STORIA ROMANA


I FLAVI E IL CONSOLIDAMENTO DELL'IMPERO

- Il nuovo assetto dell'Impero
L'attentato del 68 d.C. contro Nerone, l'ultimo esponente della dinastia Giulio Claudia, segna l'inizio di un nuovo periodo di guerre civili, periodo la cui estensione è tuttavia soltanto di un anno: il 69 infatti, a causa delle lotte intestine tra diversi condottieri per la successione alla carica imperiale, vede l'avvicendarsi di ben quattro diverse personalità.

Tale anno sarà ricordato perciò come l'anno dei quattro imperatori, oltre che come uno dei più tormentati e sanguinosi dell'intera storia romana.

Vespasiano, Museo Nazionale di Napoli

All'origine della caduta del principato di Nerone, vi è il fatto che la politica di quest'ultimo non riscuota l'approvazione né delle province occidentali, né dell'aristocrazia senatoria romano-italica.

Essa infatti, spostando l'asse degli interessi dello Stato in direzione delle regioni orientali (nonché delle loro tradizioni politico-culturali), se da una parte reca offesa agli ideali dell'aristocrazia occidentale, tende dall'altra a disinteressarsi pericolosamente di quelle nuove realtà politico-economiche costituite dalle province europee occidentali (Spagna, Gallia, Germania).

Il fatto poi che l'attentato contro Nerone parta da una di tali province (la Spagna Terraconense), ci fa capire quanto sia forte il loro dissenso nei confronti di tale politica, oltre che il grado di sviluppo economico e politico cui esse sono giunte (e, di conseguenza, anche la loro intraprendenza sul piano militare).

Dopo un periodo relativamente breve di lotte intestine, tra il 68 e il 69, saranno i Flavi ad affermarsi come nuova dinastia regnante.

Con essi inizierà per l'Impero una nuova stagione, nel corso della quale se da una parte verranno consolidate le strutture politiche e istituzionali della più moderna amministrazione imperiale, dall'altra verranno elisi e indeboliti gran parte dei privilegi politici del Senato e dell'antica aristocrazia romana e italica (ovvero di quell'antica forza con la quale lo stesso Augusto, ai suoi tempi e nella sua costruzione dell'Impero, aveva dovuto fare i conti).

Ma il rafforzamento dell'apparato burocratico imperiale significa anche il rafforzamento delle province, in quanto entità politiche tendenzialmente autonome rispetto alle zone italiane, poiché dotate ormai di una loro individualità, di una loro ricchezza e di un loro peso politico, e come tali rivendicanti già da tempo maggiore considerazione e influenza all'interno della compagine imperiale.

Mentre infatti le antiche forze senatorie tendevano a esercitare un dominio a senso unico sui territori sottoposti, quelle della nascente amministrazione imperiale tendono a riservare ad esse un maggiore spazio e una più alta considerazione: e ciò sia per ragioni strutturali (l'Impero essendo il risultato dell'unione di diversi stati e di diverse culture), sia per ragioni pratiche (l'attuale estensione dei territori romani non permette più infatti, almeno oltre un certo limite, un tale tipo di politica).

D'altra parte è proprio da queste ultime (più che dall'Italia) che prende avvio la grande spinta di rinnovamento che determinerà prima la fine della dinastia dei Claudii, e successivamente la lotta per l'affermazione - vinta da Vespasiano - tra i quattro imperatori.

Al termine del dominio della dinastia Flavia - con la morte di Domiziano, nel 96 - troveremo dunque un Impero più solido, con un apparato istituzionale decisamente più articolato ed efficiente, una classe senatoria in gran parte rinnovata (più mite quindi, nei confronti del potere dell'imperatore e meno ostile alla sua politica di dominio), e un'Italia i cui poteri e privilegi a livello politico sono oramai - rispetto al passato - decisamente ridimensionati (come dimostra chiaramente anche il fatto che, d'ora in avanti, gli imperatori saranno sempre meno romani e sempre più spesso di origini non nobili).

