Con la fine
del potere temporale, i papi non ebbero più la possibilità di mettere
direttamente a morte colpevoli di reati politici, religiosi o comuni e di indire
guerre, distruggere città ribelli, reprimere le rivolte. Ma non per questo cessò
il sostegno alla violenza, per non dire dell'ambiguo silenzio di fronte ad essa
rimproverato da molti storici a Pio XII (1939-58) per gli stermini
nazisti e, ancora più, per i campi di concentramento allestiti in Croazia
durante la seconda guerra mondiale dagli ustascia cattolici di Ante Pavlic,
regolarmente ricevuto in Vaticano e responsabile dell'eliminazione dl
300-600.000 serbi ed ebrei. Quanto alle
prese di posizione a favore della guerra ricordiamo che Pio XI (1922-39),
per esempio, Al congresso internazionale delle infermiere cattoliche del
1935 giudicò favorevolmente la guerra coloniale “difensiva” degli italiani in
Etiopia, rispolverando gli argomenti di Tommaso Moro prima ricordati: “una
guerra …. divenuta necessaria per l’espansione di un popolo che aumenta di
giorno in giorno, una guerra intrapresa per difendere o assicurare la sicurezza
materiale di un Paese… una tale guerra si giustificherebbe da se sola”(125)
Concetti
simili riportava “L'Osservatore Romano” ne L'idea colonizzatrice
del 24 febbraio 1935 (“Le grandi ricchezze materiali che Iddio ha largamente
profuso sulla terra per dare all'umanità benessere e pace, debbono essere poste
a disposizione di tutti” e “si impone oggi il concetto…della collaborazione
concorde fra le razze: fra dominatori e dominati”) o “La Civiltà cattolica” del
1937 nell’articolo Giustizia ed espansione coloniale del gesuita Messineo
(“Il diritto naturale permette di commerciare con tutti i popoli e coloro che
rifiutano mancano di carità oltre che di giustizia…Se dunque queste popolazioni
selvagge prendono le armi per impedire il commercio pacifico, non è forse vero
che le nazioni civili hanno il diritto di armarsi ... e di impadronirsi del
territorio?”) Pio XII invece, in piena guerra fredda,
ripropose dopo l’insurrezione ungherese la dottrina della guerra “giusta”:
“risultato vano ogni sforzo per scongiurarla, la guerra, per difendersi… da
ingiusti attacchi, non potrebbe essere considerata illecita” (126), non
escludendo neppure, come disse altra volta, l'uso dell’atomica: “E neppure si
può porre in via di principio la questione della liceità della guerra atomica,
biologica e chimica, se non nel caso in cui essa dovesse essere giudicata
indispensabile per difendersi nelle condizioni già dette” (127). Cosa i due Pii
intendessero per "difesa" è chiarito dal concorde sostegno alla insurrezione
franchista contro il legittimo governo spagnolo. Nel Discorso ai figli
perseguitati della Spagna del 1936, Pio XI disse: “la Nostra benedizione si
volge in modo speciale a quanti si sono assunto il difficile e pericoloso
compito di difendere e restaurare i diritti e l’onore di Dio e della Religione”
(128). E, a vittoria raggiunta e instaurata la dittatura franchista, Pio XII nel
Discorso del 1 aprile 1939 diceva: “Con immensa consolazione ci
rivolgiamo a voi, figli carissimi della cattolica Spagna, per esprimervi le
paterne congratulazioni per il dono della pace e della vittoria con cui Dio si è
degnato coronare l'eroismo cristiano della vostra fede e carità…I disegni della
Provvidenza si sono manifestati ancora una volta sull'eroica Spagna. La nazione
scelta da Dio come principale strumento di evangelizzazione del Nuovo Mondo e
baluardo inespugnabile della fede cattolica ha dato ai proseliti dell'ateismo
materialista del nostro secolo la prova più alta che sopra di tutto si pongono i
valori eterni della religione e dello spirito” (129). Il cenno di
Pio XII alla “nazione scelta da Dio” è poi significativo di come egli consideri
“principale strumento di evangelizzazione del Nuovo mondo” la conquista ad opera
dei colonialisti spagnoli e il conseguente genocidio. Che è quanto pensano, del
resto, anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. 125) in L.
Ceci, Santa Sede e guerra in Etiopia, “Studi storici”, n. 44, 2003
126) Pio XII, Discorsi e radiomessaggi, Città Vaticano, Roma 1940-58, voll. XVIII,
novembre 1956
127) ibid.,
vol. XVI, settembre 1954
128) in Il
monito del papa, “Civiltà Cattolica”, n. 87, 1936
129) Pio XII, Discorsi etc., cit., 1 aprile 1939