Riti della raccolta
La tradizione popolare insegna che per ottenere il massimo giovamento dalle erbe medicinali bisogna spiegare alle piantine, prima di coglierle, l'uso che se ne vorrà fare: è illecito recidere i fiori, senza che una ragione precisa ne giustifichi il sacrificio.
Nel Medioevo, tra il popolo cristiano, si diffuse questa credenza poeticamente ingenua: un'erba era magica, se per la prima volta era stata raccolta sul Monte Calvario. Chi l'avesse divelta, ricordando la passione del Signore, avrebbe in qualche modo ripetuto un gesto originario, assumendone la religiosità simbolica.
Allo scopo di rendere più sacro il rito della raccolta, alla vista di erbe miracolose si pronunciavano delle formule d'incantesimo, come queste anglosassoni che suonavano pressappoco così: "Salve erba santa della terra, nascesti dapprima sul monte Calvario, tu sei buona per curare tutte le piaghe, io ti colgo nel dolce nome di Gesù."
Ed ancora, rivolgendosi alla verbena: "Tu sei santa, verbena, che cresci sulla terra, perché ti colsero in principio sul monte Calvario. Guaristi il Redentore curando le sue piaghe sanguinose; io ti colgo in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo."
Risalendo indietro nel tempo, ecco una invocazione tradotta dal testo di un papiro egizio: "Tu sei stata seminata da Cronos, partorita da Iside, nutrita da Giove pluvio, cresciuta dal sole e dalla rugiada. Io ti colgo con la buona fortuna, il demone buono, all'ora favorevole, nel giorno adatto e propizio per tutti".
Sommariamente si potrebbe concludere che, secondo il parere degli antichi, le erbe, per essere magiche, dovevano essere state scoperte da divinità, come ad esempio la betonica reperita da Esculapio, oppure dovevano essere state sperimentate da esseri favolosi, come la centaurea trovata dal centauro Chirone, o infine da eroi, come l'achillea utilizzata da Achille per curare le ferite.