LA RELIGIONE DELLA VITA
TEORIA E PRATICA DELL'OMICIDIO NELLA CHIESA CATTOLICA


Il più santo, il più assassino: Pio V

Non è che l'inizio per il Ghisleri, rappresentante dell'ala più intransigente dell'inquisizione romana. Divenuto nel 1566 papa Pio V (1566-72), le cose andarono anche peggio, come si può ricavare perfino dai reticenti racconti di biografi e storici cattolici, o addirittura clericali. “Nella severità contro la bestemmia, l’immoralità, la violazione dei giorni festivi”, scrive la cattolicissima Storia della Chiesa diretta da Jardin, “ed anche nello zelo inquisitoriale egli non rimase addietro a papa Carafa. Lo si tacciava di voler trasformare Roma in un convento; le condanne dell’Inquisizione venivano notificate ed eseguite con pubblici autodafè… [82 processi solo a Venezia]. Nell’insieme tali provvedimenti repressivi sono tuttavia ben superati dal positivo lavoro costruttivo” (99) fra cui lo storico elenca la pubblicazione del catechismo romano, del breviario e del messale… Difficile credere che queste opere “pie” bastino a cancellare l'empietà delle violenze, fra cui la trafittura della lingua e le galere per la bestemmia, o la decapitazione e il rogo per gli eretici (fra gli altri i protonotari apostolici Antonio Paleario e Pietro Carnesecchi, fattisi protestanti, o Nicolò Franco, editore e autore degli “avvisi”, antenati del nostro giornale), senza contare i murati vivi.

In quegli anni giunse al suo apice anche la repressione dei gay con le bolle Cum Primum (1566) e Horrendum illud scelus (1568). Per la prima volta si stabilì un rapporto diretto, come per gli eretici, fra le condanne dei tribunali ecclesiastici e la consegna dei condannati al braccio secolare, che di fatto, come sappiamo, significava fin dall'età di Gregorio IX esecuzione capitale. E' un altro esempio di come il papa abbia giustificato e “insegnato” il ricorso alla pena di morte. Ed è in applicazione di queste delibere di Pio V, valide non solo per lo stato della Chiesa ma anche per gli altri stati italiani, che Venezia diede a sua volta corso a processi ed esecuzioni capitali. Una in particolare se ne ricorda, nella seconda metà del Seicento, di cui fu vittima il priore e lettore di filosofia Antonio Rocco, autore del “libro turpe” L'Alcibiade fanciullo a scola, dove piacevolmente si racconta dell'iniziazione del fanciullo in questione alla pederastia. Così giustificava la condanna al rogo la sentenza emessa dalla inquisizione veneziana: "Con ardentissimo foco sopra la piazza piena di moltitudine ha da bruciare lo peccatore nemico scelleratissimo del nostro Signor Jesus Cristo, come lo Santo Papa Pio V disse a noi di facere" (100)..

Nello stato della chiesa, Pio V inasprì le pene comminate da Giulio III per chi bestemmiava e le estese a chi profanava la domenica, sempre con criteri di classe: “Un uomo del popolo”, scrive Ranke “il quale non possa pagare, per la prima volta deve stare un giorno davanti alle porte della chiesa con le mani legate dietro la schiena; per la seconda volta deve essere portato per la città e fustigato; per la terza volta, gli sia forata la lingua e sia mandato alle galere” (101).

Altre note azioni criminali, stragi e guerre, ammantate di cristiana pietà, ci narra Fabio Arduino, nel sito clericale già prima citato Santi e beati: “Pio V agiva con grande energia sul fronte della difesa della purezza della fede…  Inviò in Francia proprie milizie contro gli Ugonotti tollerati dalla regina Caterina de’ Medici. Il re spagnolo Filippo II fu esortato da Pio V a reprimere il fanatismo anabattista nei Paesi Bassi….Per stornare la perpetua minaccia che i Turchi costituivano contro il mondo cristiano, il santo papa s’impegnò tenacemente per organizzare un lega di principi (Lepanto)”. Né sarà da trascurare che questo santo papa, scrive sempre Arduino, “per sottrarre i cattolici alle usure degli ebrei favorì i cosiddetti Monti di Pietà, relegando gli ebrei in appositi quartieri della città” (102), ossia nel ghetto…

La sua carità cristiana si espresse al meglio, quasi sul finire del pontificato e della vita, nella Lettera del 1570 al re cattolico Filippo II cui raccomandava: “[con gli eretici] riconciliarsi mai; non mai pietà; sterminate chi si sottomette e sterminate chi resiste; perseguitate a oltranza, uccidete, ardete, tutto vada a fuoco e a sangue purché sia vendicato il Signore” (103). E' questo autore e mandante di omicidi e stragi che ancora oggigiorno la Chiesa, dopo averne recentemente ripristinato il vecchio Messale in latino, addita quale esempio ai fedeli, venerandolo come santo.


99) H. Jedin, Storia della Chiesa, Jaca book, Milano 1976, v. VI, p. 600
100) G. Patacchiola, op. cit.
101) L. Ranke, Storia Papi, Sansoni, Firenze 1965, p. 258
102) F. Arduino, S. Pio V, in www.santiebeati.it
103) in C. Rendina, op. cit., p. 654


Web Homolaicus

Testi di Walter Peruzzi

Stampato a Siviglia (Spagna – Unione Europea) 2008
Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
 - Stampa pagina