La dinastia dei Flavi, insomma, apporterà un cambiamento notevole all'interno dell'organizzazione degli stati dell'Impero, in direzione di un maggior accentramento dei poteri dirigistici nelle mani del princeps - a scapito quindi delle forze più estranee tendenzialmente ai poteri di quest'ultimo -, secondo un modello di Stato simile per alcuni versi a quello cui tesero alcuni dei Claudi (Nerone e Caligola), senza tuttavia quella spinta orientalizzante e ellenizzante che aveva caratterizzato la loro politica.

Storia di Roma nel periodo della dinastia dei Flavi

1) Il 69, 'l'anno dei 4 imperatori'

Tra il giugno del 68 e il dicembre del 69, cioè tra il mese dell'insediamento di Galba e quello dell'insediamento di Vespasiano, si avvicenderanno - come si è già detto - ben quattro imperatori, tra cui, oltre appunto a Galba e Vespasiano, Otone e Vitellio.

Questo lasso di tempo vedrà il ritorno di una situazione simile - per molti aspetti - a quella delle guerre civili che, nei decenni finali della Repubblica, avevano insanguinato il mondo romano (e il cui termine è coinciso con la battaglia di Azio nel 32, in cui Ottaviano ha sconfitto il rivale Marco Antonio).

Anche ora infatti, saranno gli eserciti lo strumento fondamentale per la conquista del potere, anche ora vi sarà una fondamentale divisione tra Est e Ovest (seppure questa volta lo scontro verrà vinto dalle regioni orientali), ed anche ora infine saranno dei potenti condottieri a contendersi la suprema carica imperiale.

Il primo successore di Nerone (morto suicida nel 68) è Galba, comandante delle truppe della Spagna Terraconense.

Appartenente all'antico patriziato romano, Servio Sulpicio Galba segue da subito una politica estremamente tradizionalista, che gli aliena le simpatie tanto del popolino, quanto dell'esercito dei pretoriani (ovvero la guardia imperiale, insediata stabilmente sul suolo italico). Proprio a questi ultimi si deve infatti la sua morte, nel gennaio del 69.

Succede poi a Galba Salvio Otone, un altro generale il quale gode però, a differenza del primo, dell'appoggio dei pretoriani, del popolo e delle regioni orientali dell'Impero.

Otone spinge da subito per una modernizzazione degli apparati statali, favorendo l'impiego dei ceti equestri - contro quello, più tradizionale, dei liberti - all'interno dell'amministrazione pubblica.

E' evidentemente una rivincita, seppure parziale, dei sostenitori del principato di Nerone contro la reazione tradizionalista di Galba e del Senato romano.

Ostili in gran parte alla politica otoniana, nella quale non si riconoscono, sono le province occidentali, e in particolar modo i ceti possidenti che, assieme all'esercito, mantengono in una condizione di subalternità la gran parte della popolazione, impiegandola come manodopera semi-libera. Questi ultimi non vedono infatti di buon occhio la politica di Otone, probabilmente ritenendola - tra l'altro - non sufficientemente 'occidentalista', quindi non favorevole ai loro interessi.

E' dalle regioni della Germania meridionale che proviene infatti Aulio Vitellio, generale delle truppe imperiali in quelle regioni, eletto imperatore - come del resto sarà poi per Vespasiano - dalle proprie truppe già prima di arrivare nella capitale. Egli, giunto in Italia nell'aprile del 69, sconfigge Otone accedendo così alla dignità imperiale.

Da subito questi mostra uno stile di governo estremamente autoritario, fortemente anti-senatorio (quindi anti-tradizionalista), provocando altresì il malcontento di gran parte della popolazione.

Tra i suoi nemici vi è anche l'esercito dei pretoriani, cui egli toglie molti dei suoi tradizionali privilegi, abbassandolo in pratica al livello degli altri eserciti imperiali.

Sarà alla fine Vespasiano (comandante delle truppe imperiali stanziate in Giudea nel 66, sostenuto dalle regioni orientali dell'Impero), a conquistare definitivamente il potere.

Come Vitellio, anche Vespasiano è stato acclamato princeps e augusto dalle proprie truppe già prima di arrivare a Roma, e solo successivamente, nel dicembre del 69, ha sancito tale carica sconfiggendo sul campo il suo avversario.


2) La politica di Vespasiano (69-79)
3) Il breve regno di Tito (79-81)
4) Domiziano e la ripresa della politica anti-senatoria (81-96)
Adriano Torricelli

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
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Aggiornamento: 11/09/2014