Omicidio di stato e “pratiche crudeli”
Gli omicidi commessi dalla Chiesa, come si è visto, sono stati in gran parte frutto dell'affidamento al braccio secolare o extragiudiziali, derivanti da guerre, conquiste, lotte fra le varie fazioni curiali e vendette private, se non addirittura indiretti, come risultato delle campagne anticontraccettive e antiabortiste. Ma vi furono, come pure abbiamo visto parlando dei singoli papi, anche omicidi “di stato”, ossia l'uso della pena di morte nello stato della Chiesa per punire reati politici o comuni (anche se a volte sotto questa dizione rientrarono peccati-reati di tipo politico-religioso, dalla bestemmia alle offese contro la religione o contro il papa all'omosessualità, che in altri casi o epoche furono di competenza dei tribunali dell'inquisizione). Qui ci occupiamo solo della giustificazione dottrinale che la Chiesa ha dato all’omicidio di stato e alle “pratiche crudeli” da esso compiute (mutilazioni o torture), e di come e fino a quando tali pene rimasero in vigore nello stato pontificio.