cordova (dal 929,
dopo che dal 756 era stato soltanto un emirato), unendo
all'intensificazione dei rapporti feudali un certo fanatismo religioso,
il risultato fu letale per quella dinastia. La riconquista cristiana
seppe approfittare di queste divisioni interne ai vari gruppi islamici,
e il primo territorio a muoversi fu proprio quell'ultimo regno visigoto
che gli arabi non erano mai riusciti a occupare: le Asturie, che nel
nord della Spagna si era unito a un piccolo territorio fondato da Carlo
Magno durante la lotta contro gli arabi. Col tempo, in questa parte
della penisola si unirono alle Asturie piccoli Stati feudali: Galizia,
León, Portogallo, Castiglia, Aragona, Barcellona, Navarra..., i cui
feudatari trovarono facilmente dalla loro parte migliaia di contadini
desiderosi di strappare le terre ai musulmani, liberandosi così della
dipendenza feudale nei confronti dei nobili cristiani. Non è
importante qui ripercorrere le tappe dell'unificazione nazionale. Si può
solo far notare che dopo la fine degli Omayyadi (1031), le successive
dinastie (Almoravidi e Almohadi), vedendo espandersi il movimento di
riconquista nel nord della penisola, diventarono più fanatiche e
intolleranti, contribuendo a esasperare anche in senso ideologico la
guerra di liberazione nazionale. Qui si può semplicemente ricordare che
la sconfitta subìta dagli Almohadi nel 1212 a Las Navas de Tolosa fu
decisiva per le sorti dell'unificazione, la quale avvenne anche per il
processo di centralizzazione dei poteri che si stava delineando tra le
forze cattoliche, mentre quelle islamiche restavano alquanto divise (si
pensi solo al fatto che fu la dinastia degli Almohadi a eliminare quella
degli Almoravidi, all'inizio del XII sec., dapprima in Africa e in
seguito nella stessa Spagna). Tuttavia, dopo le spettacolari vittorie
cristiane, che si conclusero con la conquista di Granada nel 1492, ai
contadini non furono sempre concesse in proprietà le terre che sin
dall'inizio erano state promesse. I feudatari cristiani (laici ed
ecclesiastici) volevano semplicemente sostituirsi ai feudatari islamici.
I contadini dovevano continuamente lottare per sottrarsi al servaggio.
Questo atteggiamento contribuiva a rendere la feudalità spagnola sempre
più militarizzata e a far sì che quella laica trovasse in quella
ecclesiastica un alleato sempre molto forte, in quanto entrambe erano
grandi latifondisti e allevatori di ovini. Enormi estensioni di terre
appartenevano persino agli ordini monastico-cavallereschi, come i
Templari, i Giovanniti, gli Alcantara, i Calatrava e i cavalieri di
Santiago. Di tutte le truppe militari spagnole sicuramente quelle
castigliane erano le più numerose e le meglio organizzate. Saranno
infatti loro che si impadroniranno del potere nella Spagna unificata.
Queste truppe erano così forti che i feudatari non si sentivano affatto
inferiori ai sovrani dei due regni di León e Castiglia da una parte (di
cui la principale sarà Isabella) e di Aragona e Catalogna dall'altra (di
cui il principale sarà Federico II). Peraltro durante la riconquista i
nobili avevano ampliato notevolmente i loro possedimenti e avevano
riportato i contadini al servaggio. Le stesse aziende dei piccoli
coltivatori venivano rovinate dal passaggio delle immense mandrie di
pecore, i cui grandi proprietari (riuniti nella società detta "Mesta")
avevano il privilegio di farle pascolare ovunque. Le rivolte contadine
nei secoli XIV-XV furono molto dure, ma non conseguirono risultati
significativi, nel senso che al miglioramento della loro condizione
giuridica non seguì affatto quello della condizione economica. Alle
città invece andò meglio, almeno in un primo momento, in quanto, durante
la loro opposizione ai grandi feudatari, favorirono la centralizzazione
dei poteri politici nelle mani di due sovrani, Isabella di Castiglia e
Ferdinando II d'Aragona, che si unirono in matrimonio nel 1469. Essi
poterono avvalersi della forza militare delle città, con cui non solo
riuscirono a occupare l'ultima roccaforte araba a Granada (1492), ma
anche a limitare il potere dei nobili, benché, una volta sottomessi
quest'ultimi, furono ridotte anche le autonomie urbane.
Per affermare il proprio potere centrale e autoritario, la corona si
servì enormemente della potente chiesa cattolica spagnola, che favorì
l'introduzione dell'Inquisizione nel 1480. Con essa furono spogliati dei
loro beni sia gli arabi che gli ebrei: decine di migliaia di artigiani e
di commercianti appartenenti a queste due religioni furono costretti a
lasciare il paese. Gli ebrei troveranno ampia ospitalità sia nell'impero
ottomano, dove contribuirono a rendere questo impero uno dei più forti
militarmente in Europa, e in Olanda, dove contribuirono a rendere
indipendente il paese dalla Spagna e a farlo diventare culturalmente
pluralista ed economicamente molto ricco.
Durante i processi inquisitori la stessa opposizione politica al re
veniva equiparata a un'eresia religiosa, sicché potevano essere
perseguitati anche gli spagnoli cristiani. Il solo domenicano Torquemada,
principale inquisitore spagnolo, mandò al rogo più di 8000 eretici
cristiani e infedeli ebrei e islamici. Inquisitori e delatori ricevevano
un terzo dei beni dei condannati, mentre il resto andava alla corona. In
questo modo il sovrano si arricchiva molto velocemente, senza però
rendersi conto che stava drasticamente impoverendo l'intera nazione, che
non riuscirà a riprendersi neppure quando, colonizzata l'America
centro-meridionale, poté incamerare ingentissime ricchezze.
Politiche matrimoniali |