STORIA ROMANA |
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Le truppe ausiliarie dell'impero romano
Gli auxilia svolgevano inoltre funzioni di supporto come ad es. l'esplorazione, la ricerca, la presa di contatto con l'avversario, la costruzione di fortilizi difensivi... Quando l'impero romano raggiunse, verso la fine del periodo repubblicano, la sua massima espansione, i contingenti alleati furono tratti prevalentemente dalle popolazioni barbariche. Dalla fine del I sec. d.C. gli auxilia saranno qualitativamente di poco inferiori alle legioni. Il primo imperatore a offrire loro, ormai reclutati in servizio permanente e non più solo in occasione di campagne militari, una paga mensile e un equipaggiamento uniforme, fu Augusto, il quale stabilì anche che rimanessero di stanza nella loro regione di reclutamento, ad eccezione del comando delle singole unità, che veniva sempre affidato a ufficiali superiori romani (tribuni), scelti inizialmente tra i giovani figli dei senatori, nell'espletamento del primo degli incarichi militari tipico della loro carriera politica, e successivamente, dopo le riforme di Claudio, tra l'ordine equestre. Ai tempi di Traiano gli auxilia erano divenuti così importanti che nella guerra in Dacia furono proprio loro a sostenere i principali scontri col nemico. Nella Colonna Traiana i legionari, essendo considerati delle truppe specializzate, vengono ritratti non tanto nei combattimenti (a meno che il loro intervento non fosse assolutamente necessario), quanto nelle mansioni tecniche o logistiche. La ferma di un ausiliario durava da 25 a 28 anni. Si prestava servizio in unità di fanteria, la cui formazione prendeva il nome di coorte, con effettivi che potevano andare da 500 uomini (le centurie di 82-83 fanti ciascuna) a 1.000 (dieci centurie di 100 fanti). A dir il vero quando la coorte fu inventata da Gaio Mario i manipoli erano soltanto tre, per un totale di 300 uomini. Le coorti di fanteria potevano essere integrate con elementi di cavalleria: p.es. sei centurie da 65 fanti e quattro torme da 30 cavalieri, oppure 10 centurie da 76 fanti ciascuna e sei torme di 42 cavalieri ciascuna. Invece le unità di cavalleria pura (le ali) erano composte, a seconda dei casi, di 16 torme da 32 cavalieri o da 24 torme da 42 cavalieri. Le coorti, a seconda della tipologia, erano comandate o da un prefetto o da un tribuno. I ranghi dell'ufficialità inferiore erano costituiti da centurioni e decurioni. Un ausiliario, come paga, prendeva tre volte meno di un legionario, ma alla fine della sua carriera gli veniva assicurata la cittadinanza romana, a lui e alla sua discendenza legittima. Verso l'ultimo periodo del I sec. d.C. si crearono i "numeri", cioè quei reparti militari la cui consistenza non superava le 500 unità. Questo permetteva di arruolare facilmente gli elementi barbarici, che all'interno dell'esercito romano conservavano la propria lingua, la propria uniforme, le proprie armi, il proprio modo di combattere. Alla fine diventeranno loro i veri auxilia. Adriano istituzionalizzò i "numeri" e il loro impiego crebbe tanto che alle soglie dell'età diocleziana costituirono il fulcro di un esercito completamente imbarbarito. Non dimentichiamo inoltre che nel 212 d.C., con la Constitutio Antoniniana dell'imperatore Caracalla, la cittadinanza romana venne estesa a tutti i sudditi, rompendo così, definitivamente, quella differenza di rango tra legioni e auxilia. L'epoca della falangeLa struttura tattica manipolareEsercito e GeneraliL'esercito barbaricoLa disfatta di TeutoburgoL'accampamento militareEnrico Galavotti |
- Stampa pagina Aggiornamento: 11/09/2014 |