Pascoli e Ulisse

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Demitizzare gli eroi e i loro cantori

I - II - III - IV - V - Testo

Ciò che ora si vuole commentare sono soltanto i canti XVIII (L'isola delle capre), XIX (Il Ciclope), XX (La gloria) e i primi passi del XXI (Le Sirene) del poema in XXIV canti, L'ultimo viaggio, in cui il poeta s'immagina, combinando - come lui stesso dice - Omero, Dante e Tennyson, che Ulisse sarebbe partito, già vecchio, per l'ultimo viaggio, ripercorrendo i luoghi visitati di un tempo.

Un viaggio, questo, che l'indovino tebano Tiresia chiese all'eroe greco di fare per placare definitivamente la collera di Poseidone, il cui figlio Polifemo era stato da lui accecato.

Tiresia era stato abbastanza eloquente nell'Ade, dove incontrò Ulisse profetizzandogli che, dopo aver sterminato i Proci, sarebbe dovuto nuovamente partire per mare, verso una terra così lontana che gli abitanti non conoscevano neppure la funzione del remo, tanto che lo scambiavano per un attrezzo agricolo.

"Quando un altro viandante - dice Tiresia - , incontrandoti, dirà che tu hai un ventilabro [che è lo strumento con cui i contadini ventilavano sull'aia il grano, per separarlo dalla pula, trasportata via dal vento], allora, confitto a terra il maneggevole remo e offerti bei sacrifici a Posidone signore... torna a casa... Per te la morte verrà fuori dal mare..."(Odissea, Libro XI, vv. 134-137).

Il che in sostanza voleva dire che il mercante-militare Ulisse avrebbe dovuto riconciliarsi con la civiltà pacifica del mondo contadino, e poi morire in pace con la propria coscienza.


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Aggiornamento: 21 giugno 2005 - Homolaicus - Il mito di Ulisse