Partecipazione
a guerre e repressione dell'eresia continuarono a segnare la politica dei papi
che si susseguirono fino a metà Settecento. Gregorio XIV (1590-91), papa
per un anno, mandò un esercito mercenario contro la Francia. Il successore Innocenzo X
(1591), eletto già vecchio e quasi morente, non smise di
incitare, dal letto in cui giaceva, alla guerra contro il re di Francia.. Clemente VIII
(1592-1605), oltre ad accentuare la repressione antiebraica,
condannò a morte molti eretici. Gli sfuggì, dopo anni di dura carcerazione,
simulando la pazzia, il filosofo Tommaso Campanella, ma non si salvò
Giordano Bruno, che fu mandato al rogo con la lingua inchiavardata perché non
profferisse bestemmie. Con la pena di morte Clemente risolse anche il processo
contro la famosa Beatrice Cenci. Paolo
V (1605-21), che per primo
condannò come contraria alle scritture la teoria copernicana e lanciò
l'interdetto contro Venezia, perché intendeva processare e non consegnare alla
Chiesa romana due chierici colpevoli di reati comuni, condannò a morte pochi
giorni dopo la sua elezione un tal Piccinardi di Cremona, reo di aver scritto un
libello contro Clemente VIII. In seguito prese parte alla sanguinosa guerra dei
Trent'anni. Né ovviamente mancarono, sotto il suo pontificato, le condanne
all'impiccagione o al rogo di numerosi eretici. Contro i protestanti e contro i
turchi si schierò anche Gregorio XV (1621-23) che con la Omnipotentis
dei del 20 marzo 1623, come si è già detto sopra, inasprì le condanne contro
le streghe, stabilendo la pena capitale per chi era ritenuto responsabile di
malefici mortali. Anche Urbano VIII (1623-44), nepotista come pochi, prese parte alla guerra dei
Trent'anni e si impegnò, perdendola, in una guerra contro il duca di Castro e
Ronciglione, del cui ducato avevano cercato di impossessarsi i parenti del papa,
i Barberini. Sotto il suo pontificato, oltre al processo e alla tortura di
Galilei, si ebbero numerose condanne a morte di eretici o responsabili di aver
offeso, come tal Giacinti Centini, la sovranità papale. Per il resto
del secolo, come si è già detto, si susseguirono papi spesso nepotisti e
corrotti, in molti casi coinvolti in guerre locali (Innocenzo X riprese
la guerra contro il ducato di Castro, che fu rasa al suolo dalle truppe
pontificie nel 1649) o con i turchi (Clemente IX, Clemente X, Alessandro
VIII, Innocenzo XII). Queste ultime favorirono anche un florido commercio di
schiavi, posseduti dallo stato della chiesa come ci documenta il carteggio di
Innocenzo X e altri papi. Alessandro VIII estese anche, con la bolla Cum
alias felicis del 1690, i reati per cui era prevista la pena di morte nel
suo stato. Sotto il pontificato di Alessandro VII (1655-57) e del beato
Innocenzo XI (1676-89) si ebbero anche le ultime repressioni contro i
valdesi condotte rispettivamente dal duca di Savoia su ispirazione della
congregazione De propaganda fide nel 1655 (Pasque piemontesi) e dalle
truppe franco-piemontesi nel 1686-89. Innocenzo XI riprese inoltre anche la
serie delle impiccagioni per reati d’opinione nello stato della Chiesa, mandando
alla forca nel 1685 Bernardino Scatolari, reo solo di aver scritto i soliti
“foglietti” e.“carico di moglie e cinque figli” (118).
Durante il suo
pontificato fu perseguitato il quietista Miguel de Molinos, incarcerato a vita
nel 1687, furono mandati a processo gli "ateisti" di Napoli e furono eseguite 65
pene capitali solo nella città di Roma, anche per reati minori dell’omicidio.
Una decina di condanne capitali ebbe tempo di pronunciare a Roma nel suo breve
pontificato Alessandro VIII (1789-91), mentre oltre una cinquantina di persone,
di cui molte squartate, mandò a morte nella sola Roma Innocenzo XII, che fece
anche decapitare dall’inquisizione due quietisti. Nella prima
metà del Settecento i papi di maggior rilievo furono Clemente XI (1700-21), che comminò pene capitali anche per bestemmie o reati politici
e mandò a morte in Roma oltre 60 persone per reati comuni, e Clemente XII
(1730-40), che ne mandò a morte oltre 30, anche squartate e per reati politici.
Benché cieco, ammalato e a letto, finanziava le crociate contro i mori. Nel 1735
poi fece arrestare da agenti del Santo uffizio lo storico Pietro Giannone, uno
dei maggiori intellettuali italiani di quel periodo, che morì nel 1748 nelle
carceri sabaude. Nel 1739 fu arrestato a Firenze e rinchiuso nelle carceri della
Santa Inquisizione in S. Croce anche il poeta massone Tommaso Crudeli che, dopo
16 mesi di dura carcerazione, ottenne di essere confinato nella sua casa di
Poppi, dove morì nel 1745. Solo qualche decina di persone (sempre nella sola
città di Roma) furono mandate a morte dai papi che si succedettero fra i due
clementi: Innocenzo XIII e Benedetto XIII. Non abbiamo poi altri
dati sulle esecuzioni capitali in Roma fino al 1796, da quando i dati sono
riferiti non solo alla capitale ma all’intero stato pontificio.
118) A.
Ademollo, op. cit., p. 12